Parabola moderna sulla famiglia

PARABOLA MODERNA SULLA FAMIGLIA
Scendeva la Famiglia naturale dalle origini dei Tempi e, pur tra inevitabili difficoltà,
attraversava, forte e sicura, la Storia dei popoli. Un giorno incappò nei Tempi Moderni o
post-Moderni delle società occidentali. Non è che fossero più cattivi, più crudeli o più
spietati di altri tempi, anzi avevano regalato all’Umanità tecnologie meravigliose e scoperte scientifiche, destinate ad aprire orizzonti fino allora sconosciuti. Ma nonostante ciò,
o forse proprio a causa di questo, alcuni briganti di quei Tempi post-moderni si accanirono con feroce malizia proprio contro la Famiglia naturale. L’assalirono e la depredarono.
Le rubarono la presenza di Dio e la fede cristiana, che più o meno ancora conservava; poi
le tolsero la fedeltà e l’unità, la serenità del colloquio domestico, la solidarietà con il vicinato e l’ospitalità per i viandanti e i dispersi. La spogliarono e la lasciarono mezza morta
per le strade delle città e ai margini della Grande Società, dei salotti televisivi, dei parlamenti e delle leggi nazionali, preda di lobbie e di persone chiuse a riccio nei loro egoismi.…
Passarono alcuni Sociologi. Videro la Famiglia ferita e abbandonata, moribonda, e
pensarono: “Quella certamente è morta”. E continuando il cammino, telefonarono subito
alle pompe funebri…
Passarono alcuni Sapientoni, quelli cioè che scrivono su pesanti giornali e parlano molto in televisione. Illudendosi di essere liberi, insegnano che non esiste nessuna verità, se
non quella insindacabile della dittatura del proprio e altrui relativismo. Con palese soddisfazione dissero: “Era troppo oppressiva, questa famiglia naturale, covo di assassini e culla di delitti. Meglio che sia finita!... Noi siamo progressisti: vogliamo una famiglia leggera, allargata, scomposta, ricomposta, stagionale e multilaterale. Togliamo di mezzo l’idea
spaventosa di maschio e di femmina. I piccoli devono crescere neutr*, senza nessuna distinzione di genere sessuale, non devono avere una mamma e un papà, ma solo genitore
1/A e genitore 2/B”.
Passarono alcuni Politici. Il primo disse: “Ci sono troppi bambini. E’ meglio uccidere
prima della nascita quelli in soprannumero, malati o difettosi, e lasciamo solo alcuni di
prima qualità”. La seconda politichessa sentenziò: “Diamo a questi poveri ragazzi la possibilità di fumare tante canne al giorno. Altrimenti, poveretti! come faranno a riempire i
loro spaventosi vuoti?”. Un’altra disse: “In nome della mia cultura e convinzione, che
porta al progresso e alla democrazia, dobbiamo censurare e cancellare tante favole per
bambin* o piccol*. Cenerentola, Biancaneve, Pinocchio, ecc. possono traumatizzarl*”.
Un altro sentenziò: “La colpa di tutto in questi nostri Tempi Moderni è dei vecchi e dei
malati gravi. Essi, poveretti, soffrono e fanno soffrire. E poi sono di enorme peso per le
nostre economie e di enorme fastidio per i nostri godimenti. Togliamoli di mezzo con una
dolce morte… Loro non soffriranno più, e tutti saranno/saremo sollevati”!
Passò pure un clericale, uomo pieno di religioso zelo e di devozionismo, ma non altrettanto di fede vera. Da lontano la sgridò: “ Che fai lì, a terra, poverina!? Perché non ti alzi?
Te lo dicevo io che saresti finita male!... Adesso ho tanto da fare! La prossima volta, se
starai ancora lì, cercherò di fare qualcosa per te!”…
E passarono anche alcune persone devote e bigotte, che la commiserarono: “Oh, famiglia poveretta! Oh, che spavento vederla così!... Chissà perché sta lì, a terra! Quanta pena
ci fa! Come ci dispiace!... Ma sbrighiamoci, altrimenti faremo tardi per le nostre sacre
funzioni!”…
Passò infine un giovane Galileo, le mani e i piedi ancora straziati dai segni di una spietata crocifissione, e il cuore ferito e pieno di ardente carità. Appena vide la Famiglia abbandonata e straziata per terra, ne ebbe compassione, si fermò e si chinò su di lei, lavandone le ferite con l’olio della sua tenerezza e il vino del suo amore. Poi se la caricò sulle
sue spalle, ancora solcate da una tremenda flagellazione, e la portò a una vicina locanda
con l’insegna Ecclesìa. L’affidò all’albergatore, di nome Franciscus, e gli disse: “Shalom/Pace, amico mio, Francesco! Prenditi cura di questa mia creatura prediletta. Te
l’affido come tesoro prezioso! L’ho comprata con il mio Sangue! Non lasciarla sola in balia dei briganti dei Tempi Moderni o post-Moderni. Rìstòrala con la mia Parola e cùrala
con i miei Sacramenti. Lo sai: Quando si tratta di voi, Io non bado mai a spese! E anche tu
non badare a spese, a sacrifici e a umiliazioni. Ricorda: al mio ritorno ti chiederò conto di
lei e ti rifonderò cento volte di più tutto ciò che hai speso! Non dimenticarlo mai, amicofratello Francesco! Shalom!”.