RICERCA ANNUALE SUI CONFIDI ARTIGIANI – 16a EDIZIONE “LA SOSTENIBILITÀ DEL SISTEMA DEI CONFIDI” ROMA, 14 DICEMBRE 2012 RELAZIONE DEL PRESIDENTE FEDART FIDI Fabio Petri Un cordiale buongiorno a tutti Voi e benvenuti al tradizionale appuntamento con la presentazione della Ricerca annuale sul sistema dei Confidi artigiani, ormai giunta alla 16a edizione. L’indagine, che si basa sull’elaborazione statistica di una ingente mole di dati forniti direttamente da tutte le strutture associate a Fedart, si riconferma a oggi il principale strumento di analisi e approfondimento sul sistema della garanzia in Italia. Le informazioni che vi sono raccolte possono costituire, a nostro parere, un importante punto di avvio per impostare gli interventi di rappresentanza della Federazione e per favorire una conoscenza più dettagliata, da parte delle Istituzioni pubbliche, sulle caratteristiche e sull’evoluzione del sistema, utile a definire le loro azioni di sostegno. Il focus sulle più importanti grandezze riferite al primo semestre dell’anno in corso arricchisce ulteriormente la rilevazione e consente di cogliere in tempo reale le dinamiche del sistema e quindi di definire tempestivamente eventuali interventi. Rivolgo al riguardo un sentito ringraziamento ai colleghi di tutti i Confidi associati, che di anno in anno offrono il loro contributo alla migliore riuscita del lavoro, certi che sappiano cogliere l’importanza di questo – seppur gravoso – impegno. Desidero innanzitutto ringraziare i nostri autorevoli ospiti per il contributo di idee che vorranno offrire al confronto sui dati che emergeranno dalla presentazione della Ricerca e sul futuro del sistema della garanzia in Italia, con qualificate osservazioni e spunti di riflessione, che la Federazione terrà in piena considerazione nel definire le proprie azioni tese a perseguire la sostenibilità del sistema della garanzia in Italia, oggi e in una prospettiva futura. Ad iniziare da Marcel Roy, il Segretario Generale di AECM, l’Associazione europea delle strutture di garanzia, a cui, in questa fase di intensa evoluzione normativa, siamo legati dal comune obiettivo di definire un quadro di disposizioni commisurato alle caratteristiche specifiche dei Confidi e con cui vogliamo consolidare una partnership strategica. Fedart rappresenta infatti la più grande Federazione delle strutture di garanzia in Italia e in Europa, favorita certamente anche dalla particolare affinità che lega i valori di riferimento di questo sistema con le piccole e piccolissime imprese artigiane. La mutualità, il supporto reciproco, il legame con il territorio, la conoscenza diretta dell’impresa e dell’evoluzione del suo “stato di salute” nel tempo si conciliano perfettamente con le caratteristiche del nostro comparto. In queste imprese la figura dell’imprenditore riveste un ruolo centrale, l’attività è spesso legata alle tradizioni locali e tende a valorizzare le ricchezze del territorio; ma, dall’altra parte, soffrono frequentemente di una scarsa cultura finanziaria, a beneficio di quella tecnica, e sono percepite dalle banche come “opache”; pertanto incontrano oggettive difficoltà nell’accedere ai finanziamenti. Il primo segnale concreto volto a dare un nuovo corso alla relazione con la nostra Associazione europea sarà quella di contribuire ad organizzare, come Assoconfidi, la Convention Annuale e di ospitarla proprio qui a Roma nel prossimo mese di giugno. Con l’auspicio che dal confronto con realtà ed esperienze diverse tra di loro possano emergere soluzioni innovative sui principali temi in agenda e interessanti riflessioni per sviluppare percorsi progettuali condivisi, utili a rafforzare la partnership e a proseguire con sempre maggiore efficacia l’azione di tutela delle esigenze del nostro mondo. Un esempio virtuoso dell’alleanza che negli anni più recente ha qualificato la nostra relazione con AECM è rappresentato dall’azione congiunta sul tema della normativa, segnata a livello europeo dal dibattito sulla prossima entrata in vigore di Basilea 3, e parallelamente in Italia dalla riforma del Testo Unico Bancario. Il rischio del nuovo Accordo, sul quale si sta trovando una lungimirante intesa per il suo rinvio, è quello di frenare ulteriormente l’attività bancaria a sostegno delle imprese senza peraltro riuscire – a nostro parere – a contrastare efficacemente le cause principali di questa crisi economica, di dimensioni spaventose e che ci attanaglia da 5 lunghi anni, come il controllo della finanzia derivata e il ruolo scientemente destabilizzante delle Agenzie di rating. La proposta italiana è stata quella di mutuare a livello europeo i principi di proporzionalità e di specificità che la riforma del Testo Unico Bancario ha sancito nella nostra legislazione. Ciò favorirebbe l’armonizzazione di tutte le disposizioni normative destinate ai Confidi, che si ispirerebbero agli stessi criteri di riferimento; criteri che, a nostro avviso, qualora trovino una adeguata applicazione, offrono una salvaguardia molto forte per il sistema della garanzia. Desidero ringraziare Giorgio Gobbi della Banca d’Italia, che da molti anni ci segue con attenzione in questo percorso di approfondimento sul Sistema dei Confidi, e che con la sua relazione contribuirà a contestualizzare i dati della nostra Ricerca nell’ambito di una analisi più ampia sulle principali dinamiche che hanno interessato il mercato del credito in questo periodo. Conoscere più in dettaglio i fenomeni che regolano i mercati finanziari in Italia e in Europa ci è utile per decifrare in modo più lucido alcuni atteggiamenti di rigidità assunti di recente dal sistema bancario e per inquadrare con più precisione l’andamento del nostro sistema in quello macroeconomico generale. Un altro particolare grazie va ad Alessandro Tappi del FEI - Fondo Europeo degli Investimenti, a cui Fedart è legata da una collaborazione più che decennale e che si è concretizzata, tra l’altro, nella partecipazione di alcune nostre strutture all’ultimo programma C.I.P., attraverso il quale i nostri Confidi beneficiano della riassicurazione del FEI sulle garanzie concesse alle imprese. Riteniamo che la riassicurazione a valere sulle risorse europee, costituisca un canale prioritario per sostenere la patrimonializzazione dei Confidi, ad integrazione delle altre misure eligibili. A conferma di questo, nel nostro progetto sulla nuova architettura della filiera della garanzia i fondi europei rivestono una posizione di rilievo. Di queste Facility abbiamo apprezzato soprattutto i meccanismi di funzionamento particolarmente semplici e accessibili, tant’è che in molte occasioni la Federazione ha suggerito di replicarli anche sugli strumenti nazionali della controgaranzia. Accogliamo parimenti con favore la partecipazione del FEI, in qualità di garante di una parte del portafoglio, sulle nuove operazioni che alcune banche partner stanno realizzando con la Federazione stessa e i Confidi nostri associati, con l’obiettivo di liberare una quota di patrimonio su cui effettuare nuove operazioni. Ci attendiamo dalle sue considerazioni ulteriori utili indicazioni sul tema del microcredito, che alcune nostre strutture stanno per sperimentare proprio al fine di evitare questa situazione di asfissia che sta caratterizzando il credito alle micro imprese italiane, oltre che per la sua affinità con il modello di Confidi in cui ci riconosciamo. Non possiamo invece esimerci dal dare voce alla nostra preoccupazione per la nuova programmazione europea che entrerà in vigore nel 2013 e proseguirà fino al 2020. Appare infatti che la Commissione Europea non intenda più rifinanziare adeguatamente i programmi di riassicurazione sulla garanzia rilasciata dai Confidi, privilegiando altri strumenti innovativi come il venture capital. Nella nuova programmazione infatti la Commissione Europea prevede di assegnare ingenti risorse a due soli programmi, Cosme e Horizon 2020. Abbiamo difficoltà a pensare come queste due Facilities possano risultare calibrate sul target delle imprese di minori dimensioni che caratterizzano il nostro sistema produttivo, ma su questo lasciamo ai nostri interlocutori europei la parola per fornirci ulteriori elementi utili. Desidero infine ringraziare i rappresentanti del sistema bancario e i Segretari Generali delle Confederazioni promotrici di Fedart che nell’ambito della tavola rotonda si confronteranno nel merito delle strategie che i Confidi e le principali banche di riferimento possono adottare per supportare le imprese minori a uscire dalla crisi, anche alla luce dei preoccupanti dati che stamani verranno presentati. Auspichiamo che il quadro tracciato dalla nostra Ricerca annuale possa costituire un utile punto di partenza per approfondire le dinamiche che stanno interessando il nostro sistema e quindi definire nuovi ambiti di partnership tra il Sistema della rappresentanza nel suo complesso e le banche stesse. ***** “La sostenibilità del sistema dei Confidi”. Abbiamo voluto intitolare alla sostenibilità anche l’evento di questa giornata, in quanto riteniamo che questo sia il tema centrale dal quale partire e quello che muove tutta l’azione della Federazione; da quella di rappresentanza nei confronti delle Istituzioni pubbliche a livello nazionale, europeo e sul territorio; a quella di orientamento strategico tramite i progetti di sistema; infine, a quella dei servizi e dell’assistenza ai Confidi associati, un ambito di attività che stiamo rilanciando proprio in questi mesi. I risultati che emergono da questa sedicesima edizione della Ricerca annuale ci lasciano preoccupati. Per le prospettive del nostro sistema, ma soprattutto per le conseguenze che ne potrebbero derivare per le piccole e piccolissime imprese. Per la prima volta il sistema dei Confidi avverte su di sé diffusi segnali della situazione di difficoltà generale e se gli effetti della crisi dovessero ribaltarsi in toto sulle nostre strutture, si produrrebbero conseguenze dirompenti sulle imprese di minori dimensioni per le quali la garanzia mutualistica è fondamentale per l’accesso al credito, tanto più in un contesto in cui la già complicata relazione con il sistema bancario sembra andare verso un sempre più marcato irrigidimento. Riteniamo infatti che le criticità registrate dal nostro Sistema siano in parte riconducibili anche alle difficoltà incontrate dalle banche nell’ultima parte del 2011. La crisi di liquidità che ha coinvolto il sistema bancario internazionale ha condotto questi soggetti a ridurre l’erogazione dei finanziamenti, compresi quelli già deliberati; ad applicare le condizioni economiche di mercato più onerose anche in presenza della garanzia dei Confidi, facendo venir meno una delle funzioni fondamentali del nostro mondo; talvolta ad adottare una strategia di disintermediazione dei Confidi e una politica di mera traslazione del rischio, piuttosto che di partnership a sostegno delle imprese; a giungere in alcuni casi fino a un vero e proprio blocco delle erogazioni. I Confidi hanno registrato, forse addirittura per la prima volta, una riduzione nelle garanzie concesse nel corso dell’anno, anche se quelle in essere alla fine del 2011 sono comunque aumentate. Un terzo delle garanzie complessivamente deliberate dal sistema non è stata erogata. Questi dati sembrano evidenziare, da un lato, come i maggiori volumi operativi siano indotti anche dai risultati positivi conseguiti negli anni precedenti, di cui il sistema sta tuttora beneficiando, e dall’altro come la domanda di garanzia espressa dalle imprese rimanga comunque piuttosto elevata, laddove i minori volumi di garanzie concesse sono almeno in parte riconducibili alle mancate erogazioni da parte delle banche. Il tasso di sofferenza è aumentato di oltre 1,7 punti percentuali (+37%) nel 2011 e il dato dei primi sei mesi 2012 conferma questo trend, raggiungendo valori sconosciuti al nostro mondo, anche se comunque ampiamente al di sotto di quelli registrati dal sistema bancario sui finanziamenti alle imprese artigiane. Il patrimonio al contempo è rimasto pressoché costante, segno di una più ridotta capacità di questi soggetti di far fronte a eventuali situazioni di default delle imprese associate. Lo stesso coefficiente di solvibilità è in ulteriore flessione, sintomo – da un lato – di un più efficiente utilizzo delle risorse, ma anche di una minore dotazione patrimoniale rispetto alle garanzie rilasciate. Trova allora conferma l’esigenza prioritaria di mettere in campo con la massima rapidità azioni tempestive ed efficaci, volte a creare le condizioni per salvaguardare la sostenibilità del sistema dei Confidi in un’ottica di medio e lungo periodo, sistema che sta oggi entrando in una fase di progressivo inceppamento e che potrebbe portare ad un vero e proprio blocco dell’operatività. Su questo obiettivo dovrebbe convergere l’attenzione di tutti gli interlocutori principali del sistema: le banche, che dovrebbero porsi nei confronti dei Confidi in una relazione di partnership a sostegno delle imprese; le Istituzioni pubbliche, che condividono con i Confidi la finalità di sostenere lo sviluppo economico e sociale del Paese; gli Enti pubblici presenti a livello territoriale, che riconoscono i Confidi come uno strumento per realizzare i propri obiettivi di politica industriale. ***** Come abbiamo affermato poco fa, l’impegno della Federazione ruota intorno a questi temi, che sono infatti anche centrali nel piano strategico definito dagli attuali Organi sociali e che, sul piano tecnico, hanno trovato una declinazione in specifici progetti di sistema. Il sistema dovrebbe in primo luogo orientarsi verso una nuova fase di aggregazioni, oggi dando priorità alla forma della “rete”, idonea a scongiurare un gigantismo nel quale non crediamo e a realizzare strutture di maggiori dimensioni, più solide patrimonialmente e più competitive sul mercato, preservando al contempo i valori in cui si identifica. Le fusioni dovrebbero invece essere incentivate su alcuni specifici territori dove i Confidi presentano dimensioni ancora troppo contenute rispetto alle esigenze di servizi e di professionalità manifestate dalle imprese. Andrebbe poi ripensata la filiera della garanzia, disegnandone una configurazione più semplice e al tempo stesso più efficiente ed efficace. Secondo la proposta già avanzata dal sistema Fedart la nuova architettura dovrebbe strutturarsi su tre “pilastri” rappresentati rispettivamente: dai Confidi, il soggetto principale che rilascia la garanzia diretta in un’ottica di sussidiarietà; dal Fondo Centrale di Garanzia, che rilascia una controgaranzia a ponderazione zero, come vedremo meglio a breve; e da un terzo livello della garanzia, che potremmo chiamare Fondo di Copertura delle Perdite, con una funzione di riassicurazione, per ottimizzare le risorse che non sono valide ai fini di Basilea 2 o per intervenire a favore di quei soggetti che non possono accedere al Fondo. I Confidi sono individuati come un pilastro della nuova filiera della garanzia in quanto sono lo strumento più efficiente per supportare le imprese minori nell’accesso al credito, perché sono gli unici a generare aggiuntività nella forma dei servizi e di assistenza finanziaria, la più preziosa delle attività svolte a favore delle imprese tenuto conto delle caratteristiche strutturali e organizzative delle stesse; ma anche perché veicolano più finanziamenti al costo più basso e infine perché registrano minori sofferenze. Negli ultimi mesi stiamo concentrando l’attenzione proprio sul Fondo Centrale di Garanzia, che rappresenta il vero architrave della garanzia pubblica in quanto dotato di risorse e della ponderazione zero. Questo strumento potrebbe svolgere un ruolo straordinario nel sostenere la patrimonializzazione dei Confidi e nell’alleggerirne gli effetti delle maggiori sofferenze. Siamo tuttavia convinti che si renda necessaria con la massima urgenza una riforma strutturale nel suo funzionamento, affinché possa adempiere al meglio a quel ruolo di “infrastruttura” del credito che gli ultimi Governi gli hanno riconosciuto, ma soprattutto rispondere alla sua mission originaria: quella di essere uno strumento a supporto delle imprese. Questa è la scelta politica di fondo che ci attendiamo dal Governo e dalle Istituzioni, che hanno già utilmente supportato il Sistema bancario. Registriamo infatti la contraddizione tra un cospicuo rifinanziamento del Fondo ed un calo delle domande poiché le imprese e i Confidi sono sempre più frenati, nel ricorrere a questo strumento, che spesso non fornisce adeguate certezze né degli interventi, né della liquidazione delle eventuali escussioni e anzi impone procedure ancora troppo complicate. È un controsenso che in questa fase non ci possiamo permettere e che volgiamo superare attraverso una intensa e proficua collaborazione con tutti gli interlocutori coinvolti sul tema! Riteniamo che dovremmo ripartire proprio dalle opportunità offerte dal Decreto Monti, e in particolare dall’opzione dell’operatività per portafogli, per rilanciare questo strumento in una chiave che sia realmente accessibile per le imprese minori. A questo proposito, nelle scorse settimane è stato pubblicato il Decreto Interministeriale che intendeva dare attuazione ai portafogli nella forma tecnica di una Tranched Cover. Riteniamo – e lo abbiamo manifestato con forza in tutte le sedi istituzionali, sia singolarmente come Federazione sia in modo congiunto con Assoconfidi – che la via tracciata dal Decreto non sia quella più appropriata: per il tipo di operazione e per le sue caratteristiche strutturali si configurerebbe uno strumento ad uso quasi esclusivo di poche banche di grandi dimensioni, escludendo le banche minori e i Confidi. Nel tentativo di dare un fattivo contributo, iI sistema Fedart ha invece elaborato una propria proposta per l’utilizzo del Fondo Centrale per portafogli, che potrebbe essere oggetto di una sperimentazione analoga a quella prevista per la Tranched Cover, da realizzarsi parallelamente a quella. La nostra ipotesi favorirebbe il ricorso ai portafogli anche per le imprese di minori dimensioni e potrebbe essere attuata immediatamente e direttamente dai Confidi attraverso la valorizzazione delle possibilità messe a disposizione dalla normativa già oggi in vigore. Siamo infatti convinti che la priorità per il Paese sia quella di dare rapido corso alle riforme, anche con strumenti non proprio ottimali, se questo ci serve ad agire più in fretta. La proposta del sistema Fedart è quella di introdurre una operatività esclusivamente in controgaranzia, su portafogli di domande, per le operazioni di importo più contenuto, a favore delle piccole e piccolissime imprese. Lo ripetiamo, basterebbe dare attuazione alla normativa già in vigore: il Decreto Monti per l’operatività sui portafogli di domande; il Decreto Bassanini, che è immediatamente attivabile – anche parzialmente – dalle Regioni per limitare l’operatività del Fondo alla sola controgaranzia attraverso i Confidi, in riferimento alle sole domande di importo contenuto; infine, la procedura di microcredito che le Disposizioni operative del Fondo già prevedono per le pratiche di minori dimensioni. Anche il tema della patrimonializzazione è prioritario per conseguire le condizioni per la sostenibilità dei Confidi. Accanto alla riforma del Fondo Centrale, mi unisco alla proposta del Presidente di CNA Ivan Malavasi per un ulteriore intervento in questa direzione: destinare una quota specifica delle risorse del Fondo Centrale direttamente alla patrimonializzazione dei Confidi. Per quanto attiene al quadro normativo, è necessario tradurre concretamente in tutta la disciplina per i Confidi i principi di proporzionalità e di specificità introdotti dal legislatore del Testo Unico Bancario e peraltro ribaditi dal CICR. Ed è in questa direzione che si sono mosse anche l’azione di rappresentanza e le proposte progettuali della Federazione. Constatiamo al contrario come ancora oggi questi criteri fatichino a trovare un riconoscimento nella normativa secondaria. Anzi, osserviamo con preoccupazione come lo schema delle Istruzioni di vigilanza della Banca d’Italia, oggetto di consultazione pubblica nei mesi scorsi, faccia eccessivo rimando alle Istruzioni destinate alle banche. Auspichiamo al riguardo che nella stesura definitiva del documento l’Autorità di vigilanza voglia tenere conto dei criteri appena ricordati. Rispetto alla normativa, ci attendiamo poi un giusto innalzamento della soglia di ingresso verso il mondo degli intermediari finanziari che sia ragionevole e che non stravolga il sistema ed il percorso che, con enorme fatica, è stato compiuto dalle 25 strutture aderenti a Fedart oggi iscritte nell’Elenco “107”. Pensiamo che la soglia dei 150 milioni di euro risponda meglio a queste esigenze. La sostenibilità del sistema dei Confidi non può infine prescindere da una relazione con il sistema bancario realmente orientata a una partnership strategica incentrata su alcuni principi di fondo e su alcuni progetti di sistema da realizzare congiuntamente. Fedart, partendo dalla condivisione degli schemi sinottici di convenzione, ha ricercato con le principali banche di riferimento per il sistema la disponibilità a un trasparente percorso comune: pertanto, la Federazione si orienterà verso quelle che hanno accettato o che accetteranno di condividere questa progettualità e saranno quindi riconosciute come nostri partner. Rispetto ad un corretto rapporto con le imprese, noi sosteniamo che oggi non basti più chiudere un affidamento per rientrare dall’esposizione verso un’azienda in difficoltà. Tale politica di restrizione “lineare” produce solo l’effetto di aggravare una situazione già difficile delle imprese, che non consente loro di lavorare e quindi rimborsare il debito, con pesanti conseguenze per tutti, per i Confidi ma anche per le banche stesse. Pertanto, mai come in questa fase serve riprendere quel proficuo dialogo attivato tempestivamente ed in modo lungimirante all’inizio della crisi, attraverso il quale banche ed Associazioni, spesso attraverso i Confidi, si sono sedute allo stesso tavolo per affrontare e risolvere le difficoltà delle imprese, con un approccio proattivo e di reale supporto. Sembra oggi che quella fase sia conclusa, soprattutto dopo la crisi di fine anno subita dal sistema bancario e finanziario. Dobbiamo con rapidità riprendere questo impegnativo ma necessario comune cammino, per ridare speranza alle imprese e con esse alle banche ed all’intera economia. L’alleanza che intendiamo costruire con i principali esponenti del mondo bancario si fonda innanzitutto su una concreta valorizzazione della garanzia rilasciata dai Confidi. Ciò significa innanzitutto non circoscrivere la garanzia alla sua sola valenza giuridica, limitando il ruolo del Confidi alla richiesta di escussione in caso di insolvenza dell’impresa, né utilizzarla come strumento di traslazione di una parte del rischio, richiedendo la garanzia unicamente sulle posizioni più rischiose; valorizzare la garanzia significa anche pesare adeguatamente la copertura che i Confidi offrono in termini di LGD e quindi le rilevanti minori rettifiche da apportare ai bilanci da parte delle Banche stesse. Valorizzazione della garanzia significa inoltre riscoprire la garanzia “implicita”, un concetto che si riferisce alle componenti immateriali della conoscenza diretta, del rapporto di prossimità, della relazione di fiducia che unisce il Confidi e l’impresa. Ci aspettiamo che nella valutazione del merito creditizio le banche tornino ad attribuire il giusto peso alla dimensione qualitativa, che rappresenta il vero valore aggiunto apportato dai Confidi e soprattutto l’unica che in questa fase di crisi consente di centrare la valutazione dell’impresa e che si dimostra fondamentale per superare quell’opacità che costituisce uno dei maggiori elementi di criticità delle imprese minori e artigiane. Sotto questo profilo, di un’analisi puntuale del rischio di credito, proprio in questi mesi la Federazione sta sviluppando un modello di rating valido per tutti i Confidi artigiani, che riteniamo possa contribuire a riconoscere queste strutture come interlocutori qualificati delle banche, in grado di creare valore aggiunto a loro favore. Il modello di rating, costruito con l’apporto di tutte le strutture che hanno maturato una esperienza specifica e tale da recepire le best practice presenti nel sistema, sarà logicamente focalizzato sulla componente qualitativa, che tipicamente i Confidi sanno valorizzare grazie al proprio patrimonio informativo e a quello della rete distributiva imperniata sul sistema associativo. L’obiettivo del progetto è proprio quello di rendere misurabile il contributo di questi elementi qualitativi alla valutazione del merito creditizio espletata dalla banca, affinché possano incidere realmente sull’attribuzione del rating della banca traducendosi in un migliore posizionamento dell’impresa nella scala di valutazione; e che oggi assume ancor più rilevanza visto il deteriorarsi di tutti gli elementi quantitativi di analisi. Un ulteriore tema, quale frontiera del nuovo rapporto tra banche e Confidi, riguarda i possibili spazi di partnership con il sistema bancario che i Confidi potrebbero realizzare potenziando la componente dei servizi che sono parte integrante del processo del credito. Questa ipotesi favorirebbe una maggiore razionalizzazione del circuito del finanziamento alle piccole imprese, e quindi una maggiore efficienza degli interventi, evitando inefficienze e duplicazioni nella filiera del credito garantito. Se ne avvantaggerebbero sia i Confidi, che potrebbero ampliare il proprio ambito di attività e individuare nuovi profili di redditività, sia le banche, che potrebbero esternalizzare alcune fasi di attività e beneficiare di informazioni rispetto ad una minore opacità delle micro imprese, soprattutto in questa fase di difficoltà di presidio dei territori. Sarebbe per di più una formula di rapida ed immediata attuazione: in molti casi basterebbe semplicemente formalizzare una attività di servizio che, spesso implicitamente e in modo non riconosciuto, fa già parte della relazione tra banca e Confidi, attraverso un maggior ricorso a processi telematici e alla standardizzazione dei flussi informativi. Una frontiera sulla quale è necessario da subito lavorare insieme. Un ultimo ambito di riflessione che riterremmo opportuno approfondire attiene alle modalità di contribuzione delle imprese ai Confidi, tenuto soprattutto conto del mutato contesto di riferimento in cui questi si trovano ad operare. I Confidi hanno sempre mantenuto un profilo di stabilità nel tempo finché le sofferenze si sono attestate su valori fisiologici, ma, laddove queste tendano ad aumentare a livelli patologici, deve essere ricercato uno sforzo collettivo, ad iniziare dalle stesse imprese socie del Confidi. Il sistema, infatti, dovrebbe intraprendere una strategia tesa a una più consistente contribuzione da parte dei beneficiari della garanzia, che potrebbe conseguire una condizione di auto sostenibilità, ancorché parziale, e si svincolerebbe da una eccessiva dipendenza dal supporto pubblico che, in un quadro economico caratterizzato da risorse pubbliche sempre più scarse, è ormai sempre più difficile da attuare. ***** Concludo ribadendo ancora una volta come oggi la priorità strategica sia quella di trovare una convergenza negli interventi portati avanti da tutti i soggetti interessati, al fine di mettere in campo azioni tempestive ed efficaci per assicurare la sostenibilità del sistema della garanzia italiano a supporto delle imprese; il maggiore in Europa e per questo unico al mondo tra quelli fondati sul sostegno reciproco tra gli imprenditori. Un sistema che nelle fasi più complicate della crisi ha dimostrato tutta la sua importanza nel portare avanti al meglio una funzione economica, di politica industriale ed anche sociale a sostegno dell’economia reale e che, riteniamo con convinzione, non può essere disperso.
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