Nasce la moneta lombarda per gli scambi tra imprese

Oggi il via libera della giunta regionale
Debutta la moneta lombarda
Servirà agli scambi tra imprese
Arriva la moneta complementare della
Lombardia. Oggi la giunta di Roberto
Maroni darà il via libera al «sistema sperimentale di compensazione multilatera-
le». Un circuito per supportare gli scambi
commerciali tra le imprese, fondato sul
barter trading: sorta di baratto tra aziende, con passaggio di debiti e crediti, ac-
quisto o vendita di merci e servizi. Unità
di misura e garanzia del sistema sarà, appunto, la moneta complementare.
Regione Un circuito commerciale basato sul trasferimento di debiti e crediti
Nasce la moneta lombarda
per gli scambi tra imprese
Oggi il via libera dalla giunta al «sistema sperimentale»
Governatore Roberto Maroni, 59 anni
Arriva la moneta complementare della Lombardia. Og-
gi la giunta di Roberto Maroni
darà il via libera al «sistema
sperimentale di compensazione multilaterale». Un sistema per supportare gli scambi
commerciali tra imprese.
Il modello, si legge nella
delibera, è quello del barter
trading. Un circuito commerciale basato sullo scambio di
debiti e crediti, acquisto o
vendita di merci, beni o servizi. Unità di misura e garanzia
di questo circuito «alternativo» sarà appunto la cosiddetta moneta complementare,
storica battaglia leghista fin
dai tempi di Formigoni. Grande sponsor l'allora numero
due di Palazzo Lombardia, il
leghista Andrea Gibelli. Lo
stesso Carroccio ne ha poi fatto uno dei suoi cavalli di battaglia per la corsa di Roberto
Maroni alla guida della Regione. La delibera indica in
Finlombarda il soggetto incaricato di coordinare la sperimentazione.
Nulla di particolarmente
inedito, comunque: qualcosa
di simile esiste già in altri Pae-
si: in Svizzera (con il «Wir»),
in Francia («Nantò»), in Germania («Chiemgauer») e in
Gran Bretagna («Bristol
Pound»). E anche in altre Regioni italiane si è lavorato a
una moneta di riserva. In Sardegna c'è il «Sardex» (un circuito commerciale che ha
coinvolto in quattro anni
1.400 imprese), a Bologna
l'«Emiro» (acronimo di Emilia Romagna). Con una banca
«virtuale» a fare da garanzia
sugli scambi.
«Un modo per rilanciare
l'economia», sostengono da
sempre i leghisti. «E per «affrancarsi dalla schiavitù dell'euro». Con vantaggi certi:
«Porterà a una fidelizzazione
tra cliente e fornitore, favorirà
il mercato di prossimità, aiuterà a superare le difficoltà
delle imprese nell'accesso al
credito», aveva spiegato il relatore del progetto in Commissione consiliare, Angelo
Ciocca. Un leghista, neanche a
dirlo.
Andrea Senesi