MESSAGGERO VENETO – giovedì 13 febbraio 2014

MESSAGGERO VENETO – giovedì 13 febbraio 2014
(Gli articoli di questa rassegna, dedicata esclusivamente ad argomenti di carattere economico e sindacale, sono scaricati dal
sito internet del quotidiano. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)
Indice articoli
REGIONE (pag. 2)
E’ crisi nera per oltre 13 mila tute blu
Hosta Italia, sciopero sospeso. Ma resta lo stato di agitazione
La proprietà vuole chiudere la Detroit: in 140 a rischio
Agli allevatori 47 cent al litro per il latte
UDINE (pag. 5)
Weissenfels, s’indaga sulle ritenute
Evraz Palini Bertoli, assemblea dei lavoratori
PORDENONE (pag. 6)
Electrolux, Porcia si tinge di giallo
Europeo, slitta la sentenza sul concordato preventivo
Sintesi, c’è il decreto per la Cig. Oggi l’udienza per il concordato
Ex Filatura San Carlo, il futuro resta incerto
REGIONE
E’ crisi nera per oltre 13 mila tute blu
UDINE Le tute blu coinvolte in regione dalla crisi, in decine di aziende, sono oltre 13 mila. A fare i
conti, ieri a Magnano in Riviera, è stata la Fim Cisl nel corso di un direttivo interamente dedicato ai
temi della recessione e degli impatti, pesanti, che questa continua ad avere sulla regione. Parola del
segretario generale di Fim Fvg, Sergio Drescig: «Siamo molto preoccupati. La ripresa non c’è e per ora
nemmeno s’intravvede. I lavoratori in crisi sono oltre 13 mila (al netto di tutte le piccole imprese non
sindacalizzate), la disoccupazione giovanile galoppa». Stante all’impietosa istantanea scattata dalla
Cisl, ormai la crisi è diffusa e non c’è territorio a esserne rimasto esente o immune. Naturalmente
soffrono le due province che vantano la presenza maggiore d’insediamenti industriali, vale a dire Udine
e Pordenone. Di qua e di là del Tagliamento. Ci vogliono svariate mani per contare le crisi d’impresa
aperte. Anche a volersi concentrare solo sulle maggiori l’elenco è lungo e annovera nomi di peso tra
cui, in provincia di Udine, Dynamic Technologies (ex Raco), Mangiarotti, Italricambi, Palini&Bertoli,
De Longhi Rhoss, Insiel Mercato, e ancora, passando al Pordenonese, Nidec, Iacuzzi, Farid Divisione
Moro, Lavorazioni Inox. Imprese che per far fronte al periodo hanno ricorso chi alla cassa integrazione
straordinaria, chi ai contratti di solidarietà, chi all’estrema ratio della messa in mobilità. Trieste e
Gorizia non sono immuni alla malattia. Anzi. «Pagano un prezzo altissimo – ha detto ieri Drescig - se si
considera che solo ieri alla Ferriera di Servola è stata firmata la cassa integrazione per 285 dipendenti e
che la Carraro di Gorizia è passata nel giro di qualche anno da 200 addetti a una settantina, una
riduzione drastica». «Abbiamo un fardello di 13 mila lavoratori che hanno il posto di lavoro a rischio,
che non sappiamo se rientreranno mai nei cicli produttivi – ha proseguito il numero uno di Fim Cisl del
Friuli Venezia Giulia -. E’ vero che oggi non sono tutti a casa a zero ore, ma è altrettanto vero che
quando la ripresa finalmente arriverà vedrà le imprese assestarsi più in basso rispetto a un tempo, con
tutto ciò che ne consegue in termini di possibilità di ricollocazione per le maestranze». Lo sguardo va
naturalmente alla Regione. Alla possibilità d’intervenire con solide politiche attive del lavoro e con
concrete politiche industriali perché «tappare i buchi e giocare in difesa non basterà», ha detto ancor
Drescig incalzando la giunta Serracchiani, «che, lo riconosco, sta facendo il possibile, sta gestendo una
grande emergenza, ma dovrà al più presto dar fiato a politiche attive del lavoro e a un piano industriale,
oggi assente, che faccia perno sul settore manifatturiero». Che consenta di ricollocare quanti sono usciti
dai cicli produttivi causa la crisi, ma anche di far entrare i tanti giovani – 4 su 10 – che sono
disoccupati. Drescig avanza una proposta: «Facciano una norma in base alla quale le imprese che
assumono under 40 non pagano le tasse per due anni. Non possiamo continuare a mettere soldi solo
sugli ammortizzatori sociali quando la disoccupazione giovanile viaggia da tempo a doppia cifra e
ormai ha toccato il 40%, una cifra inimmaginabile solo qualche anno addietro». A Magnano in Riviera,
quindi a Porcia nel primo pomeriggio, ieri è intervenuto anche il segretario nazionale di Fim Cisl,
Giuseppe Farina, che a proposito della vertenza Electrolux ha auspicato il tavolo previsto al Mise
(Ministero dello Sviluppo economico retto da Flavio Zanonato, ndr), la prossima settimana, possa
essere determinante al fine di verificare l’impegno dell’azienda a cambiare il piano industriale con
nuovi investimenti e con la conferma di tutti e quattro gli stabilimenti italiani. «Mi auguro tutto questo
venga confermato – ha dichiarato Farina - e possa finalmente iniziare una trattativa sulla gestione della
crisi e sullo sviluppo di Electrolux nel nostro Paese». Maura Delle Case
Hosta Italia, sciopero sospeso. Ma resta lo stato di agitazione
DIGNANO Lo stato di agitazione resta, lo sciopero è invece sospeso. I dipendenti di “Hosta Italia”, in
accordo con il sindacato, l’avevano proclamato giorni addietro in segno di protesta per i 4 licenziamenti
individuali formalizzati a sorpresa dall’azienda. Ieri, nel giorno in cui l’astensione dal lavoro avrebbe
dovuto cominciare, le maestranze hanno scelto invece di congelarla sull’onda dell’apertura giunta in
extremis dall’azienda. «Che si è dichiarata disponibile, per bocca del suo avvocato, ad aprire un tavolo
di confronto sindacale per cercare soluzioni alternative ai licenziamenti individuali», ha fatto sapere ieri
Saverio Scalera di Flai Cgil Udine. Un incontro tra parti sociali e impresa (che produce grissini) si terrà
nei prossimi giorni, ma il sindacalista tiene a mettere qualche puntino sulle “i”. Specie riguardo al ruolo
giocato fin qui dalla Confindustria provinciale che secondo Scalera ha «brillato solo per la sua
assenza». «Appresa la notizia dei 4 licenziamenti – dichiara il sindacalista – Flai ha contattato
immediatamente l’associazione che oltre a dichiarare di non esser stata messa al corrente delle
decisioni aziendali, aggiungeva di non essere intenzionata a intervenire presso una sua associata dando
per scontato, senza aver effettuato verifiche, non esserci alcuno spazio». Scalera conclude
provocatorio: «A cosa serve un’associazione che, a differenza del passato, oggi svolge funzioni di
semplice assistenza, in molti casi neanche nel rispetto di quanto previsto dai contratti nazionali?».
Tornando alla vertenza, il sindacato ribadisce che «i licenziamenti sono un fulmine a ciel sereno,
formalizzati senza una preliminare comunicazione alle parti sociali e senza che fin qui, in azienda, vi
sia stata la percezione di una situazione di crisi». (m.d.c.)
La proprietà vuole chiudere la Detroit: in 140 a rischio
RONCHI DEI LEGIONARI Il nuovo piano industriale della De Rigo Refrigeration – azienda veneta
leader nella produzione di macchine per la refrigerazione – prevede la chiusura dello stabilimento
Detroit di Ronchi. E’ quanto emerso ieri nel corso di un incontro tra i responsabili della struttura
ronchese e le rappresentanze sindacali, che da lunedì presidiano la fabbrica bloccando l’uscita della
merce. «L’azienda intende chiudere lo stabilimento di Ronchi e concentrare la produzione nella sede
centrale di Sedico – spiega al termine del vertice ospitato nella sede goriziana di Confindustria il
delegato Rsu Fiom Ivan Rizzolo -. Noi chiediamo che l’eventuale vendita del sito produttivo
comprenda l’assorbimento dei 140 lavoratori oggi impegnati nella fabbrica isontina». Per oggi è
previsto un nuovo incontro tra le parti, mentre prosegue senza soluzione di continuità il presidio dei
lavoratori all’esterno dell’azienda. Intanto, il vice presidente della Regione Sergio Bolzonello, e
l’assessore al Lavoro Loredana Panariti, hanno chiesto di incontrare urgentemente la proprietà della De
Rigo Refrigeration «al fine di individuare soluzioni che consentano il mantenimento dell’attività
industriale e dei livelli occupazionali». Sulla questione è intervenuto anche il consigliere regionale di
Sel Alessio Gratton, che ha annunciato la presentazione di una mozione «con la quale chiederò che
anche Detroit venga inserita nel tavolo del “bianco” con il Governo, seppure il margine temporale sia
molto ridotto. È evidente ormai la crisi del settore: se non viene messo a sistema c’è il pericolo di un
rischiosissimo effetto a catena». Christian Seu
Agli allevatori 47 cent al litro per il latte
BASILIANO Esuberi, oltre a quelli già formalizzati nell’ambito dell’accordo sindacale già sottoscritto,
non ce ne saranno. Anzi. Con la ripresa del fatturato, la previsione è di assumere. E ancora, con effetto
retroattivo dal primo gennaio, il litro di latte agli allevatori sarà remunerato al prezzo di mercato.
Quello pagato oggi agli ex soci Aprolaca: 42,5 centesimi, più Iva, più la qualità. Somma totale: 47
centesimi. Infine, rilanciare l’azienda rivedendone tutte le linee gestionali, investendo in management,
in strutture produttive, in nuovi prodotti, in radicamento sul territorio e ancora in promozione e rete
commerciale. Questa la sostanza del piano industriale messo a punto dal Consorzio agrario del Friuli
Venezia Giulia per Latterie friulane che ieri pomeriggio, dopo una corsa no stop durata 13 giorni, è
stato approvato dal consiglio di amministrazione dell’azienda di Basiliano per poi essere spedito ai
vertici della Coop di Campoformido. «Nessun anticipo, dunque. Il piano dovrà ora essere validato per
poi essere illustrato sabato al Cda, quindi all’assemblea dei soci dove interverranno direttamente i
vertici del Consorzio», ha fatto sapere nel pomeriggio il direttore generale di Latterie Franco Odorico,
precisando, rispetto alle dichiarazioni rilasciate dai vertici di Basiliano in queste ore, che «Latterie
friulane non ha beneficiato di alcun contributo pubblico a sostegno dei 5 milioni d’investimenti
realizzati negli ultimi anni». Dopo 13 giorni di lavoro no stop, ieri sera Dario Ermacora e Oliviero
Della Picca, rispettivamente presidente e direttore generale del Consorzio, hanno potuto tirare un
sospiro di sollievo. «Siamo convinti d’aver fatto un buon lavoro – ha affermato Ermacora -. Abbiamo
l’occasione, irripetibile, di creare in Fvg un’aggregazione con un potenziale di fatturato da 250 milioni
di euro e strutturare una filiera unica, d’innovare processi e prodotti, di garantire e se possibile
aumentare con il tempo l’occupazione, di dar soddisfazione agli allevatori che, e ritengo questo il punto
più importante, con noi continuerebbero ad avere il controllo della loro azienda». Se il progetto di
fusione tra Consorzio e Latterie andasse in porto, gli allevatori conferenti balzerebbero a quota 300 con
un tesoretto in termini di latte pari a 750 mila quintali l’anno, il 35% di quello prodotto in regione. «E’
un’occasione unica», ha ribadito dal canto suo anche il direttore Della Picca, che da fine conoscitore
del settore ha arricchito di progettualità e visione strategica il piano. «L’obiettivo – ha spiegato - è
quello di non dismettere alcuna delle attuali produzioni, salvo in parte lo yogurt, bensì di potenziare la
gamma dei prodotti, scommettendo su una nuova linea a base di latte di pezzata rossa, che solo il Fvg
può permettersi, e investire in impianti, penso al porzionamento e confezionamento del Montasio, sulla
scia di quanto già fatto (con successo) da Grana Padano e Parmigiano Reggiano». Esuberi? «Non più di
quelli previsti dall’accordo dell’anno passato. La previsione è che nel giro di un triennio il fatturato di
Latterie possa tornare a 70 milioni di euro e con il crescere del giro d’affari cresceranno anche
produzioni, occupazione, soddisfazione economica per i soci. Il progetto – ha concluso Della Picca passa dalla strutturazione della filiera e da un forte radicamento sul territorio. Da prodotti che arrivino,
certificati e tracciati, al consumatore. Sempre più nazionale e internazionale». Maura Delle Case
UDINE
Weissenfels, s’indaga sulle ritenute
di Luana de Francisco TARVISIO Lavoratori senza contributi previdenziali e assistenziali. Così, per
undici mensilità di fila, nel periodo immediatamente precedente alla messa in liquidazione dell’azienda.
Ossia, della Weissenfels Tech-Chain spa di Tarvisio. È la segnalazione arrivata l’altro giorno sui tavoli
della Procura di Udine da parte della direzione provinciale dell’Inps. Ed è il punto di partenza
dell’inchiesta che la magistratura avvierà a breve, per verificare la sussistenza di eventuali
responsabilità penali in capo alla società. La violazione contestata è quella prevista dal decreto legge
463 del 1983 sull’omesso versamento delle ritenute assistenziali e previdenziali operate sulle
retribuzioni dei lavoratori. Stando all’accertamento condotto dagli ispettori dell’Inps attraverso una
serie di controlli incrociati, il contributo dovuto ammonta a quasi 150 mila euro. La presunta omissione
si riferisce al periodo compreso tra il novembre del 2011 e l’ottobre del 2012. Quello contestato alla
Weissenfels Tech-Chain spa è soltanto l’ultimo degli innumerevoli casi di mancato versamento dei
contributi, rilevati nel corso dell’attività di controllo dell’Inps e di volta in volta denunciati alla
Procura. Da qualche anno, i fascicoli relativi a procedimenti penali analoghi a questo rappresentano una
buona fetta del lavoro trattato quotidianamente nelle aule del tribunale di Udine e del resto d’Italia. E a
“inciampare” in questo reato sono imprenditori di tutte le dimensioni: dalle ditte individuali alle ben
più estese spa. La Weissenfels Tech-Chain, ora in liquidazione, ha appena ripreso l’attività produttiva,
con l’affitto del ramo d’azienda all’austriaca Pewag, che ha già riassorbito 60 degli 84 dipendenti della
società di Tarvisio. Altri 20 torneranno al lavoro a partire da marzo e gli ultimi quattro in aprile.
Evraz Palini Bertoli, assemblea dei lavoratori
SAN GIORGIO DI NOGARO Assemblea dei lavoratori della Evraz Palini e Bertoli, martedì 18
febbraio, alle 15, nella sala consiliare del Comune di San Giorgio di Nogaro, indetta dai sindacati di
Cisl, Cgil e Uil, presente il sindaco Pietro Del Frate, per fare il punto della situazione in vista
dell'incontro di fine mese con l'amministratore delegato di EPB, Dmitrij Scuka. C'è molta attesa tra i
lavoratori per quello che dirà in quella data l'ad Dmitriy Scuka, soprattutto in merito a quelli che
saranno i dati di Eurofer (mercato di settore) di inizio anno, dai quali si capirà se lo stabilimento
friulano e i suoi 146 addetti, ritornerà a essere produttivo. Ricordiamo che lo stabilimento EPB di San
Giorgio, fino al 2012, era una delle più grandi realtà produttive del centro nord Italia, con 500 mila
tonnellate all’anno di lastre prodotte. In novembre, l'ad, Dmitrij Scuka, aveva ribadito che il futuro
dell'impianto sangiorgino è legato alle verifiche di mercato relative ai dati Eurofer di dicembregennaio: se questi dati risulteranno positivi si potrebbe ripartire con la produzione a ritmo ridotto a
marzo 2014 e arrivare in qualche mese a regime; se saranno negativi, continuerà la cassa integrazione
straordinaria. Come si ricorderà i 146 dipendenti della Palini e Bertoli, azienda che fa capo al Gruppo
Evraz del magnate russo Roman Abramovic, sono dal 29 novembre in cassa integrazione straordinaria
per un anno, ma in realtà l'impianto siderurgico è chiuso dal 19 agosto 2013. Le cause sono legate alla
congiuntura del settore: il gap tra il prezzo delle bramme, il principale materiale grezzo di partenza, e le
lamiere, che sono il prodotto dell'impianto di San Giorgio, si è così assottigliato che non si è riusciti a
coprire più i costi, andando in perdita. Ricordiamo che è nello stabilimento della EPB di San Giorgio,
che per la prima volta si è parlato di taglio agli stipendi (ipotesi che ora avanza anche Electrolux):
infatti il management aveva proposto una decurtazione del 10% ai salari, proposta subito cassata dal
sindacato e dai lavoratori stessi. L'azienda ha sempre smentito quanti l'accusavano di aver spostato le
produzioni nella Repubblica Ceca, in quanto i prodotti in portafoglio e le tecnologie di produzione delle
due aziende sono differenti e, quindi, non è possibile dirottare la produzione di EPB (Italia) a Evraz
Vitkovice Steel (Cechia) o viceversa. Francesca Artico
PORDENONE
Electrolux, Porcia si tinge di giallo
PORCIA Porcia si tinge di giallo, il colore della Zanussi. La comunità si stringe attorno alla “sua”
fabbrica, perché in quasi ogni famiglia almeno una persona ha lavorato o è ancora impiegato nello
stabilimento che Electrolux ha posto sotto investigazione. Con l’iniziativa “Seimila bandiere giallo
Zanussi”, promossa dal locale circolo del Pd e abbracciata da tutte le parti politiche, l’obiettivo è che
alla finestra o balcone di ogni casa di Porcia venga esposto un drappo con la scritta “Electrolux non si
spegne”. Un segnale tangibile da parte della gente per esprimere solidarietà ai lavoratori impegnati nei
presidi, sostenendo la loro lotta, ma anche per rivendicare un senso di attaccamento e appartenenza a
quella che gli abitanti di questo comune sentono come la “propria” fabbrica, una realtà profondamente
intrecciata con la storia socio-economica del loro territorio. Alcune decine di bandiere sono già state
distribuite da parte dei consiglieri del Pd nel corso di un recente incontro con il vicepresidente
regionale Sergio Bolzonello proprio sul tema della vertenza Electrolux, altre saranno consegnate
domani mattina in occasione del mercato settimanale, altre ancora davanti ai supermercati: la volontà è
di portare il giallo Zanussi in ogni angolo del territorio purliliese, arrivando a coinvolgere anche i
comuni limitrofi. Un gesto semplice, che dà però il senso di quanto questa realtà produttiva sia parte
irrinunciabile della vita, passata e presente, di tante persone che hanno contribuito, lavorando nelle
linee produttive di Rex prima, di Zanussi e infine di Electrolux, a far crescere la provincia di
Pordenone. Persone che non riescono ad accettare le ragioni di una multinazionale svedese che sta
pensando di mettere i sigilli alla fabbrica, quella stessa fabbrica che gli operai difendono strenuamente
al grido di “Noi siamo la Zanussi”. «Ogni cittadino – osservano gli organizzatori – deve sentirsi parte
in causa e influire sulle trattative di questa vertenza». L’invito ai cittadini è di esporre la bandiera (che
può essere realizzata anche “in casa”), fotografarla e postare l'immagine sulla pagina facebook
dedicata, dal titolo “Electrolux non si spegne”, per far crescere anche sul web la solidarietà.
Recentemente, sempre sul noto social network, è nato anche il gruppo “Sei della Zanussi Electrolux
se...”, cresciuto sino a toccare quota 480 utenti. Sono tante e differenti le iniziative nate a supporto della
causa dei lavoratori dello fabbrica, da parte del mondo politico (locale e non solo), ma anche delle
persone “comuni”. Dalle testimonianze sul web, agli striscioni e bandiere, sino ai cittadini che fanno
visita agli operai impegnati giorno e notte nei presidi, portando loro qualcosa da mangiare o anche solo
una parola di conforto: queste le manifestazioni d’affetto e vicinanza di un territorio che si riscopre
unito e solidale in nome di una causa comune, la difesa non solo del diritto a un posto di lavoro, ma di
un pezzo della propria storia. Miroslava Pasquali
Europeo, slitta la sentenza sul concordato preventivo
PRATA Mobilificio Europeo: lavoratori in ansia per la sentenza del tribunale fallimentare di Treviso.
Sentenza che era attesa ancora per la settimana scorsa, ma che è slittata in avanti, pare a seguito di una
richiesta del tribunale di integrazione alla documentazione presentata dalla proprietà dell’azienda. I
circa 200 lavoratori attendono con trepidazione la sentenza che avrà conseguenze dirette sulla loro
situazione e sul loro futuro. Il tribunale deve infatti esprimersi in maniera definitiva sull’accettazione o
meno dell’accordo di concordato preventivo richiesto dall’azienda: nel caso non venisse accettato,
sarebbe decretato il fallimento aziendale. Secondo quanto filtrato dall’ultima riunione tenutosi a Roma
nella sede del ministero dello Sviluppo economico, l’azienda avrebbe presentato un piano
concordatario con il pagamento del 32% dei crediti vantati dai fornitori e sarebbe apparsa fiduciosa per
quanto riguarda l’approvazione da parte del tribunale. I lavoratori sono sulle spine: un concordato
preventivo permetterebbe infatti di stipulare un nuovo accordo di cassa integrazione straordinaria per
un anno, allungando così i tempi coperti dagli ammortizzatori sociali, nella speranza di trovare nel
frattempo un altro posto di lavoro. Con il fallimento si aprirebbe un altro scenario, ma i sindacati che
seguono l’azienda sono pronti ad attivarsi in ogni caso al fine di ottenere la maggior copertura sociale
prevista dalla legge per i lavoratori. In ogni caso, si andrà ad una nuova asta, nella speranza che
qualche imprenditore si faccia avanti anche per rilevare soltanto un ramo d’azienda e magari anche
qualche posto di lavoro. L’approvazione del concordato preventivo aprirebbe senz’altro lo scenario più
favorevole ai lavoratori. Come i sindacalisti hanno prospettato appena si è aperto lo spiraglio
concordatario, avrebbero la possibilità di ridiscutere a Roma l’approvazione della cigs per un altro
anno, allungando in questo modo il periodo di ammortizzatore sociale di circa sette mesi, dato che
attualmente la cigs approvata per i lavoratori di Europeo scade a luglio di quest’anno. In attesa di
risolvere i problemi contigenti, mettere insieme il pranzo con la cena e pagare le spese vive, i lavoratori
sperano ancora nel miracolo: trovare un imprenditore o una cordata di imprenditori che voglia investire
e rilanciare il mobilificio Europeo, chiuso ormai dall’agosto scorso. Il mobilificio Europeo contava 220
lavoratori su tre sedi: Cessalto, dove è fissata la sede legale del gruppo, Motta di Livenza e Prata, in via
Pellico, dove era rimasto un piccolo reparto di verniciatura. Claudia Stefani
Sintesi, c’è il decreto per la Cig. Oggi l’udienza per il concordato
SPILIMBERGO Il decreto è arrivato. Nel giorno dell’udienza dell’omologa per il concordato del
gruppo Ame (ex Sintesi) arriva la notizia che i lavoratori di Spilimbergo attendono da mesi: il ministero
del Lavoro (attraverso la direzione generale per le politiche attive e passive), ha autorizzato la cassa
integrazione straordinaria per un anno, a partire dalla richiesta degli ammortizzatori sociali (presentata
il 29 luglio del 2013). Un’ottima notizia per la quarantina di ex dipendenti che attendono dallo scorso
luglio. Il decreto, firmato martedì dal direttore del servizio Salvatore Pirrone e trasmesso ieri
all’azienda, prevede il riconoscimento della cassa integrazione straordinaria – dal 2 luglio 2013 al 2
luglio di quest’anno – per un massimo di 43 lavoratori della Ame Spa (stabilimento produttivo in zona
industriale Cosa) e per un’altra unità lavorativa in corso Roma. Questo significa che chi ha avuto
l’anticipo della cassa tramite le Bcc – la maggior parte dei lavoratori – potrà restituire il dovuto ed
essere comunque coperto dagli ammortizzatori fino alla prossima estate. Mentre i pochi lavoratori che
non hanno potuto godere di questo benefit, potranno tirare un sospiro di sollievo. Questa sembra la
settimana decisiva per la realtà produttiva spilimberghese che è ripartita in formato ridotto – con
un’impresa che dà lavoro a circa cinquanta unità – grazie al nuovo partner e che è in attesa
dell’omologa del concordato, un’operazione validata già lo scorso settembre dal commissario
giudiziale e resa solida dalle garanzie del nuovo partner. Il progetto di rilancio, infatti, prevede l’affitto
d’azienda (con prelazione sull’acquisto) e l’ingresso nella compagine di Ame della Ikf, una società di
investimento quotata alla Aim Italia. La company aveva ufficializzato, la scorsa estate, la costituzione
di una newco controllata al 70 per cento, titolare di un contratto d’affitto del ramo d’azienda del
Gruppo Sintesi operante nel settore dell’arredamento con i marchi Sintesi, Bbb, Cabas, Montina, Bum e
Dmk. Marchi che hanno mantenuto, nonostante la crisi del settore, un valore molto elevato. La cassa
integrazione straordinaria era la misura più urgente per garantire ai lavoratori una prospettiva di medio
periodo nella speranza che la ripresa dei mercati possa riservare, per chi è rimasto casa, una seconda
opportunità di lavoro. La prima udienza del concordato è stata rinvita solo per una ragione formale.
Non sono state infatti presentate in quella sede ragioni ostative per non chiudere l’operazione. Una
premessa che fa ben sperare. Martina Milia
Ex Filatura San Carlo, il futuro resta incerto
PINZANO AL TAGLIAMENTO Slitta l'udienza per l'omologa del concordato presentato dall'ex
Filatura San Carlo di Pinzano al Tagliamento e le spettanze arretrate restano quindi ancora vincolate. Il
posticipo è dettato da ritardi del tribunale che segue la vertenza, ossia quello di Teramo, città in cui è
ubicato il sito produttivo più grande del gruppo, l’Industria tessile del Vomano (Itv), di proprietà della
famiglia Gnutti, che nel 2009 ha rilevato lo stabilimento di Pinzano. Si resta, quindi, in attesa del
decreto di ammissione al concordato con continuità d'impresa: le prossime settimane potrebbero essere
decisive per conoscere anche l'entità precisa degli esuberi. Secondo quanto prospettato dalla proprietà
alle forze sociali negli ultimi mesi del 2013, le eccedenze di organico dovrebbero riguardare una decina
dei 47 lavoratori di Pinzano. Il piano di ristrutturazione aziendale, però, ha subito delle modifiche, che
verranno dettagliate a breve: è quindi troppo presto per parlare di numeri. Come già annunciato,
comunque, al di là degli esuberi, il progetto prevede il ripianamento del debito e la continuazione
dell’attività. Il concordato punta ad una ristrutturazione dell’impresa in entrambi i siti produttivi,
friulano e abruzzese (176 lavoratori). Una volta ottenuto il decreto di ammissione, verranno svincolate
anche le spettanze che i lavoratori attendono da tempo: restano da liquidare un residuo relativo a luglio
(circa tre settimane) e alcune rate della tredicesima. La proprietà, comunque, sta provvedendo al
pagamento regolare delle altre mensilità: la situazione viene costantemente monitorata dalle
organizzazioni sindacali. Altra partita legata al via libera del tribunale di Teramo è quella inerente alla
cassa integrazione straordinaria: l’ok al concordato consentirà di garantire ai dipendenti la possibilità di
usufruire della cassa integrazione straordinaria per un anno. L'ammortizzatore verrà utilizzato a
rotazione. Una partita importante, tenuto conto che il quarto anno di contratti di solidarietà, l'ultimo a
disposizione dell'azienda, scadrà il 31 marzo. L’ex Filatura San Carlo, che opera prevalentemente nel
settore della jeanseria (tra i principali committenti figura la Diesel), vive una situazione di difficoltà
ormai da alcuni anni. Le motivazioni alla base di questo momento critico sono analoghe a quelle che
hanno messo in ginocchio altre realtà del territorio, dal calo degli ordini e quindi dei volumi produttivi
alla stretta nell’accesso al credito. Giulia Sacchi