TECNICA Carico immediato e condizionamento tessuti molli in un caso di parodontite Nino Squadrito, Roberto Rossi U na paziente di 32 anni si presentò alla nostra attenzione con sanguinamento al sondaggio e PSR 4 nelle zone molari e diagnosi di parodontite grave. La zona superiore destra era interessata nei premolari e nel primo molare. La radiografia evidenziava la grave perdita di attacco, i sondaggi erano di 12 mm nella parte mesiale e distale del primo premolare, 8 mm sul lato distale del secondo premolare, 9 e 10 mm sui lati mesiale e distale del primo molare, i denti erano altresì sani e vitali. La mobilità era elevata, 2 sul molare e sul secondo premolare e 3 con depressione verticale sul primo molare (Fig. 1). cato dal laboratorio un provvisorio in resina rimovibile con caratteristiche peculiari. I denti sono stati rimossi dal modello in gesso, avendo cura di rispettare l’architettura dei tessuti molli e la festonatura del tessuto parodontale (Figg. 3 e 4); il provvisorio è stato creato con gli elementi intermedi di ponte modellati come “ovatic pontic”, in maniera tale da svolgere una duplice funzione (Fig. 5): • sigillare gli alveoli post estrattivi e proteggere gli innesti ossei ed il coagulo • inserirsi all’interno degli alveoli e conseguentemente supportare i tessuti molli nella fase di guarigione. Dopo aver sottoposto la paziente a terapia causale con somministrazione sistemica di antibiotici sono state programmate le estrazioni degli elementi in questione associando a questa terapia l’inserzione di innesti ossei negli alveoli post estrattivi (Fig. 2) con lo scopo di: • preservare la cresta residua • indurre guarigione e rigenerazione degli alveoli dentali stessi. Fortunatamente la corticale ossea vestibolare si presentava intatta in tutti e tre i siti e questo costituiva un’indicazione per questo tipo di terapia. Prima di eseguire le estrazioni sono state rilevate le impronte di studio del caso ed è stato fabbri- Nove mesi più tardi, alla rivalutazione del caso si potrà notare come questa strategia abbia funzionato in quanto il provvisorio ha mantenuto parte della festonatura gengivale, e la tecnica di ridge preservation abbia favorito la guarigione, minimizzando il riassorbimento orizzontale con preservazione del volume, sia del tessuto duro che di quello molle. Visto il successo della procedura di preservazione di cresta si decise di proseguire con chirurgia minimamente invasiva pianificando il posizionamento di tre impianti a sostituzione dei denti estratti, con l’ausilio di un sistema di pianificazione e di chirurgia guidata (Osstem Hiossen). Il laboratorio fabbricò una dima, da utilizzare durante l’esame tomografico, con 68 dental dialogue | anno XX 3/2013 TECNICA Fig. 1 Le problematiche evidenziate dalla radiografia Fig. 2 L’inserzione di innesti ossei negli alveoli post estrattivi Figg. 3 e 4 Denti rimossi dal modello in gesso Fig. 5 Provvisorio creato con gli elementi intermedi di ponte la corretta forma degli elementi dentali e corretta occlusione con una doccia in resina per creare una separazione tra le due arcate dentali in modo da non avere nessun effetto di diffrazione dall’arcata antagonista (Fig. 6). Lo studio del caso e le prove estetiche e funzionali, sono fondamentali per comunicare al clinico le posizioni esatte dei denti, ottimizzando così le posizioni e seguendo nel progetto tutti i principi biomeccanici, che assicurano nel tempo la longevità dell’impianto. Tutti i sistemi di implantologia guidata (sia per tecnica ibrida che Cad), hanno una chiave di riferimento per traguardare le posizioni virtuali a quelle reali durante la pianificazione eseguendo un perfetto allineamento. Fig. 6 Doccia in resina per creare una separazione tra le due arcate dentali In questo caso sono stati inseriti dei punti radiopachi (facoltativi per questa tecnica) lungo la flangia radiotrasparente in resina; i tre denti sono stati realizzati in resina radiopaca, per ottimizzare la posizione coronale con maggiore precisione, insieme ad un sistema di allineamento “fiducial system”, che permette di utilizzare il sistema ibrido IPS Micerium positioning system. dental dialogue | anno XX 3/2013 69 Fig. 7 Inserimento dei punti radiopachi lungo la flangia radiotrasparente in resina Fig. 8 I dati in formato DICOM vengono archiviati su disco Fig. 8 bis Fig. 9 Dima chirurgica utilizzata per effettuare l’intervento di chirurgia guidata Fig. 10 Tassello dove saranno inseriti gli impianti Infine i denti radiopachi sono stati forati (con lo stesso asse del fiducial system) entry-point crestale su ogni dente (Fig. 7). Il sistema dà l’opportunità di scegliere in qualsiasi momento come realizzare la dima chirurgica, se prototipata con tecnica Cad (inviando modelli e la dima radiologica che verranno scansiti e STL della pianificazione clinica al produttore) o con tecnica ibrida (inviando il report della pianificazione clinica al laboratorio di fiducia, organizzato con l’apparecchiatura IPS). I parametri visualizzati nel report consentiranno l’inserimento degli analoghi da gesso direttamente sul modello di lavoro mediante l’uso di un sistema di puntamento dedicato a sei gradi di libertà dotato di meccanismi di controllo del movimento ad elevata precisione meccanica; esso è in grado di trasferire perfettamente la posizione e la traiettoria per ogni singolo impianto, valori (Y e Z), disposti rispettivamente sull’asse vestibolo-linguale e mesio-distale, e di traslazione lineare (X, Y) necessari per l’entry-point crestale e la traiettoria finale di ogni impianto. Confezionata la dima radiologica viene prima testata in bocca alla paziente per verificarne la precisione e l’adattamento ai tessuti molli ed ai denti residui, e poi consegnata alla stessa per poter eseguire la tomografia. 70 dental dialogue | anno XX 3/2013 I dati in formato DICOM vengono archiviati su disco e consegnati allo studio dentistico che provvede ad acquisirli all’interno del sistema di navigazione per eseguire la chirurgia virtuale. In questo caso la chirurgia virtuale prevedeva il posizionamento di tre impianti Osstem di diametro 5 mm e di lunghezze di 11,5 mm per il primo premolare, 10 mm per il secondo premolare e 8,5 mm per il molare (Fig. 8). Nella fase di pianificazione si poteva osservare come l’intervento di chirurgia rigenerativa e preservazione crestale avesse dato i suoi frutti, consentendo ora di posizionare 3 impianti di largo diametro e di lunghezza simile a quella degli elementi dentali precedentemente rimossi in un volume osseo assolutamente adeguato (Fig. 8 bis). Sulla base della pianificazione eseguita con il sistema di navigazione è stata costruita la dima chirurgica, poi utilizzata per effettuare l’intervento di chirurgia guidata (Fig. 9). La dima è stata verificata nella bocca della paziente con fit checker e poi trasferita al laboratorio; nel modello è stato sezionato un tassello dove saranno inseriti gli impianti; alle cannule della dima sono stati collegati i dispositivi di montaggio (Fig. 10) (guide cilinder Osstem) per portare in quota gli analoghi da gesso. TECNICA Fig. 11 Modello anatomico Fig. 12 Mascherine in silicone Figg. 13 e 14 Il perimetro dei denti cerati viene segnato sulla gengiva morbida Fig. 15 Pilastri implantari provvisori uniti tra loro Creato il modello (Fig. 11) sono state modellate le corone anatomiche dei denti e prodotte delle mascherine in silicone (Fig. 12). La modellazione deve mettere in luce gli obiettivi da raggiungere: • creare la festonatura periimplantare adeguata al caso clinico • creare una morfologia anatomica dalla sezione circolare dell’impianto a quella dentale. Dalla modellazione vengono spaziati i tessuti sul modello, il perimetro dei denti cerati viene segnato sulla gengiva morbida (Figg. 13 e 14) in modo da avere una sezione uguale a quella dei denti corrispondenti. La creazione del tunnel mucoso ottenuto è il risultato estetico per condizionare la mucosa con un naturale profilo emergente. In questo caso la sezione circolare interprossimale risultava molto ampia, dovuta alla forma del transfer, quindi sono state create delle depressioni tipiche nella zona coronale dei premolari. Spiazzati i tessuti sono stati utilizzati dei pilastri implantari provvisori, senza ingaggio (Osstem), uniti tra loro (Unicement SPE) da una fusione in Cr-Co tramite adesivo speciale; la struttura è stata rivestita con composito Enamel Plus (Micerium), perfettamente lucidato in quanto in intimo contatto con la ferita chirurgica (Fig. 15). All’atto chirurgico per migliorarne la stabilità e mantenere ferma la sua posizione la dima è stata stabilizzata ai denti residui attraverso fenestrature con composito fluido. dental dialogue | anno XX 3/2013 71 TECNICA Fig. 18 Corone provvisorie Fig. 16 Incisione iniziale del solco epitelio connettivale Fig. 17 Alloggiamenti per le tre fixtures Fig. 20 Riproduzione con materiale sintetico della gengiva La chirurgia prevedeva una incisione iniziale del solco epitelio connettivale con mucotomi del diametro di 5 mm (Fig. 16), il tappo mucoso è stato poi rimosso esponendo di conseguenza la cresta ossea rigenerata. Prima di iniziare l’intervento, da ogni singolo sito sono state prelevate con una fresa carotatrice tre biopsie del diametro di 2 mm e della lunghezza di 8 mm. Queste sono state poi trasferite in formalina ed inviate all’Università di Göteborg per l’esame istomorfometrico. Utilizzando chiavi di limitazione del diametro delle frese e frese calibrate, venivano preparati gli alloggiamenti per le tre fixtures che erano state avvitate con micromotore e con un torque che raggiunse nel sito del primo premolare e del molare di 50 Ncm (Fig. 17). La letteratura suggerisce che quando il torque di inserzione supera i 30 Ncm ci siano i requisiti per effettuare un carico immediato degli impianti. L’inserzione delle corone provvisorie precedentemente preparate in laboratorio, consentivano di sigillare il tragitto mucoso e nello stesso tempo di condizionare e guidare, con la forma dei denti, i tessuti periimplantari (Fig. 18). Le corone provvisorie non avevano contatti occlusali e la paziente venne invitata a non fare uso dei denti per almeno ses72 dental dialogue | anno XX 3/2013 Fig. 19 Ponte provvisorio avvolto con del silicone per creare uno scudo d’impronta rigido santa giorni. I controlli sono stati eseguiti mensilmente, la paziente dal terzo mese iniziò la funzione masticatoria e a nove mesi dalla data dell’intervento è stato deciso di procedere con la finalizzazione del caso. Le corone provvisorie sono state rimosse, consentendo una valutazione della maturazione dei tessuti periimplantari, in seguito è stata rilevata una nuova impronta con cucchiaio individuale forato e transfer pick up. Il modello maestro è stato realizzato in laboratorio con tecnica Zeiser. Per ottenere invece una perfetta e fedele impronta dei tessuti molli, che consentisse poi al tecnico di creare il corretto profilo emergente, si è proceduto con la seguente tecnica. Le fasi vengono eseguite dal clinico in studio: • il ponte provvisorio è stato avvolto con del silicone creando uno scudo d’impronta rigido, per riportare fedelmente il profilo gengivale e la forma corretta delle papille (Fig. 19), • rimosso dalla bocca del paziente, • riportato sul modello master e avvitato, • iniettato il materiale sintetico per riprodurre la gengiva e fatto indurire, per circa 10 minuti (Fig. 20), il provvisorio è stato rimosso dal modello e riconsegnato al paziente. TECNICA Figg. 21 e 22 Modello master con profilo gengivale e tunnel mucoso fedeli alla situazione reale Fig. 23 Chiusure delle corone eseguite al microscopio Fig. 24 Corone singole spinate e riposizionate Il modello master così ottenuto presenta un profilo gengivale ed un tunnel mucoso fedeli alla situazione reale (Figg. 21 e 22) in quanto replicata dal ponte provvisorio in situ e tutte le modifiche eseguite per ottimizzare il profilo emergente (per questa ragione è importante dedicare molta attenzione alla esecuzione morfologica del provvisorio, registrando in esso tutte le informazioni naturali in nostro possesso). Attraverso la chirurgia “pianificata” è stato possibile fabbricare tre corone individuali avvitate in di silicato di litio pitturato, con un foro di accesso al centro della fossa centrale dei denti; questo è un materiale tralucente con una resistenza alla frattura di 400 MPa. In laboratorio sono stati utilizzati pilastri implantari originali (Osstem) in titanio con ingaggio e su di essi sono state modellate le tre corone singole con cera dedicata alla lavorazione di pressatura. Le chiusure delle corone sono state eseguite al microscopio (Fig. 23); una volta spinate sono state riposizionate nell’apposito cilindro e in seguito riempite di rivestimento. Il cilindro caldo è stato poi inserito nel forno dedicato dove è stata pressata la cialda (e.max Lt A3, Ivoclar) (Fig. 24). dental dialogue | anno XX 3/2013 73 TECNICA Fig. 25 Esecuzione della colorazione Fig. 26 Corone lucidate Fig. 27 Corone cementate ai pilastri implantari in titanio Dopo il raffreddamento a temperatura ambiente, i pezzi sono stati puliti, controllate le chiusure, registrati i punti di contatto e l’occlusione. Dopo la rifinitura è stata creata la tessitura superficiale, dopo di che le corone sono state sabbiate a 1 bar di pressione e vaporizzate. La colorazione è stata eseguita con colori fluorescenti (Make Up Neo, Creation) (Fig. 25). Il caso presentava una mappa di colori molto articolata. I colori sono stati applicati in più cotture a 760 °C. Con apposita siringa, alle corone è stata inserita dell’ovatta cremosa per cottura (Creation), e successivamente le corone sono state riposizionate sul supporto refrattario. Questo materiale distribuisce il calore uniformemente e supporta l’oggetto durante la cottura, dopodichè si elimina con una mini lecron e con delle perle di plastica a 2 bar di pressione le corone sono state lucidate al banco con pasta diamantata, creando una superficie setosa (Fig. 26). Infine in laboratorio le corone 74 dental dialogue | anno XX 3/2013 sono state cementate ai pilastri implantari in titanio (sabbiati) tramite adesivo speciale (Unicement SPE) (Fig. 27). Alla consegna le corone sono state avvitate singolarmente controllando prima i punti di contatto di ognuna (per non inserire stress statici radiali) ed infine è stata verificata l’articolazione. L’esame radiografico e le fotografie finali dimostrano come in un caso di parodontite grave sia stato possibile preservare il volume sia dei tessuti duri che dei tessuti molli, attraverso l’utilizzo prima di una tecnica di preservazione crestale e poi condizionando e modellando i tessuti molli con le corone provvisorie inserite grazie alla pianificazione chirurgia guidata al computer. Questo apre una finestra sul presente che è rappresentato dall’associazione di queste tecniche ricostruttive, che consentono ai pazienti di subire un traumatismo minimo e nello stesso tempo di ottenere un risultato altamente estetico (Figg. da 28 a 30). TECNICA Figg. da 28 a 30 Esame radiografico e fotografie finali Gli autori Odt. Nino Squadrito Laboratorio Golden Smile Via Fieschi 3/10 16121 Genova Tel. 010 591747 www.goldensmile.it [email protected] Dott. Roberto Rossi Odontoiatra, Specialista in Parodontologia alla Boston University Torre San Vincenzo 2 16121 Genova Tel. 010 5958853 www.drrossi.com [email protected] dental dialogue | anno XX 3/2013 75
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