Bullismo: se sai non fai! Ragazzi

Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino¶19 maggio 2014¶N. 21
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Società e Territorio
Archeologia rupestre
In un libro le ricerche di Franco Binda che
indagano le incisioni sulle rocce nella Svizzera
italiana
pagina 5
Fare storie con i bambini
L’Istituto Ricerche di Gruppo
e il metodo di intervento
psicoterapeutico e psicopedagogico
ideato da Ferruccio Marcoli
pagina 6
Bullismo:
se sai non fai!
Ragazzi Punta sull’educazione fra pari
il nuovo progetto pilota della Sezione
del Luganese di Croce Rossa Svizzera per
contrastare il fenomeno sempre più diffuso
del cyberbullismo
Stefania Hubmann
«Non postare nessuna immagine che
non sei disposta/o a vedere riprodotta
sulla fiancata del bus!». Parole forti e
molto chiare quelle che Aline Esposito
rivolge ai giovani quale responsabile
del corso di sensibilizzazione sul bullismo promosso da Croce Rossa Svizzera
(CRS) – Sezione del Luganese. «Sai del
bullismo? Se sai non fai!» è un progetto pilota avviato quest’anno a seguito
della crescente diffusione del fenomeno
nelle scuole, dove la Sezione del Luganese di CRS è presente da diversi anni
con l’attività di prevenzione per la gestione costruttiva dei conflitti denominata «Chili».
Il problema più attuale e acuto
riguarda il cyberbullismo al quale si
riferisce la frase iniziale. La proliferazione degli smartphone ha contribuito
all’imperversare di pratiche vessatorie
che non danno tregua, raggiungendo
il bersaglio 24 ore su 24. La vittima può
così ritrovarsi la mattina sul social network con decine di commenti dai contenuti devastanti. Chi li scrive non vede
la persona e si spinge oltre ogni limite.
E chi li riceve? Se non li legge, quando
arriva a scuola è l’unica del gruppo a
non sapere cosa hanno scritto di lei. Se
lo fa, è distrutta prima ancora di uscire
dalla porta di casa. Quella casa che nel
bullismo tradizionale rappresenta seppur temporaneamente un rifugio contro la persecuzione.
Il bullismo è, infatti, caratterizzato da un comportamento aggressivo
intenzionale che dura nel tempo e il
cui obiettivo è una vittima designata.
«L’azione coinvolge tutte le persone che
entrano in relazione con il bullo o la
vittima», precisa Aline Esposito. «Uno
dei primi obiettivi del nostro progetto
è proprio quello di capire cosa è il bullismo, come affermato anche nel titolo:
se sai non fai! A questo scopo è necessario creare innanzitutto uno spazio di
parola riconosciuto. Ci siamo resi conto
sul campo che i ragazzi sentono il bisogno di esprimersi. Poter parlare dei social network e di tutto ciò che li riguarda è una necessità. Le riflessioni sulle
loro esperienze reali, unite alla visione
di filmati e ad attività di gruppo, sono il
mezzo per affrontare in modo dinamico e interattivo il problema».
Una fase essenziale del percorso
è l’identificazione degli attori del bullismo. Spiega la nostra interlocutrice:
«Il bullo e la vittima vivono entrambi un disagio che si manifesta in ruoli
opposti. A volte il bullo è stato a sua
volta perseguitato nell’ordine di scuola
precedente. È attorniato da “aiutanti”
(intervengono fisicamente) e spettatori. Fra questi c’è chi assiste e non dice
nulla e chi vorrebbe intervenire ma ha
paura. Genitori e docenti sono pure
coinvolti, anche quando non si rendono conto di ciò che sta succedendo».
Per uscire dal tunnel esiste una sola
via: attivare le risorse personali dei
protagonisti, in particolare della vittima. L’obiettivo è di riuscire a stare
in modo sano nel gruppo di pari. Sviluppare le proprie forze, l’autostima
e beneficiare di un’educazione di tipo
emotivo è la base della prevenzione,
Cyberbullismo: sul social network la vittima può trovare decine di commenti dai contenuti devastanti. (Keystone)
completata da consigli pratici sull’uso
delle nuove tecnologie e in particolare
dei social network, soprattutto Facebook e Twitter.
La frase iniziale torna quindi come
una sorta di fil rouge nell’intervista ad
Aline Esposito. Docente di scuola elementare per dieci anni, specializzata in
mediazione, la responsabile di «Chili»
e del nuovo progetto ha incontrato in
questi mesi alcune classi di due scuole
superiori e due gruppi di genitori, unitamente a direttori e insegnanti. L’attività si concentra, in questa fase sperimentale, nelle scuole superiori, dove il
cyberbullismo è più diffuso. Si constata
però che il fenomeno inizia sempre prima e tende a dilagare. Ecco perché una
vera prevenzione dovrebbe cominciare
già nelle scuole elementari e proseguire
nel tempo. Dipendenti dai like (mi piace) che ricevono, gli adolescenti non si
rendono conto del carattere effimero
di questi commenti contrapposto alla
perennità delle immagini postate, frutto soprattutto di selfie (autoscatti). A
quest’età il ruolo del gruppo è basilare
ma farne parte non è sempre scontato.
La tecnologia è il nuovo metro di confronto che può tramutarsi in un rapido
e impietoso mezzo di esclusione. Difficile anche la posizione di genitori e
docenti in mancanza di un chiaro iter
da seguire di fronte ad atti di bullismo
e di disposizioni di legge specifiche. Per
questi motivi la sensibilizzazione promossa da enti quali Croce Rossa Svizzera assume un’importanza ancora
maggiore.
«Stiamo introducendo anche la
peer education (educazione tra pari)
– spiega Aline Esposito – formando
ragazzi delle scuole superiori. Il messaggio passerà sicuramente meglio
quando saranno loro a entrare da soli
nelle classi delle medie per discutere con i loro compagni». Così come
«Chili» si è consolidato negli oltre dieci
anni di presenza in Ticino (è nato nella Svizzera tedesca negli anni Novanta partendo da un lavoro di diploma
ed è poi stato tradotto e adattato nella
versione italiana), anche «Sai del bullismo? Se sai non fai!» è destinato a svilupparsi sulla base delle esigenze del
mondo giovanile. Per quanto riguarda «Chili», ad esempio, il programma
rivolto alle aziende è il frutto di questo continuo adeguamento ai bisogni
provenienti dal territorio. Chiunque
sia il destinatario – scuole, gruppi di
genitori, associazioni sportive, aziende – la gestione del conflitto può essere
affrontata sia in termini generali come
prevenzione, sia come intervento di
mediazione di fronte a un problema
concreto. «Purtroppo tende a prevalere questa seconda opportunità a scapito di un’azione di prevenzione a lungo
termine», conclude Aline Esposito.
«Per ottenere i risultati sperati,
come detto, bisognerebbe iniziare a lavorare con i bambini e concentrare gli
sforzi sull’arco di tutti e quattro gli anni
di scuola media. Solo con due sedi lavoriamo regolarmente da cinque anni
sulla gestione del conflitto. Quest’ultimo, se dosato in piccole quantità come
il condimento messicano da cui prende
il nome, rappresenta un’opportunità
per ridefinire e migliorare la relazione». Conflitto e bullismo, se affrontati
alla radice e in modo positivo, sono occasioni di crescita, preludio di una vita
sana ed equilibrata da adulti quando le
situazioni a rischio si chiamano lavoro,
separazione, divorzio.
Informazioni
www.crs-luganese.ch/conflitti-bullismo
Aline Esposito terrà una conferenza
sul tema dei conflitti questa sera, 19
maggio, alle 20.15 nella sede della
Sezione del Luganese di CRS (Via alla
Campagna 9).