MESSAGGERO VENETO – martedì 25 marzo 2014 (Gli articoli di questa rassegna, dedicata esclusivamente ad argomenti di carattere economico e sindacale, sono scaricati dal sito internet del quotidiano. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti) Indice articoli REGIONE (pag. 2) I precari e la Fiom, ecco i nodi della Cgil (2 articoli) Latterie, si decide la cassa UDINE (pag. 4) «Centrale unica del 118 per un servizio migliore» Caso Romanello, dipendenti esasperati «Bonifiche, gestione fallimentare» PORDENONE (pag. 6) Unindustria a Serracchiani: ecco la ricetta per la ripresa Amarezza all’Ideal Standard, flebili speranze in una coop Scioperi a sorpresa nella futura strategia dei sindacati a Porcia Europeo, a Roma la firma per un altro anno di cig Sanità, Carli in Regione. Sindaci furiosi REGIONE I precari e la Fiom, ecco i nodi della Cgil di Domenico Pecile UDINE Franco Belci succederà a se stesso alla guida regionale della Cgil. In realtà, il suo mandato scadrebbe tra due anni, ma essendo stato nominato “in corsa” tra due assise dovrà essere rieletto. Non avrà competitors. Dunque, segretario, assisteremo a un’elezione bulgara? «Mah, non credo sarà bulgara perché pur non essendoci altre candidature, immagino che ci sarà spazio al dissenso e al dibattito interno. Questo perché su alcuni temi esistono posizioni diverse». Come ad esempio? «C’è una dialettica nazionale che riguarda l’ultimo accordo sul Testo unico sulla rappresentatività. Su questo ci sono perplessità della Fiom che inevitabilmente si riverbereranno sul congresso. Forse ci saranno anche espressioni di voto diversificate, pure su di me». E lei sarà il garante di questo scontro dialettico interno? «Io mi propongo come segretario che interpreta tutte le sensibilità anche se ho le mie idee. Io dovrò garantire, insomma, posizioni diverse». A proposito di posizioni diverse, qual è lo stato del rapporto con il segretario provinciale dell Cisl, Roberto Muradore? Tutto appianato? «Spero di si. Io sono abituato a dibattiti pacati, sereni, senza offese. Se ci sono queste condizioni non vedo ostacoli. Se invece si insiste a voler mantenere i toni alti... Beh, a quel punto il dibattito non sarà con me, ma tra lui e la segreteria della Cgil provinciale». Certo è che la vicenda delle Latterie aveva ammorbato il clima sindacale. «Dopo la vicenda delle Latterie spero davvero che si ponga fine alla turbolenza nei rapporti unitari. Io non ho mai offeso nessuno, né ho mai cercato di buttare in rissa i rapporti. Ecco, in questo auspico reciprocità». Muradore verrà al vostro congresso? «Non lo so. L’interlocutore è Fania. Ma se Muradore venisse ad ascoltare sarei felice». Segretario, cambiamo argomento e addentriamoci nelle sabbie mobili: Comparto unico... «Mi pare che ci sia stata un po’ di mitologia giacchè pare che tutti i mali derivino dal Comparto unico. Ci sono due dati, invece, su cui riflettere. Primo: la rincorsa salariale è chiusa e gli aumenti saranno stabiliti dalla Corte del Conti. Secondo: nel Protocollo d’intesa tra le parti, che qualcuno considera fumo, c’è un punto importante e cioè quello di utilizzare la competenza primaria della regione in materia di ordinamento degli enti locali con l’obiettivo di riconvertire l’apparato pubblico cercando di renderlo attrattivo per il territorio attraverso semplificazione ed efficienza. Ma questo presuppone due cose». Prego... «Un grande piano di formazione e il fatto che i dipendenti pubblici capiscano che a loro chiediamo un impegno supplementare perché devono recuperare il senso dell’importanza del loro lavoro». La Formazione, dice, ma non certo quella messa in campo negli ultimi decenni. «Non saprei. Certamente la Formazione serve se non ha contenuti generici e se davvero orienta verso l’occupazione». Torniamo al Comparto. Si riferiva all’economista e docente universitario Mattioni quando ha ricordato i commenti negativi sul Protocollo? «Mattioni aveva detto che il Protocollo è aria fritta». Lei, invece? «Gli rispondo che coi documenti non si modifica la realtà. Ma nella fattispecie c’è un’inversione di tendenza nel senso che prima il Comparto ha perseguito una corsa salariale, mentre ora l’obiettivo è usarlo per le motivazioni originali: adattare la macchina pubblica delle esigenze del territorio». Perchè i sindacati si occupano tanto dei garantiti e tralascia quelli che non hanno rappresentanza e i precari? «Non è vero. Quando hai 9 milioni di disoccupati vorrei capire chi sono i garantiti». Quelli del pubblico impiego, ad esempio. «La normativa garantisce il posto di lavoro a meno che non si facciano licenziare. E chi dice che non si può licenziare sbaglia. C’è un vigile di Trieste che era assenteista ed è stato licenziato». Eccezioni, mi creda. Ma facciamo che i non garantiti siano quelli senza lavoro, i precari istituzionalizzati e i senza tessera sindacale. «Sì, questo sì. Quando nelle fabbriche capita di avere contati con i precari e proponiamo loro di organizzarsi scattano le titubanze. E difficile organizzare collettivamente questo tipo di lavoratore. Vede, Renzi ci accusa di difendere i garantiti e mette in piedi il contratto a tempo determinato. Guardi, il 99% del mio impegno è difendere i non garantiti. Lasciamo stare Electrolux e Ideal Standard e pensiamo ad esempio al precariato diffuso come all’università dove ci sono 50enni. Il nodo è che il precariato non è facilmente intercettabile». In Fvg sono andati persi 20 mila posti di lavoro? È finita l’emorragia? «Si può sperarlo, però non poi bisogna vedere come finiscono alcune grandi vertenza». Come va il tesseramento della Cgil? «Aumentiamo tra gli attivi nonostante la Cassa integrazione e diminuiamo tra i pensionati. Ora si va in pensione molto più tardi e a 67 molti preferiscono dedicarsi ai nipotini». Di Renzi alcune cose le ha già dette prima. La Serracchiani? «Il giudizio è positivo nel senso che la regione ci è stata vicino nelle crisi aziendali. Qualche dubbio c’è rispetto ad alcuni rallentamenti programmatici, ma non quelli ovviamente in parte ascritti a condizioni oggettive come appunto le crisi aziendali». Parliamo di un caso emblematico di ritardo. «La Sanità. Vogliamo che il processo riformatore vada avanti. Abbiamo l’impressione che ci una difficoltà ad affrontare alcuni punti caldi. A Gemona le dimissioni in blocco del circolo dl Pd quando si è parlato di riorganizzare l’ospedale è paradigmatico». L'appuntamento giovedì e venerdì al centro Balducci Due giorni di lavori per 228 delegati, in rappresentanza di una platea di 113mila iscritti, di cui 51mila lavoratori inattivi, stabili nonostante la crisi. Questi i numeri del congresso Cgil, che si riunirà giovedì 27 e venerdì al centro Balducci di Zugliano. Si chiude così una tornata congressuale che in Fvg ha visto svolgersi 875 assemblee, (partecipazione di oltre 23mila iscritti, più di un quinto della base associativa). Rinnovati i vertici provinciali e regionali di dieci categorie. Latterie, si decide la cassa CAMPOFORMIDO L’esame congiunto per l’attivazione della cassa integrazione straordinaria alle Latterie friulane torna oggi sul tavolo del Ministero del Lavoro, a Roma, dove le parti sociali (compresa la Cgil che due settimane fa non aveva firmato), stando alle ultime evoluzioni, dovrebbero dare unitariamente il via libera all’ammortizzatore. La cassa viene chiesta per 104 lavoratori per 12 mesi, rinnovabile per ulteriori 12 in caso di rioccupazione entro il primo anno di almeno il 30% della forza lavoro interessata dall’ammortizzatore. Scaduto il periodo, il gruppo Granarolo che nel frattempo avrà portato a termine l’operazione di fusione con Latterie friulane, stima 84 esuberi, 5 in meno rispetto alla precedente proposta grazie all’impegno preso dal colosso emiliano a mantenere attiva una linea di yogurt. Resta invece confermata la volontà di dismettere la produzione di mozzarella e ricotta, scelta che sostanzia la causale della Cigs chiesta appunto per cessazione di attività nei due reparti. La cooperativa si è impegnata ad anticipare le spettanze della cassa così come a elevarne il trattamento economico, nel migliore dei casi (si parla di lavoratori che già in solidarietà al 90% dovessero ora accettare d’essere posti in mobilità) fino ai livelli del precedente contratto. La partita di oggi, che nel recente passato ha visto le sigle sindacali in particolare di Fai Cisl e Flai Cgil assumere posizioni di forte contrasto, tanto da arrivare alla rottura del fronte sindacale, dovrebbe ormai essere scontata. Così almeno dopo la decisione, presa dai lavoratori di Cgil, di firmare l’accordo di cassa, opzione certamente migliore rispetto alla prospettiva di una messa in liquidazione della società rispetto alla quale i soci erano più che pronti avendola votata, ricordiamolo, durante l’ultima assemblea. Dunque oggi dovrebbe andare verso l’epilogo l’intera vicenda di Latterie friulane che negli ultimi mesi è stata al centro di dibattiti, prese di posizione e raccolte di firme. Maura Delle Case UDINE «Centrale unica del 118 per un servizio migliore» di Anna Rosso La Regione Friuli Venezia Giulia nei giorni scorsi ha dato il via libera alla realizzazione della centrale unica del 118. Dall’autunno del 2015 la gestione delle emergenze sanitarie non sarà più competenza di quattro distinti punti di raccolta delle chiamate - una per ogni provincia -, ma di un’unica centrale operativa regionale che troverà spazio a Jalmicco di Palmanova, nello stesso edificio che ospita la Protezione civile. La scorsa settimana la proposta dell’assessore Maria Sandra Telesca ha incassato l’ok della Giunta guidata da Debora Serracchiani. Di questa “unificazione” si parlava già nel lontano 1998, quando il dottor Elio Carchietti dirigeva la centrale del 118 di Udine (ora è responsabile anche dell’Elisoccorso regionale). Ed è lui stesso a spiegare perché «avere un solo punto di riferimento sarebbe un bene, sotto ogni punto di vista». Dottor Carchietti, quando spuntò per la prima volta l’idea di una centrale unica? «Io mi occupo di emergenza, al 118, dal 1996. E ricordo che un paio di anni più tardi, nel 1998, già si cominciava a parlare della possibilità di gestire tutte le richieste di soccorso da un’unica sala operativa per tutto il Friuli Venezia Giulia. Tale ragionamento si basava soprattutto su considerazioni demografiche, ossia sul numero relativamente ristretto di abitanti della Regione». Concretamente, all’epoca, cosa si voleva fare? «In quegli anni non c’era la centrale della Protezione civile a Palmanova e, dunque, si pensava a Udine come sede per via della sua collocazione geografica». Poi, però, sono passati anni e non se n’è fatto nulla... «Già, certe volte sono necessari anni per “digerire” un’idea nuova e, in questo caso è andata proprio così. Per realizzare questo progetto saranno necessari approfondimenti, aggiustamenti e tavoli di confronto, ma non per questo bisogna rinunciare a migliorare». Dottore, lei ha sempre sostenuto la bontà di questo progetto. Quali benefici concreti potrebbe portare ai friulani? «Le persone chiameranno sempre il 118, come prima. Ma il servizio offerto sarà diverso: più omogeneo ed efficiente a fronte di risparmi non indifferenti (la previsione è di 1,1 milioni l’anno, ndr). Risorse che, eventualmente, potranno essere utilizzate per migliorare le dotazioni di mezzi di trasporto e di apparecchiature tecnologiche. Sono questioni, comunque, che si affronteranno in un secondo momento, con i decreti attuativi». Cosa fanno attualmente le nostre quattro centrali? «Ricevono le chiamate di soccorso tramite il numero unico 118; identificano la gravità dell’emergenza segnalata; inviano l’equipaggio sanitario più appropriato e coordinano tutte le forze attivate; allertano le strutture ospedaliere che dovranno ricevere il paziente; se necessario, infine, attivano le forze dell’ordine o i vigili del fuoco». Se il centro di riferimento sarà unico, ci sarà bisogno di meno personale medico e infermieristico... «Sì, giusto. Ma non dimentichiamo che in regione ci sono zone che sono in parte scoperte. Mi riferisco, in particolare, alle aree montane e collinari. Dunque, il personale “risparmiato”, secondo me, potrebbe essere destinato a potenziare le postazioni carenti». Insomma, si sta andando nella giusta direzione? «Secondo me sì, senza alcun dubbio. Sarà necessario solamente un periodo di assestamento, com’è naturale che sia. Alla fine gli infermieri chiamati ad accogliere le richieste di soccorso avranno tutti la stessa formazione ed esperienza e opereranno seguendo lo stesso protocollo (ora non è così). Idem per il personale sanitario. E anche i medici opereranno seguendo le stesse linee guida e si vedranno richiedere gli stessi requisiti formativi. Infine, la distribuzione delle ambulanze sul territorio sarà determinata secondo una strategia globale di interesse regionale. Caso Romanello, dipendenti esasperati CAMPOFORMIDO Se non è il “de profundis”, poco ci manca: la cartiera Romanello è agli sgoccioli. Lo dicono le organizzazioni sindacali, che lanciano un ultimo appello per un tavolo tecnico in extremis. L’imprenditore della società Italcartiere che aveva manifestato l’intenzione di acquistare o affittare lo stabilimento di Basaldella non si è fatto vivo. Sono 130 le famiglie degli operai che si troveranno sul lastrico. «La fiammella che illuminava le ultime speranze per la ripresa della Cartiera verde – dice Paolo Morocutti, segretario provinciale del Slc Cgil – sembra venir meno: dopo mesi di tentativi e rinvii, la situazione di stallo non è variata. Gli animi delle maestranze sono sospesi fra rassegnazione e rabbia. Dopo l’ultima assemblea durante la quale è stata annunciata la mobilità per tutti i dipendenti, prendo atto, assieme al collega Stefano Di Fiore della Fistel Cisl, della frustrazione dei lavoratori per gli inutili 24 mesi di presidio, passati a custodire il sito produttivo nella speranza di sviluppi che potessero rilanciarlo». «Un sito – aggiunge Morocutti – che poteva fregiarsi di essere avanguardia nel settore del riciclo della carta e vantare la professionalità delle sue maestranze. Le quali ora danno sfogo a sentimenti a lungo repressi». Le organizzazioni sindacali, tenendo presente che il 18 giugno si chiude l’ultimo ammortizzatore sociale, hanno interpellato sulla difficile situazione Confindustria e Regione. Ecco le risposte: «Dalla Regione silenzio assoluto – riferisce sconcertato l’esponente della Cgil –, mentre almeno Confindustria, nella persona della dottoressa Maria Grimaldi, ha garantito un tavolo di concertazione, cui parteciperà la stessa organizzazione di categoria, con la Regione e con la società Italcartiere, per chiarire definitivamente se abbia o meno la volontà di rilanciare il sito produttivo». Paola Beltrame «Bonifiche, gestione fallimentare» TORVISCOSA «Quali sono i risultati ottenuti dal commissariamento della Caffaro di Torviscosa? Quanto costa la struttura commissariale? Qual’è lo stato del procedimento di risanamento ambientale e delle bonifiche? E quello delle discariche Caffaro? A che punto è il procedimento per la realizzazione del nuovo cloro soda atteso da due anni?». Questa è la sintesi dell'interrogazione che il consigliere regionale del Pd Mauro Travanut ha presentato alla presidente Debora Serracchiani in merito alla vicenda Caffaro di Torviscosa, ritenendo che il risultato della gestione commissariale delle bonifiche apparirebbe del tutto fallimentare». «La Bassa friulana sta vivendo un momento difficile a causa della crisi economica generale e per alcune situazioni di questo territorio- dice- e la Caffaro si trova in una zona industriale strategica per l’economia della regione. L’inquinamento delle sue aree soggette a bonifica ha contribuito in maniera decisiva a determinare la grave crisi aziendale della società e di quel sito che oggi si sta cercando di rilanciare attraverso soluzioni industriali innovative a basso impatto ambientale e a maggior efficienza energetica. È indispensabile disinquinare e bonificare l’area. Da oltre 4 anni la Caffaro è in Prodi bis e il risultato di questa gestione parrebbe del tutto fallimentare, in quanto non risulterebbe bonificato a oggi neppure un metro quadrato di territorio (area perimetro Sin). Totale il silenzio da parte della Regione in merito. Non si conosce neppure- continua Travanut - lo stato dei procedimenti di risanamento ambientale dell’area Caffaro relativo al progetto di bonifica per il quale il commissario straordinario ha assunto impegni con il Ministero dell’Ambiente; lo stato del previsto accordo di programma tra la Regione e il Ministero dell’Ambiente per l’area dello stabilimento atteso dal 2013; lo stato degli interventi riguardo le discariche Caffaro, impianti che rientrano nella procedura di infrazione comunitaria aperta a carico dell’Italia; lo stato del procedimento di chiusura della discarica Valletta». «Non si conoscono; le iniziative prese in seguito alla relazione Arpa del giugno 2012 sullo stato di contaminazione dell’area in cui si denunciava la presenza diffusa di rifiuti depositati sul suolo o nel sottosuolo; e - conclude - quelle per decontaminare i terreni della macroarea 7, per la quale il commissario ha sottoscritto un impegno di spesa con il Ministero dell’ambiente e lo stato attuale di contaminazione». Francesca Artico PORDENONE Unindustria a Serracchiani: ecco la ricetta per la ripresa Un corposo elenco di questioni alle quali è legata la competitività del territorio pordenonese e della regione, che vanno dalle infrastrutture stradali e ferroviarie alla burocrazia, dal superamento del criterio del massimo ribasso nelle gare d’appalto all’impiego di materiale lapideo per le strade, dall’interporto di Pordenone ai distretti industriali. Di questo si è parlato ieri tra la presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani e la giunta di Unindustria nel corso di un incontro che aveva anche l’obiettivo di offrire il contributo dell’associazione all’azione della Regione. «Le istituzioni della rappresentanza giustificano la loro esistenza se elaborano proposte e propongono rapidamente soluzioni», ha spiegato Michelangelo Agrusti ricordando il piano straordinario “Pordenone laboratorio per una nuova competitività industriale” elaborato da Unindustria «per contrastare l’idea di un declino dell’identità industriale e produttiva del territorio e non per tagliare i salari. Il nostro obiettivo è, semmai e piuttosto, la rinascita di una nuova manifattura che si regga su presupposti essenziali tra cui il recupero della competitività». Quindi ha parlato dei distretti industriali, rispetto ai quali la Regione sta lavorando al loro superamento, illustrando il modello “a filiera” per le aree dell’abitare sostenibile, agroalimentare, cantieristica e meccanica. Rispetto ai bracci finanziari della Regione, Unindustria ha anticipato l’intenzione di partecipare alla ricapitalizzazione di Mediocredito, mentre per Finest ha auspicato una modifica della mission focalizzata sul sostegno all’internazionalizzazione. Serracchiani, dopo avere ringraziato per l’opportunità, è scesa nel dettaglio delle questioni riferendosi, in particolare, alla situazione della terza corsia della A4 e allo sblocco della questione interportuale di Pordenone cui si sta legando anche l’interesse di alcuni partner privati. In ordine agli altri punti posti alla sua attenzione dal consiglio direttivo di Unindustria Pordenone, la presidente ha spiegato che «molte delle cose sentite sono riportate, compresa la revisione dei distretti industriali, nel piano di sviluppo delle politiche economiche regionali che sarà presentato a maggio. C’è tanto da fare e siamo soltanto all’inizio. Sul tema a me molto caro della semplificazione posso dirvi che è nel mio mirino, per esempio con l’aggressione del singolo processo amministrativo. A tutto ciò vogliamo mettere vicino processi di riorganizzazione che ci traghettino nel nuovo millennio. Credo che con questo continuo vedersi, parlarsi e lavorare insieme alcune soluzioni siano concretamente realizzabili».(e.d.g.) Amarezza all’Ideal Standard, flebili speranze in una coop Rabbia e amarezza i sentimenti prevalenti tra i 450 lavoratori Ideal Standard di Orcenico riuniti ieri in assemblea dai sindacati. Oggetto dell’incontro, riferire in modo “ufficiale” sull’esito della trattativa, naufragata, tra l’imprenditore che aveva manifestato interesse a rilevare lo stabilimento di Orcenico e la multinazionale. Più che trattativa, è proprio l’interesse ad avviarla che è venuto meno, comunicazione arrivata venerdì a sindacati, Regione e Ideal Standard da parte di Stefano Boccalon, portavoce di una cordata internazionale. «Sentimenti comprensibili - spiegano i sindacalisti Franco Rizzo, Giuseppe Pascale e Maurizio Sacilotto - visto che la notizia non è stata certamente positiva e che i timori sul futuro sono forti. Detto questo, abbiamo convenuto circa la necessità di riprendere il confronto con la Regione, e abbiamo inviato la richiesta di riconvocazione del tavolo con tutti gli attori coinvolti». «Diventa necessario ora fare una verifica a 360 gradi di tutte le ipotesi che si possono mettere in campo, facendo tesoro dell’esperienza. Per cui – proseguono i rappresentanti di Femca, Filtcem e Uiltec - andranno sondate le realtà multinazionali del settore per capire se vi sia interesse o meno nei confronti di Orcenico, a partire dal gruppo giapponese che ha già rilevato i rami asiatico e nord americano di American Standard (e che si dice potrebbe essere disponibile anche ad acquisire la rete produttiva e relativo business europeo del Gruppo, ndr). Va verificata l’ipotesi di una cordata di imprenditori locali. E va sottoposta ad esame l’idea dell’autoimprenditorialità attraverso la costituzione di una cooperativa». E va fatto «contemporaneamente, evitando di focalizzarsi su un’unica opzione». Questo perché va trovata una via d’uscita in tempi rapidi, visto che il rinnovo del finanziamento, a livello nazionale, per la cassa in deroga, non è estendibile ai lavoratori Ideal Standard in assenza di un’ipotesi concreta di cessione. (e.d.g.) Scioperi a sorpresa nella futura strategia dei sindacati a Porcia La protesta all'Electrolux di Porcia cambia strategia con scioperi a sorpresa e a scacchiera per gruppi di linee. A oltre 50 giorni dall'avvio della mobilitazione, con sciopero quotidiano e presidio, ieri le Rsu dello stabilimento hanno deciso di modificare la rotta. «Riteniamo indispensabile – ha detto Walter Zoccolan, Rsu della Fiom – accentuare la protesta in vista dell’incontro dell’8 aprile al ministero». Lo sciopero a sorpresa di venerdì scorso, con il blocco della Pontebbana per circa un’ora, è stata una prova di quello che potrebbe attendere Electrolux da qui all'incontro ministeriale: «Ha scompaginato un po’ la logica – ha proseguito Zoccolan –, contraddicendo quanti pensano che siamo appiattiti e banali, ma noi siamo determinati a salvare i nostri posti di lavoro. Non siamo stati qui per due mesi giorno e notte, sabato e domenica così per scherzo». Rimane operativo anche il presidio dei lavoratori di fronte alla portineria nord dello stabilimento. Un cambio di strategia voluto dagli stessi addetti dell'Electrolux con una richiesta ai sindacati. Niente più cartello esposto con le ore di sciopero, ma comunicate all’ultimo momento per cercare, evidentemente, di mettere in difficoltà l'azienda. Gli scioperi con le modalità decise dalle Rsu potrebbero cominciare già oggi, in una settimana che vede i sindacati impegnati in due appuntamenti: «Domani – ha spiegato Elisabeth Fanella, Rsu Fim – abbiamo l'incontro per il rinnovo dei contratti di solidarietà, e giovedì saranno convocate le assemblee con i lavoratori in cui si renderà conto di quanto stabilito il giorno precedente». Venerdì 28, invece, ripartirà la mobilitazione con una iniziativa che coinvolgerà anche gli impiegati: giornata simbolo visto che Electrolux prima aveva annunciato la chiusura, poi ritirata motivandola con l'arrivo di una nuova commessa. L’organizzazione della protesta «non è semplice – ha concluso Fanella – perché dobbiamo considerare anche i salari dei lavoratori». Che hanno pagato già molto in termini di costi la difesa del loro posto di lavoro. Donatella Schettini Europeo, a Roma la firma per un altro anno di cig PRATA Lavoratori Europeo: giovedì i sindacalisti a Roma per formalizzare la richiesta di cassa integrazione strordinaria per un altro anno, fino alla fine di febbraio 2015. Buone notizie per le circa 200 famiglie coinvolte che potranno godere di un prolungamento consistente del beneficio degli ammortizzatori sociali, nella speranza di trovare una nuova occupazione o che si faccia avanti un imprenditore e rilevi all’asta il mobilificio. I sindacalisti che hanno seguito la vertenza Europeo – Cristian Dalla Pozza, Fillea-Cgil, e Roberto Martini Filca-Cisl – fin dall’inizio avevano annunciato che avrebbero chiesto la proroga per un altro anno immediatamente dopo l’annuncio del tribunale di Treviso dell’ammissione dell’azienda al concordato preventivo in modo da sfruttare al massimo le possibilità di tutela offerte dalla normativa ai lavoratori che hanno perso il posto di lavoro. Giovedì quindi la firma sulla richiesta ufficiale al ministero del Lavoro a Roma: l’accordo deve essere siglato dal ministero in quanto l’azienda possiede sedi in due Regioni diverse. Le sedi sono tre: via Pellico a Prata, via delle Industrie a Cessalto, via Istria a Motta di Livenza. Attualmente i lavoratori sono coperti da un accordo di cigs fino a luglio. Questo accordo sarà quindi sospeso per la richiesta dei sindacalisti di approvare un nuovo anno di cigs a partire dalla data di ammissione al concordato preventivo per l’azienda concesso dal tribunale. I lavoratori si vedranno quindi sospesi gli assegni mensili dell’ammortizzatore sociale in attesa che la nuova richiesta compia tutto l’iter burocratico e l’Inps possa infine liquidare la cassa integrazione fino a febbraio 2015. Purtroppo in concreto ciò significa che i lavoratori non vedranno più un euro di cigs fino a quando non sarà nuovamente approvata definitivamente dal ministero: cosa che sicuramente avverrà ma i tempi, come in questi anni hanno potuto sperimentate migliaia di lavoratori, non sono immediati. La cigs di cui stanno usufruendo i lavoratori è infatti stata approvata formalmente dal ministero solamente a gennaio con valore retroattivo a partire dal luglio 2013. Ciò si è tradotta in circa sette mesi senza alcuno stipendio o assegno sociale per i 200 lavoratori coinvolti, con comprensibili difficoltà per tutti a pagare i conti e a fare la spesa. I lavoratori a gennaio si erano ritrovati davanti alla sede di Cessalto per chiedere a gran voce il motivo per cui dovevano aspettare così tanto e se ci fossero colpe da parte di qualcuno. Claudia Stefani Sanità, Carli in Regione. Sindaci furiosi MANIAGO Per il momento nessuno si sbilancia ma a microfoni spenti si respira un’aria di tensione tra i sindaci del Maniaghese e dello Spilimberghese. Motivo del contendere: l’eccessiva confidenza del loro collega di Maniago, Andrea Carli, con i vertici della giunta regionale e i colloqui a porte chiuse sul futuro dell’ospedale della cittadina. Carli si è infatti incontrato da solo con la governatrice del Friuli Venezia Giulia, Deborah Serracchiani, e con l’assessore alla salute Maria Sandra Telesca. Nessuno è stato ammesso ai faccia a faccia, così come non sono stati resi noti i contenuti di un piano di salvataggio del nosocomio che il primo cittadino di Maniago avrebbe pronto nel cassetto. Peccato che il gruppo socialista che sostiene Carli in consiglio comunale abbia dichiarato pubblicamente di sostenere tale progetto, dimostrando la sua già avvenuta diffusione all’interno del centrosinistra. Di qui la palpabile irritazione dei colleghi del mandamento ma anche di quelli dello Spilimberghese, visto che le sorti dei due ospedali sono ormai legate a doppio filo. Il timore è che in Regione l’amministrazione comunale di Maniago venga ritenuta unica interlocutrice per la delicata partita in gioco mentre da almeno un decennio si parla del locale presidio sanitario come di un punto di riferimento mandamentale. Per il momento si sta lavorando ad una riunione di sindaci della zona che dovrebbe tenersi lunedì sera in municipio a Cavasso Nuovo. Da quella sede dovrebbe emergere una posizione congiunta contro i tagli imposti dalla Serracchiani alla sanità del Pordenonese. Pronto soccorso diurno e notturno, auto medica con rianimatore a bordo, sale di terapia semi-intensiva, sostenibilità economica dei posti della residenza per acuti: sono numerose le perplessità e le incognite collegate alla paventata ristrutturazione del settore in provincia, a partire dalla chiusura del punto nascita del Policlinico di Pordenone a cui si rivolgono decine di giovani della zona. Sulla vicenda continuano a trovare commenti le durissime parole dell’ex consigliere regionale e imprenditore Tullio Tramontina. «La forza politica non manca quando la Regione è dalla tua stessa parte, ma è pure vero che se chiedi una “barca” di soldi per la piscina, poi qualcosa ti tolgono – ha scritto su Facebook Tramontina riferendosi alla sintonia tra Carli e il Pd, la stessa che ora crea imbarazzo nel mandamento –. L’ospedale è a rischio da molti anni e sino a oggi varie amministrazioni di diverse parti politiche sono riuscite a non farsi mettere i piedi in testa. Questo sindaco non ci è riuscito e francamente non avevo dubbi. Il progetto di riorganizzazione è una farsa».
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