IL VOLTO DELLA MISERICORDIA IN PAPA FRANCESCO A pochi giorni dalla II° Domenica di Pasqua della Divina Misericordia e dalla pubblicazione della Bolla di Indizione del Giubileo straordinario, ci troviamo a riflettere sul volto della Misericordia in Papa Francesco. L’Anno Santo si aprirà il giorno 8/12/2015 festa dell’Immacolata Concezione, nel 50° anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II°. I Padri Conciliari, in quel periodo, avevano percepito il bisogno di parlare in modo comprensibile alla gente e di abbattere i muri che avevano fatto della Chiesa una cittadella privilegiata. Giovanni XXIII° all’apertura del Concilio aveva detto queste parole: “Ora la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della Misericordia, invece di imbracciare le armi del rigore”. Sulla stessa linea Paolo VI°, che alla chiusura dei lavori del Vaticano II° disse che la Religione del Concilio era stata la carità e il paradigma del Concilio era stata la parabola del “Buon samaritano”, asserendo che la verità va detta con carità. Oggi la Chiesa sente il bisogno di tenere vivo quel ricordo per iniziare un nuovo percorso della storia. Abbiamo bisogno di contemplare il Mistero della Misericordia perché è fonte di gioia e di serenità; è la Legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra. Il Santo Padre dice: “come vorrei che gli anni che seguiranno siano intrisi di Misericordia, per andare incontro ad ogni persona, portando la bontà e la tenerezza di Dio”. Nell’Antico Testamento, Dio viene definito spesso con il binomio “paziente e misericordioso”. Tale riscontro lo ritroviamo nella storia della Salvezza, dove la sua bontà prevale su distruzione e punizione. Se spostiamo la sguardo su Gesù, nel volto misericordioso di Cristo, vediamo l’amore della SS Trinità. La missione di Gesù è quella di rilevare la pienezza dell’amore divino. “Dio è Amore”. Lo troviamo per la prima volta nella Sacra Scrittura nella Prima lettera di San Giovanni (1 Gv 4, 8.16). Tutta la vita di Gesù è espressione di questo amore che dona gratuitamente. I segni che compie nei confronti dei peccatori, dei poveri, degli esclusi, dei malati e dei sofferenti, ci parlano di Misericordia. Mi soffermo sul concetto di gratuità dell’amore che non deve aspettare riconoscimenti, gratifiche e tanto meno compensi. I doni sono doni e come tali restano! Gesù prova compassione per le folle smarrite che lo seguono e si preoccupa per loro e con pochi pani e pochi pesci li sfama. Segno che per fare del bene, basta iniziare con poco; i frutti, con l’aiuto del Signore, arriveranno cospicui e a volte inaspettati! In virtù di questo Amore compassionevole, guarisce i malati. Prova compassione per la vedova di Naim risuscitandole il figlio. Il suo sguardo carico di Misericordia si sofferma su di un pubblicano peccatore, Matteo, che diventerà uno dei 12 “Guardò Matteo con amore misericordioso e lo scelse”. Nelle parabole della Misericordia, “La pecorella smarrita”, “La moneta perduta” e “Il padre misericordioso”, viene sottolineata la gioia del Padre quando perdona. Gesù alla domanda provocatoria di Pietro di quante volte fosse necessario perdonare, rispose. “Non ti dico sette volte ma fino a settanta volte sette” (Mt 18,22). La parabola del “Servo spietato” che narra come il padrone aveva condonato un ingente debito al suo servo, mentre questi non aveva fatto lo stesso con un altro servo che gli doveva pochi spiccioli, mandandolo in prigione. Gesù sottolinea: “Non dovevi aver anche tu pietà del tuo compagno come io ho avuto pietà di te?” (Mt 18,33). Gesù conclude: “Così anche il Padre mio Celeste, farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello” (Mt 18,35). Siamo chiamati ad essere misericordiosi perché a noi stessi è stata usata Misericordia. Il perdono dalle offese è l’espressione dell’amore misericordioso. Ma come è difficile a volte perdonare! In famiglia, sul posto di lavoro, in Parrocchia. Papa Francesco nell’incontro con i fidanzati del 14 febbraio dell’anno scorso disse: “Non andate mai a dormire prima di esservi riconciliati”; a sottolineare che via essenziale per il buon esito del matrimonio è il perdono. Il perdono è lo strumento per raggiungere la serenità del cuore. Lasciamo cadere la rabbia, il rancore, la violenza, la vendetta e riusciremo a vivere felici. Nella missione di Gesù tutto questo diventa beatitudine “Beati i misericordiosi perché troveranno Misericordia”. Potremmo dire che il motto di questo prossimo Giubileo è: “Misericordiosi come il Padre !” Il Papa ci invita ad aprire il cuore a coloro che vivono nelle periferie esistenziali. Quante sofferenze nel nostra vita di tutti i giorni. Povertà, dipendenze, abbandono, violenze contro i più deboli: anziani, bambini e malati; lotte di religione e massacri in virtù di questo. Quante sofferenze! Diamo voce a chi non ha più voce! Non dobbiamo pensare che le “periferie esistenziali” siano solamente gli sbarchi a Lampedusa di migranti disperati, che pur non dobbiamo dimenticare. Ma siamo attenti a chi nel silenzio è ancor più vicino a noi. All’anziano della porta accanto, al malato abbandonato in ospedale, al bambino abusato o abbandonato a sé stesso. Al bambino che voleva nascere e a cui non è stato permesso, alla violenza sulle donne che spesso si consuma tra le mura domestiche. La sofferenza a volte è dignitosa. Non ha il coraggio di chiedere; per questo dobbiamo avere orecchie attente e mani protese per poter stringere le loro mani, perché sentano il calore della nostra presenza. Riflettiamo dunque sulle opere di Misericordia corporali: Dar da mangiare agli affamati; Dar da bere agli assetati; Vestire gli ignudi; Accogliere i forestieri; Assistere i malati; Visitare i carcerati; Seppellire i morti. E quelle spirituali, fra queste, le più importanti in questo contesto: Consolare gli afflitti; Perdonare le offese. Vorrei fare un’ultima considerazione, il rapporto tra Giustizia e Misericordia, che il Pontefice affronta al punto 20 della Bolla di indizione del Giubileo Straordinario. Afferma che sono due dimensioni di un’unica realtà. La Giustizia è un concetto fondamentale della società civile. Molte volte però questo concetto ha portato a cadere nel legalismo. Gesù va oltre la giustizia con la Misericordia “Andate e imparate cosa vuol dire Misericordia, io non sono venuto a chiamare i giusti ma i peccatori” (Mt 19,13). Matteo non è stato solamente perdonato, ma è chiamato ad essere lui stesso testimone della Misericordia ricevuta. Concludiamo rivolgendo il nostro sguardo a Maria, Madre della Misericordia. Il suo sguardo ci accompagni in questo Anno Santo, perché possiamo tutti sperimentare la gioia della tenerezza di Dio. RAFFAELLA ROMAGNA
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