I DSA si diagnosticano in situazioni di

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I DSA si diagnosticano in situazioni di:
- Capacità cognitive normali
- Assenza di patologie neurologiche
- Assenza di deficit sensoriali
Non si tratta di:
- Mancanza di intelligenza
- Malattia
Sono una caratteristica (evolutiva) del modo di apprendere. Il processo di apprendimento interessa aree
cerebrali in parte differenti rispetto ai “typical learners”.
Intelligenza o intelligenze?
- Sternberg: intelligenza analitica, creativa e pratica
- Gardner: le 7 intelligenze
• Intelligenza logico-matematica
• Intelligenza linguistica
• Intelligenza spaziale
• Intelligenza musicale
• Intelligenza cinestetica o procedurale
• Intelligenza interpersonale
• Intelligenza intrapersonale
- Goleman: Intelligenza emotiva (capacità di realizzarci nelle vita, nelle attività, nelle relazioni)
Intelligenza Emotiva: “capacità di motivare sé stessi, di persistere perseguendo un obiettivo nonostante le
frustrazioni, di controllare gli impulsi e rimandare la gratificazione, di modulare i propri stati d’animo
evitando che la sofferenza ci impedisca di pensare, di essere empatici e di sperare.”
Automatismo o Creatività?
- Compiti automatici (evolutivamente utili) – Memoria procedurale
- Compiti creativi (problem solving) – vedere le cose in maniera “diversa”, cioè “nuova”
Quale diversità?
«I DSA rientrano nelle differenze individuali tipiche della neurodiversità umana. Queste differenze non
sono necessariamente disfunzionali, né debbono necessariamente essere corrette (Grant 2009)». «Siamo
tutti «neurodiversi»: è il contesto sociale che determina se la neurodiversità è percepita come dis-abilità»
(Harrington e Hunter-Carch, 2001)
Dislessia
Disturbo specifico dell’apprendimento che si manifesta con una difficoltà nell'imparare a leggere, in
particolare nella decifrazione dei segni linguistici, ovvero nella correttezza e nella rapidità della lettura
Disortografia
Disturbo specifico di scrittura che si manifesta in difficoltà nei processi linguistici di transcodifica.
Disgrafia
Disturbo specifico di scrittura che si manifesta in difficoltà nella realizzazione grafica
Discalculia
Disturbo specifico che si manifesta con una difficoltà negli automatismi del calcolo e dell'elaborazione dei
numeri
E l’autostima?
Circolo visioso: Insuccesso -> Bassa autostima -> Basse aspettative di successo -> Riduzione dell’impegno
Circolo virtuoso: Successo -> Aumento autostima -> Aumento aspettative di successo -> Aumento
dell’impegno
Le reazioni
Disagio -> Rabbia:
- Rabbia vs sé stessi: Ritiro/Anedonia
- Rabbia vs gli altri: Aggressività/Provocazione
Superare il pregiudizio della «cattiva volontà»: ogni ragazzo vorrebbe «andare bene a scuola», vorrebbe
che gli altri fossero «felici di lui».
E’ di fronte all’insuccesso ripetuto e non compreso proprio in questo obiettivo che ci diamo per vinti!!
Le principali difficoltà:
• decodifica di parole o numeri (comprensione)
• memoria a breve termine
• automatizzazione di procedure
• velocità di esecuzione
I punti di forza:
• Intelligenza
• Tendenza a processare le info in modo globale invece che in sequenza
• Tendenza a pensare in modo visivo invece che verbale
• Tendenza ad alto livello di pensiero divergente
• Capacità di memorizzare per immagini
• Capacità di fare collegamenti non convenzionali
• Creatività
• Abilità nella soluzione di problemi che richiedono di immaginare ipotesi possibili
L’etichetta DSA
I DSA sono difficoltà solo in un sistema educativo basato sulla letto-scrittura. Le difficoltà sono costituite
socialmente, cioè messe in evidenza dalle richieste ambientali.
«Dovremmo coniare allora molte altre etichette diagnostiche per difficoltà oggettive, come «dis-artistico»
per coloro che, pur avendo un QI nella norma, hanno difficoltà specifiche nelle espressioni artistiche. Queste
difficoltà non vengono codificate come un disturbo semplicemente perché il nostro sistema educativo non si
basa sull’arte.»
L’adolescente con DSA:
- È una persona
- Attraversa una fase (adolescenza)
- Presenta una caratteristica neurologica (DSA)
.. Ma tutte le difficoltà scolastiche (e non) sono spiegate dal DSA??
La famiglia di un adolescente con DSA:
- È un sistema, è una risorsa
-
Attraversa una fase di un suo componente (adolescenza)
Accoglie e accompagna una persona con DSA
Da bambino con DSA ad adolescente con DSA
bambino famiglia
Desidera il genitore Fa fatica ma si sente
vicino importante
Si fa capire con le Si preoccupa ma
parole o con i fatti comprende
Accetta l’aiuto È difficile ma si sente
utile
Genitori e figli
Genitori
Gli dico sempre che è bravo e non sembra
importargli
Non faccio che aiutarlo e a lui non basta mai
Cerco di stimolarlo perché faccia le cose da solo
Cerco di spiegargli che gli obiettivi e la motivazione
sono importanti
adolescente famiglia
Non desidera il genitore vicino Si sente rifiutata
nello studio
Non si fa capire chiaramente Non riesce a capire
Rifiuta l’aiuto Si sente inutile
Adolescente
Mi dicono che sono bravo solo perché sono i miei
genitori
Mi trattano come un bambino piccolo
Non mi vogliono aiutare
Mi fa la solita predica di cose che so già
Ambivalenza: sono stato io il tuo punto di riferimento per tutti questi anni seguendoti nei compiti..
.. e ora non ne posso più!!
.. ma non voglio perdere quel ruolo e quell’importanza
Paura per il futuro scolastico, lavorativo e sociale
Confusione:
.. Apprezzamento per la spinta all’autonomia
..senso di rifiuto ed incomprensione
La motivazione è il faro che dirige la nostra attenzione, è la scelta da prendere ad un bivio, è l’energia che ci
fa impegnare in qualsiasi compito, soprattutto il più difficile. Per un adolescente con DSA la motivazione è
una risorsa di cui non si può fare a meno, e deve essere una motivazione personale, perché.. la non si può
imporre!
Demotivazione non significa “nessuna motivazione”. La demotivazione è come il silenzio: è una forma di
comunicazione, spesso vuol dire qualcosa molto più delle parole.
La demotivazione è una comunicazione che ci allerta: esiste una motivazione, ma non riesco ad esprimerla.
Deve essere “scoperta” e valorizzata.
Adolescenti al bivio: cosa faccio della mia vita? E del mio futuro? Chi sono io? Che cosa so fare?
Se la famiglia è confusa, se non sa quali scelte fare per un figlio adolescente con DSA, può attenersi ad un
punto fondamentale: promuovere la sua AUTONOMIA.
Come intervenire?
Innanzi tutto con la diagnosi corretta. Poi con la riabilitazione per il periodo necessario. Una volta
stabilizzati i risultati riabilitativi, negli adolescenti è possibile e consigliato procedere con altri strumenti di
supporto, che hanno lo scopo di affiancare il ragazzo sulla strada dell’autonomia:
- Counseling
- DSA Homework Tutoring
- Strumenti compensativi
Il Counseling, in particolare:
- Offre uno spazio d’ascolto riservato e segreto
- Facilita l’esplorazione di sentimenti e pensieri
- Facilita la ricerca di motivazione e obiettivi per il futuro
- Accompagna nel processo di cambiamento
- Facilita la comunicazione genitori-figli
- Sposta l’attenzione sui punti di forza (le debolezze si spengono da sole)
- Può interfacciarsi con la scuola
Genitori e compiti con ragazzi adolescenti con DSA:
- Quanto mi fa davvero piacere fare i compiti con mio figlio?
- Quanto mi sento capace di farlo?
- Quanto penso di essere io la persona migliore per assumersi questo ruolo?
- Quanto fare i compiti diventa il solo momento insieme ed è carico di tensione?
- Quale età ha mio figlio? La mamma è il punto di riferimento giusto per i compiti?
- Quanto può essere utile un lavoro di gruppo con coetanei?
- Quanto sono in grado di utilizzare stimoli piacevoli per mio figlio (ex: videogiochi)?
Spesso, a quest’età, è più utile avviare il ragazzo ad una progressiva autonomia dal genitore, e per questo si
può ricorrere all’Homework Tutor, che lavorerà su:
- Metodo di studio
o Individualizzato
o Basato sui punti di forza e caratteristiche individuali
o Sperimentazione di nuovi metodi
o Recupero di efficacia ed efficienza
o Obiettivo autonomia
- Metacognizione:
o Valutazione dello stile cognitivo prevalente e delle modalità sensoriali preferite
o Analisi del comportamento di studio e revisione consapevole
L’Homework Tutor può collaborare con la scuola nella stesura del PDP e nella definizione degli strumenti
compensativi più indicati.
Quanto e cosa studiare?
• Lo studio deve essere «funzionale» ad ogni singolo ragazzo:
– Funzionale alla sua vita attuale
– Funzionale allo studio successivo
• Studio quello che mi serve davvero
• Studio nel modo che mi serve davvero
(ex: la formula di Erone la studiamo tutti e la dimentichiamo e nella vita non c’è problema, il teorema di
Pitagora è importante che rimanga)
“ma studia solo quello che gli piace!!”
• Sfatiamo il mito del «troppo facile così..»: quello che mi piace significa avere dalla mia parte la
motivazione! Energia importantissima!
• Il trucco? Imparare a trovare qlcs che ci piace in ogni materia/argomento!