16.III.2014 Mc 2,1-12 Un uomo paralizzato, ma non abbandonato dai suoi, parenti e amici… Siamo a Cafàrnao, piccola città sulla riva del mare di Gennèsaret. Qui c’è la casa dove Gesù è ospitato. Il Signore annuncia la Parola (v. 2). L’evangelista Marco, quando narra la guarigione del paralitico, aveva già annunciato il nucleo della sua predicazione, della sua proclamazione del Vangelo di Dio: “Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino. Convertitevi e credete nel vangelo” (Mc 1,15). Il Regno di Dio è vicino, perché il Figlio di Dio, il Signore Gesù, va incontro alla croce e alla risurrezione. L’agnello di Dio, scannato per noi peccatori, toglie il peccato dal mondo, aveva testimoniato san Giovanni Battista. Come accogliere ormai il tempo compiuto della misericordia di Dio? Gesù stesso ci dà la risposta: convertirsi, cioè amare il prossimo come Dio lo ama in e per Gesù, e credere, cioè aver fiducia in Dio che desidera per noi una vita autentica e felice. La guarigione del paralitico illustra il credere, la Fede. La casa di Gesù è gremita: “si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta” (Mc, 2,2). Arriva un uomo paralizzato, adagiato su una barella e portato da quattro uomini: parenti o amici? Non lo sappiamo. Prima delusione: la folla impedisce l’accesso al Signore Gesù. Ma non si lasciano scoraggiare. La fede è creativa. In Palestina le case hanno un tetto piatto, al quale si accede da una scala esterna. Salgono dunque sul tetto, lo scoperchiano e calano la barella davanti ai piedi di Gesù. Immaginiamoci lo stupore del Signore e dei circostanti. Il Signore Gesù si stupisce piuttosto e ammira la fede! “Gesù, vedendo la loro fede …” (Mc 2,5). Ascoltiamo bene: non la fede soltanto del paralitico, ma la fede del paralitico e dei suoi parenti o amici. Riflettiamo un attimo, perché questa è una storia di tutti i tempi, anche di oggi, forse più di oggi. La fede è, sicuro, personale. “Credo” reciteremo durante questa Divina Liturgia. Ma il “Credo” personale lo confessiamo come famiglia di Dio, come Chiesa, come comunità. Spesso la nostra fede è debole. Sappiamo nondimeno che il nostro credere è portato dalla fede dei nostri parenti e amici. La nostra fede è portata da tanti uomini e donne che oggi soffrono per la fede cristiana, sono uccisi perché sono cristiani e rifiutano di rinnegare la nostra fede. Sappiamo anche che la nostra fede porta a Gesù i nostri cari (parenti, figli, nipoti, amici) che sono paralizzati nella loro fede in Dio. Come portare i nostri cari ai piedi di Gesù, affinché lui perdoni i peccati e li guarisca? Pregando per loro e dando loro un esempio, senza troppe parole, di una vita conforme ai comandamenti di Dio. Fratelli e sorelle, chiediamo al Signore Gesù di far crescere la nostra fede. Imploriamo da lui il perdono dei nostri peccati, mendichiamo la guarigione del nostro cuore spesso paralizzato da pensieri malvagi, di condanna. Preghiamo di più per i nostri fratelli e le nostre sorelle che portiamo nella fede in Dio, Padre e Figlio e Spirito Santo. Amen. P. Michel Van Parys, OSB (Abate di S. Maria di Grottaferrata)
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