Notiziario Q 4 B

I N F O R M A Z I O N I:
Lunedì 16 e martedì 17 marzo alle 20.00 si terranno nella Cappella di San
Giovanni gli esercizi spirituali per i giovani in preparazione alla Cattedra
di San Giusto dedicata in modo speciale a loro.
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Liturgie penitenziali in Quaresima:
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18 marzo alle 16.30: per i bambini del catechismo
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19 marzo alle 19.00: per tutta la Parrocchia
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Invitiamo tutti all’ultimo incontro della Cattedra di San Giusto mercoledì
alle 20.30 in Cattedrale. Tema di quest’anno sono «Le Beatitudini e la
felicità cristiana».
• Mercoledì 18 marzo: Piccole Sorelle di Gesù di Charles de
Foucauld, Beati i poveri, Beati i miti
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Ogni domenica di Quaresima alle 18.00 siamo caldamente invitati al
canto dei Vespri e all’ascolto della catechesi del nostro Vescovo.
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Tutti i giorni feriali di Quaresima alle 6.15 nella Cappella di San Giovanni
ci raduniamo per la preghiera delle Lodi mattutine con l’Ufficio delle
Letture.
Ogni venerdì di Quaresima alle 17.30 (!) si celebra la via Crucis.
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Domenica sera, nella sala «San Michele» si svolgono gli incontri per le
coppie che si preparano al sacramento del matrimonio.
(Non c’è bisogno d’iscrizione.)
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In fondo della chiesa c’è un’urna apposita per l’elemosina quaresimale.
SAN GIUSTO
Notiziario della Parrocchia
4a Domenica di Quaresima B, 15 - 21 marzo
Tel. 040 309666, http://www.sangiustomartire.it
Unicredit, IBAN: IT32 O020 0802 2300 0001 3281 505
Francesco: non esiste alcun peccato che Dio non possa perdonare
I Sacramenti sono il luogo della “tenerezza di Dio per gli uomini”, il modo
concreto che Dio ha pensato “per abbracciarci, senza vergognarsi di noi e
del nostro limite”. In particolare la Confessione “rende presente con
speciale efficacia il volto misericordioso di Dio”: “Non dimentichiamolo
mai, sia come penitenti che come confessori: non esiste alcun peccato che
Dio non possa perdonare! Nessuno! Solo ciò che è sottratto alla divina
misericordia non può essere perdonato, come chi si sottrae al sole non può
essere illuminato né riscaldato”. Alla luce di questo “meraviglioso dono di
Dio”, il Papa dà tre indicazioni ai confessori: innanzitutto, “vivere il
Sacramento come mezzo per educare alla misericordia”, aiutando i fedeli a
“fare esperienza di pace e di comprensione, umana e cristiana”: “La
Confessione non deve essere una ‘tortura’, ma tutti dovrebbero uscire dal
confessionale con la felicità nel cuore, con il volto raggiante di speranza,
anche se talvolta – lo sappiamo – bagnato dalle lacrime della conversione e
della gioia che ne deriva. Il Sacramento, con tutti gli atti del penitente, non
implica che esso diventi un pesante interrogatorio, fastidioso ed invadente”.
Al contrario la Confessione “dev’essere un incontro liberante e ricco di
umanità”, che tuttavia “comprende anche il giusto impegno di riparare, per
quanto possibile, il male commesso. Così il fedele si sentirà invitato a
confessarsi frequentemente, e imparerà a farlo nel migliore dei modi, con
quella delicatezza d’animo” che fa tanto bene “anche al cuore del
confessore”. Tante volte “si confonde misericordia con l’essere confessore
dalle maniche larghe”: “Ma, pensate questo: né confessore di maniche
larghe, né confessore rigido sono misericordiosi. Nessuno dei due. Il primo,
perché dice: ‘Ma vai avanti, questo non è peccato: vai, vai, vai!’. L’altro,
perché dice: ‘No, la legge dice…’. Ma nessuno dei due si prende il penitente
come fratello, lo prende per mano e lo accompagna nel suo percorso di
conversione! Invece, il misericordioso lo ascolta, lo perdona, ma lo prende
e lo accompagna, perché la conversione sì, incomincia – forse – oggi, ma
deve continuare con la perseveranza… Lo prende su di sé, come il Buon
Pastore che va a cercare la pecora smarrita e la prende su di sé”. Il Papa
invita poi i sacerdoti a lasciarsi educare dal Sacramento della
Riconciliazione. “Quante volte ci capita di ascoltare confessioni che ci
edificano!”. “Anime semplici, anime di poveri in spirito, che si abbandonano
totalmente al Signore, che si fidano della Chiesa e, perciò, anche del
confessore”: “Ci è dato anche, spesso, di assistere a veri e propri miracoli di
conversione. Persone che da mesi, a volte da anni sono sotto il dominio del
peccato e che, come il figliol prodigo, ritornano in sé stesse e decidono di
rialzarsi e ritornare alla casa del Padre, per implorarne il perdono. Com’è
bello accogliere questi fratelli e sorelle pentiti con l’abbraccio benedicente
del Padre misericordioso, che ci ama tanto e fa festa per ogni figlio che
ritorna a Lui con tutto il cuore!”. “Quanto possiamo imparare dalla
conversione e dal pentimento dei nostri fratelli” che “ci spingono a fare
anche noi un esame di coscienza: io, sacerdote, amo così il Signore, come
questa vecchietta? Io sacerdote, che mi ha fatto ministro della sua
misericordia, sono capace di avere la misericordia che ha il cuore di questo
penitente? Io, confessore, sono disponibile al cambiamento, alla
conversione, come questo penitente, del quale sono stato posto al
servizio?”. Come terza indicazione ai sacerdoti, il Papa sottolinea la
necessità di “tenere sempre lo sguardo interiore rivolto al Cielo, al
soprannaturale” quando si confessa, nella consapevolezza “che nessuno è
posto in tale ministero per proprio merito”, ma “per pura grazia di Dio”. E
parlando a braccio dell’esperienza della vergogna aggiunge: “Io a sentire
questo peccato, quest’anima che si pente con tanto dolore o con tanta
delicatezza d’animo, sono capace di vergognarmi dei miei peccati? E questa
è una grazia”. E prosegue: “Siamo ministri della misericordia grazie alla
misericordia di Dio”. E’ uno sguardo che rende “umili, accoglienti e
misericordiosi” verso chi chiede di confessarsi. “Anche il modo di ascoltare
l’accusa dei peccati dev’essere soprannaturale, rispettoso della dignità e
della storia personale di ciascuno, così che possa comprendere che cosa Dio
vuole da lui o da lei”: “Per questo la Chiesa è chiamata ad «iniziare i suoi
membri – sacerdoti, religiosi e laici – all’arte dell’accompagnamento, perché
tutti imparino sempre a togliersi i sandali davanti alla terra sacra
dell’altro». Anche il più grande peccatore che viene davanti a Dio a
chiedere perdono è terra sacra, e anche io che devo perdonarlo in nome di
Dio posso fare cose più brutte di quelle che ha fatto lui. Ogni fedele
penitente che si accosta al confessionale è 'terra sacra', 'terra sacra' da
'coltivare' con dedizione, cura e attenzione pastorale”.
4°DOMENICA DI QUARESIMA / B
Dal secondo libro delle Cronache (36,14-16.18-23)
Ecco la reazione di Dio di fronte alla ribellione del suo Popolo: “Il Signore,
Dio dei loro padri, mandò premurosamente e incessantemente i suoi
messaggeri ad ammonirli, perché aveva compassione del suo popolo e della
sua dimora”. Il popolo non si converte e per questo viene deportato in
Babilonia. Ugualmente, però, il Signore non desiste dal suo proposito di
salvezza e, “al compiersi di settanta anni”, servendosi del pagano Ciro, re di
Persia, fa ritornare il suo popolo nella loro terra.
Anche oggi il Signore, per evitarci grandi sofferenze, ci esorta a ritornare a
lui. Lo faremo?
Salmo responsoriale (dal Salmo 136(137])
Rit. Il ricordo di te, Signore, è la nostra gioia.
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini (2,4-10)
L’Apostolo ci invita a guardare con gratitudine a “Dio, ricco di misericordia”,
che “per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo
per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati…
mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio”. Di fronte a
queste parole, come non essere grati e riconoscenti a Dio e non
abbandonare ogni pretesa e mormorazione contro di lui?
Dal vangelo secondo Giovanni (3,14-21)
Anche questo passo del Vangelo ci parla dell'amore misericordioso del
Padre. Dice Gesù a Nicodemo: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il
Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia
la vita eterna”.
Adesso si tratta di credere e accogliere questo amore per non attirarci la
condanna riservata a coloro che “hanno amato più le tenebre che la luce,
perché le loro opere erano malvagie”.