Comunicato stampa finale

I comportamenti monopolistici
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14.2.4 Analisi normativa della concorrenza
monopolistica
Preferite un abito su misura o confezionato? La risposta è che dipende dal prezzo: confezionare un abito su misura per una determinata persona costa decisamente di più di quanto
non costi (per singolo capo) produrre migliaia di giacche e pantaloni identici che saranno
indossati da tanti individui diversi. Quando la tecnologia utilizzata per produrre un certo
bene consente di realizzare economie di scala, la varietà è costosa.
Perché non indossate tutti lo stesso modello? Anche in questo caso la risposta è ovvia:
siamo disposti a pagare un prezzo più elevato per un abito di moda pur di avere maggiori
possibilità di scelta. Quindi nel mercato della concorrenza monopolistica la varietà ha un
valore. Di conseguenza, bisogna trovare un compromesso tra i vantaggi della varietà e i
costi che essa comporta.
Poiché ciascuna impresa vende un solo prodotto, chiedersi se viene offerto il giusto grado
di varietà equivale a chiedersi se è presente nel mercato il giusto numero di imprese.
Il livello efficiente di varietà
Euro
In corrispondenza del numero efficiente di imprese, l’incremento del costo medio di produzione è esattamente compensato dai benefici della maggiore varietà. Utilizzando l’analisi di equilibrio parziale possiamo dire che il numero efficiente di imprese è quello che massimizza il surplus totale dato dalla somma dei profitti
dell’industria e del surplus del consumatore. Qui ipotizziamo che nella situazione di equilibrio non si abbia un surplus del produttore dei venditori degli input. Per stabilire quale
numero di imprese massimizza il surplus totale, è utile esaminare una per volta le sue due
componenti.
Dato che abbiamo ipotizzato inizialmente che tutte le imprese operanti nell’industria fossero uguali, possiamo calcolare il profitto dell’industria semplicemente moltiplicando il profitto di una singola impresa, p(n), per il numero di imprese, n. Quindi, se ci sono n imprese
nel mercato, il profitto dell’industria sarà n 3 p(n). La curva del profitto dell’industria è rappresentata nella Figura W14.2, insieme a quella indicante il profitto di ogni singola impresa.
Passando a considerare il lato della domanda, il surplus complessivo del consumatore
è rappresentato come funzione del numero di imprese nella Figura W14.3. La curva CS(n)
n x p(n)
p(n)
0
1
FIGURA W14.2 Come varia il profitto dell’industria
in funzione del numero di imprese che vi operano
Quando nel mercato sono presenti n imprese, ciascuna
ottiene un profitto pari a p(n) e il profitto dell’industria è
uguale a n 3 p(n).
n3
Euro
Numero di imprese
CS(n)
FIGURA W14.3 Il surplus complessivo del consumatore
aumenta man mano che nuove imprese entrano nell’industria
Il surplus di cui godono complessivamente i consumatori quando
ci sono n imprese (prodotti) nel mercato è CS(n).
0
Numero di imprese
Katz, Rosen, Morgan, Bollino, Microeconomia, 4a edizione, McGraw-Hill, 2011, ISBN 978-88-386-6581-3
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indica il surplus di cui godono complessivamente i consumatori quando nel mercato ci
sono n imprese. È logico aspettarsi che la curva CS(n) sia crescente (come in effetti è nella
Figura W14.3) per due ragioni. Prima di tutto, man mano che nuove imprese entrano nel
mercato, la concorrenza aumenta e i consumatori traggono vantaggio dal conseguente calo
dei prezzi. In secondo luogo, se nel mercato ci sono più imprese, i consumatori hanno maggiori possibilità di scelta ed è più probabile che trovino un prodotto che soddisfa pienamente
i loro gusti.1
A questo punto possiamo esprimere il surplus totale, W(n), come somma di queste due
componenti:
W(n) 5 n 3 p(n) 1 CS(n)
(W14.1)
Il numero di imprese efficiente è quello in corrispondenza del quale W(n) raggiunge il valore
massimo. Possiamo trovarlo rappresentando graficamente il surplus totale come funzione
del numero di imprese operanti nell’industria. La curva del surplus totale, W(n) nella Figura
W14.4, è data dalla somma verticale delle curve n 3 p(n) e CS(n). Dalla figura risulta che
il numero efficiente di imprese è nT. Se ci sono meno di nT imprese nell’industria, i benefici
di un aumento della varietà sono superiori ai costi. Se, invece, il numero delle imprese superasse nT, i benefici che i consumatori trarrebbero dalla maggiore varietà sarebbero inferiori
all’aumento del costo medio di produzione.
Il confronto Che relazione sussiste tra il numero di imprese di equilibrio e il numero di
imprese efficiente? La Figura W14.4 rappresenta un mercato in cui n3 . nT: la libertà d’entrata fa sì che nella situazione di equilibrio di lungo periodo ci siano troppe imprese nel
mercato. Il grado di varietà dei prodotti è maggiore di quello efficiente e questo risultato
confermerebbe quanto alcuni economisti volevano dimostrare mediante il teorema della capacità produttiva inutilizzata. Tuttavia questa relazione non è l’unica possibile; nella Figura
W14.5, per esempio, n3 , nT, cioè le imprese che operano nel mercato nella situazione di
equilibrio di lungo periodo sono troppo poche. Il grado di varietà dei prodotti è inferiore a
quello che sarebbe ottimale per la società. Dobbiamo quindi concludere che la situazione
di equilibrio di lungo periodo di un mercato in cui esiste concorrenza monopolistica può
1
Euro
È teoricamente possibile che il surplus complessivo del consumatore diminuisca con l’aumentare del numero di imprese. Infatti, quando ci sono molti produttori e ciascuno ha una piccolissima quota di mercato,
gli effetti della differenziazione del prodotto sui costi possono essere molto accentuati. Come conseguenza
può darsi che i prezzi crescano più rapidamente rispetto al benessere dei consumatori, con il risultato che
il surplus del consumatore diminuisca man mano che aumenti il numero di imprese operanti nell’industria.
W(n)
p(n)
0
nT
n3
Numero di imprese
FIGURA W14.4 Un mercato in cui sono presenti
troppe imprese nella situazione di equilibrio
di lungo periodo
La curva del surplus totale, W(n), risulta dalla somma
verticale delle curve n 3 p(n) e CS(n), rappresentate
rispettivamente nelle Figure W14.2 e W14.3. Il surplus
totale raggiunge il valore massimo quando ci sono nT
imprese nell’industria. Confrontando il numero di imprese
efficiente, nT, con il numero di imprese di equilibrio, n3,
si scopre che nel lungo periodo troppe imprese entrano
in questo mercato.
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I comportamenti monopolistici
Euro
W(n)
FIGURA W14.5 Un mercato in cui il numero
di imprese è troppo ridotto nella situazione
di equilibrio di lungo periodo
In questo caso il numero di imprese che operano
nel mercato nella situazione di equilibrio di lungo periodo
è inferiore a quello efficiente: n3 , nT.
p(n)
0
n3
nT
Numero di imprese
essere caratterizzata da un numero eccessivo oppure insufficiente di imprese, a seconda
dell’andamento dei costi e della domanda. In alcuni mercati la varietà può essere troppa e
in altri poca; purtroppo non c’è alcuna garanzia che il mercato assicuri il giusto livello di
assortimento dei prodotti.
Possiamo comprendere meglio le ragioni di questa incertezza analizzando la decisione
di un’impresa di entrare in un mercato sia per quanto riguarda i suoi effetti sul profitto
dell’impresa stessa, sia per quanto riguarda gli effetti sul surplus totale. Supponiamo che
nel mercato ci siano inizialmente n 2 1 imprese e che un’altra impresa stia valutando
l’opportunità di entrare nell’industria. Se questa impresa decide di rimanere fuori dal mercato ottiene un profitto pari a zero; se invece decide di entrare ottiene un profitto pari a
p(n). Quindi l’effetto della decisione di entrare sul profitto dell’impresa è quello di farlo
salire da zero a p(n) e questo è anche l’interesse privato che induce l’impresa a prendere
tale decisione.
L’interesse sociale è invece rappresentato dalla variazione del surplus totale; in altre
parole, dal punto di vista della collettività, un’impresa dovrebbe entrare nel mercato solo
se ciò determinasse un aumento del surplus totale. La variazione del surplus totale determinata dall’ingresso nel mercato dell’ennesima impresa risulta dalla somma di tre elementi. Il primo è l’incremento, pari a p(n), del profitto dell’impresa stessa. Secondo , bisogna considerare che il profitto di ognuna delle imprese già operanti nel mercato diminuisce in misura pari a Dp(n) 5 p(n) 2 p(n 2 1) , 0. Poiché, prima dell’ingresso dell’ennesima impresa, nel mercato operavano (n 2 1) produttori, l’effetto complessivo sui
loro profitti sarà pari a (n 2 1) 3 Dp(n). Terzo, spostando l’attenzione dai venditori agli
acquirenti, il surplus complessivo del consumatore aumenta in misura pari a DCS(n) 5
CS(n) 2 CS(n 2 1). Sommando queste tre componenti, la variazione del surplus totale risulta pari a:
W(n) 5 p(n) 1 (n 2 1) 3 Dp(n) 1 DCS(n)
(W14.2)
Abbiamo detto che l’interesse privato che induce l’impresa a entrare nell’industria è unicamente p(n), vale a dire il primo termine del secondo membro dell’Equazione (W14.2);
quindi il profitto che otterrà l’ennesima impresa influisce sia sulla sua decisione di entrare
nel mercato, sia sulla conseguente variazione del surplus totale. Gli altri due termini al secondo membro dell’Equazione (W14.2) contribuiscono alla variazione del surplus totale,
ma non hanno alcun effetto sulla decisione dell’impresa; dunque essi rappresentano “cunei”
che si inseriscono tra l’interesse sociale e l’interesse privato all’ingresso di un’ulteriore impresa nell’industria.
Consideriamo uno per volta questi due cunei, a cominciare dalla variazione del surplus
del consumatore. L’ingresso di una nuova impresa fa aumentare il surplus del consumatore,
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per cui DCS(n) rappresenta un valore positivo; l’impresa, tuttavia, ignora questa conseguenza
della sua decisione, cosicché l’interesse sociale tende a essere maggiore dell’interesse privato. Quindi il cuneo costituito dal surplus del consumatore tende a far sì che ci sia un
numero insufficiente di imprese nel mercato rispetto al numero efficiente.
Consideriamo ora il secondo “cuneo”. Entrando nel mercato, una nuova impresa fa spostare le curve di domanda delle (n 2 1) imprese già presenti e (n 2 1) 3 Dp(n), al secondo
membro dell’Equazione (W14.2), indica l’effetto dell’ingresso di una nuova impresa nel
mercato sui profitti dei concorrenti. Poiché il profitto di ogni singola impresa diminuisce
con l’aumentare del numero di venditori presenti nel mercato, questo termine è negativo.
La nuova impresa non considera l’effetto negativo del suo ingresso nell’industria.
Abbiamo quindi due “cunei” che producono effetti opposti. Per effetto del cuneo costituito dal surplus del consumatore la varietà offerta tende a essere insufficiente; mentre come
conseguenza del cuneo rappresentato dal calo dei profitti dei concorrenti, troppe imprese
tendono a entrare nel mercato. L’effetto complessivo può andare sia in una direzione sia in
quella opposta, come abbiamo visto nelle Figure W14.4 e W14.5.
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