Analisi dei Mercati

Analisi mensile dei principali eventi e previsioni sui mercati globali
22 ottobre 2014
Analisi dei
Mercati
● Brusca correzione di
mercato non giustificata
dallo stato di salute dei
fondamentali
● Crediamo in una
ripresa economica
globale graduale
● La caduta del prezzo
del petrolio e di altre
commodity dà impulso
ai consumi
Crediamo che i mercati stiano
reagendo in modo esagerato
considerato lo stato di salute
dei fondamentali. Diversi
indicatori tecnici indicano una
ripresa nel breve termine.
●
Rendimenti delle
obbligazioni decennali
a livelli bassi; si
attende un rimbalzo
Reazione esagerata dei mercati
Obbligazionario
Rendimenti decennali (previsione a 3 mesi)
US
2.5%
Zona Euro
Giappone
Crediti Investment Grade
1.0%
0.6%
=
Crediti High Yield
+
Debito paesi emergenti
Valute forti
-
Valute locali
-
positivi (+), neutrali (=), negativi (-)
Azionario
Energetici
=
Materiali
-
Industriali
Beni di consumo voluttuari
=
+
Beni di prima necessità
-
Sanitari
Finanziari
=
+
Tecnologici
+
Telecomunicazioni
Servizi di pubblica utilità
=
positivo (+), neutrale (=), negativo (-)
Regioni
Stati Uniti
+
Europa
=
Giappone
Mercati emergenti
+
-
positive (+), neutrali (=), negative (-)
Fonte: ING Investment Management, 22 ottobre 2014
L’outlook economico globale è diventato leggermente
più incerto ma rimane positivo. La crescita degli utili è
in ripresa – specialmente negli Stati Uniti e, nel 2015, in
Europa – e la politica monetaria continua ad essere
accomodante, in parte grazie alla bassa inflazione.
Fino ad ora, per gli asset rischiosi, ottobre è stato un mese
deludente. Sono state vendute azioni, commodity e le obbligazioni
più rischiose mentre i rendimenti dei titoli obbligazionari a 10 anni
sono scesi bruscamente. L’aumento dell’avversione al rischio è
stato innescato da una serie di notizie negative. In Europa la BCE
ha deluso molti analisti rivelando pochi dettagli sulle nuove misure
di stimolo e allo stesso tempo sono stati pubblicati alcuni numeri
peggiori del previsto, anche riguardo la Germania. Il mood della
riunione annuale tenuta dall’FMI è stato pessimo e c’è stata
l’impressione che, negli ultimi due anni, i mercati fossero andati
troppo avanti rispetto al trend economico. I mercati sono in grado di
creare la propria realtà; se il pessimismo persiste e si diffonde e le
condizioni finanziarie continuano a deteriorarsi, l’effetto
sull’economia reale potrebbe essere negativo. Tuttavia, non
pensiamo che gli attivi di rischio siano diventati troppo costosi. Gli
indicatori lasciano pensare che la spinta alla crescita economica
non sia cambiata. I consumi globali negli ultimi mesi hanno preso
slancio e riceveranno ulteriore sostegno grazie al forte calo del
prezzo del greggio e di altre commodity. La caduta dei tassi
d’interesse è positiva per il mercato immobiliare, in quanto si
traduce in mutui a tasso inferiore. Anche le aziende sono in buone
condizioni e disposte a investire. Crediamo che i mercati stiano
reagendo in modo esagerato e vediamo pochi argomenti a
sostegno della brusca correzione. Alcuni indicatori tecnici
suggeriscono una ripresa a breve termine. Manteniamo le posizioni
overweight azionarie e immobiliari.
1. Economia: crescita economica globale stabile
●
●
●
●
Trend economici divergenti a livello geografico
Prevediamo una ripresa economica globale graduale
L’economia USA è resistente
L’inflazione della zona euro rimarrà a 0% per un po’
Tendenze economiche in ulteriore divergenza
Un trend evidente degli ultimi mesi è dato dall’ulteriore
divergenza delle performance a livello geografico.
L’economia americana continua a comportarsi bene, mentre
gli indicatori economici della zona Euro sono in (leggero)
ribasso. La spinta economica nei mercati emergenti è stata
debole tutto l’anno ma recentemente ha incontrato forti venti
contrari causati dai deludenti indicatori cinesi. Gli indicatori
giapponesi mostrano un quadro eterogeneo; le aziende
stanno investendo e il mercato del lavoro è in miglioramento
ma i consumi si stanno riprendendo meno del previsto a
causa dell’aumento dell’IVA in aprile.
L’FMI taglia le previsioni di crescita
L’FMI ha modificato al ribasso le proprie previsioni di crescita
dell’economia globale, sostenendo che tale rischio è
aumentato a partire dalla primavera, in parte a causa delle
tensioni geopolitiche. L’FMI ha tagliato le proprie previsioni di
crescita per il 2014 al 3,3%, -0,4% rispetto alle previsioni di
aprile. Per il 2015, l’FMI prevede un’accelerazione della
crescita pari al 3,8%, mentre la precedente stima si attestava
al 4%. Per la zona Euro l’FMI prevede una crescita dell’1,3%
nel 2015, -0,2% rispetto ad aprile.
Crescita economica globale stabile
Gli indicatori economici globali non ci danno ragione di
modificare la previsione di una ripresa graduale
dell’economia globale. A settembre l’indice PMI globale, un
indicatore affidabile della crescita economica, è diminuito
leggermente da 55,1 a 54,9 punti, dopo essere stato a 55
punti per quattro mesi. Questo dato è coerente con il livello di
più alto di attività economica degli ultimi tre anni e mezzo.
Ad agosto, produzione industriale inferiore al previsto
Sebbene il sotto-indice per il settore dei servizi sia sceso
leggermente, rimane ben al di sopra del settore
manifatturiero. Anche quest’ultimo ha perso leggermente,
anche se i dati ‘principali’ sulla produzione industriale globale
hanno dipinto un quadro più pessimistico. A settembre i due
indici sono stati decisamente peggiori del previsto in ogni
aspetto. In particolare la Germania (-4% rispetto a luglio) e il
Giappone hanno mostrato un calo marcato. Solo il tempo ci
dirà se si tratta di un fenomeno passeggero o strutturale. I
dati a livello industriale e aziendale indicano un rimbalzo dei
numeri di settembre. Ci attendiamo che la produzione
industriale globale si riprenda a un livello corrispondente
all’indice PMI.
L’economia US in chiara posizione di leadership
L’economia americana è di gran lunga la più resistente. Il
suo quadro fondamentale è chiaro: gli squilibri
ING INVESTMENT MANAGEMENT
macroeconomici e le incertezze politiche sono diminuiti
sensibilmente e l’economia sta beneficiando di un piano che
si basa sull’allentamento della stretta fiscale e su una politica
di alleggerimento monetario sostenuta. Di conseguenza il
settore privato sarà in grado di aumentare la spesa (in
relazione al reddito).
I dati dell’ultimo periodo confermano il quadro. Dopo due
mesi di crescita peggiore del previsto, a settembre il numero
di posti di lavoro è cresciuto di 248.000 unità. Inoltre, le cifre
sugli ultimi due mesi sono state modificate al rialzo di 69.000
posti di lavoro. La crescita occupazionale degli ultimi sei
mesi si attesta a 245.000 unità, una cifra davvero positiva. Il
mercato del lavoro rimane un importante pilastro a sostegno
dei consumatori, anche se gli aumenti salariali faticano a
decollare, rimanendo al 2% circa. Gli altri driver
dell’economia americana sono gli investimenti aziendali e il
mercato immobiliare, entrambi in solida crescita.
Mercato immobiliare US di nuovo in crescita dopo un
temporaneo ribasso
La FED non aumenterà i tassi prima dell’estate 2015
La conferma della bassa crescita dei salari e l’attesa
diminuzione dell’inflazione dei prossimi mesi, in buona parte
dovuta alla brusca caduta dei prezzi dell’energia, rinforza
l’idea che per il momento la FED non aumenterà i tassi
d’interesse ufficiali. Ci attendiamo un primo aumento nel
terzo trimestre del 2015.
L’inflazione della zona Euro rimarrà bassa per un po’
Gli indicatori dell’attività economica nella zona Euro
continuano nel loro graduale declino. A settembre l’indice
PMI per la regione è sceso da 52,5 a 52,3 punti, un livello
corrispondente a una crescita economica dello 0,2%. A
settembre l’inflazione si è assestata sullo 0,3% su base
annua, mentre l’inflazione core (esclusi i prezzi di energia e
alimenti) si è fermata allo 0,8%. Visto il forte calo del prezzo
del greggio è probabile che l’inflazione rimanga vicina allo
0% per un po’ di tempo. I mercati finanziari sono sempre più
preoccupati che l’inflazione continui a rimanere sotto
l’obiettivo del 2% della BCE. Insieme al perdurare della
bassa crescita economica, la pressione affinché la BCE
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proroghi i propri programmi di acquisto, aumenterà nei
prossimi mesi.
2. Azionario: aumento
dell’avversione al rischio
brusco
e
marcato
● Debolezza nei dati economici, specialmente nella zona
Euro
● Leggera delusione dopo la riunione di ottobre della BCE
● Crescita economica e utili deludenti in Europa
● Dividendi interessanti, specialmente in Europa
Gli investitori riducono il rischio
Le prese di profitto, specialmente a fine settembre, hanno
generato una brusca caduta dei mercati azionari. I titoli
europei e giapponesi hanno sofferto di più anche a causa
della crescente incertezza sulla crescita economica.
L’incertezza sulle politiche da seguire ha svolto un ruolo
primario in entrambe le regioni. I mercati hanno spostato la
data in cui si attendono che la BCE cominci ad acquistare
titoli governativi nel 2015. Svariati fattori tecnici di mercato,
inclusa la spinta economica, sono attualmente negativi.
Mentre gli indicatori economici in Europa e Giappone sono
peggiori del previsto, i mercati emergenti hanno riservato
alcune sorprese positive. Le cifre sulle esportazioni cinesi, ad
esempio, sono state migliori del previsto.
I settori ciclici sono quelli che perdono di più
Il focus degli investitori sulla riduzione dell’esposizione al
rischio nei propri portafogli ha influito particolarmente sui
settori azionari ciclici. Di questi, il settore delle commodity, in
particolare degli energetici, ha subito il colpo più forte. Vista
la caduta del prezzo del greggio non c’è da stupirsi. L’enfasi
degli investitori sulle crescenti incertezze li ha resi ciechi al
minor prezzo del greggio. Dopo tutto un prezzo più basso dà
impulso alla spesa delle famiglie e ha un effetto positivo sui
costi delle aziende. Le incertezze, ie sulla crescita degli utili,
continuano a crescere.
Vento contrario previsto per gli utili US
Prendendo in considerazione gli utili per azione, la aziende
americane hanno dimostrato una robusta crescita. Per
contro, gli utili societari in Europa sono stati assolutamente
peggiori del previsto. Il quadro, tuttavia, potrebbe cambiare.
Lo slancio degli utili in America è al momento il più negativo
di tutte le regioni. Gli analisti stanno tagliando le loro
previsioni sugli utili per le aziende e prevedono un periodo di
venti contrari causato dalla forza del dollaro. In tal modo si
genererà una pressione sui margini per la società americane
sui mercati delle esportazioni. Siamo convinti che queste
pressioni sui margini si faranno sentire a partire da gennaio
2015, quindi nei numeri relativi al IV trimestre. In contrasto, le
società europee votate alle esportazioni trarranno profitto dal
dollaro forte (tasso di cambio euro debole/dollaro).
Le aziende europee miglioreranno gli utili con il tempo?
Le valutazioni delle società europee sono circa il 15%
superiori alla media. Ciò non dovrebbe causare timori, in
ING INVESTMENT MANAGEMENT
quanto non si tratta di una sopravvalutazione eccessiva.
Tuttavia, un problema si potrebbe verificare se la crescita
degli utili dovesse continuare ad essere peggiore del previsto
e il mercato continuasse ad essere deluso delle azioni della
BCE. Le valutazioni diventeranno un problema se i mercati
dovessero entrare in una fase in cui gli utili americani fossero
peggiori del previsto e quelli europei non si fossero ripresi in
misura sufficiente da dare fiducia al mercato.
Nell’attesa di segnali che indichino un cambio positivo negli
indicatori e negli utili societari europei, manteniamo una
posizione neutrale sugli azionari del vecchio continente. Un
chiaro segno di consenso sul programma di acquisto di titoli
di stato da parte del consiglio direttivo della BCE potrebbe
spingerci a passare ad una posizione sovrappesata. Per
quanto riguarda l’azionario in Giappone e Stati Uniti
manteniamo un leggero overweight.
L’azionario offre un notevole rapporto prezzo/dividendo
A fine settembre l’azionario globale ha offerto un rapporto
prezzo/dividendo del 2,5% e quello dei mercati emergenti il
2,8%. Per il comparto americano e giapponese i rendimenti
sono stati pari a 2,0% e 1,8% rispettivamente. L’azionario
europeo ha il rapporto più interessante (3,3%). A metà
settembre il differenziale tra il rapporto prezzo/dividendo in
Europa e il rendimento sui crediti era di 136 punti base, il
valore più alto da anni.
Segnali tecnici indicano un pessimismo eccessivo
Sul breve termine alcuni fattori tecnici di mercato indicano un
calo eccessivamente accentuato dei prezzi, a livelli di
ipervendita. La volatilità del mercato, la fuga dei capitali dai
mercati azionari e la sempre maggiore avversione al rischio
sembrano confermare lo scenario.
Volatilità in aumento a livelli dell’estate 2012
Per quanto riguarda i fondamentali, l’economia americana
sta mostrando una crescita superiore alla media. Nei
trimestri a seguire, la crescita degli utili societari in Europa,
Giappone e mercati emergenti sarà spinta dal dollaro forte. I
solidi bilanci societari forniscono ulteriore supporto, insieme
ad aziende che utilizzano la liquidità in parte a beneficio degli
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azionisti (riacquisto azioni, aumento dei dividendi). In
generale, ci attendiamo un’ulteriore ripresa, seppur graduale,
dell’economia globale. Così facendo, presumiamo che
l’economia della zona Euro riceva impulso grazie all’acquisto
di titoli di stato da parte della BCE.
Bassa correzione nei mercati obbligazionari
3. Obbligazioni: i rendimenti tedeschi ai minimi
storici
● Drastica riduzione dei rendimenti sui titoli decennali
americani e tedeschi
● Correzione sui titoli rischiosi meno estrema del previsto
● Preferenza per titoli denominati in euro
● ABS europei avvantaggiati dalle misure della BCE
Il brusco calo dei rendimenti US e tedeschi è una
reazione eccessiva
Dopo un breve rialzo nella prima metà di settembre, i
rendimenti dei titoli decennali hanno continuato nel percorso
di ribasso del 2014. Un brusco calo è stato particolarmente
visibile tra il 7 e 15 ottobre. Ci sono alcune spiegazioni
plausibili per il calo dei rendimenti decennali tedeschi. Gli
indicatori peggiori del previsto nella zona Euro, la persistente
e (molto) bassa inflazione e la previsione che la BCE si
affiderà all’acquisto di titoli governativi sono argomenti che
sostengono rendimenti in calo o bassi. Tuttavia, riteniamo
che il nuovo record dello 0,7% dei rendimenti tedeschi del 15
ottobre sia eccessivamente ridotto.
Il brusco calo dei rendimenti governativi decennali in America
è più difficile da spiegare. L’economia americana sta
mostrando una crescita sopra la media e chiari segni di
miglioramento. D’altro canto l’inflazione si sta abbassando e
la tendenza dovrebbe continuare nei prossimi mesi,
principalmente a seguito del calo drastico dei prezzi
dell’energia. Di conseguenza, seppure parzialmente, i
mercati si aspettano che la FED posticipi la data in cui
intende alzare i tassi d’interesse ufficiali. A giudicare dai
future dei Fed Funds, la data è stata posticipata dal II al IV
trimestre del 2015.
Un’altra ragione per il calo dei rendimenti è l’aumento
repentino dell’avversione al rischio, che ha spinto gli
investitori a lanciarsi in massa verso “lidi sicuri”, quali i titoli di
stato tedeschi e americani. I titoli di alta qualità sono pochi e
la domanda rimane alta, anche per i fondi sovrani.
Crediamo che il recente calo dei rendimenti sia eccessivo e
ci attendiamo un rimbalzo sul breve termine e un leggero
aumento sia dei titoli governativi tedeschi sia di quelli
americani sul medio termine.
ING INVESTMENT MANAGEMENT
Correzione dei titoli a rischio relativamente controllata
L’aumento dell’avversione al rischio ha generato una
correzione dei mercati delle obbligazioni rischiose. Tuttavia
la correzione è stata meno estrema rispetto ai mercati
azionari. Anche se i differenziali sono aumentati, i ritorni non
sono diminuiti in corrispondenza del calo dei rendimenti (vedi
grafico). Ciò non toglie che ci siano alcune variazioni degne
di nota. I titoli decennali spagnoli, i crediti europei investment
grade e il debito dei mercati emergenti in valuta forte hanno
tenuto abbastanza bene. I crediti high yield e il debito dei
mercati emergenti in valuta locale, invece, hanno perso
terreno.
Correzione piuttosto eccessiva sugli High Yield
I titoli High Yield hanno visto un flusso abbondante di capitali
in uscita, in parte perchè molti investitori avevano posizioni
sovrappesate piuttosto ampie in questa asset class. Ciò
nonostante le valutazioni sono interessanti, mentre il quadro
dei fondamentali è per lo più immutato. Il numero di default
attesi rimane storicamente basso. Inoltre, la politica
monetaria della BCE è un driver per i titoli High Yield
europei. Il rischio principale di queste obbligazioni è la bassa
liquidità del mercato.
Per quanto riguarda l’Europa, sui crediti investment grade,
titoli asset backed (ABS) e titoli di stato periferici della zona
Euro rimaniamo positivi. Queste classi di attivi stanno
beneficiando delle misure annunciate dalla BCE.
4. Azionari immobiliari: overweight
In una logica di ricerca di rendimento da parte degli
investitori, quest’anno i titoli immobiliari hanno superato la
performance di altre classe di attivi. Hanno beneficiato dal
calo dei rendimenti sui titoli decennali. Tuttavia, rimangono
vulnerabili all’aumento dei tassi d’interesse. La volatilità,
quindi, potrebbe aumentare se gli investitori cominceranno a
speculare sull’aumento dei tassi d’interesse negli Stati Uniti.
Tuttavia un aumento graduale dei tassi d’interesse dovuto al
perdurare della ripresa non deve per forza essere un fatto
negativo. La nostra posizione sul comparto immobiliare è
overweight.
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5. Commodity: neutrali
La posizione sulle commodity è neutrale. Il miglioramento
della domanda globale è positivo ma le commodity sono
vulnerabili al calo della domanda in Cina. L’indebolimento
degli indicatori economici cinesi è quindi un fattore negativo.
I rischi politici rimangono presenti ma fino ad ora non hanno
generato una pressione significativa al rialzo sui prezzi. Il
calo del prezzo del greggio ha proseguito dopo che la
International Energy Association (IEA) ha tagliato le proprie
previsioni sulla crescita della domanda di petrolio. La
diminuzione della crescita economica in Cina continua a
rappresentare la principale minaccia al settore delle
commodity.
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