Venerdì 27 febbraio alle 20,30 - Liturgia Penitenziale di Quaresima

Quaresima 2015
Ingresso in penitenza
Alito o Costato, Marrocco
Ecco, io vengo
Introduzione
Vogliamo entrare nel cammino penitenziale di questa Quaresima destando il corpo e la mente
alla percezione dolorosa della distanza che, giorno dopo giorno, andiamo scavando nella nostra
vita rispetto alla prossimità con cui il nostro Dio, sempre e di nuovo, ci viene incontro, in nuda
offerta, nel corpo del Figlio.
Distanza che quotidianamente creiamo di fronte all’intimità gratuitamente offerta col Signore
Gesù; distanza che ci lascia assetati dello Spirito, orfani del Padre.
Distanza che ci fa nascondere di fronte alla domanda antica: “Dove sei?”, che pure, come un
canto nella notte, ci ritorna nel cuore.
“Forse Dio ci respingerà per sempre,
non sarà più benevolo con noi?”
ci chiediamo persi in noi stessi, tentennanti nei nostri dubbi, stretti alle nostre paure, distanti dai
nostri fratelli; mentre i giorni scorrono nell’incapacità di fare silenzio, di semplicemente guardarlo
e farsi guardare, di accogliere in noi la volontà del Padre.
Chiediamo la grazia, in questo tempo quaresimale, di saper vedere in noi questa distanza, di
saper rinnovare i nostri passi, di trovare in Lui la forza di decidere nel nostro cuore il santo viaggio.
Percorrendo questa liturgia, iniziamo insieme il cammino di questo nuovo tempo di grazia,
scandendolo attraverso i seguenti movimenti.
Nel silenzio raccogliamo il nostro corpo e il nostro spirito per imparare di nuovo a sollevare
lo sguardo;
nel pianto impariamo a colmare questa distanza con le lacrime della Maddalena;
nell’ascolto ad essere il buon seme di parola pronto a morire per portare molto frutto;
nella preghiera, per cui ci si sveglia di notte ad invocare il suo nome, a fermarci nel giardino
del Getsemani accanto al Signore Gesù per sentire la sua pena, la nostra pena. Qui vediamo il
tema della distanza e dell'avvicinarsi convergere un unico semplice gesto, in un unico abbandonarsi al Padre e alla sua volontà
Saliamo, infine, in rinnovato silenzio, ai piedi della croce, lì deponendo il nostro male, per
volgere lo sguardo a Lui e scoprirci figli nella contemplazione del Figlio.
Troviamo lì le parole per segnare la nostra conversione, la nostra adesione alla sua volontà.
Compiamo, quindi, il gesto di voler raccogliere un piccolo crocifisso e conservarlo oltre la celebrazione, per tutto il periodo quaresimale, perché in virtù della sua permanenza sui nostri corpi
possa oltrepassare il tempo della liturgia stessa, cercando di trasporla nel quotidiano a venire.
2
- Esortazione Ci si alza in piedi.
C: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo
T: Amen
C:Trattate con nostro Signore con una completa fiducia e semplicità.
Non vi compiacete nel riflettere sulle vostre colpe,
questo non serve che a contentare l’amor proprio e a scoraggiarvi.
Per quanto di male abbiamo fatto occorre che ritorniamo umili di fronte a Dio,
domandandogli perdono, per poi rimetterci a lavorare con nuovo coraggio.
Dimenticatevi i vostri interessi e la cura di voi stessi
dentro le braccia del vostro buon Padre celeste.
Ancora una volta, io vi prego, guardate a Dio e non a voi stessi.
Più voi vi allontanerete da voi stessi e più vi avvicinerete a Dio;
egli si prenderà cura di voi nella misura in cui voi vi dimenticherete di voi stessi.
(St Marguerite-Marie Alacoque)
- Nel silenzio Si rimane in piedi e ci si dispone al silenzio.
Come veglierà l’anima se il corpo sonnecchia?
Il corpo, come pregherà se l’anima non gli impone delle attitudini di preghiera?
La Liturgia mette d’accordo l’anima col corpo, sottomettendoli insieme al ritmo dello Spirito
(Hélène Lubienska de Lenval)
L: Entriamo nello spazio liturgico della quaresima in silenzio.
Accostandoci alla soglia della casa del Padre, lasciamo all’ingresso la nostra veste più pesante
- la distrazione che ci abita, il rumore interno che ci assorda - come quando, entrando ospiti in
una casa amica, ci svestiamo dei nostri soprabiti, degli oggetti delle nostre vite, della nostra fatica, dei fardelli che ogni giorno ci portiamo sulle spalle.
L: Così deponiamo i nostri molti pensieri, il rumore che facciamo agitandoli,
la matassa in cui li abbiamo annodati,
il loro peso, il loro ingombro, il loro muoversi senza riposo.
Lasciamoli andare e alziamo lo sguardo alla croce
3
L: Lasciamoli andare nei passi che ci accompagnano verso questo tempo liturgico.
Lasciamoli andare dalla mente e dal corpo.
Lasciamo che anche il nostro corpo, in ogni sua fibra, si apra a questo vivo silenzio.
I piedi appoggiati sulla terra, grembo che sempre ci accoglie e sostiene i nostri giorni,
la testa alta, non ripiegata su noi stessi, sollevata verso la luce che viene dall’alto,
il respiro aperto a sentire il soffio di vita che ci attraversa, che in ogni istante ci è donata.
L: Vestiti di nudo silenzio ci presentiamo al Padre.
Non perché Lui non ci veda così come siamo - sepolti dal nostro rumore o non sappia delle nostre molte affaccendate preoccupazioni.
Non è per cambiare il suo cuore questo silenzio, questo silenzio è per noi:
è l’abito preparatoci perché un giorno lo indossassimo per tornare a Lui.
“Ed hai parlato da sempre al mio cuore, perché sapessi ascoltar la tua voce”.
- Pianto Si rimane in piedi
L: Venne fra la sua gente,
ma i suoi non l’hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto,
ha dato potere di diventare figli di Dio
(Gv 1, 11-12)
T: Sei entrato nella mia casa e non ti ho dato l’acqua per i piedi.
L: Lei, invece, ti ha bagnato i piedi con le lacrime e te li ha asciugati con i suoi capelli.
T: Io non ti ho dato un bacio.
L: Lei, invece, da quando sei entrato, non ha cessato di baciarti i piedi.
T: Io non ti ho cosparso il capo di olio profumato.
L: Ma lei ti ha cosparso di profumo i piedi.
Ci si siede.
4
CANTO: Magdalena, degna da laudare
Magdalena, degna da laudare
sempre degge Dio per noi pregare !
1. Ben è degna d’éssare laudata,
ke fòe peccatrice nominata;
per servire fo ben meritata
Jesu Cristo volse sequitare.
3. Lo suo peccato pianse cum dolore
e del mondo volse uscire d’errore
ed a Cristo cum verace amore
in sue mani volse commendare.
2. Con molta umilitate lo seguìo
e cum perfetta fede, sença rio,
quando Cristo predicare audìo,
del Suo amore prese ad inflammare.
4. A li piè de Cristo s'inchinoe
et molto dolcemente li basciò e
di lagrime tutti li bagnò e
cò capelli prese ad asciugare.
- Ascolto Si rimane seduti.
L: Mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica
L: Il seme è la Parola di Dio.
T: Sono il seme caduto lungo la strada:
ho ascoltato la Parola, ma il diavolo l’ha portata via dal mio cuore.
L: Il seme è la Parola di Dio.
T: Sono il seme sulla pietra:
ho ascoltato la Parola e l’ho accolta con gioia, ma non ho radice,
ho creduto per un certo tempo, ma alla tentazione sono venuto meno.
L: Il seme è la Parola di Dio.
T: Sono il seme caduto nelle spine:
ho ascoltato la Parola, ma lungo la strada, mi sono lasciato sopraffare
dalle preoccupazioni, dalla ricchezza e dai piaceri della vita.
E non sono giunto a maturazione.
C: In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.
(Gv 12, 24)
5
CANTO: Il Mistero
Chi accoglie nel suo cuore
il volere del Padre Mio
sarà per Me fratello,
fratello, sorella e madre.
2. M’hai conosciuto da secoli eterni
m'hai costruito in un ventre di donna
ed hai parlato da sempre al mio cuore
perché sapessi ascoltar la Tua voce.
3. Guardo la terra e guardo le stelle
e guardo il seme caduto nel campo,
sento che tutto si agita e freme,
mentre il Tuo regno, Signore, già viene.
- Preghiera -
L: Fintanto che la mia preghiera resta ancorata al gusto saranno facili gli alti e i bassi; le depressioni seguiranno gli entusiasmi effimeri. Sarà sufficiente un mal di denti per liquidare tutto il
fervore religioso dovuto ad un po’ di estetismo o a un moto di sentimento.
T: In quei giorni, Gesù se ne andò sulla montagna a pregare, e passò la notte in orazione
(Lc 6, 12)
L: “Occorre spogliare la tua preghiera” mi dice il maestro dei novizi. “occorre semplificare, disintellettualizzare. Mettiti dinanzi a Gesù come un povero: senza idee, ma con fede viva. Rimani
immobile in un atto di amore dinanzi al Padre. Non cercare di raggiungere Dio con l’intelligenza:
non ci riuscirai mai; raggiungilo nell’amore: ciò è possibile”.
T: Appena li ebbe congedati, salì sul monte a pregare
(Mc 6, 46)
L: La battaglia non è facile; perché la natura vuole la sua rivalsa, vuole la sua razione di godimento, e l’unione con Gesù Crocifisso è tutta un’altra cosa. Dopo qualche ora – o qualche
giorno – di questa ginnastica, il corpo si placa. Visto che la volontà gli rifiuta il piacere sensibile,
non lo cerca più; diventa passivo. Si addormentano i sensi. Il poco mangiare, il molto vegliare e
il pregare con umile insistenza rendono la casa dell’anima una dimora silenziosa, pacificata.
I sensi si addormentano. Meglio, come dice Giovanni della Croce, è “la notte dei sensi” che
comincia. Allora la preghiera diventa una cosa seria, anche se dolorosa e arida. Così seria che
non se ne può più fare a meno. L’anima entra nel lavoro redentivo di Gesù.
(Carretto, Lettere dal deserto)
6
- Vangelo Ci si alza in piedi.
C: Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: «Sedetevi
qui, mentre io vado là a pregare». E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedèo, cominciò a provare tristezza e angoscia. Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me». E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: «Padre
mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!».
Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano. E disse a Pietro: «Così non siete stati capaci di
vegliare un'ora sola con me? Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». E di nuovo, allontanatosi, pregava dicendo: «Padre mio, se questo
calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà».
E tornato di nuovo trovò i suoi che dormivano, perché gli occhi loro si erano appesantiti. E lasciatili, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole.
Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: «Dormite ormai e riposate! Ecco, è giunta l'ora nella
quale il Figlio dell'uomo sarà consegnato in mano ai peccatori.
(Mt 26, 32-45)
Ci si siede.
- Omelia - Silenzio Si entra in un silenzio prolungato, di contemplazione.
- Conversione Alla conclusione del silenzio insieme ci si alza e si dice:
T: Ecco, io vengo.
Nel rotolo del libro di me è scritto,
che io compia il tuo volere.
Mio Dio, questo io desidero,
la tua legge è nel profondo del mio cuore.
L: Non si tratta di conformare la nostra volontà alla Sua, perché la Sua volontà è la nostra, e
quando ci ribelliamo contro di essa, ciò è a prezzo di uno strappo di tutto l’essere interiore, di
una mostruosa dispersione di noi stessi. La nostra volontà è unita alla Sua dall’inizio del mondo.
Egli ha creato il mondo con noi… Quale dolcezza pensare che anche offrendolo, noi non cessiamo mai di desiderare ciò che Egli desidera nel profondo del santuario dell’anima.
(Bernanos, Quasi una vita di Gesù)
7
Ci si dispone in processione e si va verso l’altare.
Ognuno prende una piccola croce .
Nel prenderla ognuno singolarmente ripete il 1° versetto del salmo appena pronunciato insieme:
Ognuno: Ecco, io vengo.
Si torna a posto e ci si siede.
CANTO: Vuestra soy
Vuestra soy pues me criasteis
vuestra pues me redimisteis
vuestra pues que me sufristeis
vuestra pues que me llamasteis
vuestra porque me esperasteis
vuestra porque no me perdì :
que mandais hacer de mì?
Sono tua perché mi hai creata,
sono tua perché mi hai redenta,
sono tua perché mi hai voluta,
sono tua perché mi hai chiamata,
sono tua perché mi hai attesa,
sono tua perché non mi sono perduta:
che cosa vuoi farne di me ?
Que mandais pues, buen Señor,
que haga tan vil criado?
Cual officio le habeis dado
a este esclavo pecador?
Veis me aqui mi dulce amor,
amor dulce veis me aqui
que mandais hacer de mì?
Che cosa vuoi o mio buon Signore
che faccia una così umile creatura?
Che compito hai dato
a questa indegna peccatrice?
Vedi, io sono qui, mio dolce amore,
amore dolce, sono qui
che cosa vuoi farne di me?
Veis aqui mi corazòn,
io lo pongo en vuestra palma :
mi cuerpo, mi vida y alma,
mis entrañas y affliccion.
Dulce esposo y Redentor,
pues por vuestra me ofreci
que mandais hacer de mì?
Vedi qui c'è il mio cuore,
io lo metto nelle tue mani:
il mio corpo, la mia vita e la mia anima,
le mie speranze e le mie preoccupazioni.
Dolce sposo e Redentore,
poiché mi sono data tutta a te
che cosa vuoi farne di me?
Haga fruto o non lo haga,
estè callando o hablando,
muestrame la ley mi llaga,
goce de Evangelio hablando.
Estè penando o gozando
solo vos en mi vivìs.
Que mandais hacer de mì?
Porti frutto o non ne porti,
che stia zitta o stia parlando,
mostrami quali sono le leggi del Vangelo.
Che io soffra o sia felice,
Tu solo sei nella mia vita.
Che cosa vuoi farne di me?
(Santa Teresa d’Avila)
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Ci si alza in piedi.
C: Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Iddio concedi a noi miseri di fare, per la forza
del tuo amore, ciò che sappiamo che tu vuoi, e di volere sempre ciò che a te piace, affinché,
interiormente purificati, interiormente illuminati e accesi dal fuoco dello Spirito Santo, possiamo
seguire le orme del tuo Figlio diletto, il Signore nostro Gesù Cristo, e, con l’aiuto della tua sola
grazia, giungere a te, o Altissimo, che nella Trinità perfetta e nella Unità semplice vivi e regni
glorioso, Dio onnipotente per tutti i secoli dei secoli.
(San Francesco, FF233)
T: Amen.
Al termine della celebrazione si esce mantenendo il silenzio anche fuori dalla chiesa.
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