finance anno II numero 08 - settembre 2014 Trimestrale di informazione finanziaria - Direttore Responsabile: Alessandro Chiozzi - Editing e grafica: The Van Scenari la Bce rilancia l’economia L’istituto di Francoforte interviene in maniera decisa per stimolare la crescita economica del Vecchio continente. Ecco le misure più importanti R ilanciare l’economia del Vecchio continente. Ci sta provando la Banca centrale europea, che proprio prima dell’estate ha varato una serie di misure per dare il suo contributo alla crescita. Misure quanto mai necessarie. Vediamo perché. Pericolo deflazione Partiamo dagli obiettivi: la Bce ha la missione di mantenere l’inflazione “inferiore, ma vicina al 2% nel medio termine”, per dirla con le parole di Mario Draghi. Nell’area euro però, secondo i dati diffusi a fine agosto da Eurostat, era allo 0,3%, in ribasso rispetto all’ultimo dato di luglio (0,4%). In teoria inflazione in picchiata dovrebbe significare prezzi più bassi e maggior potere d’acquisto per le famiglie. Ma in realtà non è proprio così. In Italia, ad agosto, l’indice dei prezzi al consumo misurato dall’Istat ha segnato un calo dello 0,1% rispetto allo scorso anno (era +0,1% a luglio) e una crescita dello 0,2% rispetto a luglio. E a distanza di 55 anni (l’ultima volta accadde nel 1959) il nostro Paese è in deflazione, ovvero un generale abbassamento dei prezzi dovuto al calo della domanda: tra le conseguenze di questo fenomeno ci sono un taglio dei costi da parte delle aziende, un minor ricorso al credito, la riduzione degli investimenti e una possibile perdita di posti di lavoro (infatti la disoccupazione è in aumento). Insomma, una spirale decisamente negativa. Ma secondo le previsioni della Bce l’inflazione nell’Eurozona tornerà all’1,8% entro la fine del 2016. In che modo? Stimolare il credito La risposta di giugno della Bce è stata imponente: proprio per evitare il fenomeno della deflazione, è stato ulteriormente tagliato il costo del denaro, sceso al nuovo minimo storico dello 0,15% (era allo 0,50%). Inoltre, per rianimare i flussi del credito, i tassi di riferimento sui depositi in Bce diventano negativi (-0,10%). In sostanza, qualsiasi banca commerciale che depositerà soldi a Francoforte piuttosto che prestarli, non solo non ci guadagnerà, ma dovrà pagare un interesse negativo. Un disincentivo ad accantonare, che secondo la Banca centrale Editoriale Il futuro è nel nostro interesse I dati degli ultimi mesi mostrano una situazione non incoraggiante. L’economia non riparte e l’Italia vede da vicino il pericolo “deflazione”. Per questo, in attesa delle misure dei singoli Governi, è scesa in campo la Bce. L’obiettivo principale è stimolare il credito per aiutare (soprattutto) le piccole e medie imprese a ripartire. Le misure in atto? Il taglio del costo del denaro, che costringerà le banche a erogare più prestiti; l’acquisto di titoli e maggiore liquidità in circolazione grazie ad appositi prestiti. Ma di finanziamenti e prestiti alle imprese Finance ha parlato anche con Alberta Loglio di Iccrea-Banca Impresa: le procedure per l’accesso al credito sono molto scrupolose, ma gli strumenti messi a disposizione dalle banche sono molti. Le imprese, però, devono investire e continuare a migliorare le proprie performance aziendali. Perché è anche con l’eccellenza che si può battere la crisi. europea rimetterà in circolo liquidità per le imprese. Il consiglio della Bce, poi, ha varato l’immissione dei cosiddetti prestiti Tltro per un totale di 400 miliardi, vincolati in favore di cittadini e imprese: si tratta di una misura rivolta soprattutto alle piccolemedie imprese che impiegano l’80% degli occupati dell’area euro e che, in Italia, sono il 99% del totale delle aziende sul territorio. Francoforte darà anche un’accelerata nell’acquisto degli Abs, i titoli cartolarizzati garantiti da prestiti e mutui, con l’obiettivo di alleggerire i bilanci delle banche in modo che possano concedere nuovo credito. L’obiettivo di tutte queste misure è la stimolazione del credito. Funzionerà? Lo capiremo nei prossimi mesi. Intanto il rapporto mensile Abi (Associazione bancaria italiana) di giugno rivela che il complesso dei finanziamenti (1.842,7 miliardi) ha registrato una contrazione più lieve su base annua (-2,2% rispetto al -3,1% del mese precedente). Un piccolo segnale, ma incoraggiante. n credito scommettere sull’impresa Una sinergia più stretta tra banche e aziende potrebbe favorire la ripresa? Ecco il parere di Alberta Loglio L e banche non concedono abbastanza credito alle imprese. È una frase che abbiamo sentito spesso. Ma è davvero così? E come funziona il credito delle banche verso le imprese? Finance lo ha chiesto alla Dott.ssa Alberta Loglio, responsabile sviluppo organizzativo, risorse umane e organizzazione di Iccrea-Banca Impresa. ➤ segue A pagina 2 finance anno II numero 08 - settembre 2014 segue da pagina 1 Risorse umane Non chiamateli bancari Inglese, informatica, laurea in economia e una mente aperta: le banche aprono le porte ai giovani di talento L a banche stanno cambiando. E, di conseguenza, stanno cambiando anche i profili richiesti. «Nell’ultimo anno sono aumentate le richieste di lavoratori di back office per banche online o tradizionali, che stanno rafforzando la parte web», racconta Fabio Chiumente, della Unit Banking di Milano. In uno scenario in continua evoluzione ci sono però dei punti fermi: gli operatori in Area Risk e Compliance, trasversali e sempre fondamentali per via delle continue evoluzioni imposte dalla Bce. Restano invariate, invece, le richieste per lavoratori operanti su titoli e fondi, mentre sono sempre molto gradite competenze specifiche sul credito al consumo, prestiti e cessione del quinto. «È vero, un profilo molto richiesto è proprio l’addetto alla Cqs – interviene Michela Rizzo della Unit Finance di Roma Marina –: deve avere un’età compresa tra 25 e 35 anni, laurea, esperienza nel ruolo di almeno un anno in contesti similari e possibilmente anche con gestione degli stessi clienti». Ma quali sono le skill particolari ricercate dal mercato? «Quasi indispensabile la laurea in economia – risponde ancora Fabio – così come fondamentali sono l’inglese, la conoscenza di applicativi informatici e lo standing. Oggi si cercano figure smart, attente alla tecnologia e con una visione aperta a scenari non solo nazionali». Figure che, nelle banche più “giovani”, hanno buone possibilità di crescita. n Randstad Finance ultraspecializzati a milano La Unit Banking di Milano fa parte della Specialty Finance di Randstad. È composta da due Account manager, Fabio Chiumente e Alessandra Sala, con pluriennale esperienza nel settore e specializzati nel recruiting di staff per le banche e le società del settore creditizio e finanziario. Una “ultra specializzazione” che nel corso degli ultimi tre anni ha portato questi colleghi a collaborare con i principali gruppi del settore, ma anche con realtà più piccole, fornendo personale in somministrazione e in ricerca e selezione per assunzione diretta, oltre seguire progetti importanti di reclutamento di profili junior per stage. La Unit Banking di Milano si occupa di profili per la rete bancaria, come ad esempio lo sportellista o l’addetto al back office, ma anche profili specializzati per la gestione dei servizi delle banche online. Antonio Patuelli, presidente di Abi, ha sostenuto che i tassi più bassi incoraggeranno famiglie e imprese a investire. Le banche sono pronte a soddisfare queste esigenze? «Le banche dispongono di una pluralità di strumenti in questo senso. Penso alla liquidità messa a disposizione dalla Bce, dalla Cassa Depositi e Prestiti, dalla Banca europea per gli investimenti e le garanzie fornite da Sace (gruppo assicurativo-finanziario attivo nell’export credit, ndr) o da Mediocredito Centrale. D’altro canto, permane ancora un atteggiamento rigido nella valutazione del rischio, giustificato dall’enorme accumulo di crediti deteriorati e dalle richieste della Bce di tenuta della qualità degli asset delle banche anche in caso di scenario molto sfavorevole. Non aiuta il contesto difficile dell’economia e degli investimenti». Quali requisiti deve avere un’impresa per ottenere un finanziamento? «Innanzitutto un buon rating quantitativo, che è il risultato della capacità di generare reddito, dell’equilibrio patrimoniale e di un’adeguata elasticità finanziaria, oltre alle caratteristiche di base di ogni buona impresa come un azionariato coinvolto, correttezza e trasparenza. Non può mancare, poi, un giudizio qualitativo sulle prospettive dell’azienda e la sua sostenibilità futura». Secondo la Cgia di Mestre negli ultimi due anni le banche hanno prestato 100 miliardi in meno. Più penalizzato il Sud: esiste una differenza con il Nord? «Esiste, eccome. Al di là di qualche eccezione, i dati confermano come fallimenti, concordati e ritardi nei pagamenti siano più alti al Sud che altrove. Ne consegue una maggiore difficoltà a concedere prestiti». Sempre la Cgia fissa nell’81% la quota di prestiti erogati dalle banche verso le grandi imprese. Ma il motore dell’economia italiana sono le Pmi... «Le banche di credito cooperativo rappresenta il partner di riferimento di famiglie e Pmi, infatti le nostre statistiche sono diverse rispetto a quelle di altri istituti. La nostra economia stagnante fa sì che a sopravvivere sia la grande industria, più propensa all’export. Le filiere industriali, però, sono composte da soggetti di varie dimensioni: l’obiettivo deve essere quello di contribuire, ognuno con le sue competenze, al rafforzamento delle filiere di eccellenza». n
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