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La Bce valuta un'iniezione di liquidità
Alessandro Merli
FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente
Gli ultimi dati publicati ieri
sull'economia europea, che continua la sua timida ripresa, rendono meno probabile che il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, e i suoi colleghi del consiglio della Bce si sentano costretti oggi a mettere in
pratica il motto che ripetono da
mesi, di esser «pronti ad agire»
con interventi decisi di stimolo,
compreso un taglio dei tassi d'interesse. Di maggior attualità invece qualche misura non convenzionale, come lo stop alla sterilizzazione dei titoli dei Paesi in crisi
acquistati in passato.
Il rafforzamento dell'indice
Pmi sull'attività del settore privato a febbraio, il rimbalzo delle
vendite al dettaglio a gennaio,
seppure dopo una caduta analoga a dicembre, la conferma della
crescita dello 0,3% nel quarto trimestre dello scorso anno, vanno
tutti nell'identica direzione. Il numero più significativo per la decisione della Bce non riguarda però la congiuntura attuale, ma è
proiettato da qui a due anni: lo
staff dell'Eurotower pubblicherà
infatti oggi per la prima volta, la
sua previsione sull'inflazione
dell'eurozona nel 2016, insieme
alla revisione di quelle per il 2014
e il 2015, che potrebbero essere ritoccate alribasso.Coerente con
il suo mandato, di tenere l'inflazione al di sotto, ma vicina al 2%,
ma nell'ottica dì medio periodo,
il consiglio della Bce potrebbe accogliere una previsione, che dovesse
aggirarsi
attorno
all'1,6-1,7%, comeritienela maggior parte degli osservatori di
mercato, come un'indicazione
che ci si muoverà progressivamente verso l'obiettivo. Resta da
vedere se i banchieri centrali riterranno che il ritmo di questa
normalizzazione sia sufficientemente rapido e se non ci sia il pericolo di restare impantanati in un
periodo prolungato di bassa inflazione (ora allo 0,8%), che, come
ha riconosciuto lo stesso Draghi,
rappresenta di per sé un rischio.
Basterebbe uno shock negativo
per precipitare l'eurozona in uno
scenario di deflazione, prospettiva cui gli economisti della banca
d'investimento Morgan Stanley
attribuiscono una probabilità del
35%. È un quadro che la Bce non
sottovaluta, ma non è detto sia
sufficiente ad abbassare i tassi
d'interesse: alla vigilia, l'opinione prevalente sui mercati è che
questo non avverrà. Anche perché provocherebbe quasi inevitabilmente una caduta in territorio
negativo del tasso del tasso sui depositi che le banche detengono
presso la Bce stessa, soluzione
che all'Eurotower viene vista
con disagio.
La Bce potrebbe invece decidere di non riassorbire la liquidità
creata con l'acquisto di debito, in
base al programma Smp, di Grecia, Irlanda, Portogallo, Italia e
Spagna nel 2010 e nel 2011, finora
"sterilizzata" settimanalmente.
Si tratta di 175 miliardi di euro, la
cui immissione permanente nel
sistema (oggi la liquidità in eccesso è attorno ai 125miliardi) avrebbe un duplice effetto: abbassare i
tassi a breve, riducendone la volatilità e rafforzare la "forward guidance", le indicazioni prospettiche della Bce che i tassi resteranno molto bassi ancora a lungo.
Non è detto però che la maggior
liquidità a disposizione delle banche si tramuti in un credito
all'economia reale. La più seria
controindicazione allo stop alla
sterilizzazione era finora il timore di una levata di scudi tedesca:
di fatto, trasformerebbe quello
che è sempre stato presentato come un programma per facilitare
la trasmissione della politica monetaria, in un vera e propria "creazione di moneta". La recente presa di posizione della Bundesbank, che non ha nulla da obiettare, dovrebbe attutire il colpo, anche se non mancheranno le critiche dall'ala più ortodossa degli
economisti tedeschi.
Restano inoltre sul tavolo del
consiglio altre due opzioni, entrambe mirate a far ripartire il credito: il lancio di una nuova immissione di liquidità a lungo termine
(Ltro), probabilmente condizionata alla concessione di prestiti,
in particolare alle piccole e medie imprese, e il tentativo, più volte citato da Draghi nell'ultimo anno, di rilanciare il mercato delle
cartolarizzazioni (Abs), in modo
da alleggerire i bilanci delle banche e lasciar loro mano più liberare per aumentare gli impieghi.
L'arsenale della Bce
STOP ALLA
STERILIZZAZIONE
DEGLI ACQUISTI
La Bce ha nelle sue casse titoli
per 229 miliardi, perlopiù titoli
di Stato dei Paesi in difficoltà
acquistati nel 2010-2012 nel
quadrò del programma Smp,
creando moneta e poi
drenandola dal sistema
attraverso operazioni
settimanali di "sterilizzazione".
Interrompendo queste
operazioni, si immetterebbe
liquidità nel mercato
monetario a breve per un valore
di 175 miliardi.
UN MERCATO
PER I TITOLI
ABS
Le Asset-backed securities
(Abs) sono bond che
racchiudono altre attività, tra
cui i prestiti. Un'operazione
che le coinvolgesse potrebbe
incentivare le banche a
concedere prestiti da
"cedere" successivamente
(come collaterali 0
vendendoli) alla Banca
centrale europea. Si
favorirebbe, in sostanza, la
trasmissione di liquidità
all'economia reale.
TAGLIO
DEI TASSI
DI INTERESSE
Il costo del denaro è
attualmente al minimo storico
dello 0,25% e la maggioranza
degli analisti non si aspetta
un'ulteriore riduzione, che
potrebbe essere al massimo di
10-15 punti base. Un'altra
opzione è rendere negativi i
tassi sui depositi che le banche
mantengono alla Bce, oggi a
quota zero. La manovra è stata
usata recentemente in Svezia e
Danimarca, economie però
relativamente piccole.
UNA FORWARD
GUJDANCE
PIÙ PRECISA
Tra tutte le forme di forward
guidance oggi utilizzate nel
mondo, quella della Bce è la
più vaga, e non sono pochi gli
analisti e gli economisti che
spingono per una formulazione
più efficace: Fed e Bank of
England hanno vincolato le
strategie di politica monetaria
a un obiettivo temporaneo di
disoccupazione, altre sono
persino più precise
nell'indicare tempi e livelli dei
tassi di interesse.