MESSAGGERO VENETO – giovedì 13 febbraio 2014 (Gli articoli di questa rassegna, dedicata esclusivamente ad argomenti di carattere economico e sindacale, sono scaricati dal sito internet del quotidiano. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti) Indice articoli REGIONE (pag. 2) E’ crisi nera per oltre 13 mila tute blu Hosta Italia, sciopero sospeso. Ma resta lo stato di agitazione La proprietà vuole chiudere la Detroit: in 140 a rischio Agli allevatori 47 cent al litro per il latte UDINE (pag. 5) Weissenfels, s’indaga sulle ritenute Evraz Palini Bertoli, assemblea dei lavoratori PORDENONE (pag. 6) Electrolux, Porcia si tinge di giallo Europeo, slitta la sentenza sul concordato preventivo Sintesi, c’è il decreto per la Cig. Oggi l’udienza per il concordato Ex Filatura San Carlo, il futuro resta incerto REGIONE E’ crisi nera per oltre 13 mila tute blu UDINE Le tute blu coinvolte in regione dalla crisi, in decine di aziende, sono oltre 13 mila. A fare i conti, ieri a Magnano in Riviera, è stata la Fim Cisl nel corso di un direttivo interamente dedicato ai temi della recessione e degli impatti, pesanti, che questa continua ad avere sulla regione. Parola del segretario generale di Fim Fvg, Sergio Drescig: «Siamo molto preoccupati. La ripresa non c’è e per ora nemmeno s’intravvede. I lavoratori in crisi sono oltre 13 mila (al netto di tutte le piccole imprese non sindacalizzate), la disoccupazione giovanile galoppa». Stante all’impietosa istantanea scattata dalla Cisl, ormai la crisi è diffusa e non c’è territorio a esserne rimasto esente o immune. Naturalmente soffrono le due province che vantano la presenza maggiore d’insediamenti industriali, vale a dire Udine e Pordenone. Di qua e di là del Tagliamento. Ci vogliono svariate mani per contare le crisi d’impresa aperte. Anche a volersi concentrare solo sulle maggiori l’elenco è lungo e annovera nomi di peso tra cui, in provincia di Udine, Dynamic Technologies (ex Raco), Mangiarotti, Italricambi, Palini&Bertoli, De Longhi Rhoss, Insiel Mercato, e ancora, passando al Pordenonese, Nidec, Iacuzzi, Farid Divisione Moro, Lavorazioni Inox. Imprese che per far fronte al periodo hanno ricorso chi alla cassa integrazione straordinaria, chi ai contratti di solidarietà, chi all’estrema ratio della messa in mobilità. Trieste e Gorizia non sono immuni alla malattia. Anzi. «Pagano un prezzo altissimo – ha detto ieri Drescig - se si considera che solo ieri alla Ferriera di Servola è stata firmata la cassa integrazione per 285 dipendenti e che la Carraro di Gorizia è passata nel giro di qualche anno da 200 addetti a una settantina, una riduzione drastica». «Abbiamo un fardello di 13 mila lavoratori che hanno il posto di lavoro a rischio, che non sappiamo se rientreranno mai nei cicli produttivi – ha proseguito il numero uno di Fim Cisl del Friuli Venezia Giulia -. E’ vero che oggi non sono tutti a casa a zero ore, ma è altrettanto vero che quando la ripresa finalmente arriverà vedrà le imprese assestarsi più in basso rispetto a un tempo, con tutto ciò che ne consegue in termini di possibilità di ricollocazione per le maestranze». Lo sguardo va naturalmente alla Regione. Alla possibilità d’intervenire con solide politiche attive del lavoro e con concrete politiche industriali perché «tappare i buchi e giocare in difesa non basterà», ha detto ancor Drescig incalzando la giunta Serracchiani, «che, lo riconosco, sta facendo il possibile, sta gestendo una grande emergenza, ma dovrà al più presto dar fiato a politiche attive del lavoro e a un piano industriale, oggi assente, che faccia perno sul settore manifatturiero». Che consenta di ricollocare quanti sono usciti dai cicli produttivi causa la crisi, ma anche di far entrare i tanti giovani – 4 su 10 – che sono disoccupati. Drescig avanza una proposta: «Facciano una norma in base alla quale le imprese che assumono under 40 non pagano le tasse per due anni. Non possiamo continuare a mettere soldi solo sugli ammortizzatori sociali quando la disoccupazione giovanile viaggia da tempo a doppia cifra e ormai ha toccato il 40%, una cifra inimmaginabile solo qualche anno addietro». A Magnano in Riviera, quindi a Porcia nel primo pomeriggio, ieri è intervenuto anche il segretario nazionale di Fim Cisl, Giuseppe Farina, che a proposito della vertenza Electrolux ha auspicato il tavolo previsto al Mise (Ministero dello Sviluppo economico retto da Flavio Zanonato, ndr), la prossima settimana, possa essere determinante al fine di verificare l’impegno dell’azienda a cambiare il piano industriale con nuovi investimenti e con la conferma di tutti e quattro gli stabilimenti italiani. «Mi auguro tutto questo venga confermato – ha dichiarato Farina - e possa finalmente iniziare una trattativa sulla gestione della crisi e sullo sviluppo di Electrolux nel nostro Paese». Maura Delle Case Hosta Italia, sciopero sospeso. Ma resta lo stato di agitazione DIGNANO Lo stato di agitazione resta, lo sciopero è invece sospeso. I dipendenti di “Hosta Italia”, in accordo con il sindacato, l’avevano proclamato giorni addietro in segno di protesta per i 4 licenziamenti individuali formalizzati a sorpresa dall’azienda. Ieri, nel giorno in cui l’astensione dal lavoro avrebbe dovuto cominciare, le maestranze hanno scelto invece di congelarla sull’onda dell’apertura giunta in extremis dall’azienda. «Che si è dichiarata disponibile, per bocca del suo avvocato, ad aprire un tavolo di confronto sindacale per cercare soluzioni alternative ai licenziamenti individuali», ha fatto sapere ieri Saverio Scalera di Flai Cgil Udine. Un incontro tra parti sociali e impresa (che produce grissini) si terrà nei prossimi giorni, ma il sindacalista tiene a mettere qualche puntino sulle “i”. Specie riguardo al ruolo giocato fin qui dalla Confindustria provinciale che secondo Scalera ha «brillato solo per la sua assenza». «Appresa la notizia dei 4 licenziamenti – dichiara il sindacalista – Flai ha contattato immediatamente l’associazione che oltre a dichiarare di non esser stata messa al corrente delle decisioni aziendali, aggiungeva di non essere intenzionata a intervenire presso una sua associata dando per scontato, senza aver effettuato verifiche, non esserci alcuno spazio». Scalera conclude provocatorio: «A cosa serve un’associazione che, a differenza del passato, oggi svolge funzioni di semplice assistenza, in molti casi neanche nel rispetto di quanto previsto dai contratti nazionali?». Tornando alla vertenza, il sindacato ribadisce che «i licenziamenti sono un fulmine a ciel sereno, formalizzati senza una preliminare comunicazione alle parti sociali e senza che fin qui, in azienda, vi sia stata la percezione di una situazione di crisi». (m.d.c.) La proprietà vuole chiudere la Detroit: in 140 a rischio RONCHI DEI LEGIONARI Il nuovo piano industriale della De Rigo Refrigeration – azienda veneta leader nella produzione di macchine per la refrigerazione – prevede la chiusura dello stabilimento Detroit di Ronchi. E’ quanto emerso ieri nel corso di un incontro tra i responsabili della struttura ronchese e le rappresentanze sindacali, che da lunedì presidiano la fabbrica bloccando l’uscita della merce. «L’azienda intende chiudere lo stabilimento di Ronchi e concentrare la produzione nella sede centrale di Sedico – spiega al termine del vertice ospitato nella sede goriziana di Confindustria il delegato Rsu Fiom Ivan Rizzolo -. Noi chiediamo che l’eventuale vendita del sito produttivo comprenda l’assorbimento dei 140 lavoratori oggi impegnati nella fabbrica isontina». Per oggi è previsto un nuovo incontro tra le parti, mentre prosegue senza soluzione di continuità il presidio dei lavoratori all’esterno dell’azienda. Intanto, il vice presidente della Regione Sergio Bolzonello, e l’assessore al Lavoro Loredana Panariti, hanno chiesto di incontrare urgentemente la proprietà della De Rigo Refrigeration «al fine di individuare soluzioni che consentano il mantenimento dell’attività industriale e dei livelli occupazionali». Sulla questione è intervenuto anche il consigliere regionale di Sel Alessio Gratton, che ha annunciato la presentazione di una mozione «con la quale chiederò che anche Detroit venga inserita nel tavolo del “bianco” con il Governo, seppure il margine temporale sia molto ridotto. È evidente ormai la crisi del settore: se non viene messo a sistema c’è il pericolo di un rischiosissimo effetto a catena». Christian Seu Agli allevatori 47 cent al litro per il latte BASILIANO Esuberi, oltre a quelli già formalizzati nell’ambito dell’accordo sindacale già sottoscritto, non ce ne saranno. Anzi. Con la ripresa del fatturato, la previsione è di assumere. E ancora, con effetto retroattivo dal primo gennaio, il litro di latte agli allevatori sarà remunerato al prezzo di mercato. Quello pagato oggi agli ex soci Aprolaca: 42,5 centesimi, più Iva, più la qualità. Somma totale: 47 centesimi. Infine, rilanciare l’azienda rivedendone tutte le linee gestionali, investendo in management, in strutture produttive, in nuovi prodotti, in radicamento sul territorio e ancora in promozione e rete commerciale. Questa la sostanza del piano industriale messo a punto dal Consorzio agrario del Friuli Venezia Giulia per Latterie friulane che ieri pomeriggio, dopo una corsa no stop durata 13 giorni, è stato approvato dal consiglio di amministrazione dell’azienda di Basiliano per poi essere spedito ai vertici della Coop di Campoformido. «Nessun anticipo, dunque. Il piano dovrà ora essere validato per poi essere illustrato sabato al Cda, quindi all’assemblea dei soci dove interverranno direttamente i vertici del Consorzio», ha fatto sapere nel pomeriggio il direttore generale di Latterie Franco Odorico, precisando, rispetto alle dichiarazioni rilasciate dai vertici di Basiliano in queste ore, che «Latterie friulane non ha beneficiato di alcun contributo pubblico a sostegno dei 5 milioni d’investimenti realizzati negli ultimi anni». Dopo 13 giorni di lavoro no stop, ieri sera Dario Ermacora e Oliviero Della Picca, rispettivamente presidente e direttore generale del Consorzio, hanno potuto tirare un sospiro di sollievo. «Siamo convinti d’aver fatto un buon lavoro – ha affermato Ermacora -. Abbiamo l’occasione, irripetibile, di creare in Fvg un’aggregazione con un potenziale di fatturato da 250 milioni di euro e strutturare una filiera unica, d’innovare processi e prodotti, di garantire e se possibile aumentare con il tempo l’occupazione, di dar soddisfazione agli allevatori che, e ritengo questo il punto più importante, con noi continuerebbero ad avere il controllo della loro azienda». Se il progetto di fusione tra Consorzio e Latterie andasse in porto, gli allevatori conferenti balzerebbero a quota 300 con un tesoretto in termini di latte pari a 750 mila quintali l’anno, il 35% di quello prodotto in regione. «E’ un’occasione unica», ha ribadito dal canto suo anche il direttore Della Picca, che da fine conoscitore del settore ha arricchito di progettualità e visione strategica il piano. «L’obiettivo – ha spiegato - è quello di non dismettere alcuna delle attuali produzioni, salvo in parte lo yogurt, bensì di potenziare la gamma dei prodotti, scommettendo su una nuova linea a base di latte di pezzata rossa, che solo il Fvg può permettersi, e investire in impianti, penso al porzionamento e confezionamento del Montasio, sulla scia di quanto già fatto (con successo) da Grana Padano e Parmigiano Reggiano». Esuberi? «Non più di quelli previsti dall’accordo dell’anno passato. La previsione è che nel giro di un triennio il fatturato di Latterie possa tornare a 70 milioni di euro e con il crescere del giro d’affari cresceranno anche produzioni, occupazione, soddisfazione economica per i soci. Il progetto – ha concluso Della Picca passa dalla strutturazione della filiera e da un forte radicamento sul territorio. Da prodotti che arrivino, certificati e tracciati, al consumatore. Sempre più nazionale e internazionale». Maura Delle Case UDINE Weissenfels, s’indaga sulle ritenute di Luana de Francisco TARVISIO Lavoratori senza contributi previdenziali e assistenziali. Così, per undici mensilità di fila, nel periodo immediatamente precedente alla messa in liquidazione dell’azienda. Ossia, della Weissenfels Tech-Chain spa di Tarvisio. È la segnalazione arrivata l’altro giorno sui tavoli della Procura di Udine da parte della direzione provinciale dell’Inps. Ed è il punto di partenza dell’inchiesta che la magistratura avvierà a breve, per verificare la sussistenza di eventuali responsabilità penali in capo alla società. La violazione contestata è quella prevista dal decreto legge 463 del 1983 sull’omesso versamento delle ritenute assistenziali e previdenziali operate sulle retribuzioni dei lavoratori. Stando all’accertamento condotto dagli ispettori dell’Inps attraverso una serie di controlli incrociati, il contributo dovuto ammonta a quasi 150 mila euro. La presunta omissione si riferisce al periodo compreso tra il novembre del 2011 e l’ottobre del 2012. Quello contestato alla Weissenfels Tech-Chain spa è soltanto l’ultimo degli innumerevoli casi di mancato versamento dei contributi, rilevati nel corso dell’attività di controllo dell’Inps e di volta in volta denunciati alla Procura. Da qualche anno, i fascicoli relativi a procedimenti penali analoghi a questo rappresentano una buona fetta del lavoro trattato quotidianamente nelle aule del tribunale di Udine e del resto d’Italia. E a “inciampare” in questo reato sono imprenditori di tutte le dimensioni: dalle ditte individuali alle ben più estese spa. La Weissenfels Tech-Chain, ora in liquidazione, ha appena ripreso l’attività produttiva, con l’affitto del ramo d’azienda all’austriaca Pewag, che ha già riassorbito 60 degli 84 dipendenti della società di Tarvisio. Altri 20 torneranno al lavoro a partire da marzo e gli ultimi quattro in aprile. Evraz Palini Bertoli, assemblea dei lavoratori SAN GIORGIO DI NOGARO Assemblea dei lavoratori della Evraz Palini e Bertoli, martedì 18 febbraio, alle 15, nella sala consiliare del Comune di San Giorgio di Nogaro, indetta dai sindacati di Cisl, Cgil e Uil, presente il sindaco Pietro Del Frate, per fare il punto della situazione in vista dell'incontro di fine mese con l'amministratore delegato di EPB, Dmitrij Scuka. C'è molta attesa tra i lavoratori per quello che dirà in quella data l'ad Dmitriy Scuka, soprattutto in merito a quelli che saranno i dati di Eurofer (mercato di settore) di inizio anno, dai quali si capirà se lo stabilimento friulano e i suoi 146 addetti, ritornerà a essere produttivo. Ricordiamo che lo stabilimento EPB di San Giorgio, fino al 2012, era una delle più grandi realtà produttive del centro nord Italia, con 500 mila tonnellate all’anno di lastre prodotte. In novembre, l'ad, Dmitrij Scuka, aveva ribadito che il futuro dell'impianto sangiorgino è legato alle verifiche di mercato relative ai dati Eurofer di dicembregennaio: se questi dati risulteranno positivi si potrebbe ripartire con la produzione a ritmo ridotto a marzo 2014 e arrivare in qualche mese a regime; se saranno negativi, continuerà la cassa integrazione straordinaria. Come si ricorderà i 146 dipendenti della Palini e Bertoli, azienda che fa capo al Gruppo Evraz del magnate russo Roman Abramovic, sono dal 29 novembre in cassa integrazione straordinaria per un anno, ma in realtà l'impianto siderurgico è chiuso dal 19 agosto 2013. Le cause sono legate alla congiuntura del settore: il gap tra il prezzo delle bramme, il principale materiale grezzo di partenza, e le lamiere, che sono il prodotto dell'impianto di San Giorgio, si è così assottigliato che non si è riusciti a coprire più i costi, andando in perdita. Ricordiamo che è nello stabilimento della EPB di San Giorgio, che per la prima volta si è parlato di taglio agli stipendi (ipotesi che ora avanza anche Electrolux): infatti il management aveva proposto una decurtazione del 10% ai salari, proposta subito cassata dal sindacato e dai lavoratori stessi. L'azienda ha sempre smentito quanti l'accusavano di aver spostato le produzioni nella Repubblica Ceca, in quanto i prodotti in portafoglio e le tecnologie di produzione delle due aziende sono differenti e, quindi, non è possibile dirottare la produzione di EPB (Italia) a Evraz Vitkovice Steel (Cechia) o viceversa. Francesca Artico PORDENONE Electrolux, Porcia si tinge di giallo PORCIA Porcia si tinge di giallo, il colore della Zanussi. La comunità si stringe attorno alla “sua” fabbrica, perché in quasi ogni famiglia almeno una persona ha lavorato o è ancora impiegato nello stabilimento che Electrolux ha posto sotto investigazione. Con l’iniziativa “Seimila bandiere giallo Zanussi”, promossa dal locale circolo del Pd e abbracciata da tutte le parti politiche, l’obiettivo è che alla finestra o balcone di ogni casa di Porcia venga esposto un drappo con la scritta “Electrolux non si spegne”. Un segnale tangibile da parte della gente per esprimere solidarietà ai lavoratori impegnati nei presidi, sostenendo la loro lotta, ma anche per rivendicare un senso di attaccamento e appartenenza a quella che gli abitanti di questo comune sentono come la “propria” fabbrica, una realtà profondamente intrecciata con la storia socio-economica del loro territorio. Alcune decine di bandiere sono già state distribuite da parte dei consiglieri del Pd nel corso di un recente incontro con il vicepresidente regionale Sergio Bolzonello proprio sul tema della vertenza Electrolux, altre saranno consegnate domani mattina in occasione del mercato settimanale, altre ancora davanti ai supermercati: la volontà è di portare il giallo Zanussi in ogni angolo del territorio purliliese, arrivando a coinvolgere anche i comuni limitrofi. Un gesto semplice, che dà però il senso di quanto questa realtà produttiva sia parte irrinunciabile della vita, passata e presente, di tante persone che hanno contribuito, lavorando nelle linee produttive di Rex prima, di Zanussi e infine di Electrolux, a far crescere la provincia di Pordenone. Persone che non riescono ad accettare le ragioni di una multinazionale svedese che sta pensando di mettere i sigilli alla fabbrica, quella stessa fabbrica che gli operai difendono strenuamente al grido di “Noi siamo la Zanussi”. «Ogni cittadino – osservano gli organizzatori – deve sentirsi parte in causa e influire sulle trattative di questa vertenza». L’invito ai cittadini è di esporre la bandiera (che può essere realizzata anche “in casa”), fotografarla e postare l'immagine sulla pagina facebook dedicata, dal titolo “Electrolux non si spegne”, per far crescere anche sul web la solidarietà. Recentemente, sempre sul noto social network, è nato anche il gruppo “Sei della Zanussi Electrolux se...”, cresciuto sino a toccare quota 480 utenti. Sono tante e differenti le iniziative nate a supporto della causa dei lavoratori dello fabbrica, da parte del mondo politico (locale e non solo), ma anche delle persone “comuni”. Dalle testimonianze sul web, agli striscioni e bandiere, sino ai cittadini che fanno visita agli operai impegnati giorno e notte nei presidi, portando loro qualcosa da mangiare o anche solo una parola di conforto: queste le manifestazioni d’affetto e vicinanza di un territorio che si riscopre unito e solidale in nome di una causa comune, la difesa non solo del diritto a un posto di lavoro, ma di un pezzo della propria storia. Miroslava Pasquali Europeo, slitta la sentenza sul concordato preventivo PRATA Mobilificio Europeo: lavoratori in ansia per la sentenza del tribunale fallimentare di Treviso. Sentenza che era attesa ancora per la settimana scorsa, ma che è slittata in avanti, pare a seguito di una richiesta del tribunale di integrazione alla documentazione presentata dalla proprietà dell’azienda. I circa 200 lavoratori attendono con trepidazione la sentenza che avrà conseguenze dirette sulla loro situazione e sul loro futuro. Il tribunale deve infatti esprimersi in maniera definitiva sull’accettazione o meno dell’accordo di concordato preventivo richiesto dall’azienda: nel caso non venisse accettato, sarebbe decretato il fallimento aziendale. Secondo quanto filtrato dall’ultima riunione tenutosi a Roma nella sede del ministero dello Sviluppo economico, l’azienda avrebbe presentato un piano concordatario con il pagamento del 32% dei crediti vantati dai fornitori e sarebbe apparsa fiduciosa per quanto riguarda l’approvazione da parte del tribunale. I lavoratori sono sulle spine: un concordato preventivo permetterebbe infatti di stipulare un nuovo accordo di cassa integrazione straordinaria per un anno, allungando così i tempi coperti dagli ammortizzatori sociali, nella speranza di trovare nel frattempo un altro posto di lavoro. Con il fallimento si aprirebbe un altro scenario, ma i sindacati che seguono l’azienda sono pronti ad attivarsi in ogni caso al fine di ottenere la maggior copertura sociale prevista dalla legge per i lavoratori. In ogni caso, si andrà ad una nuova asta, nella speranza che qualche imprenditore si faccia avanti anche per rilevare soltanto un ramo d’azienda e magari anche qualche posto di lavoro. L’approvazione del concordato preventivo aprirebbe senz’altro lo scenario più favorevole ai lavoratori. Come i sindacalisti hanno prospettato appena si è aperto lo spiraglio concordatario, avrebbero la possibilità di ridiscutere a Roma l’approvazione della cigs per un altro anno, allungando in questo modo il periodo di ammortizzatore sociale di circa sette mesi, dato che attualmente la cigs approvata per i lavoratori di Europeo scade a luglio di quest’anno. In attesa di risolvere i problemi contigenti, mettere insieme il pranzo con la cena e pagare le spese vive, i lavoratori sperano ancora nel miracolo: trovare un imprenditore o una cordata di imprenditori che voglia investire e rilanciare il mobilificio Europeo, chiuso ormai dall’agosto scorso. Il mobilificio Europeo contava 220 lavoratori su tre sedi: Cessalto, dove è fissata la sede legale del gruppo, Motta di Livenza e Prata, in via Pellico, dove era rimasto un piccolo reparto di verniciatura. Claudia Stefani Sintesi, c’è il decreto per la Cig. Oggi l’udienza per il concordato SPILIMBERGO Il decreto è arrivato. Nel giorno dell’udienza dell’omologa per il concordato del gruppo Ame (ex Sintesi) arriva la notizia che i lavoratori di Spilimbergo attendono da mesi: il ministero del Lavoro (attraverso la direzione generale per le politiche attive e passive), ha autorizzato la cassa integrazione straordinaria per un anno, a partire dalla richiesta degli ammortizzatori sociali (presentata il 29 luglio del 2013). Un’ottima notizia per la quarantina di ex dipendenti che attendono dallo scorso luglio. Il decreto, firmato martedì dal direttore del servizio Salvatore Pirrone e trasmesso ieri all’azienda, prevede il riconoscimento della cassa integrazione straordinaria – dal 2 luglio 2013 al 2 luglio di quest’anno – per un massimo di 43 lavoratori della Ame Spa (stabilimento produttivo in zona industriale Cosa) e per un’altra unità lavorativa in corso Roma. Questo significa che chi ha avuto l’anticipo della cassa tramite le Bcc – la maggior parte dei lavoratori – potrà restituire il dovuto ed essere comunque coperto dagli ammortizzatori fino alla prossima estate. Mentre i pochi lavoratori che non hanno potuto godere di questo benefit, potranno tirare un sospiro di sollievo. Questa sembra la settimana decisiva per la realtà produttiva spilimberghese che è ripartita in formato ridotto – con un’impresa che dà lavoro a circa cinquanta unità – grazie al nuovo partner e che è in attesa dell’omologa del concordato, un’operazione validata già lo scorso settembre dal commissario giudiziale e resa solida dalle garanzie del nuovo partner. Il progetto di rilancio, infatti, prevede l’affitto d’azienda (con prelazione sull’acquisto) e l’ingresso nella compagine di Ame della Ikf, una società di investimento quotata alla Aim Italia. La company aveva ufficializzato, la scorsa estate, la costituzione di una newco controllata al 70 per cento, titolare di un contratto d’affitto del ramo d’azienda del Gruppo Sintesi operante nel settore dell’arredamento con i marchi Sintesi, Bbb, Cabas, Montina, Bum e Dmk. Marchi che hanno mantenuto, nonostante la crisi del settore, un valore molto elevato. La cassa integrazione straordinaria era la misura più urgente per garantire ai lavoratori una prospettiva di medio periodo nella speranza che la ripresa dei mercati possa riservare, per chi è rimasto casa, una seconda opportunità di lavoro. La prima udienza del concordato è stata rinvita solo per una ragione formale. Non sono state infatti presentate in quella sede ragioni ostative per non chiudere l’operazione. Una premessa che fa ben sperare. Martina Milia Ex Filatura San Carlo, il futuro resta incerto PINZANO AL TAGLIAMENTO Slitta l'udienza per l'omologa del concordato presentato dall'ex Filatura San Carlo di Pinzano al Tagliamento e le spettanze arretrate restano quindi ancora vincolate. Il posticipo è dettato da ritardi del tribunale che segue la vertenza, ossia quello di Teramo, città in cui è ubicato il sito produttivo più grande del gruppo, l’Industria tessile del Vomano (Itv), di proprietà della famiglia Gnutti, che nel 2009 ha rilevato lo stabilimento di Pinzano. Si resta, quindi, in attesa del decreto di ammissione al concordato con continuità d'impresa: le prossime settimane potrebbero essere decisive per conoscere anche l'entità precisa degli esuberi. Secondo quanto prospettato dalla proprietà alle forze sociali negli ultimi mesi del 2013, le eccedenze di organico dovrebbero riguardare una decina dei 47 lavoratori di Pinzano. Il piano di ristrutturazione aziendale, però, ha subito delle modifiche, che verranno dettagliate a breve: è quindi troppo presto per parlare di numeri. Come già annunciato, comunque, al di là degli esuberi, il progetto prevede il ripianamento del debito e la continuazione dell’attività. Il concordato punta ad una ristrutturazione dell’impresa in entrambi i siti produttivi, friulano e abruzzese (176 lavoratori). Una volta ottenuto il decreto di ammissione, verranno svincolate anche le spettanze che i lavoratori attendono da tempo: restano da liquidare un residuo relativo a luglio (circa tre settimane) e alcune rate della tredicesima. La proprietà, comunque, sta provvedendo al pagamento regolare delle altre mensilità: la situazione viene costantemente monitorata dalle organizzazioni sindacali. Altra partita legata al via libera del tribunale di Teramo è quella inerente alla cassa integrazione straordinaria: l’ok al concordato consentirà di garantire ai dipendenti la possibilità di usufruire della cassa integrazione straordinaria per un anno. L'ammortizzatore verrà utilizzato a rotazione. Una partita importante, tenuto conto che il quarto anno di contratti di solidarietà, l'ultimo a disposizione dell'azienda, scadrà il 31 marzo. L’ex Filatura San Carlo, che opera prevalentemente nel settore della jeanseria (tra i principali committenti figura la Diesel), vive una situazione di difficoltà ormai da alcuni anni. Le motivazioni alla base di questo momento critico sono analoghe a quelle che hanno messo in ginocchio altre realtà del territorio, dal calo degli ordini e quindi dei volumi produttivi alla stretta nell’accesso al credito. Giulia Sacchi
© Copyright 2024 ExpyDoc