i confidi al tempo della crisi

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CRISI ECONOMICA E CONFIDI: IL CASO ITALIANO
MAURO GORI
COOPERFIDI ITALIA
Foz Iguacu - 6 Giugno 2014
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INDICE DEGLI ARGOMENTI
1. Le garanzie: strumento di politica economica per i soggetti pubblici
2. Le garanzie nel mondo e la peculiarità italiana
3. Il credito al tempo della crisi
4. La politica del Governo italiano sul credito e garanzie pubbliche
5. I confidi al tempo della crisi
6. La regolamentazione alla prova della crisi
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IL CREDITO AL TEMPO DELLA CRISI
• Le banche italiane hanno retto bene la prima fase della crisi ma il
protrarsi della recessione e le tensioni sul debito sovrano hanno inciso
sulla qualità del credito (15% di non performing loans sul totale dei
prestiti) e determinato il peggioramento delle condizioni per la raccolta
di denaro all’ingrosso.
• Le banche stanno riducendo la dimensione complessiva del bilancio per
ragioni di mercato (diminuire in modo significativo l’effetto leva) e per
l’inasprimento dei requisiti patrimoniali e di liquidità imposti dalla
normativa internazionale (Basilea 3) e comunitaria (transizione al
sistema di vigilanza unica Single Supervisory Mechanism, SSM).
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IL CREDITO AL TEMPO DELLA CRISI
• La crisi ripropone i nodi irrisolti del sistema finanziario e produttivo
italiano.
• L’assenza di mercati di capitale sviluppati e l’incapacità di offrire
alternative al credito bancario rende più costosi i finanziamenti per le
imprese, accresce i rischi per le banche, intacca la stabilità finanziaria.
• La bassa patrimonializzazione delle imprese, la dipendenza dal credito
bancario, la struttura produttiva incentrata sulle PMI producono un
uso eccessivo della leva ed una crescita eccessiva dell’indebitamento.
• La crisi indica anche le strade da percorrere: costruire un efficiente
mercato del capitale di debito e di rischio; rendere più equilibrata la
struttura finanziaria delle imprese favorendo l’incremento del capitale
investito. In altre parole: ridurre significativamente la dipendenza
delle imprese dal credito bancario creando un mercato finanziario
moderno.
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IL SISTEMA ITALIANO E’ BANCO-CENTRICO
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DAL “PRESTITO FACILE” AL “CREDIT CRUNCH”
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GLI IMPIEGHI NEL SETTORE PRIVATO CROLLANO: - 80 mld in 12 mesi
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IL CREDITO VA PIU’ ALLA FINANZA CHE ALLE IMPRESE
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IL COSTO DEL DENARO AUMENTA IN ITALIA E SPAGNA
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LE SOFFERENZE CRESCONO DI 3 VOLTE IN 4 ANNI
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I DEBITI FINANZIARI DELLE IMPRESE CRESCONO ANCHE PERCHE’ LE
IMPRESE NON RICAPITALIZZANO
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CALA LA REDDITIVITA’ DELLE IMPRESE ITALIANE
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LA POLITICA DEL GOVERNO SUL CREDITO AL TEMPO DELLA CRISI
• Le misure messe in atto dai Governi che si sono succeduti tra il 2008
ed il 2014 si sono mosse sul lato dell’offerta e sul lato della domanda
di credito.
• Offerta: potenziamento dei sistemi pubblici di garanzia per superare
l’avversione al rischio; creare le condizioni favorevoli alla emissione di
strumenti di finanza strutturata (ABS e tranched cover) per alleviare i
vincoli di capitale; favorire la gestione dei bad loans anche al fine di
liberare così risorse per nuovi investimenti.
• Domanda: sviluppare le forme di finanziamento alternative al circuito
dell’intermediazione bancaria ampliando lo spettro delle imprese che
possono emettere debt bonds e titoli garantiti (obbligazioni bancarie
garantite).
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LA POLITICA PER LA GARANZIA PUBBLICA
• Le garanzie pubbliche attenuano i vincoli di capitale imposti dal
regolatore (Basilea 3 e BCE) e riducono le incertezze nella valutazione
del rischio.
• I Governi italiani sono intervenuti su: i criteri di accesso; i modi di
funzionamento (garanzie di portafoglio, tranched cover); la dotazione di
risorse.
• I principi a cui la legislazione si è ispirata sono: condivisione del rischio
fra intermediari finanziari e soggetti pubblici; l’automaticità dei benefici
conseguibili; il minor costo per le imprese.
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I CONFIDI AL TEMPO DELLA CRISI
La crisi ha annullato i benefici di ponderazione del capitale che la garanzia
rilasciata secondo Basilea 2 consentiva a banche ed intermediari
finanziari.
L’impatto è stato rilevante in termini di ricavi (effetto del credit crunch), di
risultati d’esercizio (deterioramento delle garanzie, anche se il trend di
crescita delle insolvenze è stato comunque inferiore a quello registrato
dalle banche), di fabbisogno di capitale (per i maggiori accantonamenti).
I dati segnalano che c’è un problema di sostenibilità nel tempo del
sistema dei confidi
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IL SISTEMA DEI CONFIDI IN ITALIA
7 Federazioni Nazionali di categoria riunite in Assoconfidi
268 i Confidi operativi
60 i Confidi "107" intermediari finanziari
1.230.000 le imprese associate
43 miliardi di euro i finanziamenti garantiti in essere
20 miliardi di euro le garanzie in essere
2,3 miliardi di euro la dotazione patrimoniale
5% circa l’incidenza dei finanziamenti garantiti dai Confidi sul totale di quelli erogati dalle
banche
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IL TREND DEI FINANZIAMENTI IN ESSERE
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IL TREND DEI FONDI PROPRI
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IL TREND DEL LEVERAGE
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IL TREND DELLE IMPRESE ASSOCIATE
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I CONFIDI AL TEMPO DELLA CRISI
• Impegno di tutti gli attori per creare le condizioni per la sostenibilità
nel tempo del sistema dei confidi e per ottimizzare l’uso delle risorse
pubbliche destinate al sistema produttivo.
• Occorre confermare la sinergia tra pubblico e privato peculiare
dell’esperienza italiana e fare dei confidi il veicolo per l’uso efficiente
delle risorse pubbliche grazie alla leva elevata che sono in grado di
determinare.
• Le politiche pubbliche vanno nella direzione di rafforzare i requisiti
patrimoniali, dimensionali ed organizzativi dei confidi sottoposti alla
vigilanza della Banca d’Italia.
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I CONFIDI AL TEMPO DELLA CRISI: LE LINEE DI INTERVENTO
La patrimonializzazione per consentire l’operatività nel tempo, tramite
intervento diretto del soggetto pubblico e/o tranched cover con apporto di
risorse pubbliche.
La riforma dell’intera filiera istituzionale della garanzia incentrata sul ruolo
del soggetto pubblico (Il Fondo Centrale di Garanzia) quale supporto per
l’accesso al credito delle imprese minori tramite i confidi. Ciò si può
realizzare adottando le “garanzie di portafoglio” generate dai Confidi e
costituite da finanziamenti di importo ridotto a favore delle imprese minori.
Il riordino della normativa in essere per dare spessore alla sinergia tra
pubblico e privato e coinvolgere altri soggetti pubblici locali.
L’efficienza organizzativa concordando con il sistema del credito gli
standard dei flussi informativi dalle banche ai confidi.
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LA REGOLAMENTAZIONE ALLA PROVA DELLA CRISI
• Un framework normativo uniforme e stabile nel tempo che delinei la
cornice entro la quale gli intermediari possano operare in condizioni di
parità competitiva è una condizione essenziale perché il sistema
finanziario eserciti in modo virtuoso il proprio ruolo di sostegno al
credito ed alla crescita economica.
• L’incertezza sui tempi ed i contenuti delle iniziative di revisione
regolamentare in corso a livello internazionale costituisce un ostacolo
alla ripresa di alcuni mercati, ad es. ABS.
• Il disegno complessivo delle riforme non è ancora completato.
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LA REGOLAMENTAZIONE DETERMINA RESTRIZIONI AL CREDITO?
La regolamentazione determina certamente un atteggiamento di cautela da
parte della banca ed un atteggiamento di forte attenzione su questo aspetto
da parte dei mercati borsistici, pronti a penalizzare chi è a rischio sui ratios
patrimoniali.
L’effetto è che la banca mette in atto una restrizione di fatto del credito, non
come effetto diretto e meccanico ma come effetto indiretto.
Empiricamente vi è una relazione positiva tra i livelli di capitalizzazione della
banca e la sua capacità di erogare credito.
Le banche italiane sono in grado di sostenere i livelli di patrimonializzazione
richiesti dalla regolamentazione prudenziale.
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BASILEA 3: EFFETTI SUL PATRIMONIO DELLE BANCHE
 Riaggiustamento dei requisiti di capitale in funzione di Basilea III