CLINICAL CHEMISTRY HIGHLIGHTS IL MEGLIO DI CLINICAL CHEMISTRY Il passaporto biologico dell’atleta Pierre-Edouard Sottas1, Neil Robinson1, Olivier Rabin2, Martial Saugy1 1 Swiss Laboratory for Anti-Doping Analyses, Lausanne, Switzerland 2 World Anti-Doping Agency, Montreal, Canada Traduzione a cura di Giuseppe Banfi ABSTRACT In elite sports, the growing availability of doping substances identical to those naturally produced by the human body seriously limits the ability of drug-testing regimes to ensure fairness and protection of health. The Athlete Biological Passport (ABP), the new paradigm in testing based on the personalized monitoring of biomarkers of doping, offers the enormous advantage of being independent of this endless pharmaceutical race. Doping triggers physiological changes that provide physiological enhancements. In the same way that disease-related biomarkers are invaluable tools that assist physicians in the diagnosis of pathology, specifically selected biomarkers can be used to detect doping. The ABP is a new testing paradigm with immense potential value in the current climate of rapid advancement in biomarker discovery. In addition to its original aim of providing proof of a doping offense, the ABP can also serve as a platform for a Rule of Sport, with the presentation before competition of the ABP to objectively demonstrate that the athlete will participate in a healthy physiological condition that is unaltered by performance-enhancing drugs. Finally, the decision-support system used today for the biological monitoring of world top-level athletes can also be advantageously transferred to other areas of clinical practice to reach the goal of personalized medicine. INTRODUZIONE La promozione dell’etica e della tutela della salute nello sport e attraverso lo sport è un obiettivo primario del mondo sportivo. In quest’ambito, l’abuso di sostanze dopanti rappresenta il maggior pericolo per l’integrità dello sport moderno. Il Codice Mondiale Antidoping, il documento di riferimento che contiene le basi per l’armonizzazione delle regole antidoping delle varie organizzazioni sportive, è stato steso per conservare i valori fondanti della prestazione fisica naturale, della tutela della salute e dello spirito dello sport (1). Pertanto, una sostanza o un metodo viene proibito se causa la violazione di almeno due di questi tre valori. Il mezzo principale usato dalla dirigenza dello sport per assicurare che lo sport sia esente da doping è la rilevazione di sostanze proibite nei fluidi biologici degli atleti, ovvero nelle urine e nel sangue. Questa indicazione alla valutazione di sostanze venne introdotta negli anni sessanta (Tabella 1) e ha avuto, da allora, lusinghieri successi nella rilevazione di sostanze che non sono prodotte in modo naturale dal corpo, come gli stimolanti, i narcotici, i β2agonisti e i diuretici. Questo successo è da attribuire in larga parte all’uso della cromatografia unita alla spettrometria di massa, tecniche che hanno rivoluzionato la rilevazione di un gran numero di composti (2). Grazie al progresso delle biotecnologie, l’industria farmaceutica continua a immettere nel mercato nuovi farmaci con notevole frequenza. Un numero sostanziale di queste nuove sostanze sono proteine o peptidi ricombinanti, che sono strutturalmente molto simili, e in certi casi identici, a quelli che il corpo umano produce in modo naturale. L’identificazione di queste sostanze nei fluidi biologici può esser difficile o, in alcuni casi, praticamente impossibile. Nello sport moderno, gli atleti dopati gareggiano continuamente con i ricercatori dell’antidoping, che devono impiegare grande inventiva per sviluppare esami tossicologici in grado di distinguere le sostanze endogene dai loro corrispondenti esogeni. Inoltre, la rilevazione delle sostanze proibite è ulteriormente complicata dalla supervisione medica e Questo articolo è stato tradotto con il permesso dell’American Association for Clinical Chemistry (AACC). AACC non è responsabile della correttezza della traduzione. Le opinioni presentate sono esclusivamente quelle degli Autori e non necessariamente quelle dell’AACC o di Clinical Chemistry. Tradotto da Clin Chem 2011;57:969-76 su permesso dell’Editore. Copyright originale © 2011 American Association for Clinical Chemistry, Inc. In caso di citazione dell’articolo, riferirsi alla pubblicazione originale in Clinical Chemistry. 318 biochimica clinica, 2013, vol. 37, n. 4 IL MEGLIO DI CLINICAL CHEMISTRY CLINICAL CHEMISTRY HIGHLIGHTS Tabella 1 Storia dell’antidoping Anno Evento 1966 La IAAF, la Unione Ciclistica Internazionale (UCI) e la Federazione Internazionale delle Associazioni Calcistiche (FIFA) introducono le analisi urinarie nelle loro competizioni 1928 1967 1968 Anni Settanta L’“International Association of Athletics Federations” (IAAF) diventa la prima federazione che proibisce il doping Il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) istituisce la propria commissione medica e stabilisce la prima lista di sostanze proibite Le analisi per le sostanze proibite vengono introdotte alle Olimpiadi Si rileva un grande numero di squalifiche dopo l’introduzione da parte del CIO degli steroidi anabolizzanti tra le sostanze proibite Anni Ottanta Viene introdotta la modalità di analisi antidoping al di fuori delle competizioni 1986 La trasfusione sanguigna viene proibita dal CIO Anni Novanta Vengono introdotte le analisi del sangue 1990 1999 2004 2005 2008 dall’aumentata complessità dei protocolli di doping. Gli attuali protocolli si indirizzano verso lunghi cicli di microdosi, assunte ripetutamente, difficili da rilevare mediante l’uso di esami convenzionali. Ancor peggio, i laboratori del mercato nero producono farmaci “disegnati” proprio per il doping per aggirare le prove usate per i farmaci esistenti. Pertanto, l’indicazione alla rilevazione delle sostanze stabilita degli anni sessanta non previene il doping di atleti di alto livello, quando vengono usate sostanze dopanti molto potenti come l’eritropoietina (EPO) ricombinante o il testosterone prodotti secondo schemi specifici per aggirare la rilevazione classica dell’antidoping. Per tali ragioni, occorrono strategie alternative, indipendenti da questa corsa senza fine del mondo farmaceutico, per mantenere la lealtà nello sport. UN CAMBIAMENTO PARADIGMATICO NELLA STRATEGIA D’ESAME Lo sviluppo degli agenti stimolanti l’eritropoietina (ESA) per il trattamento dell’anemia è stato notevole negli ultimi vent’anni, con la produzione di sei diverse EPO ricombinanti e più di novanta EPO biosimilari, prodotte in Paesi con controlli regolatori della produzione farmaceutica piuttosto lassi (3). Tale ritmo frenetico continuerà nel prossimo futuro perché si attendono nuove generazioni di ESA, come l’agonista per il recettore dell’EPO Hematide (peptide sintetico), il L’eritropoietina ricombinante viene proibita dal CIO Viene fondata la WADA, ente mondiale antidoping Il Codice Mondiale Antidoping viene adottato in tutto il mondo L’UNESCO adotta la convenzione internazionale contro il doping nello sport L’UCI è la prima federazione a introdurre il passaporto biologico dell’atleta peptide coniugato EPO-mimetico Sestide, gli stabilizzatori del fattore di trascrizione indotto dall’ipossia, come FG-2216, e cellule modificate che trasportano il gene umano dell’EPO o la stessa proteina EPO, come EpoDure. Parallelamente all’incremento del numero degli ESA prescrivibili, alcune EPO ricombinanti, disegnate apposta per il doping, sono state prodotte nei laboratori del mercato nero per aggirare i test per i farmaci già esistenti. Tutti gli ESA hanno lo scopo di migliorare il trasporto dell’ossigeno da parte dell’emoglobina (Hb). Pertanto, la misura della concentrazione dell’Hb, una delle più comuni analisi di laboratorio, compresa nell’esame ematocromocitometrico, è stata usata come marcatore del doping ematico. A metà degli anni ‘90 alcune federazioni sportive hanno introdotto dei limiti per concentrazioni di ematocrito (Ht) e Hb, per cui gli atleti che presentavano valori superiori a questi limiti erano temporaneamente sospesi dalle gare nel sospetto di utilizzo di EPO ricombinante. E’ da notare che tali marcatori di doping sono indipendenti dalla disponibilità di nuove sostanze dopanti e, sebbene l’industria farmaceutica continui a lanciare nuovi farmaci ogni anno, la biologia del corpo umano risulta relativamente stabile nelle sue funzioni fisiologiche generali. L’evoluzione nel corpo umano necessita di diverse generazioni e, grazie a questa stabilità biologica, un marcatore di doping come la misura dell’Hb rimarrà un marcatore sensibile per ogni abuso con ESA passato, biochimica clinica, 2013, vol. 37, n. 4 319 IL MEGLIO DI CLINICAL CHEMISTRY CLINICAL CHEMISTRY HIGHLIGHTS Figura 1 Passaporto steroideo di un atleta maschio bianco testato in 9 diverse occasioni con 4 marcatori per doping steroideo: rapporto testosterone/epitestosterone (T/E), rapporto testosterone/androstenedione (T/A), rapporto androsterone/etiocolanolone (A/Etio) e rapporto 5-α-androstano-3-α,17-β-diolo/5-β-androstano-3-α,17-β-diolo (5α/5β). Le linee blu rappresentano i risultati attuali. Le linee rosse indicano i limiti individuali. Le barre colorate indicano la probabilità di anormalità della sequenza (seq). L’assenza di anormalità indica che tale profilo steroideo è fisiologico. presente e futuro. Di conseguenza, vi è un nuovo indirizzo strategico nelle analisi antidoping, ovvero il passaggio dall’identificazione diretta di sostanze proibite nei fluidi biologici degli atleti alla rilevazione delle anomalie di marcatori indiretti che indicano un possibile uso di sostanze dopanti. Sebbene sia difficile predire quali dei nuovi ESA saranno disponibili per le Olimpiadi del 2016 a Rio de Janeiro e nelle successive, le caratteristiche biologiche degli atleti che parteciperanno a tali gare non saranno diverse da quelle degli atleti che gareggiano attualmente. Pertanto, tutti i marcatori di doping che sono stati sviluppati rimarranno applicabili nelle prossime Olimpiadi e per diverse decine di anni nel futuro, mentre specifici esami tossicologici dovranno esser sviluppati per quasi tutte le nuove sostanze introdotte sul mercato. Per esempio, i marcatori attuali di doping ematico sono già sensibili al doping genetico mediante intervento sul gene umano dell’EPO. MARCATORI BIOLOGICI DI DOPING Gli atleti utilizzano sostanze dopanti per determinare variazioni fisiologiche che portano a miglioramenti fisiologici. Pertanto, come i marcatori biologici di malattia sono mezzi essenziali per aiutare il medico nella diagnosi delle patologie, il doping può esser rilevato con l’ausilio di marcatori biologici specificamente selezionati. 320 biochimica clinica, 2013, vol. 37, n. 4 In generale, l’effetto delle sostanze dopanti rimane rilevabile nel corpo molto più a lungo della stessa sostanza, che può esser escreta rapidamente e diventare perciò indosabile ai test tossicologici. L’uso dei marcatori di doping non è una novità. Per esempio, il rapporto tra le concentrazioni di testosterone e epitestosterone (T/E) è stato introdotto da diverse federazioni sportive negli anni settanta come deterrente all’uso degli steroidi anabolizzanti. Poiché l’epitestosterone è un prodotto residuale del metabolismo del testosterone e non aumenta dopo la somministrazione di testosterone esogeno, l’effetto di tale somministrazione è un incremento di T/E (4). Nel 1983, un rapporto T/E >6 era considerato dal Comitato Olimpico Internazionale (CIO) indicativo di doping con steroidi. Questa regola venne mitigata, tuttavia, dalla scoperta, fatta qualche anno più tardi, che alcuni individui possono avere T/E elevato in maniera naturale (5), un fenomeno che è stato recentemente associato alla rilevazione di polimorfismi genetici associati con il metabolismo degli steroidi anabolizzanti (6). Attualmente, in aggiunta al rapporto T/E, per rilevare il doping steroideo viene usato un profilo steroideo urinario, che include molteplici metaboliti e precursori del testosterone (Figura 1), in aggiunta al doping con altre sostanze anaboliche, come steroidi “disegnati” per aggirare i test attuali, gonadotropine, antagonisti degli estrogeni, inibitori delle aromatasi, precursori degli CLINICAL CHEMISTRY HIGHLIGHTS IL MEGLIO DI CLINICAL CHEMISTRY Figura 2 Passaporto ematologico di un ciclista professionista testato in 9 occasioni per 4 marcatori di doping ematico: emoglobina (HGB), indice di stimolazione “OFF-score” (OFFS), “abnormal blood profile score” (ABPS) e percentuale di reticolociti (RET%). Le linee blu rappresentano i risultati attuali. Le linee rosse indicano i limiti oltre i quali i valori sono da considerare anomali. I limiti iniziali (ovvero 124-172 g/L di HGB) sono basati sui valori rilevati nella popolazione generale e sono adattati nel tempo ai dati individuali rilevati per determinare i limiti personalizzati (121-150 g/L). Le barre colorate indicano la probabilità di anormalità della sequenza (seq). Le numerose anomalie indicano che è decisamente improbabile che un tale profilo ematologico sia stato registrato in condizioni fisiologiche. Il ciclista è stato successivamente condannato per doping per aver assunto la variante di EPO ricombinante conosciuta come CERA (attivatore continuo del recettore dell’eritropoietina). Il calcolo di OFFS e di ABPS è descritto, rispettivamente, in Gore et al. (10) e Sottas et al. (11). androgeni e modulatori del recettore per gli androgeni (7, 8). Lo sviluppo e la validazione dei marcatori biologici del doping ematico si sono notevolmente evoluti dopo l’introduzione di parametri ematologici da parte di alcune federazioni sportive a metà degli anni novanta. Con l’introduzione degli analizzatori ematologici automatici, tali parametri possono esser misurati quantitativamente per produrre un emogramma completo; ciò può avvenire sia in laboratori accreditati sia direttamente nella sede della competizione, in un tempo inferiore al minuto dalla raccolta del campione (9). Numerosi approcci hanno recentemente contribuito a rendere l’uso dei marcatori di eritropoiesi alterata un approccio efficiente per scoraggiare qualsiasi forma di doping ematico nello sport: a) l’introduzione di marcatori di doping ematico multiparametrici (10, 11); b) l’inclusione di fattori eterogenei, come il genere e l’età, come raccomandato dall’OMS nella diagnosi di anemia (12), così come altri fattori specifici dello sport (13, 14); c) la considerazione di fattori potenzialmente confondenti, come l’altitudine cui l’atleta è stato esposto (15); d) la registrazione delle misure di ciascuna atleta nel tempo (16-18), con il concetto fondante di utilizzarle come riferimento per l’atleta stesso (19-21); e) l’adozione di protocolli standardizzati per la raccolta del materiale e l’analisi, in aggiunta al’utilizzo di sistemi di VEQ per verificare l’incertezza analitica (22) e f) lo sviluppo e la validazione di tecniche probabilistiche di inferenza statistica per valutare la consistenza della prova di doping (17, 18). IL PASSAPORTO BIOLOGICO DELL’ATLETA Tutte le conoscenze che sono state acquisite negli anni in relazione ai marcatori di doping sono state inserite nel programma del passaporto biologico dell’atleta (ABP). Il termine passaporto è stato proposto inizialmente nei primi anni duemila allorchè la conservazione e la tracciabilità di una serie di parametri ematologici raccolti nel tempo sono stati considerati utili per definire un profilo ematologico individuale (19). Differenze evidenti tra i valori storici di un atleta e quelli ottenuti in un esame recente indicano che vi è stato doping oppure che l’atleta ha un possibile problema di salute che deve esser attentamente valutato (20). Il concetto di ABP è stato discusso e ulteriormente elaborato per un’applicazione nell’antidoping dall’Agenzia Mondiale Antidoping (WADA) a cominciare dal 2002. A partire dalle Olimpiadi invernali di Torino del 2006, numerose federazioni sportive internazionali hanno convenuto che la WADA dovesse armonizzare lo sviluppo e la validazione del programma ABP. Come biochimica clinica, 2013, vol. 37, n. 4 321 IL MEGLIO DI CLINICAL CHEMISTRY risultato, nel 2009 la WADA ha pubblicato le linee guida dell’ABP (23), che possono esser usate come riferimento da qualsiasi organizzazione antidoping che sia interessata a sviluppare un simile programma di monitoraggio biologico. Si possono distinguere tre diversi moduli nell’ABP: ematologico, steroideo e endocrinologico. Il modulo ematologico dell’ABP ha lo scopo di rilevare qualsiasi forma di doping ematico (22). Otto parametri ematologici, parte integrante dell’esame emocromocitometrico, sono inseriti in questo modulo. Nel 2008, l’Unione Ciclistica Internazionale (UCI) è stata la prima organizzazione sportiva a implementare il modulo ematologico dell’ABP per scoraggiare il doping ematico nel ciclismo (Figura 2) e, successivamente, numerosi corridori sono stati accusati e sanzionati sulla sola base dei loro profili ematologici anormali. Attualmente, il monitoraggio ematologico è realizzato da varie organizzazioni antidoping per diverse migliaia di atleti in tutto il mondo. Il modulo steroideo dell’ABP, che ha lo scopo di rilevare forme dirette o indirette di doping mediante sostanze anabolizzanti (7), è attualmente nella fase finale di implementazione (partirà dall’anno prossimo). Il modulo endocrinologico dell’ABP ha lo scopo di rilevare il doping con fattori di crescita, come l’ormone della crescita e il fattore 1 di crescita insulinico (IGF1). Nonostante la copiosa letteratura scientifica riguardante i marcatori dipendenti dall’ormone della crescita (24), l’implementazione del modulo endocrinologico dell’ABP all’interno della rete dei laboratori accreditati dalla WADA ha la necessità di ulteriori validazioni per raggiungere il livello forense di prova. I fluidi biologici, come il sangue e le urine, contengono un grandissimo numero di potenziali marcatori di doping che possono essere rilevati con moderne tecniche di laboratorio, come la proteomica e la metabolomica. L’utilità di questa “miniera d’oro” per scopi diagnostici è stata riconosciuta (25) e lo stesso è vero per i marcatori di doping. Per definizione, ogni deviazione di un marcatore biologico da quello che ci si aspetta avvenga in una condizione fisiologica in accordo con accurati protocolli può esser attribuibile solo a doping o a una condizione di malattia. E’ interessante notare che queste due possibili cause sono proprio i bersagli di ogni programma antidoping; pertanto, i criteri che sono usati per introdurre nuovi marcatori biologici nel programma ABP sono gli stessi usati per definire una sostanza da proibire e, più specificatamente, i criteri per definire uno stato di salute. Inoltre, una regola di ammissibilità diventa la logica conseguenza di tale concetto, poiché gli atleti presentano il loro passaporto all’inizio di una competizione e hanno il permesso di partecipare solo se il loro passaporto indica che sono in salute e in condizioni fisiologiche inalterate. Pertanto, in aggiunta alla prova di doping secondo il Codice Mondiale Antidoping, l’ABP può rappresentare una piattaforma per un Regolamento dello Sport imposto dalle autorità dello sport per impedire agli atleti la manipolazione della loro fisiologia a un livello che 322 biochimica clinica, 2013, vol. 37, n. 4 CLINICAL CHEMISTRY HIGHLIGHTS Figura 3 Rete gerarchica bayesiana (BN) (da rif. 32) per la valutazione del marcatore di doping steroideo rapporto testosterone/epitestosterone (T/E). Il T/E è il rapporto delle concentrazioni urinarie del testosterone glucuronide e dell’epitestosterone glucuronide. Ogni nodo rappresenta una variabile (cerchio, continua; rettangolo, discreta; contorno continuo, osservabile; tratteggiato, non osservabile). Le frecce rappresentano la relazione diretta tra le variabili, con una tabella di probabilità condizionale associata a ogni variabile. Nella BN le probabilità degli stati delle variabili sono aggiornate all’arrivo di nuove evidenze. Le variabili nascoste, media (µ) e CV, integrano e adattano le informazioni provenienti da una serie di valori individuali di T/E. I fattori eterogenei età e genere sono inseriti per considerare le differenze nell’escrezione degli steroidi; per esempio, le donne hanno una concentrazione di testosterone urinario più bassa e variabile dei maschi. Si sono osservate differenze significative tra individui nell’escrezione urinaria di testosterone per una mutazione con delezione nel gene della famiglia delle UDP glucuronisiltransferasi 2, polipeptide B17 (UGT2B17). L’introduzione di variabili genetiche nella BN rende gli atleti omozigoti per la mutazione, che rappresenta un tratto comune in Asia, compatibili con quelli che hanno una o due copie funzionanti del gene, ciò che è comune in Europa e in Africa. E’ interessante notare che la conoscenza del genotipo individuale non è necessario. Si deve avere solo la caratterizzazione del fenotipo, poiché il genotipo può esser definito a partire dal fenotipo T/E e dal grado elevato di variazioni geografiche inusuali del gene UGT2B17 (33). Non esiste una limitazione concettuale per applicare tali BN alla valutazione di qualsiasi altro marcatore biologico. L’incorporazione dei fattori eterogenei, dei profili genici e dei dati longitudinali permette l’eliminazione delle differenze interindividuali, per cui la decisione può esser presa sulle caratteristiche del singolo individuo. potrebbe significativamente influenzare la loro prestazione e il loro stato di salute. Prevediamo l’implementazione di un Regolamento per lo Sport dove gli atleti che hanno evidenziato deviazioni non naturali nella loro fisiologia possano esser temporaneamente sospesi dalle competizioni per permettere loro di tornare ai livelli fisiologici oppure di iniziare un appropriato controllo o trattamento medico. Questo breve periodo di sospensione può esser oltretutto utilizzato da una commissione di esperti per determinare le cause dell’anomalia e comportare la sanzione dell’atleta per un tempo più lungo se si scopre che la causa è legata al CLINICAL CHEMISTRY HIGHLIGHTS doping. Sebbene l’ABP avesse all’inizio esclusivamente lo scopo di monitoraggio biologico, attualmente esso include molto più che una semplice serie di valori di singoli marcatori. Fattori eterogenei, come età, genere e genotipo, fattori confondenti, come l’esposizione all’altura per il modulo ematologico, e alcune informazioni che riguardano le condizioni di raccolta, trasporto e analisi del campione biologico sono stati inclusi nell’ABP per migliorare il processo decisionale (7, 22). L’ABP, quindi, diventa una piattaforma per la valutazione di molteplici aspetti di prova scientifica (15), che lo rende paragonabile a un approccio medico-legale. VERSO UNA POLITICA ANTIDOPING FORENSE GLOBALE Come accade per l’identificazione in medicina legale (26), la forza dell’ABP risiede in solide analisi empiriche su vaste popolazioni attraverso l’uso di protocolli allineabili. Il sistema di supporto alla decisione che viene usualmente utilizzato per interpretare i dati dei marcatori immagazzinati nell’ABP si poggia fortemente sulle tecniche di inferenza bayesiana (7, 11, 14, 15, 17, 18, 22) (Figura 3). Ogni elemento informativo che costituisce una prova di doping può esser incorporato all’interno di altri elementi e/o corroborato da ulteriori prove. Per esempio, il risultato di esami tradizionali per sostanze proibite, come la rilevazione di EPO ricombinante nelle urine (27), alcune caratteristiche genetiche degli atleti (28) e il monitoraggio longitudinale delle prestazioni individuali (29) sono valori attestabili che possono esser incorporati nel sistema di supporto al processo decisionale nell’ABP per migliorare la rilevazione del doping. L’ABP introduce una nuova forma di prova di doping e, come tale, apre la strada a una lotta globale e integrata al doping. In particolare, prevediamo un approccio forense globale dove molteplici indizi di prova, che non sono limitati a quelli presenti nel protocollo attuale di valutazione delle sostanze, vengono usati per dimostrare la colpevolezza dell’individuo sospetto. Per esempio, gli enti preposti al controllo dei farmaci e delle droghe e le dogane di molti Paesi sequestrano grandi quantità di sostanze dopanti mediante indagini rivolte verso farmaci illegali, ditte produttrici e reti di trafficanti. Finora, la mancanza di collaborazione tra autorità statali, di enti pubblici e sportive ha ostacolato l’associazione di prove analitiche e non in molti Paesi. Nell’attuale lotta contro il doping, una dogana può scoprire che un atleta di livello ha ricevuto EPO ricombinante per posta prima di una gara importante, ma tale informazione non viene messa a disposizione delle autorità sportive, per cui l’atleta può partecipare a quella gara. E’ interessante notare che la metodologia sviluppata per l’ABP offre la struttura necessaria per combinare le prove raccolte dalle organizzazioni antidoping con quelle non analitiche raccolte dalle organizzazioni che fanno rispettare la legge. Per esempio, la conoscenza del fatto che un atleta ha ricevuto per posta EPO ricombinante può esser IL MEGLIO DI CLINICAL CHEMISTRY combinata con l’informazione immagazzinata nell’ABP per valuare se l’atleta ha usato la sostanza prima della gara. Pertanto non prevediamo alcuna limitazione scientifica a una lotta globale contro il doping che sia basata su diverse fonti di prova. PROSPETTIVE PER LE APPLICAZIONI IN MEDICINA E FARMACOLOGIA La medicina moderna si affida a standard di cura che sono basati su studi epidemiologici effettuati su ampie coorti. In particolare, l’interpretazione dei marcatori biologici si affida per la massima parte sull’uso di intervalli di riferimento calcolati nella popolazione e ha ampiamente ignorato le differenze individuali. Tale situazione è particolarmente problematica, poiché la massima parte dei marcatori biologici presenta una significativamente più elevata variabilità interindividuale che intraindividuale. In pratica, i medici che valutano un singolo paziente generalmente considerano macrofattori di eterogeneità, come l’età e il genere. Inoltre, gli attuali avanzamenti nelle tecnologie di laboratorio (“omics”) hanno permesso di ottenere informazioni riguardanti proteine, geni e profilo metabolico del paziente, che possono essere sempre più utilizzate per migliorare le cure. La registrazione longitudinale di tali profili è un mezzo insostituibile che può assistere i medici nel loro lavoro, come in oncologia dove la diagnosi precoce è fondamentale per l’esito della cura del paziente. L’incorporazione dei fattori eterogenei, l’uso del profilo proteico o genetico individuale e quello dell’approccio longitudinale hanno lo stesso scopo, che è l’eliminazione delle differenze interindividuali e l’adattamento delle cure mediche alle necessità del singolo soggetto. Per ottenere questo obiettivo di medicina personalizzata, ogni avanzamento nel campo della proteomica e delle tecniche correlate deve esser inserito nel sistema di supporti alla decisione al fine di facilitare il suo utilizzo clinico (30). Diverse ditte farmaceutiche ci hanno contattato per valutare come le conoscenze acquisite con l’ABP nella valutazione dei dati di marcatori biologici possano esser usate in alcune applicazioni di medicina personalizzata per il miglioramento delle cure. Tale valutazione è stata effettuata per diverse applicazioni pratiche nel monitoraggio del paziente e nella definizione della sicurezza e dell’efficacia dei farmaci in sperimentazioni cliniche. Nel monitoraggio del paziente, le dosi e la frequenza del trattamento sono definite in accordo con le necessità individuali del paziente, che vengono spesso valutate attraverso i marcatori biologici. Per esempio, la misura dell’emoglobina glicata, un marcatore del grado di controllo del metabolismo del glucosio, è cruciale per decidere il trattamento del diabete di tipo 1. In un altro esempio, la chemioterapia citostatica è dosata sulla base di vari marcatori e altri fattori biologici relativi al paziente, come la superficie corporea. In tutti questi casi, la decisione è complicata da fattori vari che includono le variazioni nei risultati di laboratorio, le informazioni che derivano dal trattamento, l’eterogeneità di alcuni fattori, biochimica clinica, 2013, vol. 37, n. 4 323 CLINICAL CHEMISTRY HIGHLIGHTS IL MEGLIO DI CLINICAL CHEMISTRY come età, genere e massa corporea; devono esser perciò definiti degli intervalli più stretti come bersaglio individuale in relazione alla sicurezza e alla qualità di vita, tenendo conto della variabilità biologica interindividuale. Temi simili si ritrovano nelle sperimentazioni cliniche, dove la sicurezza e l’efficacia di un trattamento farmacologico sono spesso valutate mediante dati relativi a marcatori biologici raccolti nel tempo. Sono state proposte sperimentazioni cliniche basate su modelli adattativi bayesiani per utilizzare le informazioni raccolte durante una sperimentazione (31). E’ da notare che il sistema di supporto sviluppato per l’ABP è in grado di portare tutto questo nella pratica e potrà trovare applicazione nel monitoraggio del paziente. Abbiamo trovato nei dati retrospettivi forniti da ditte farmaceutiche, che la conoscenza delle fonti di variabilità, analitica e biologica, non è spesso tenuta in debito conto e lo sviluppo di un sistema di supporto sul modello di ABP migliora la decisione in tutte le citate applicazioni. Abbiamo rilevato che il numero dei pazienti o il numero di campioni necessari per soddisfare i requisiti di reclutamento nelle sperimentazioni cliniche potrebbe esser significativamente ridotto o la sperimentazione potrebbe esser conclusa prima del previsto. In entrambi i casi, l’applicazione del sistema di supporto decisionale dell’ABP potrebbe migliorare il rapporto costo-efficacia nello sviluppo di un farmaco, determinare una decisione in tempi più rapidi e aiutare il paziente a ricevere un miglior trattamento. CONCLUSIONI Sebbene le analisi per le sostanze proibite abbiano avuto un notevole successo nella rilevazione di sostanze sintetiche usate come doping, la disponibilità negli ultimi anni di sostanze dopanti identiche a quelle prodotte dal corpo umano in maniera naturale dimostra i limiti di questo modello di analisi nell’assicurare la lealtà e la tutela della salute nello sport di alto livello. In tale contesto, l’ABP rappresenta un nuovo modello per la rilevazione di variazioni indotte dal doping nello sport di alto livello. I marcatori biologici di doping rappresentano un mezzo per scoraggiare l’atleta dall’usare sostanze che migliorano la prestazione e che conducono a deviare dai valori basali naturali. Rispetto all’analisi classica, che fornisce un risultato in un preciso momento temporale e non ha memoria né prospettiva, la presentazione all’inizio di una gara dell’ABP, che dimostri profili longitudinali normali, potrà permettere agli atleti di dimostrare con oggettività la loro partecipazione alle competizioni in una condizione fisiologica non alterata, al riparo da ogni sospetto di doping. Gli studiosi stanno sviluppando metodi per assicurare in modo decisivo la lealtà e la protezione della salute nello sport di alto livello; l’implementazione dell’ABP è attualmente a discrezione delle organizzazioni antidoping. Lo stesso modello può esser usato in clinica, poiché la medicina personalizzata non verrà solamente indirizzata verso una più accurata valutazione a livello molecolare del paziente, ma anche verso un’interpretazione dei 324 biochimica clinica, 2013, vol. 37, n. 4 marcatori biologici esistenti rapportata specificamente a ogni individuo. CONFLICTS OF INTEREST No authors declared any potential conflicts of interest. BIBLIOGRAFIA 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. WADA. World anti-doping code 2009. www.wadaama.org/rtecontent/document/code_v2009_En.pdf. Thevis M, Schänzer W. Mass spectrometry in sports drug testing: structure characterization and analytical assays. Mass Spectrom Rev 2010;26:79-107. Macdougall IC, Ashenden M. Current and upcoming erythropoiesis-stimulating agents, iron products, and other novel anemia medications. Adv Chronic Kidney Dis 2009;16:117-30. Donike M, Bärwald KR, Klostermann K, et al. Nachweis von exogenem Testosterone. 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