Acquisto del Vio, il Porto“corregge”

savona provincia
IL SECOLO XIX
21
GIOVEDÌ
26 FEBBRAIO 2015
NUOVO VIA LIBERA DEL COMITATO PORTUALE ALLA SPESA DI 23 MILIONI, MA NON C’È L’UNANIMITÀ
Acquisto del Vio, il Porto “corregge” la rotta
Authority “costretta” a formalizzare l’indispensabilità dell’operazione destinata a salvare Orsero
GIOVANNI VACCARO
SAVONA. Nuovo via libera, ieri, da parte del Comitato portuale all’operazione di acquisizione della maggioranza
delle quote del Vado IntermodalOperator(VioSpa).Unpassaggio necessario, che ricalca
la delibera già varata nel settembre scorso, nel quale però
l’Autorità portuale ha dovuto
inserire la dicitura sull’”indispensabilità dell’operazione”
richiesta dalla legge di stabilità. Si tratta però di un’operazione che sta facendo discute-
re parecchio. Il presidente dell’ente porto, Gian Luigi Miazza, potrà presentarsi alla
trattativa con l’attuale proprietà, Gf Portem, per l’acquisto dell’intero pacchetto azionario detenuto dalla famiglia
Orsero.Entrogiugnopotrebbe
arrivare la cessione del 64%
delle azioni, facendo arrivare
l’Autorità portuale al 72%. Nel
bilancio di via Gramsci sono
stati preventivati 23 milioni di
euro come investimento massimo, cifra che potrà essere limataintrattativadopol’analisi definitiva. Eppure non man-
cano le perplessità. Alcune
manifestateproprioieri,come
quella di Ferrovie dello Stato,
che al momento della votazione ha dichiarato la propria
astensione.
Nei piani dell’Autorità portuale il controllo del Vio sarà la
chiave di volta per riorganizzare il sistema logistico dello
scalo di Savona-Vado, diventando un retroporto di dimensioni adeguate per la costruenda piattaforma multipurpose con un terminal ferroviario, che verrebbe quindi
gestito direttamente dall’or-
gano pubblico evitando che
interessi privati creino ostacoli al meccanismo di circolazione delle merci. «Entro giugno contiamo di procedere
con l’operazione – spiega
Miazza -, quindi entreremo
nel Vio e abbiamo stimato sei
mesi per la riorganizzazione e
la progettazione degli interventi. Poi si passerà alla fase
dei lavori in modo da essere
operativi entro fine 2017». I 23
milioni (cifra massima che
l’Autorità portuale è intenzionata a spendere) sono stati
calcolativalutandoilpatrimo-
nio immobiliare e mobiliare
del Vio, il valore delle superfici
e le prospettive di sviluppo.
L’Autorità portuale da luglio
prenderà in carico anche l’ex
stazione ferroviaria merci di
Vado, arrivando a gestire l’intero tratto ferroviario dal porto di Vado allo scalo savonese
di Parco Doria.
Entro la primavera la galassia Orsero dovrebbe arrivare
alla rinegoziazione del debito
con le banche e la vendita del
Vio rappresenterà un tassello
chiave. Sul piatto della bilancia ci sono infatti i 23 milioni
IL TAVOLO “BULGARO” NON REGGE E CALA IL SILENZIO NELLA STANZA DEI BOTTONI
Remacut corre
ma spuntano
altre soluzioni
Voto d’astensione dopo le perplessità espresse dai revisori
SILVIA CAMPESE
SAVONA. Non se l’aspettava
nessuno che la tradizione del
voto “bulgaro” al Comitato
portuale, ieri, fosse bruscamente interrotta. Erano appena stati verbalizzati gli interventi entusiastici dei sindacati sull’operazione Vio, quando
dal volto del presidente Miazza, è scomparso, per un attimo, il serafico sorriso. Colpa di
Mirella Bologna, rappresentante delle imprese ferroviarie nel porto, che a sorpresa si
è astenuta dalla votazione.
È calato il silenzio nell’elegante sala di via Gramsci,
mentre si incrociavano gli
sguardi di amministratori locali, imprenditori, sindacati.
No, su una pratica così scomoda lo “strappo” proprio non ci
voleva, deve aver pensato
Miazza. E non deve essere stato facile neppure per la Bolo-
Gianluigi Miazza
gna rompere l’unanimità. Il
dirigente delle ferrovie si è
evidentemente riconosciuta
nelle argomentazioni dei revisorideiConti,IreneMustica,
Albertina Vettraiano eAdriano Buffi, la prima in rappresentanza del Ministero dell’Economia, i secondi due del
Ministero delle Infrastrutture. I revisori hanno avanzato
perplessità sull’operazione
che potrebbe incappare nel
giudizio negativo della Corte
dei Conti. E non li ha convinti
neppure la correzione di rotta
sulla delibera. Il problema di
fondo è sempre quello: perché deve essere un soggetto
pubblico (l’Autorità portuale)
a farsi carico di un investimento di 23 milioni di euro, e
non un privato.
Una decisione, quella di Mirella Bologna solo in parte in
discontinuità rispetto al Comitato portuale dello scorso
settembre, quando la rappresentante delle imprese ferroviarie aveva sì votato a favore,
ma chiedendo espressamente
che fossero messe a verbale le
sue perplessità sull’idoneità
dell’operazione.
Probabilmente in attesa dell’espressione della Corte dei Conti
che, però, non si è ancora pronunciata. Il suggerimento di
una revisione dell’originaria
delibera sarebbe giunto da
ambiti vicini proprio alla Corte dei Conti. Da qui l’inserimento nel testo della parola
chiave:
“indispensabilità”
economica dell’acquisto, oltre alla già sostenuta utilità.
Sarà sufficiente a convincere i
magistrati contabili? I reviso-
L’ingresso alla piattaforma logistica di Vado
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AREE DI BERGEGGI
Si spegne il sorriso di Miazza
quando le imprese ferroviarie
negano l’ok al suo progetto
IL RETROSCENA
che al Gf Group servono come
l’oro. E su questo aspetto si
muovono dure critiche: «C’è
una stima, ma vorremmo vedere delle perizie chiare sul
valoredelVio–spiegaRoberto
Cuneo, consigliere di Vivere
Vado -. Secondo me l’acquisto
non può essere fatto e alla fine
non lo faranno. Quei 23 milioni saranno soldi pubblici. Si
tratta di un investimento a rischio, in pratica un’operazione in cui si interviene con logiche da azienda privata, ma rischiando denaro pubblico».
165
milioni di euro
di euro la spesa
per la Port Authority:
corrisponde al 64%
delle quote Vio
milioni di euro
il valore del piano
triennale delle opere
pubbliche varato
l’ottobre scorso
ri dei conti ieri hanno lasciato
intendere di non essere affatto convinti, soprattutto dello
sforzo economico che la Port
Authority si trova ad affrontare.
Questioni che non turbano
minimamente gli altri com-
ponenti del Comitato che, anzi, auspicano un rapido via libera all’operazione. E lo auspica anche la famiglia Orsero
che con quei 23 milioni può
aggiustare i suoi conti con le
banche.
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UN INCONTRO con Reefer
per verificare gli spazi di
banchina e l’accesso al mare
e la successiva presentazione del progetto esecutivo
con i rendering all’Autorità
Portuale. Remacut, società
leader nella progettazione e
produzione di macchinari
per l’industria petrolchimica del Torinese da circa 80
milioni l’anno di fatturato
ha fretta di chiudere la pratica dell’insediamento del
nuovo impianto produttivo
a Bergeggi, mentre ci sono
proposte da parte di Genova e da una località del
Nord-Est. La società aveva
chiesto di spostarsi entro il
2014, ma alcuni rallentamenti nell’iter delle pratiche burocratiche hanno allungato i tempi. «L’iter per
l’insediamento a Bergeggi
prosegue – dice Bruno Rosa
di Remacut – ma stiamo ragionando a 360 gradi. Speriamo di chiudere la pratica
in tempi brevi perché siamo
già in ritardo». Per la produzione Remacut ha bisogno
di accesso al mare, meglio
se diretto e spazi ampi per
la particolarità della produzione. Il progetto di Bergeggi prevede un capannone di
100 metri di lunghezza e tra
i 23 e i 30 metri di altezza.
LA RIFORMA DELL’ENTE. PASQUALE VERSO LA PRESIDENZA PER LE RIVIERE
Camera di commercio, a Savona la sede unica
In via Quarda il Consiglio anche per Imperia e La Spezia. A Genova quello metropolitano
SAVONA. Entra nella fase
concreta
l’autoriforma
delle Camere di Commercio liguri che oltre a quella
dell’area metropolitana di
Genova prevede una Camera di Commercio delle
Riviere di Liguria - Imperia,
La Spezia e Savona, con sede legale a Savona.
La Camera delle Riviere
di Liguria nasce con l’approvazione contestuale di
tre delibere votate all’unanimità dai consigli camerali di Savona, La Spezia e
Imperia che danno origine
ad un unico soggetto giuridico. La delibera di Palazzo
Lamba Doria è stata appro-
vata nel consiglio di martedì ed il prossimo passaggio
sarà la trasmissione al ministero dello Sviluppo Economico, che entro un mese
nominerà il commissario
ad acta, con il compito di
curare il passaggio al nuovo consiglio camerale,
composto da 30 membri
più un rappresentante dei
lavoratori, uno dei consumatori ed uno dei professionisti, contro gli attuali
72 consiglieri delle tre camere. Il consiglio, nei sei
mesi successivi, sarà poi
chiamato a nominare, in
due sedute diverse, la
giunta che avrà fino ad un
Luciano Pasquale
massimo di 11 membri
(compreso il presidente). Il
collegio dei revisori sarà di
3 membri; l’autoriforma si
completerà entro il 2015.
La sede della Camera delle Riviere di Liguria sarà Savona, una scelta dettata dal
«peso» dell’ente camerale
locale che conta il maggior
numero di imprese (39 mila 44) rispetto a Imperia
(31mila 800) e La Spezia
(26mila 389. Il personale
sarà quello degli attuali tre
enti, 132 dipendenti, che
passerà a 121 nel 2018 (11
andranno in pensione). La
Camera di Commercio Riviere di Liguria manterrà
autonomia e caratteristiche operative locali con valutazione e redistribuzione delle risorse e delle varie specializzazioni dei ter-
ritori e rappresenterà il
45,5% della popolazione, il
65,9% della sua superficie e
il 47,4% delle imprese liguri (97 mila 223).
Il processo di costituzione di un unico ente ha accelerato in seguito al decreto
90 del 2014 che ha ridotto
drasticamente le risorse
delle camere di commercio con il taglio del 35% degli introiti del diritto annuale per il 2015, che salirà
al 40% nel 2016 e al 50% nel
2017. Luciano Pasquale è
«indiziato» di diventare
presidente della nuova Camera delle Riviere.
E. R.
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