Agricoltura inquinata made in China

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Terra e Vita
[ ATTUALITÀ ]
n. 13/2014
29 marzo 2014
29 marzo 2014
[ SCORTE
Piccoli numeri,
grandi impatti
[ ESTERI ] Ambiente e cibo contaminati dalla nube tossica e superfici risicolea base di cadmio
Agricoltura inquinata made in China
[ DI PAOLO BATTISTEL ]
Perso il 20%
CERES S.r.l. – Società di Consulenza
in Agricoltura
della fotosintesi
[ MORIRE DI POLVERI SOTTILI
Ciò non significa che non sia
noto alle autorità, che di fatto
lo confermano indirettamente.
Recentemente, ad esempio, il
vice­ministro all’ambiente Wu
Xiaoqing ha dovuto ammettere
che il 95% delle grandi città,
monitorate in un programma
di riduzione dell’inquinamen­
to, ha mancato clamorosamen­
te tutti gli obiettivi prefissati
nel 2013.
Statistiche non ufficiali han­
no stimato nel 2010 ben 1,2 mi­
lioni di morti per inquinamen­
to ambientale e alimentare.
Nel 2012, solo due anni più tar­
di, pare che la stima sia già sali­
ta a 1,6 milioni, ma molti osser­
vatori indipendenti ritengono
tali valori ampiamente sotto­
valutati.
Non è difficile da credere:
basti pensare che a gennaio di
quest’anno la concentrazione
di polveri sottili nell’aria delle
principali metropoli cinesi ha
superato di oltre 40 volte il li­
mite massimo fissato dall’Or­
ganizzazione mondiale della
Sanità.
Secondo altre fonti oltre il
60% delle fabbriche viola in
causa smog.
Il boom
delle serre solari
maniera clamorosa le leggi an­
ti­inquinamento ed è responsa­
bile del 16­18% dell’inquina­
mento planetario.
Non è nemmeno un segreto
facile da occultare, visto che or­
mai la Cina ha cominciato an­
che a esportarlo. Le “nubi tos­
siche” che si innalzano da città,
centrali a carbone, acciaierie,
cementifici, impianti chimici e
meccanici, raggiungono facil­
mente anche i Paesi vicini del
Sud Est asiatico, quali il Giap­
pone, ma anche l’incontamina­
ta Siberia.
Non solo: in pochi giorni ta­
li nubi sono talmente dense e
imponenti da poter attraversa­
re l’intero Oceano Pacifico e at­
terrare sulla costa occidentale
degli Stati Uniti. Nei giorni in
cui i venti sono più forti, il 5%
di ossido di carbonio, ozono e
solfati, che si depositano in Ca­
lifornia, provengono dalla lon­
tana Cina. Nel 2013 le “polveri
cinesi” sono state rilevate per­
sino nello spazio.
L’inquinamento cinese non
ci riguarda però solo per gli
effetti, ma anche per le cause:
un quinto del carbone bruciato
a scopi energetici e un quarto
del monossido di carbonio
prodotto dipendono da merci
che vengono esportate in Oc­
cidente. Quindi è un proble­
U
no dei fenomeni che più colpiscono
della Cina, dal punto di vista agrico­
lo, è che piccolissime variazioni nei com­
portamenti individuali dei suoi abitanti de­
terminano modificazioni nazionali impres­
sionanti, che addirittura influenzano il
destino dell’interno pianeta.
In negativo e in positivo. Il pianeta intero, ad esempio, deve un
enorme grazie ai cinesi per il fatto di essere in gran parte vegetariani
(50 kg di frutta e 250 kg di ortaggi procapite, contro una media
mondiale di 100 kg). Se ogni cinese pretendesse da domani mattina
una bella bistecca di manzo sulla tavola ogni settimana, pur ben
lontana dagli standard europei o statunitensi, dovremmo allevare
talmente tanti bovini in più, da osservare in brevissimo tempo una
sensibile accelerazione del global warming, dovuto alle loro emis­
sioni di ammoniaca. E’ una grande fortuna, quindi, quanto all’ap­
provvigionamento di proteine, che il reparto del fresco dei super­
mercati cinesi sia ancora in gran parte riempito di insetti, serpenti,
tartarughe e altri animali che è meglio non nominare per non turbare
eventuali palati delicati dei lettori.
ma che ci tocca da vicino, an­
che se si origina a 10.000 km
dall’Europa.
Foto Concorso Fata 2011 di Tran Huu Tri
I
nquinamento ambientale e
alimentare in Cina sono un
segreto di Stato, quindi
tutti i dati che troverete in que­
sto o altri articoli, pubblicati al­
l’esterno del gigante asiatico,
sono frutto di stime indipen­
denti o deduzioni. Già questa
premessa dà una prima idea
della gravità del problema.
[ ATTUALITÀ ]
n. 13/2014
[ SCANDALI ALIMENTARI
In Cina le conseguenze dell’in­
quinamento smisurato e fuori
controllo non sono solo le città
ammorbate permanentemente
dallo smog, che riduce la visi­
bilità peggio di un nebbione
padano, o costringe milioni di
persone a girare tutto il giorno
con mascherine sulla bocca.
Anche l’agricoltura ne ri­
sente pesantemente. E non so­
lo in termini di scandali ali­
mentari che sono filtrati al­
l’esterno scioccando l’opinione
pubblica mondiale, oltre che ci­
nese: come il latte per bambini
adulterato con melanina, per
incrementare il tenore di N, che
serve a stimare la % proteica, e
quindi ad alzare il prezzo per
pura speculazione; o l’olio di
scolo recuperato dalle fognatu­
re e venduto come olio da cuci­
na; o la carne di ratto spacciata
per montone e così via.
È stato calcolato recente­
mente che l’inquinamento del­
l’aria ha pesanti conseguenze
anche sulla produttività agri­
cola. Le polveri sottili, che ge­
nerano lo smog, filtrano la ra­
Terra e Vita
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Sarà bene quindi che tutti
gli operatori del settore agri­
colo siano sempre ben edotti
sui cambiamenti continui che
avvengono nella “lontana Ci­
na”, visto che sono ancora
misteriosi alla maggioranza,
pur finendo sempre per in­
fluenzare in modo significati­
vo addirittura il destino del­
l’interno pianeta.
La buona notizia è che
questa consapevolezza delle
gravi conseguenze dell’inquinamento sta facendo sempre più brec­
cia anche nella società civile cinese, a cominciare dal cibo più
prezioso per la continuazione della specie umana: il latte per
bambini. La richiesta di latte importato, in quanto nessuno ha più
alcuna fiducia di quello nazionale, è talmente cresciuta negli ultimi
anni, da mettere in pericolo persino le scorte strategiche dei Paesi
fornitori.
n
diazione solare e si depositano
anche su colture e serre. Esper­
ti cinesi e occidentali hanno sti­
mato che l’effetto è una ridu­
zione minima dell’efficienza
fotosintetica del 20%. In un Pa­
ese che ha circa 1,5 miliardi di
persone da sfamare ciò ha pe­
santissime conseguenze sulla
sicurezza alimentare e pure ef­
fetti imponenti sul Prodotto in­
terno lordo, che vale miliardi di
euro. C’è molto di cui riflettere.
In un test molto semplice in
una serra­vivaio cinese, semi di
pomodoro che in Europa pro­
ducono una piantina idonea al
trapianto in 30­40 giorni, han­
no impiegato più di 2 mesi per
raggiungere la stessa taglia.
[ DUE MILIONI DI ETTARI
DI SERRE SOLARI
Che l’inquinamento raggiun­
ga direttamente o indiretta­
mente anche le serre cinesi è
sicuramente un grosso proble­
ma, in quanto è il settore agri­
colo dove i “numeri cinesi” so­
no ancora più impressionanti.
Al momento si stima un pa­
trimonio serricolo di circa 2 mi­
lioni di ettari di serre, ovvero
10 volte la consistenza di Paesi
come l’Italia, la Spagna o la
Turchia, leader nel settore. An­
[ ATTUALITÀ ]
18 Terra e Vita
[ RISO
Terreni al cadmio
e autosufficienza
È
noto a tutti che il riso è l’alimento base
della dieta cinese. Le solite statistiche
non ufficiali stimano che ormai più del 50%
del riso in circolazione abbia sforato i limiti
consentiti di Cadmio, metallo pesante che
ad alti livelli colpisce i reni e può essere
Foto Concorso Fata 2011 di Hoang Thach Van
cancerogeno.
È evidente, quindi, che il Cadmio proveniente da scarichi indu­
striali e corsi d’acqua ultra­inquinati, o contenuto in pesticidi illegali,
fatti, di una struttura totalmen­
te passiva, che non fa uso di
energie fossili per il suo riscal­
damento. La struttura di co­
pertura, in materiale plastico, è
sostenuta da uno spesso muro
orientato a Sud, che accumula
di giorno il calore del sole, per
poi cederlo alle colture, a mo’
di radiatore, durante la notte.
Per ridurre le dispersioni ter­
Foto Concorso Fata 2011 di Hoang Thach Van
cora niente, tuttavia, in rappor­
to al trend di sviluppo atteso.
Le autorità centrali hanno pia­
nificato di aggiungere entro il
2020 la cifra astronomica di al­
tri 1,5­1,7 milioni di ettari di
serre. Equivale a moltiplicare
la Piana di Almeria per 25 volte
in soli 10 anni!
Eppure è quello che già sta
succedendo all’orticoltura pro­
tetta cinese. Attualmente è
concentrata soprattutto nelle
province di Henan – Hebei –
Shandong, veri e propri “hub”
orticoli della dimensione del­
l’intero nostro Paese, ma i ciclo­
pici programmi governativi la
faranno debordare anno dopo
anno verso le province limitro­
fe, fino a ricoprire completa­
mente di serre aree del calibro
della nostra Pianura Padana.
Il modello cinese di “serra
solare” è un ulteriore esempio
di come le scelte di sviluppo
agricolo dei cinesi possano in­
fluenzare facilmente il destino
dell’intero pianeta. Si tratta, in­
n. 13/2014
29 marzo 2014
è ormai penetrato in profondità nei terreni, pregiudicandone la
fertilità anche per le prossime generazioni.
Un’altra grande contraddizione della Cina riguarda proprio la
disponibilità di terre fertili e arabili e l’autosufficienza alimentare.
Il colosso asiatico deve sfamare il 20% della popolazione mon­
diale, ma con solo il 10% delle terre arabili. Negli ultimi anni la Cina
è stata costretta pertanto ad avviare una sorta di “shopping planeta­
rio” di terreni agricoli, nell’ordine di qualche milione di ettari.
Il fenomeno ha riguardato inizialmente soprattutto i “vicini di
casa”, quali Vietnam, Laos e Filippine a Est e Kazakhstan e Russia a
Ovest, ma poi si è esteso anche all’Africa “nera” (Camerun, Uganda,
Tanzania), fino ad approdare in Centro America, in particolare Cuba,
Messico e ora anche Brasile.
Altra grande contraddizione: la Cina è senza alcun dubbio il
maggiore produttore mondiale di ortaggi (più di un terzo) e di frutta
(circa un quinto); non ha ancora raggiunto l’autosufficienza alimen­
tare, eppure esporta in tutto il mondo circa il 30% della propria
produzione ortofrutticola.
L’autosufficienza alimentare è da molti anni uno degli obiettivi
strategici e prioritari del governo, il quale intende raggiungerla entro
un ventennio, il che implica un aumento di ca. 200.000 t/anno di
cibo. Non facile da raggiungere, se si considera anche l’aggravante
della perdita di fertilità dei terreni e della riduzione del 20% della
fotosintesi causa smog.
nP.B.
miche, ogni sera viene srotola­
ta sulla serra una copertura in
materiale coibentante, costitui­
ta in genere da paglie o canne
intrecciate (e ovviamente al
mattino viene riavvolta).
È evidente che nei periodi
più freddi la tenuta della co­
pertura coibentante non è suffi­
ciente a garantire una crescita
regolare delle colture, né a im­
pedire talvolta danni irreversi­
bili, ma vi immaginate che ef­
fetto avrebbero sulle scorte di
petrolio mondiali 1,5 milioni di
ettari di serre riscaldate a gaso­
lio?
La “serra solare” appare
quindi come una scelta quasi
obbligata, all’interno dei “nu­
meri” e del sistema economico
e sociale cinese, ma anch’essa
non è scevra di “effetti collate­
rali”. Per poter funzionare effi­
cacemente, infatti, è necessario
che le strutture, tutte orientate
a Sud, non si ombreggino a vi­
cenda, soprattutto d’inverno
quando il sole è basso sul­
l’orizzonte. Perché ciò avven­
ga è necessario inframmezzare
una superficie incolta tra una
serra e l’altra, pari alla superfi­
cie coperta.
[ MODELLO CERCASI
Conclusione: è vero, le nuove
serre previste non richiederan­
no energie fossili per il riscal­
damento, ma consumeranno 2
milioni di ettari di terreno agri­
colo per poter funzionare, in
un Paese già in carenza cronica
di terreni agricoli. È chiaro che
è aperto e molto serrato il di­
battito tra specialisti, non solo
cinesi, per cercare un modello
di serra passiva più efficiente
di quello attuale. Attualmente
gli agronomi cinesi stanno stu­
diando con molto interesse il
“sistema parral” tipico di Al­
meria.
È veramente preoccupante
pensare che l’inquinamento
possa azzoppare per il 20% l’ef­
ficienza di un investimento co­
sì straordinario.
n