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12 Economia
L’ECO DI BERGAMO
MARTEDÌ 23 SETTEMBRE 2014
Oldani in cucina
veste bergamasco
con Albini­Maffeis
Le due maison hanno rivisitato la classica tenuta
Così è nata la prima camicia creata su misura
per lo chef stellato delle intuizioni pop e innovative
FABIANA TINAGLIA
Moda e cucina? Bino­
mio perfetto che parla made in
Italy. In questo caso made in Ber­
gamo, considerando che lo chef
stellato Davide Oldani ha scelto
il nostro territorio per rifarsi il
look davanti ai fornelli. Un uni­
verso creativo fatto di eccellenza
e artigianalità che ha per prota­
gonisti la storica Camiceria Maf­
feis di Bergamo e il Cotonificio
Albini. Nasce così, infatti, la pri­
ma «camicia da chef» su misura,
e l’uso del termine camicia in
questo caso è proprio azzeccato:
«L’idea è stata proprio quella: ri­
pensare la camicia, adeguandola
al delicato lavoro dello chef»
commenta Paolo Maffeis che si
è occupato di disegnare il model­
lo su misura per Oldani, il cosid­
detto «chef pop» d’Italia, noto
per la sua filosofia che a tavola
mixa «il senza fronzoli con il ben
fatto, il buono con l’accessibile,
l’innovazione con la tradizione»,
come spiega lo stesso cuoco sul
suo sito web.
«Tutto nasce dagli ottimi rap­
porti professionali che ho con
Albini – continua Maffeis ­. Il
progetto parte proprio dalla Valle
Seriana, con Oldani che conosce
bene il Cotonificio e il loro modo
di lavorare. Io sono entrato nel
progetto di conseguenza». E sono
quindi proprio Fabio Albini, di­
rettore creativo dell’omonimo
gruppo, e Paolo Maffeis, circa un
anno fa, ad aver incontrato Olda­
ni «per un primo contatto, con
una sorta d’intervista che abbia­
mo fatto allo chef – spiega Albini
­. Sono uno che ama la buona
cucina, ma non conosco le esi­
genze di un cuoco quando lavora:
incontrando Oldani è stato lui
stesso a spiegarci quali sarebbero
state le caratteristiche impre­
scindibili del nuovo per lavorare
con agio». Ma anche con stile,
perché in questo caso si può pro­
prio parlare di «haute couture in
cucina», per una camicia artigia­
nale e dalle caratteristiche di tes­
suto e di modello di altissimo pre­
gio. E quindi pochi punti fermi,
ma fondamentali: il doppiopetto,
per proteggersi da eventuali scot­
tature; il bottone a strappo, per
Bottone a strappo,
tessuto traspirante
e la manica con la
spalla arricciata
togliere il capo con agio e velocità;
un’attenzione particolare sul pol­
so e la traspirazione del tessuto.
Da qui la scelta di un cotone dop­
pio ritorto Giza 87 di Thomas
Mason proveniente in esclusiva
dai campi di cotone in Egitto che
l’azienda Albini segue con grande
attenzione. Un cotone con una
specificità, tra le tante: «Si tratta
di un tessuto morbido e fresco,
che garantisce vestibilità e tra­
spirazione perfette», continua
Albini , che aggiunge: «La “cami­
cia dello chef» è il risultato di una
collaborazione basata sulla pas­
sione per l’artigianalità, sul pro­
fondo rispetto per le materie pri­
me e sull’amore per il bello, valori
che accomunano la cucina di Da­
vide Oldani, la maestria di Ema­
nuele Maffeis e l’unicità dei no­
stri tessuti, celebrando così il ma­
de in Italy>.
Con un altro dettaglio non da
poco, garantito sempre dal coto­
ne Albini: un grado di brillantez­
za e di bianco molto speciale, ol­
tre alla sensazione setosa al tatto.
«La tonalità del bianco non è
aspetto da sottovalutare, soprat­
tutto per uno chef – continua
Maffeis ­. Su questo particolare
Oldani è stato molto attento».
Tanto che alla proposta di realiz­
zare i 12 bottoni previsti nella
camicia in madreperla, tutti crea­
ti a mano da un artigiano, lo «chef
pop» avrebbe preferito un rive­
stimento in cotone, tono su tono,
per garantire un capo a dir poco
candido. Ma non solo, e la lavora­
zione a spina di pesce scelta ren­
de il tessuto particolarmente ele­
gante, con «i fori del tessuto tra­
spiranti realizzati a mano». Tutto
sartoriale, come da tradizione
Maffeis: «Così come le cuciture
con ribattute rigorosamente arti­
gianali, oltre alla manica con
spalla arricciata che è piaciuta
molto a Oldani». Ultimi dettagli
la manica che si stringe con un
particolare taglio che dà agio al
braccio e al polso, le asole sarto­
riali e il logo del ristorante «D’O»
cucito a mano da una ricamatrice
esperta. Un lavoro di progetta­
zione di un paio di mesi per un
capo che ora Oldani indossa quo­
tidianamente nella sua cucina:
«E che già mi vogliono copiare
altri colleghi», sorride lo chef. n
In alto, Fabio Albini, Paolo Maffeis e Davide Oldani con la nuova divisa. Sopra,la celebre cipolla caramellata
L’intervista DAVIDE OLDANI
«Pratica ma con stile
è perfetta per i fornelli»
sala, dai clienti: quello che si in­
dossa non sfugge a chi ci è davan­
ti. Secondo me ai fornelli esiste
infatti anche un modo elegante
per sporcarsi e dipende dalla cu­
ra e dal rispetto con cui si lavora
il cibo».
Il fascino della divisa…
er favore non chiamatelo
grembiule, perché qui si è
coniato un nome ad hoc.
Per Davide Oldani, milanese, al­
lievo prima di Gualtiero Marche­
si e poi di Alain Ducasse, il cuoco
stellato più pop d’Italia, il Coto­
nificio Albini e la Camiceria Maf­
feis hanno creato la «camicia del­
lo chef», pezzo rigorosamente su
misura che ora fa già gola ad altri
professionisti del gusto. Un mo­
do di vestire che in fondo è anche
un modo di essere per uno chef
che in cucina è creativo come
pochi.
P
Come nasce il progetto?
«Sono uno a cui piacciano le belle
cose e le persone che sanno fare
cose belle. Ma oltre alla qualità
cercavo anche la praticità: prima
del bello c’è infatti il pratico e
sapevo che i tessuti Albini mi
avrebbero dato ottime garanzie».
Dal cotone al modello?
«Mi serviva un capo da indossare
tutti i giorni, che mi agevolasse
nei movimenti, soprattutto quel­
li delle braccia, ma che fosse an­
che un buon biglietto da visita
quando dalla cucina si passa in
«<Volevo una camicia su misura
per lavorare, comoda e che asse­
condasse i miei movimenti. Ma
anche elegante. E da un incon­
fondibile stile made in Italy».
E adesso c’è già qualche collega la
vuole copiare.
«Michelle Troisgros, un grande
talento francese, me l’ha subito
adocchiato, apprezzando la qua­
lità del tessuto. Ma ora più che
altro penso al mio staff, con un
nuovo look per la mia cucina,
mentre quando non lavoro scel­
go ancora tessuti Albini, sempre
su misura». n
Fa.Ti.
IL LIBRO
Ezio Foppa Pedretti, quell’orgoglio
per il lavoro manuale fatto ad arte
zio Foppa Pedretti,
espressione di una
storia imprendito­
riale di successo par­
tita dal lavoro manuale e ar­
rivata fino a un’industrializ­
zazione internazionale.
L’ideatore di una delle azien­
de bergamasche più famose
d’Italia è raccontato in «Il la­
voro manuale. Orgoglio e
pregiudizi», un viaggio alla
scoperta del lavoro artigia­
nale, dell’imparare un me­
stiere contrapposto alla ri­
cerca del «posto fisso», scrit­
to da Paola Caravà, nota per
la sua esperienza trentenna­
le nella formazione delle ri­
E
sorse umane. Un saggio, edito da
GueriniNext, che sarà presenta­
to giovedì alle 17.30 al Palazzo
del lavoro GiGroup di Milano, in
piazza IV Novembre.
La storia di successo del fonda­
tore della Foppapedretti di Gru­
mello è affiancata a quelle di al­
tri imprenditori italiani: nel li­
bro c’è il mondo della moda, con
Ottavio e Rosita Missoni, ma an­
che della metallurgia con i fra­
telli Crippa, originari della
Brianza.
Un modo per celebrare un Paese
manifatturiero, un patrimonio
(«forse l’ultimo» dichiara Cara­
và) che non dobbiamo rischiare
di perdere. Ecco allora l’esempio
Ezio Foppa Pedretti nel 1946, dal nulla, creò un vero impero del legno
di Ezio Foppa Pedretti, che dal
lavorare il legno con amore ha
creato un’azienda leader nel set­
tore dei mobili in legno per la
casa e per la prima infanzia. Una
realtà nata nel 1946 nella soffitta
della casa di Telgate, dove il gio­
vane Ezio aveva iniziato a realiz­
zare giocattoli in legno con gli
scarti della lavorazione dei ma­
nici di ombrello recuperati nella
ditta dello zio. Il sogno di un ra­
gazzo iniziato nel primo dopo­
guerra, partendo proprio dal­
l’amore per il legno. «Per tutta la
famiglia è una grande soddisfa­
zione che venga ricordato no­
stro padre per le sue qualità im­
prenditoriali e per quello che ha
saputo creare, partendo proprio
dall’amore per il legno e svilup­
pando la sua creatività – com­
menta Pinangela Foppa Pedret­
ti, primogenita di Ezio ­. Il suo
ricordo e il suo esempio di dedi­
zione al lavoro sono sempre vivi
in tutti noi, soprattutto in questi
giorni in cui ricorre il quarto
anniversario della sua scompar­
sa. Dal lontano 1946 quando
iniziò creando con le sue ma­
ni giocattoli nella soffitta di
casa, siamo arrivati oggi a es­
sere uno dei marchi più noti
del made in Italy».
Tutto con un obiettivo: la te­
oria di Caravà si basa infatti
sull’idea che anche i giovani
possono dare una grande ma­
no a non far perdere questo
patrimonio artigiano italia­
no, a patto però che li aiutia­
mo a liberarsi dai pregiudizi
che la nostra generazione ha
creato. «Trovati un posto fis­
so e tranquillo», abbiamo
detto a loro per decenni, mai
«impara un mestiere». «Così
li abbiamo portati a pensare
al lavoro manuale come a una
scelta di serie B, a una fatica
senza valore e dignità, un ri­
piego in attesa di una vera
opportunità», spiega l’autri­
ce. Un modo nuovo per guar­
dare con occhi diversi la ric­
chezza del lavoro manuale. n
Fa. Ti.