Rel Di Mascio - Legacoop Piemonte

Verso l’11° Congresso Legacoop Piemonte: ASSEMBLEA LEGACOOPSOCIALI
29 ottobre 2014
Anna Di Mascio
Le cooperative sociali Legacoop: una presenza importante dell’economia sociale
Le cooperative sociali associate Legacoop , dall’ultima stagione congressuale del 2011 ad
oggi, hanno attraversato tempi di incertezze e controversie istituzionali significative,
continue riduzioni dei trasferimenti dallo Stato agli Enti Locali, blocchi del sistema tariffario
nell’ambito dei servizi socio-sanitari imposti dai Piani di rientro in sanità, dal 2011 al 2014
politiche di spending review da parte della Pubblica Amministrazione nei confronti dei
soggetti terzi e dei servizi esternalizzati. Resilienza o resistenza?
Non siamo passati indenni dalle difficoltà della finanza pubblica e dalla scarsità di
risorse attribuite alle politiche sociali e all’area dell’integrazione socio-sanitaria!
In questo clima e in questi ultimi 3 anni in cui la crisi del sistema di Welfare si è
manifestata in tutto il suo spessore, in particolare segnaliamo alcune battaglie che hanno
visto impegnata Legacoop e l’Alleanza Cooperativa: la questione Iva e il ritardo dei
pagamenti. Per quanto riguarda l’IVA, il tentativo di alzare l’aliquota dal 4 al 21% non è
ancora del tutto scongiurato, ancora dobbiamo lavorare in sede comunitaria, ma siamo
riusciti a convincere il Parlamento e i Governi della necessità di non alzare le tariffe a
fronte del fatto che in tal modo avrebbero ridotto i servizi essenziali alle persone,
aumentato le tariffe alle famiglie, ridotto l’occupazione e impoverito la struttura economica
delle ns cooperative. In questa battaglia un ruolo importante insieme a noi l’hanno giocata
i Comuni e in particolare l’ANCI, che sempre è stata al nostro fianco.
Il nostro sistema che ha retto la crisi iniziata nel 2008, ha avuto la capacità di mantenere
l’occupazione soprattutto quella femminile, ha pagato il fenomeno dei ritardi di pagamento,
e per la prima volta nella ns storia di cooperative sociali stiamo assistendo impotenti al
fatto che le nostre cooperative possono morire per crediti non onorati dalla P A. Il caso di
Alessandria è di esempio e se la coop muore non soltanto se ne va una impresa, se ne va
la possibilità di mantenere e creare il lavoro, se l’impresa è una coop sociale B si perdono
anni di storia e di esperienza, di risultati positivi per le persone.
I numeri delle cooperative sociali Legacoop e i dati economici che ci sono stati
presentati da Elena Boggio, confermano un trend che già conosciamo: aumentano i volumi
ed aumentano i costi della produzione, aumentano i patrimoni netti e si riduce la
redditività, anche per le impennate dei costi finanziari (si rinvia per maggiori informazioni
alla relazione di Elena Boggio).
Lo spreco che vediamo è enorme. Le nostre cooperative rischiano tutti i giorni di essere
travolte dalla crisi della finanza pubblica e dalla incapacità degli Enti Pubblici di
amministrare la cosa pubblica. Tra i valori importanti e etici vi è quello della corretta
amministrazione della “res publica”, a cui è d’obbligo richiamare tutti coloro che hanno il
compito di amministrare.
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Lo dicevamo già in anni precedenti: Da un calcolo fatto sui bilanci delle ns associate e
sugli oneri finanziari pagati alle banche, Il cronico ritardo dei pagamenti che più volte
abbiamo denunciato pubblicamente, è costato una tassa illegittima di 700 euro a sociolavoratore, risorse finanziarie importanti che hanno pesato sulla redditività delle ns
cooperative sociali.
In questa situazione abbiamo saputo dimostrare capacità di tenuta e se il welfare nella
nostra Regione ha tenuto è merito anche delle cooperative sociali Legacoop, che
dimostrano capacità di investimento nella residenzialità anziani e nella disabilità,
nell’housing sociale e nella sanità, e per quanto riguarda le cooperative di inserimento
lavorativo nei servizi quali le raccolte differenziate, la gestione e manutenzione aree verdi,
i servi integrati di pulizia e i servizi rivolti ai privati.
La sanità è una frontiera importante per il futuro, occorrono investimenti, capacità
gestionali e competenze tecniche specifiche, economie di scala, ma i processi demografici
di invecchiamento delle persone e più in generale l’aumento delle disabilità implicheranno
servizi sanitari maggiormente accessibili sul territori. Parliamo di sanità leggera, di centri
di cure primarie, di servizi di continuità assistenziale, di servizi di domiciliarità da
incrementare.
La riforma del Terzo Settore, avviata dal Governo Renzi, sarà uno degli ambiti dove
maggiormente saremo chiamati ad esprimerci, in particolare sul terreno dell’impresa
sociale. La legge di stabilità ora in discussione assegna all’Impresa sociale 50 milioni di
euro per il 2015, 140 milioni per il 2016, 190 per il 2017. Saranno i prossimi decreti
legislativi che dovranno essere emanati entro il 2015 a decidere i confini delle imprese
sociali. Certo è che le cooperative sociali sono imprese sociali. La riforma del Terzo
settore ci chiama in causa direttamente, dovremo affrontare modifiche statutarie e
legislative, definire nuovi confini e ambiti di intervento e nuove relazioni ed alleanze anche
tra gli altri soggetti che compongono il Terzo Settore, quale le associazioni di promozione
sociale e il volontariato
Noi siamo a pieno titolo nella sfera dell’economia sociale, dove troviamo i principi
dell’equità, e della coesione sociale, e tra le sue fondamenta vi è la tutela dei diritti, dei
beni comuni, della qualità della vita, della sussidiarietà, che come insegna Zamagni è
orizzontale ed anche circolare, dell’ambiente e dello spirito solidaristico.
E’ un attore determinante di quello sviluppo che vuole coniugare società ed economia,
benessere ed equità. Questo è il nostro orizzonte.
Il rapporto di Unioncamere 2014, rivela come le imprese sociali sono un importante fattore
di coesione sociale per la loro capacità di creare occupazione: le 14.190 imprese sociali in
Italia hanno contribuito a quasi il 5% della domanda di lavoro per l’intero sistema
produttivo nazionale prevista per il 2013, grazie ai 35.000 contratti di lavoro sui 750.000
complessivi!
E’ importante centralizzare gli albi del Terzo Settore a livello regionale e rafforzare gli
Uffici per la nuova riforma!
Alcune linee di lavoro saranno da implementare: l’housing sociale che può rappresentare
una opportunità per affrontare le emergenze abitative e sostenere dei processi di
prossimità e autorganizzazione tra le persone, e può essere una interessante occasione di
integrazione tra le nostre cooperative di abitanti e le cooperative sociali che possono
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svolgere il ruolo di gestori sociali e di servizi innovativi a sostegno della qualità della vita
delle persone e della coesione sociale.
Le cooperative di inserimento lavorativo sono uno strumento per le politiche attive del
lavoro e l’attuazione concreta di politiche di inclusione lavorativa di persone deboli.
E possibile fare inclusione lavorativa delle persone deboli utilizzando la leva
dell’acquisto di beni e servizi. Un importante banco di prova in tal senso è rappresentato
dalle modifiche normative previste a livello europeo, le cosiddette clausole sociali, e le
modifiche in corso d’opera sul codice appalti della Pubblica Amministrazione.
Si può fare inclusione lavorativa, senza scadere nell’assistenzialismo e soprattutto
trasformando tali iniziative in percorsi di economia reale e di cittadinanza riconosciuta.
Una riflessione la meritano le città metropolitane e il nuovo assetto istituzionale.
In questa prospettiva i cambiamenti istituzionali in atto, se agiti con accortezza possono
essere uno strumento formidabile di integrazione tra le politiche e tra le risorse scarse da
far convergere, ma anche di nuove e future progettualità da costruire. In questo processo
sicuramente le nostre imprese cooperative sociali con le loro risorse umane, finanziarie, di
competenze possono e debbono giocare un ruolo importante.
In cartellina, vi sono i documenti per la centrale di acquisto a livello regionale e le
clausole sociali: un’opportunità da percorrere e da sostenere. Le politiche attive del
lavoro strumento importante in tempi di mancanza di lavoro. Le risorse dei fondi strutturali
europei devono essere un volano importante che su queste politiche possono sostenere la
creazione di nuova occupazione.
Tornando invece alla nostra Regione e alla quotidianità con cui le nostre cooperative
devono fare i conti ogni giorno, la riduzione delle risorse per le politiche sociali e i mancati
trasferimenti dal nostro Stato alle Regioni ha portato le cooperative sociali di tipo A ad
operare sempre di più nell’alveo dell’area dell’integrazione socio-sanitaria, e dei
servizi essenziali, quali la residenzialità anziani dove molti investimenti economici e di
qualità sono stati svolti dalle nostre cooperative sociali che gestiscono in proprio, con
autorizzazione diretta circa 2000 posti letto in Regione Piemonte.
Altra area importante e di qualità di servizi erogati è data dalla residenzialità e dai servizi
per la disabilità, che nell’area della Provincia di Torino anche per rispondere alle
esigenze e ai bisogni espressi da parte delle Associazioni di utenza hanno saputo
promuovere insieme a noi servizi adatti alle diverse tipologie di utenza. Certo molto lavoro
ancora c’è da fare anche per innovare e rimodulare i servizi sulla base dei nuovi bisogni
emergenti.
Abbiamo molto lavorato negli ultimi mesi con la giunta precedente sul riordino della
residenzialità leggera in psichiatria. C’è una lunga esperienza e storia nella nostra
Regione da parte delle nostre cooperative che hanno saputo essere presenti sul terreno
della riabilitazione psichiatrica e sul supporto alla vita delle persone con disagio psichico.
C’è una grande preoccupazione per questi servizi per quanto riguarda il Piano di rientro in
Sanità e i Piani operativi ad esso collegati. Se andassimo a smantellare questi servizi in
nome del piano di rientro perdiamo coesione sociale, occupazione, qualità dei servizi alle
persone e alle loro famiglie aumentiamo in spesa sanitaria non appropriata, in aumento
del disagio sociale e dei processi di impoverimento della nostra Regione!
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Noi siamo per la uniformità tariffaria a livello regionale ed anche per un sistema
tariffario equo, che riconosca il costo del lavoro sociale, una innovazione nel sistema
delle concessioni per le imprese sociali, un alleggerimento normativo e dei carichi
amministrativi che incidono sui costi e sui margini delle nostre cooperative sociali, un
riconoscimento delle modalità amministrative di rapporto con il Terzo Settore moderno ed
efficiente: la Regione Piemonte può giocare a livello normativo un ruolo importante e
proponiamo di seguire l’esempio della Regione Liguria, che ha una legge regionale sulle
norme di Terzo Settore.
Bene il patto per il sociale in Regione Piemonte, molto bene la pianificazione delle risorse
per un periodo almeno di 3 anni; è già un buon risultato considerando che anche noi
subiamo le incertezze finanziarie e di bilancio. Abbiamo necessità di liberare risorse
bloccate dalla PA, a favore di politiche sociali più inclusive e più vicini alle persone e ai
territori. Più azioni di prossimità, più possibilità di cooperare e connettere tra i diversi attori
dei territori, più possibilità di generare risorse attraverso progetti di partnership, più norme
regionali vicino a noi e meno alle rigidità del sistema pubblico e delle organizzazioni
sindacali. Auspichiamo da questo punto di vista di arrivare ad una nuova legge regionale
sui servizi per l’infanzia, 0-6 anni.
Bene la legge regionale 18, che recentemente modificata, dovrà accompagnare per i
prossimi anni lo sviluppo e l’innovazione delle imprese sociali in Piemonte
Esprimiamo preoccupazione per i contenuti della legge di stabilità, ora in discussione al
Parlamento, e per le continue e progressive riduzioni dei trasferimenti dei soldi dallo Stato
alle Regioni. Le attuali manovre del Governo non sembrano al momento essere foriere di
quel cambiamento e decisa inversione di rotta che noi, operatori del sociale e dell’area
sociosanitaria, immaginavamo.
Infine è il territorio e sono le politiche e le conseguenti azioni rivolte alle cittadine e ai
cittadini che possono fare la differenza della qualità della vita nella nostra Regione; va
bene razionalizzare la spesa ospedaliera, se accanto a questo processo possono
svilupparsi iniziative sui territori così come il Patto per la Salute, 2014-2016 auspica.
Cura e qualità del territorio e dell’ambiente, cura e qualità della vita delle persone,
su questi principi e fondamenta noi, le cooperative sociali, possiamo continuare a
interpretare il ruolo inclusivo che ci è proprio, di coesione sociale nelle nostre comunità, di
contrasto ai processi di impoverimento
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