Sul Tfr Renzi «minaccia» Laborfonds

- lunedì 6 ottobre 2014 -
LAVORO
l'Adige -
Pagina: 9 -
Trattamento di fine
rapporto, l’allarme
delle categorie sindacali
Sul Tfr Renzi «minaccia» Laborfonds
LA PROPOSTA
Pensione complementare
a forte rischio in Trentino
NICOLA MARCHESONI
Portare il trattamento di fine rapporto in busta paga vorrebbe dire mettere in ginocchio non solo una buona parte delle aziende di piccola e media dimensione ma anche Laborfonds.
Ne sono convinti i rappresentanti sindacali trentini. La loro speranza è che
Matteo Renzi ascolti le preoccupazioni e faccia un passo indietro.
«Il Tfr - spiega Lorenzo Pomini, segretario provinciale della Cisl - costituisce circa l’80% del patrimonio attualmente gestito da Laborfonds che si
sta avvicinando ai 2 miliardi di euro.
La scelta di utilizzarlo subito per favorire i consumi finirebbere per bru-
L’appello al Presidente
del Consiglio: «Versare
subito quei soldi sarebbe
un grave danno per il
futuro dei più giovani
e non avrebbe ricadute»
ciare risparmio. Sarebbe la morte della previdenza complementare». Si dice sconcertato per le mosse dell’ex
sindaco di Firenze: «Con la sua politica dell’improvvisazione e dei tweet
facili sta ponendo le basi per un futuro disastroso. Mi auguro che la sinistra, il Pd in particolare, si svegli dallo stato di apatia in cui si trova e lo
fermi prima che faccia danni irrimediabili all’Italia del futuro». Ma c’è anche un’altra considerazione: «Trovo
gravissimo far passare il messaggio
che è meglio avere una manciata di
euro in più adesso piuttosto che un
piccolo patrimonio quando si è in là
con l’età. Basta illudere la fascia debole della popolazione, in primo luogo i precari e i ragazzi».
Pure Walter Alotti numero uno della
Uil trentina è critico nei confronti del
premier: «Se il presidente del Consiglio volesse davvero aiutare i giovani incentiverebbe esperienze come
Laborfonds. Si sta muovendo, purtroppo, in senso opposto. Serve lungimiranza nelle strategie politiche ed
economiche. Archiviamo in fretta
l’epoca dove per ottenere consensi
elettorali si è pronti ad avvallare qualunque cosa». Prosegue: «Non parliamo poi delle conseguenze che tale
operazione avrebbe sulle imprese già
provate dalla pesante crisi. Obbligarle a utilizzare i fondi del Tfr bloccherebbe investimenti e nuovi progetti.
In un colpo solo se ne andrebbero 1012 miliardi di euro».
Franco Ianeselli (Cgil) ha il timore che
una bella fetta degli eventuali soldi in
più in busta paga vada allo Stato sotto forma di tasse: «Ci sono - dichiara
- diversi passaggi da chiarire. Mi sembra comunque, ad una prima veloce
analisi, che siamo di fronte ad una
proposta con tante, troppe controindicazioni. Va rivista».
Allineandosi con quanto detto da Walter Alotti e da Lorenzo Pomini, esprime preoccupazione per le sorti di Laborfonds: «Se si fermasse il flusso in
entrata delle quote dei trattamenti di
fine rapporto dei trentini, la sua esistenza, inutile negarlo, sarebbe messa in seria discussione. Speriamo prevalga il buon senso».
E conclude: «L’obiettivo comune deve essere quello di far stare meglio ai
meno fortunati. Laborfonds stessa è
pronta a diventare più flessibile e prevedere di restituire una percentuale
del versato a chi ne avesse la necessità, in un numero superiore di casi
rispetto a quanto già non avvenga
ora. Ne stiamo discutendo». In attesa delle delle decisioni di Matteo Renzi.
Walter Alotti (Uil))
La proposta del presidente del
Consiglio Matteo Renzi nasce da una
considerazione: «Quelli del Tfr sostiene il premier - sono soldi dei
lavoratori. Come accade in tutto il
mondo non può essere lo Stato a
decidere per loro. Ecco perché mi
piacerebbe che dal prossimo anno i
soldi del trattamento di fine rapporto
andassero subito in busta paga.
Questo si tradurrebbe in un
raddoppio dell’operazione 80 euro».
IL FONDO
Franco Ianeselli (Cgil)
Lorenzo Pomini (Cisl)
Laborfonds è nato nel 2000 ed è il
fondo pensione complementare per
oltre 114.000 lavoratori dipendenti da
datori di lavoro che operano nel
territorio del Trentino-Alto Adige. Il
fondo è di proprietà dei suoi aderenti
e viene governato da rappresentanti
eletti dagli stessi soci lavoratori e
datori di lavoro. Sono quindi i
rappresentanti direttamente eletti dai
soci a controllare l’andamento della
gestione e a programmare l’attività.
- lunedì 6 ottobre 2014 -
IL DIBATTITO
l'Adige -
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Il premier e il web li attaccano: «Ma siamo pronti a rinnovarci»
I sindacalisti: «Vogliono zittirci»
Imperversa anche su
www.ladige.it il dibattito
sullo stato di salute dei
sindacati italiani. Molti utenti
si schierano dalla parte di
Matteo Renzi e li
considerano eccessivamente
politicizzati e distanti dai
lavoratori. Se non cambiano sostiene la community del
nostro sito - non hanno
futuro. È così? Lo abbiamo
chiesto ai dirigenti
provinciali di Cgil, Csil e Uil.
Franco Ianeselli, Cgil, in
Trentino 41mila iscritti di cui
13mila pensionati, cerca di
capire l’origine del malessere
che c’è nei confronti di chi
rappresenta i dipendenti:
«Nella nostra provincia, i
numeri lo dimostrano bene,
nel corso degli anni abbiamo
avuto un trend di crescita
costante tra gli iscritti. Ci
sono, però, delle situazioni
che devono fare riflettere.
Per alcuni, penso per
esempio ai giovani e ai
precari, stiamo diventando
sempre meno un punto di
riferimento. Un problema.
Dobbiamo farli ricredere».
Come? «Standogli vicino,
butto lì un’idea che va
approfondita, nei momenti di
passaggio da un’occupazione
all’altra. Una fase delicata
nella vita di una persona.
Finora forse abbiamo
trascurato questa
situazione».
Lorenzo Pomini fa sapere
che, nonostante la crisi, gli
iscritti alla Cisl trentina
nell’ultimo decennio non
sono diminuiti, anzi: «Siamo
circa 31mila, 8.000
pensionati. Rispetto al
passato oggi però, per
parecchi motivi, è difficile
allargarsi. L’obiettivo è
stabilizzarsi». A differenza di
altre realtà italiane nel
territorio di Trento i
sindacati hanno, secondo lui,
APERTURA
In futuro dobbiamo stare
più vicino a categorie
come quelle dei precari
e dei giovani
Franco Ianeselli (Cgil)
seguito e credibilità: «Ciò lo
si deve ad una proficua e
continua collaborazione con
chi governa. Finora non c’è
mai stato un presidente della
Provincia che tratta i
sindacalisti in modo
dittatoriale e sprezzante
come Matteo Renzi». E
ancora: «Invece di trovare
delle soluzioni condivise, il
presidente del Consiglio si
diverte, indebolendoli, a
sparare a zero su coloro che
difendono i lavoratori. Nella
partita del Tfr (vedi articolo
sopra) e della soppressione
dell’articolo 18 dobbiamo
tornare ad essere
determinanti ed incisivi».
Walter Alotti (Uil, 15mila
BILANCIO
Nonostante la crisi
siamo riusciti ad
aumentare gli iscritti
alle confederazioni
Lorenzo Pomini (Cisl)
iscritti di cui 2.500
pensionati) nega che i
sindacati non siano più in
grado di rappresentare i
giovani, i precari e i
dipendenti e che si siano
ridotti a difendere i diritti dei
garantiti (pensionati,
dipendenti pubblici e di
grandi aziende). «A causa
delle recenti uscite del
premier si sta assistendo ad
un’ondata di demagogia nei
nostri confronti. Leggo delle
accuse ingenerose. Mi
auguro che la gente capisca
che l’indebolimento delle
categorie sindacali, con tutti
i loro pregi e i loro difetti,
sarebbe una sconfitta
collettiva».
N.M.
DELUSIONE
Negli ultimi giorni
sembra proprio che
il male dell’Italia
siamo soltanto noi
Walter Alotti (Uil)