BIMReport A cura della Direzione Advisory di Bim, Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni. 21 ottobre 2014 Bim, Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni, è leader tra le società italiane specializzate nelle attività di private banking. Quotata alla Borsa Italiana dal 1991, fa parte del Gruppo Bancario Veneto Banca. Banca Intermobiliare ha 14 miliardi di euro di patrimoni amministrati e gestiti, circa 900 dipendenti ed è presente nelle principali città italiane con 29 filiali e 200 Private Bankers con esperienza pluriennale nell'ambito della consulenza finanziaria. Banca Intermobiliare controlla, tra l’altro, Symphonia sgr - società leader in Italia nella gestione di portafoglio - e Banca IPIBI Financial Advisory S.p.A. BIMReport 21 ottobre 2014 Il Punto Il recente movimento di risk-off fa sorgere spontanea la domanda: cosa è cambiato in negativo? Sicuramente negli ultimi mesi vi è stato un progressivo indebolimento del profilo di crescita dell’economia globale: il deterioramento ha riguardato soprattutto l’Europa, dove alla difficile situazione di Italia e Francia, si è aggiunto il netto rallentamento che ha interessato la Germania, complice anche la crisi Ucraina. Al peggiorato contesto europeo si sono accompagnati il rallentamento in atto in Cina ed i modesti risultati dell’Abenomics in Giappone, lasciando di fatto i soli Stati Uniti a sostenere il ciclo economico. Se ai crescenti timori sulla crescita si aggiunge qualche elemento più o meno collaterale, come le preoccupazioni relative alla gestione del pericolo Ebola e il ritorno di fiamma della crisi greca, e se si colloca tutto questo in un contesto in cui sta per venire meno il supporto del QE americano e sta crescendo il dibattito sull’exit strategy della FED, si ottiene la spiegazione dell’impennata di volatilità e della brusca correzione che ha interessato in modo piuttosto trasversale tutti gli assets di rischio. In realtà, non era tutto bello prima, quando i mercati erano caratterizzati da un elevato livello di compiacenza, e non è tutto brutto adesso: la crescita negli Stati Uniti si conferma su buoni livelli; sul fronte europeo la situazione è talmente delicata che è ragionevole attendersi un crescente supporto dalle politiche fiscali; in Cina si sta seguendo la strada degli interventi mirati per non fare deragliare la crescita dai target annunciati dal Governo. Il vero elemento premiante resta comunque il sostegno delle authority e, soprattutto, delle Banche Centrali, come testimoniano gli interventi degli ultimi giorni: le dichiarazioni dei membri della FED sono tornate ad essere piuttosto dovish ed a questo punto sarà importante verificare le indicazioni che giungeranno dal FOMC del prossimo 29 ottobre; - Draghi si è affrettato a sottolineare che le risorse derivanti dal TLTRO potranno essere temporaneamente utilizzate per l’acquisto di Governativi ed hanno iniziato a circolare nuove ipotesi sulle politiche non convenzionali della BCE (l’ultima, per il momento smentita, riguarderebbe un programma di acquisto di corporate bond); - la People Bank of China ha annunciato una nuova iniezione da 200 mld di Yuan negli istituti di credito; - in Giappone il Government Pension Invsestment Fund sarebbe intenzionato a portare il target di allocazione sulle azioni domestiche dal 12% al 25%. Tuttavia, se si allarga l’orizzonte temporale di riferimento, non si può nascondere che il fattore Banche Centrali rischia di diventare il tema più delicato: i movimenti recenti hanno sottolineato la dipendenza dei mercati finanziari dalle politiche monetarie espansive, per quanto risulti evidente che gli interventi sono progressivamente meno efficaci, ma al contempo la celerità con cui le Banche Centrali si trovano a dover assecondare i mercati finanziari rischia di far perdere loro credibilità. Questo pericolo sarà scongiurato soltanto se saranno raggiunti risultati concreti in termini di miglioramento dell’economia reale e, proprio per questo motivo, riteniamo che per l’evoluzione di medio termine dei mercati assumerà nei prossimi mesi una crescente importanza il monitoraggio dei dati economici e soprattutto l’evoluzione degli indicatori anticipatori (già questa settimana da seguire gli indici PMI europei che saranno diffusi giovedì). Tutto considerato, al momento permane l’impressione che non vi siano le condizioni per l’avvio di un bear market, anche se è probabile che vi sia uno strutturale incremento della volatilità e non va dimenticato che, in assenza di maggiore chiarezza sul fronte della crescita, lo spazio di rialzo sui mercati azionari rischia di essere limitato, negli Stati Uniti dai livelli valutativi ed in Europa dalla bassissima visibilità sulla gestione della crisi. A cura della Direzione Advisory di BIM, Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni – [email protected] 2 BIMReport 21 ottobre 2014 Europa Pochi dati in area Euro. La seconda lettura dell’inflazione area Euro di settembre ha confermato il +0,3% a/a, in calo dal +0,4% a/a del mese precedente; rivisto al rialzo invece il dato core, da +0,7% a +0,8% (da +0,9% a/a di agosto). La variazione mese su mese si è attestata a +0,4%, in linea con le attese. Come ormai emerso negli ultimi mesi, l’inflazione rimane molto debole in tutta Europa; una prima accelerazione è attesa per fine anno, anche se il recente calo dei prezzi delle materie prime (petrolio in primis) potrebbe far rivedere nuovamente al ribasso le stime di consensus. Dopo il lieve rialzo della produzione, ad agosto anche gli ordini e i fatturato dell’industria italiana hanno fatto registrare variazioni positive, con i primi a +1,5% m/m e il secondo a +0,4% m/m. Ancora una volta il traino è arrivato dalla domanda estera (ordini +2,5% m/m), con l’export attestatosi a +1,1% m/m. L’andamento debole della prima parte dell’anno dovrebbe lasciare spazio per una piccola ripresa nella seconda metà del 2014, anche se la situazione dell’industria italiana rimane abbastanza stagnante. A cura della Direzione Advisory di BIM, Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni – [email protected] 3 BIMReport 21 ottobre 2014 Stati Uniti Il Beige Book della Fed ha confermato lo scenario positivo per l’economia americana, segnalando espansione da modesta a moderata per tutti i distretti e tutti i settori. Dalle indicazioni emerge anche che la volatilità negativa mostrata da qualche dato viene letta più che altro come un rallentamento temporaneo dovuto a fattori non ordinari, e non come un segnale di peggioramento congiunturale. Negli scorsi giorni sono stati numerosi i commenti da parte di diversi esponenti della Fed, soprattutto in reazione ai movimenti dei mercati finanziari. In generale quasi tutti i membri hanno aperto la possibilità ad una revisione più accomodante della politica monetaria americana, soprattutto se le difficoltà economiche del resto del mondo (Europa in primis) dovessero influenzare negativamente la ripresa dell’economia Usa. Le richieste di sussidi di disoccupazione hanno aggiornato i recenti minimi scendendo a quota 264 mila unità (-23 k), rilevazione più bassa dal 2000. Il mercato del lavoro continua il suo percorso di miglioramento, con una possibile ulteriore accelerazione. Le vendite al dettaglio di settembre hanno deluso le attese, con un calo mensile di tre decimi di punto (atteso -0,1%). Contributi importanti sono arrivati dal settore auto (-0,8% m/m, dopo gli aumenti estivi) e carburanti, che hanno risentito dell’effetto calo dei prezzi; al netto di questi due settori le vendite hanno fatto segnare un -0,1% m/m, con settori di spesa discrezionale però in netto progresso (elettronica, con il lancio dell’Iphone 6 che ha contribuito, ristorazione, ecc) a conferma del buon andamento sottostante dei consumi americani. Prezzi alla produzione in leggero calo a settembre, -0,1% m/m e +1,6% a/a da +1,8% di agosto. A pesare sono stati soprattutto i cali delle materie prime. Segnali positivi dalla produzione industriale, che a settembre è salita di 1 punto percentuale nonostante il contributo ancora negativo del settore auto (-1,4% m/m, ancora per fattori legati ai fermi di produzione stagionali). Il settore manifatturiero americano rimane solidamente ancorato sul sentiero della ripresa. Contrastati i primi indici di sentiment di ottobre, con il Philadelphia Fed index che ha tenuto (20,7 da 22,5) e invece il manifatturiero della Fed di New York che è crollato a 6,17 dal 27,54 della precedente rilevazione. In entrambi i casi, comunque, sono stati positivi i dettagli sulla componente lavoro e sulle aspettative a 6 mesi, che rimangono su livelli elevati. In miglioramento anche l’indice di fiducia dei consumatori misurato dall’Università del Michigan, salito di quasi 2 punti a 86,4 grazie alla dinamicità del mercato del lavoro e al calo dei prezzi della benzina. Tendenzialmente positivi i dati sul settore immobiliare di settembre, con i nuovi cantieri in aumento del 6,3% m/m, le richieste di nuovi permessi edilizi a +1,5% m/m e le vendite di case esistenti a +2,4% m/m. È sceso a ottobre l’indice di fiducia dei costruttori NAHB, 54 da 59, mantenendosi comunque su livelli elevati. A cura della Direzione Advisory di BIM, Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni – [email protected] 4 BIMReport 21 ottobre 2014 Legenda EBITDA EBIT EV (enterprise value) Dividend yield Embedded Value P/E (price/eps) CAGR (compound annual growth rate) Book Value P/BV PFN e IFN Core Tier 1 Solvency ratio SOP (sum of parts somma delle parti) NAV (net asset value) Buy back VIX Margine operativo lordo, vale a dire il risultato del gruppo prima degli ammortamenti e accantonamenti, della gestione finanziaria e delle imposte. Reddito operativo, vale a dire il risultato del gruppo prima della gestione finanziaria e delle imposte. Somma della capitalizzazione di mercato e dell’indebitamento finanziario netto. Tale dato viene impiegato nel calcolare i multipli EV/Sales, EV/EBITDA e EV/EBIT. Rapporto tra il dividendo annuo e il prezzo in chiusura dell’anno dell’azione. È un indicatore del rendimento immediato. È la somma tra il patrimonio netto rettificato ed il valore del portafoglio in essere. È un elemento centrale per stimare il valore di una compagnia vita, vi è escluso il valore attribuito alle nuove vendite previste per il futuro. Rapporto tra prezzo e utile per azione (dove quest’ultimo può essere indicato come eps - earnings per share) Tasso di crescita medio annuo, serve a smorzare l’effetto di volatilità dei rendimenti periodici Il patrimonio netto (mezzi propri) della società. L’eventuale specificazione “tangible” sta a indicare che il dato è rettificato (in diminuzione) degli avviamenti presenti in bilancio e di eventuali altre poste immateriali. Rapporto tra il prezzo e il patrimonio netto della società. Serve per avere un’idea immediata di quanto il mercato valuta il patrimonio netto di un’azienda. Sono rispettivamente la posizione e l’indebitamento finanziario netto. Misura della solidità patrimoniale delle banche, determinata come rapporto tra patrimonio netto rettificato (prevalentemente degli avviamenti) e RWA (risk weighted assets), le attività ponderate per il rischio. Il rapporto preso a riferimento dall’autorità di vigilanza per verificare i livelli minimi di patrimonializzazione delle compagnie assicurative. Metodo di valutazione solitamente impiegato per la valorizzazione dei gruppi conglomerati, che prevede la somma delle singole business units (valutate indipendentemente) al netto delle voci negative di bilancio (indebitamento, fondi pensioni, fondi rischi-spese, etc). Metodo di valutazione solitamente impiegato per la valorizzazione delle holdings, che prevede la rettifica della patrimonio netto con le plusvalenze/minusvalenze latenti sulle partecipazioni detenute. Operazione realtiva all’acquisto di azioni proprie Indice che misura la volatilità implicita nelle opzioni dell’indice S&P500. Asset Swap Spread Rendimento differenziale in basis points dell’emissione rispetto al corrispondente rendimento sulla curva dei tassi swap. L’Asset Swap Spread è un indicatore immediato della percezione del rischio sulla singola obbligazione: tanto più alto è lo spread tanto più basso è il suo rating implicito. ITRAXX Europe Appartiene alla famiglia degli indici standardizzati del credito ITRAXX creati e gestiti dalla International Index Company. L’indice Itraxx Europe è costituito dai CDS di 125 emittenti europei investment grade maggiormente liquidi (i componenti sono equi pesati). Vi sono due differenti indici per i CDS a 5 ed a 10 anni; sono disponibili anche sub indici settoriali. ITRAXX Crossover CDS (Credit Default Swap) Composto dai CDS di 50 emittenti europei sub investment grade maggiormente liquidi. Vi sono due differenti indici per i CDS a 5 ed a 10 anni. Costo della protezione in basis point per coprirsi contro il rischio di default di un determinato emittente. Il costo si intende annuo. Può essere utilizzato come hedging di una posizione in portafoglio o può assumere un’ottica speculativa. Tutti gli scambi avvengono OTC. Il CDS a 5 anni è quello standard (più liquido), ma è possibile ottenere quotazioni per tutta la curva. A cura della Direzione Advisory di BIM, Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni – [email protected] 5 BIMReport 21 ottobre 2014 Informazioni importanti Le informazioni e i dati contenuti nel presente documento hanno finalità promozionale e non sono da intendersi come ricerca in materia di investimenti ai sensi degli artt. 27-28 del Regolamento della Banca d’Italia e della Consob (cd Regolamento Congiunto) né mira a fornire raccomandazioni di cui agli artt. 69 e seguenti del Regolamento 11971/99 e successive modifiche. Il documento non fornisce raccomandazioni personalizzate riguardo a una o più operazioni relative ad un determinato strumento finanziario. Le informazioni contenute non costituiscono proposta di vendita o invito ad operare e non si rivolgono ad alcun soggetto specifico. 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