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Amore e Psiche, Munch (di Fiammetta Scharf)
Ora.
Ora è il momento che ho aspettato, sognato,
desiderato.
Ora è arrivato quell’attimo, ora siamo qui, io e te,
siamo insieme.
Tu parli, epifania del mio desiderio.
Tu parli, angelo incerto, carne suprema.
Io ascolto.
Ti ascolto, rapita, ascolto parole che ho atteso per
tanto, tantissimo tempo.
Tu parli e mi riempi la vista, mi inondi gli occhi con
la tua immagine splendida.
Tu parli e la mia bocca, serrata, attende il silenzio.
Da quando hai iniziato a parlare, non vedo l’ora che
le tue labbra si fermino, che tu arrivi al termine del
tuo discorso, per potermi godere un momento di
pausa innamorata.
Ti aspettavo per oggi, sai?
Sono oggi tutti i miei oggi, tutti i giorni che trascorro nell’ansia del tuo apparire.
Sapevo che saresti venuto, che la tua bocca avrebbe iniziato il solenne percorso verso il
viale della dichiarazione.
Ti aspetto da sempre, da quando non mi ami.
Ti aspetto con pazienza, perché niente, al confronto, vale quanto l’attesa.
Ti aspetto da quando mi guardavi sdegnato, ti aspetto con grazia, nonostante il tuo disperato
evitarmi.
Ti aspetto ogni istante, perché ogni istante è quello che può cambiarmi la vita.
Ti aspetto da quando ti ho colto, la prima volta, stupendo esempio di arte incarnata.
Te la ricordi, la nostra prima volta?
Ti ricordi il mio stupore, la mia incredulità e poi la gioia, perfetta, sublime, quel mio
cercarti, inutile e schivo?
Ricordi quel giorno, che ti ha perso per sempre?
Poi tu hai cominciato a fuggire, ti sei allontanato, ridevi di me.
Allora il mio corpo soffriva, affranto da spasmi puri e profondi.
La mente, provata, si smarriva in mille labirinti di congetture.
Solo il cuore, solo il cuore poteva sopravviverti.
Solo il cuore poteva contenerti, continuare a serbarti, intatto, al suo interno.
Ho dovuto proteggerti. Dal mondo, che ti descriveva lontano, dagli sguardi importuni, dagli
assalti della noia e della lontananza.
Ma ci sono riuscita, eri dentro a uno scrigno incantato, infantile e inattaccabile come il mio
amore per te.
Ed ora, dopo tutto questo malato sentire, dopo anni di stenti e dolori, sei qui.
Sei arrivato e mi dici parole d’amore.
Mi confermi ciò che ho sempre saputo, ciò che da anni mi abita, ciò che mi svegliava, ogni
mattina e mi consegnava alla nuova giornata.
Lo vedi, Amore, mi vedi?
Ti vedi, in me, nei miei sogni più dolci, nella matassa dei miei pensieri?
Ti vedi, Amore, nelle mie parole, nella mia vita?
Ti ho sparso in ogni mia azione, portato con gioia in ciò che facevo.
Tue sono le mie parole, tuoi i miei sospiri.
E adesso tu parli.
Ti ho amata da sempre, mi dici.
Tremi, davanti a me, finalmente vinto.
Tremi e mi guardi, pieno di paura, di desiderio, di un’ansia sottile e potente.
Tremi d’amore, di gioia.
Ti bacio con tutti i miei sensi, ti accarezzo, ti ricevo in me.
Questo è l’istante perfetto.
Capisci, Amore, questo è l’istante, questo è il mio premio, il mio insuperabile trofeo.
D’ora in poi, nulla può essere degno.
Hai occhi pieni di sale, ora e mi guardi stupito.
Si, è vero, ti ho ucciso.
Ti ho voluto così tanto, ti ho chiamato in mille attimi, ti ho cercato in ogni piega della mia
vita.
Vedi, Amore, il tuo sangue è perfetto, come te.
Il tuo sangue è il mio patto, il mio meraviglioso sigillo.
Questa lama ci unisce per sempre.
Non ho mai avuto nulla nella mia vita, ma ora ho te e ho scritto il mio solo Per Sempre nella
tua carne sublime.
Ora è arrivato.
E deve durare per sempre.