IMPA MONCALIERI OK

sommario
La geografia, i Quartieri e i Borghi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
La storia, l’architettura e i palazzi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31
Il Castello Reale, le chiese e il Real Collegio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 63
I fiumi e i ponti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 91
Il parco Vallere e la collina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 107
Le vecchie industrie e l’architettura moderna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 121
Feste, tradizioni e gente di Moncalieri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 137
Indice dei nomi e dei luoghi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 164
La storia,
l’architettura
e i palazzi
Se la storia fosse una scienza esatta, come la matematica, lascerebbe poco spazio ai dubbi. Ma perderebbe anche gran parte del suo fascino. Ecco perché la ricerca delle origini del nome Moncalieri
impone un avventuroso viaggio nel tempo, non senza contrasti fra gli studiosi.
Infatti, accanto a chi sostiene che il toponimo derivi dalla locuzione “Monte dei Cavalieri”, c’è chi
propende per la similitudine con la famiglia romana De Caleris e chi, ancora, parla di una derivazione da Montis Calerii o Mont Scaleri.
Nonostante manchi una precisa ed esaustiva documentazione in merito, l’ipotesi più accreditata, e
che quindi raccoglie i maggiori consensi, è proprio quest’ultima, in virtù dell’ampia porzione di territorio collinare occupato dalla cittadina confinante con Torino. In ogni caso, ad abundantiam, è pressoché assodato che in prossimità del convento dei Francescani, in un tempo lontano, sorgesse un
piccolo nucleo di casupole chiamato Moncalereto.
Per quanto riguarda i primi insediamenti sulla collina moncalierese, essi coincidono con l’epoca
romana, a cui risalgono i ritrovamenti in viale Porta Piacentina e in altri luoghi (Augusta Taurinorum, in fondo, dista pochi chilometri…), così come è sicura la presenza dei Longobardi, testimoniata dai reperti della necropoli scoperta sul finire dell’Ottocento ed ancora nel 2008, nella zona
di Testona.
I pochi che confutano l’origine romana, fondano la loro supposizione sul fatto che l’impianto urbano
più antico fosse organizzato secondo le esigenze mercantili di un ceto non riscontrabile, in genere,
nei centri che abbiano tale derivazione. Secondo una più recente ricostruzione storica, il nucleo di
Moncalieri non sarebbe altro che la risultante di un processo di migrazione degli abitanti del municipio di Testona, i quali avevano cercato di avvicinarsi maggiormente al fiume, elemento fondamentale nell’economia della comunità sorta in precedenza.
Sicuramente risale al 996 l’atto d’insediamento in Castelvecchio del vescovo di Torino, e più o meno
coevi sono il campanile e la cripta della chiesa di Santa Maria a Testona. Con ogni probabilità l’attuale centro storico moncalierese è sorto attorno al 1228 grazie all’insediamento di un nucleo di abitanti di Testona: contadini, pescatori e mercanti. Costoro, nel tentativo di sfuggire all’assalto delle
truppe di Chieri e di Asti, si rifugiarono nella parte più alta del territorio circostante, dove strinsero
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Inverno
in via San Martino
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Piazza Vittorio Emanuele II, l’antica piazza Maggiore
con la statua del Nettuno, chiamato dai moncalieresi “Saturnio”
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La storia, l’architettura e i palazzi
una nicchia e di un pozzo, se la casa era sprovvista di cortile. Elemento comune a domus e palatium era la torre, specie nei complessi residenziali maggiormente estesi, dove vivevano le famiglie dei notabili.
Nel 1788, davanti alle arcate del palazzo del Comune, già appartenuto alla famiglia Ajassa, imparentata con i Duch, fu collocata sopra l’antico pozzo pubblico, ora fontana, la statua del Nettuno,
chiamato dai moncalieresi Saturnio, che stringe con la mano un tridente, mentre ai suoi piedi un pesce zampilla acqua.
Verso la fine dell’Ottocento, l’architetto Enrico Mottura aveva provveduto alla sistemazione interna
ed esterna del palazzo comunale, costruito con uno stile tra il barocco e il rococò. Ma le modifiche più
sostanziali si devono all’architetto Pietro Mosso d’Andorno. Questi, già nel 1778, aveva ristrutturato
funzionalmente l’edificio in modo da distribuire, sui vari piani, il corpo di guardia e la camera di sicurezza, la giudicatura, l’archivio e il salone delle riunioni, gli uffici del catasto e quelli del registro.
Nel XIX secolo, il porticato del palazzo comunale ospitava la berlina per i delinquenti comuni, «messi alla gogna al sortir della messa grande con il corpo del reato accanto».
Tra il 1966 e il 1973, a causa dell’aumento demografico che impose la necessità di reperire maggiori spazi per gli uffici amministrativi cittadini, il Comune fu costretto ad acquisire alcuni immobili
adiacenti.
Attualmente, il palazzo del Comune non coincide più solo con l’antico edificio, ma comprende un intero isolato con le dimore già appartenute a diverse famiglie.
Sul finire del 2004, il rinnovato assetto urbanistico di piazza Vittorio Emanuele II, cuore pulsante del
centro storico di Moncalieri, ha cominciato ad assumere la connotazione attuale.
L’obiettivo degli architetti incaricati dell’opera era mantenere l’immagine d’insieme del complesso
storico. Così il progetto, che prevedeva la riorganizzazione della piazza con la sua pedonalizzazione,
si rapportava con il tessuto esistente sovrapponendosi a esso e valorizzandone carattere e identità.
Il nuovo intervento è volto a ridare spazio alle persone e a favorire una vivibilità “lenta” della superficie offrendo la possibilità di godersi viste, sorrisi e parole. Pur nell’ottica di un profondo rinnovamento, si è cercato di preservare il rapporto tra porticati e piazza, le visuali prospettiche d’insieme e
più in generale l’ambiente storico. La piazza è ideata come un luogo flessibile, facilmente infrastrutturabile a seconda degli eventi che ospita.
Uno studio architettonico, richiesto dalla civica amministrazione, aveva proposto elementi fissi di
arredo urbano, inseriti nel contesto del sito, come lampioni e panchine in pietra di Luserna, congegnati per offrire servizi e attrezzature aggiuntivi e disegnati per dialogare con il progetto di risistemazione dell’area e con il tessuto storico esistente di piazza Vittorio Emanuele II. Tutto questo, a ogPortico dell’edificio che ospita gli ambulatori sanitari
nella piazza Vittime di Bologna
gi, non è ancora stato realizzato.
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Castello Reale di Moncalieri. Facciata principale
con le due torri circolari medievali
Veduta del “Giardino delle Rose”
del Castello Reale di Moncalieri
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I fiumi e i ponti
nistico, essendo popolato dal luccio, dalla tinca, dalla lasca e dal barbo. Tra le poche notizie storiche
che lo riguardano, si sa con certezza che nel 1815 l’amministrazione civica, presieduta dal sindaco
Filiberto Nasi, decise la risistemazione di un ponte in legno che lo attraversava, affidandone la realizzazione all’impresario Antonio Degiorgis: il corrispettivo pattuito ammontava a 4.270 franchi, pagabili in tre rate.
Tornando al Po, già nell’antichissimo testo “La vita di San Eldorado” si citava un ponte crollato nel
1038 e ricostruito nel 1155 per consentirne l’attraversamento a Federico I, diretto ad Asti. La difesa
del primo cavalcavia fluviale di cui si hanno notizie certe venne in seguito (1198) affidata dal vescovo Arduino ai Cavalieri Templari, ai quali donò l’hospitale e la cappella di Sant’Egidio. Tale ponte,
chiamato “dei Cavalieri”, edificato in pietra con sette viadotti e sei arcate, munito di un castelletum,
cioè di una fortificazione di controllo, per decenni fu protetto dalla statua di San Giovanni Nepomuceno, patrono dei pescatori.
Il ponte arricchì a lungo la comunità di Testona, cui spettavano i pedaggi imposti ai viaggiatori che
lo valicavano per raggiungere la strada di Francia, senza essere costretti a passare per Torino. Tra il
1425 e il 1454, in seguito ad alcune piene rovinose, il ponte fu ricostruito dai Cavalieri Gerosolimitani, cui intanto era stato affidato: a causa delle trasformazioni naturali dell’alveo del fiume, tale fenomeno si ripeté in innumerevoli occasioni nei secoli successivi.
Dal XII secolo, Moncalieri poté contare su un efficiente “portus” sul Po, cioè su un luogo chiuso
che serviva da scalo e da magazzino, dotato di pontili e protetto da fortificazioni: tale porto fluviale era inizialmente situato al di fuori delle mura di sud-ovest. I costanti mutamenti del corso
del fiume, nei secoli, ne comportarono continui piccoli spostamenti: nel 1972, per esempio, nei
pressi dell’attuale via Colombo, furono ritrovati i resti di un antichissimo molo dotato di anelli per
le gomene.
All’interno si accatastavano le merci destinate a essere trasportate altrove: il “portus” rappresentava quindi una sorta di piazza commerciale permanente, un vero e proprio agglomerato mercantile
che ravvivava la vita economica dell’intera cittadina.
Nel corso di tutto il Cinquecento da lì partivano quotidianamente i bastimenti dei navateri torinesi diretti a Carignano o a Chivasso, ma anche, attraverso la fitta rete di canali e corsi d’acqua piemontesi (Banna, Sesia, Tanaro, Dora Baltea), a Biella, Verrua, Carmagnola, Poirino, Pancalieri, Polonghera. I bastimenti trasportavano carichi di sale, lana, tele, botalli e vino verso numerosi mercati forestieri.
Il lungo Po dal parco delle Vallere
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