Appunti di analisi convessa Tommaso R. Cesari APPUNTI NON UFFICIALI1 (Analisi convessa - corso di Libor Vesely) 1 Nota del redattore Questi appunti sono stati scritti da me durante il Corso (A.A. 2012-2013). Sono assoluta- mente indipendenti dall'iniziativa del Docente. Di queste carte non è fornita alcuna garanzia esplicita o implicita di correttezza o di completezza. In particolare, è assai probabile che risultino presenti numerosi errori delle tipologie più svariate, in primo luogo concettuali, dovuti all'imperizia del curatore. Si sottolinea inoltre che non vi è stato da parte mia alcuno sforzo per rendere gli argomenti formalmente corretti, né tanto meno per dare loro una veste chiara e lineare. Usate dunque le informazioni qui contenute a vostro rischio e pericolo. Tommaso R. Cesari Indice 1 2 3 Insiemi e involucri Il Teorema di Carathéodory . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.2 Spazi vettoriali topologici (s.v.t.) Mappe ani e funzioni convesse 24 Continuità di funzioni convesse (in spazi normati) . . . . . . . . . 29 3.1.1 32 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ottimizzazione convessa 38 Teoremi di Hahn-Banach (o di separazione) . . . . . . . . . . . . 38 4.2 Punti estremi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41 4.4 4.2.1 <Assente lunedì 8 aprile e venerdì 12 aprile 2013> . . . . 49 4.2.2 Lunedì 15 aprile 2013 - Topologie deboli . . . . . . . . . . 49 4.2.2.1 49 Convergenza di net e successioni deboli e deboli* Teorema di Helly, applicazioni e parenti . . . . . . . . . . . . . Altre applicazioni del terema di Helly . . . . . . . . . . . 51 56 Funzioni convesse notevoli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 60 4.4.1 Funzione indicatrice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 60 4.4.2 Funzionale di Minkowski (Minkovski gauge) . . . . . . . . 65 Ottimizzazione di funzioni convesse 5.1 Minimizzazione di funzioni convesse 5.2 I punti più vicini 5.2.1 7 Funzioni semicontinue 4.1 4.3.1 6 4 12 18 4.3 5 . . . . . . . . . . . . . . . . . . Categorie di Baire 3.1 4 4 1.1 70 . . . . . . . . . . . . . . . . 70 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 71 Centri di Chebyshev . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 76 Disuguaglianza integrale di Jensen 79 6.1 Immagine di una misura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 86 6.1.1 88 Applicazioni delle disuguaglianza integrale di Jensen . . . Funzioni convesse di una variabile reale 7.1 7.2 89 Derivabilità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 89 7.1.1 92 Subdierenziale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Derivabilità seconda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 93 INDICE 8 9 3 Dierenziabilità di funzioni convesse in spazi normati 98 8.1 Nozioni generali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 98 8.2 Subdierenziale (in generale) Appendice 9.1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 103 119 Reti o successioni generalizzate (Net) . . . . . . . . . . . . . . . . 119 9.1.1 <Assente lunedì 8 aprile e venerdì 12 aprile 2013> . . . . 121 9.1.2 Lunedì 15 aprile 2013 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 121 Capitolo 1 Insiemi e involucri Denizione 1 (Notazione). Tranne che quando diversamente specicato, si supporrà che tutti gli spazi vettoriali nominati in queste dispense siano spazi vettoriali reali. 1.1 Il Teorema di Carathéodory Denizione 2 (Segmento, retta). Sia x, y ∈ X . X uno spazio vettoriale reale e siano Si deniscono come segue i segmenti [x, y] := { (1 − t) x + ty | t ∈ [0, 1]} , [x, y) := [x, y] \ {y} e la retta ↔ xy := { (1 − t) x + ty | t ∈ R} . Osservazione 3. Chiaramente, per ogni x, y ∈ X si ha [x, y] = [y, x] . Denizione 4 (Insieme lineare/ane/convesso). Siano reale e A⊂X • A è ane se per ogni per ogni • A è un sottospazio vettoriale α, β ∈ R si ha αx + βy ∈ A; è lineare se e per ogni • A α, β ∈ R, uno spazio vettoriale tali α, β ∈ R, di ↔ X, i.e. se per ogni x, y ∈ A si ha xy ∈ A, i.e. se per che α + β = 1, si ha αx + βy ∈ A; A è convesso se per ogni e per ogni ogni x, y ∈ A x, y ∈ A e x, y ∈ A si ha [x, y] ∈ A, i.e. se per ogni x, y ∈ A α, β ≥ 0 e α + β = 1, si ha αx + βy ∈ A. tali che Osservazione 5. Chiaramente lineare viceversa. X non vuoto. Si dice che ⇒ ane ⇒ convesso, ma non valgono i 1.1 Il Teorema di Carathéodory Esercizio 6. Siano X 5 uno spazio vettoriale reale e A ⊂ X non vuoto. Si dimostri che 1. A è lineare se e solo se 2. A è ane se e solo se A A è ane e 0 ∈ A. è il traslato di un insieme lineare (e tale insieme lineare è unico). 3. Se A è ane e L è un traslato di A, allora dim (A) = dim (L). 4. L'intersezione di una famiglia arbitraria di insiemi lineari (/ani/convessi) è un insieme lineare(/ane/convesso). Denizione 7 (Involucro lineare/ane/convesso). Siano riale reale e • A⊂X \ { L ⊂ X | L ⊃ A, L lineare} ; involucro ane, l'insieme aff (A) := • uno spazio vetto- involucro lineare, l'insieme span (A) := • X non vuoto. Si deniscono \ { Λ ⊂ X | Λ ⊃ A, Λ af f ine} ; involucro convesso, l'insieme conv (A) := \ { C ⊂ X | C ⊃ A, C convesso} . Denizione 8 (Dimensione e codimensione (algebrica)). Siano vettoriale reale e A⊂X X uno spazio non vuoto. Si denisce dimensione (algebrica) di A dim (A) := dim (aff (A)) . Se X è uno spazio vettoriale nito dimensionale e si denisce codimensione (algebrica) di A è un suo sottospazio ane, A codim (A) = dim (X) − dim (A) . Osservazione 9. Per ogni a∈A si ha dim (aff (A)) = dim (span (A − a)) . Denizione 10 (Iperpiano). Sia sionale. Si dice che H ⊂ X X uno spazio vettoriale reale nito dimen- è un iperpiano se H è ane e codim (H) = 1. Denizione 11 (Duale algebrico). Sia nisce duale algebrico di X X uno spazio vettoriale reale. Si de- l'insieme X # := { ϕ : X → R | ϕ e` lineare} . Gli elementi di X# prendono il nome di funzionali lineari. 1.1 Il Teorema di Carathéodory Teorema 12. Siano Allora H X 6 uno spazio vettoriale reale nito dimensionale e ⇔ esistono ϕ ∈ X # \ {0} e α ∈ R tali che H ⊂ X. è un iperpiano H = ϕ−1 (α) . Dimostrazione. Si dimostrano separatamente le due implicazioni. ⇒) x0 ∈ H Sia arbitrario. Allora L := H − x0 v ∈ X \ L tale `x ∈ L tali che che, per ogni Pertanto esiste esiste unico è lineare di codimensione x∈X esiste unico tx ∈ R 1. ed x = `x + tx v. Si consideri il funzionale lineare → ϕ:X R, x 7→ ϕ−1 (0) = L, Per quanto detto, ϕ (x) := tx . da cui H = L + x0 = ϕ−1 (0 + ϕ (x0 )) = ϕ−1 (ϕ (x0 )) . ⇐) ϕ ∈ X # \ {0} e α ∈ R tali che H = ϕ−1 (α). Poiché ϕ 6= 0 esiste y0 ∈ X tale the ϕ (y0 ) 6= 0. Senza perdere in generalità, si supponga dunque che ϕ (y0 ) = α. Allora Siano L = H − y0 = ϕ−1 (α − α) = ϕ−1 (0) , ϕ−1 (0). Si vuole dimostrare che ϕ−1 (0) ha codimensione unitaria. Sia v ∈ X tale che ϕ (v0 ) = 1 (chiaramente un tale v0 esiste). Allora per ogni x ∈ X si ha cioè H è un traslato del nucleo = x − ϕ (x) v0 +ϕ (x) v0 . |{z} {z } | x ∈ϕ / .1 (0) ∈ϕ−1 (0) Denizione 13. Siano 1. se 2. se λ1 , . . . , λn ∈ R, X uno spazio vettoriale reale e si dice che λ1 , . . . , λ n ∈ R e Pn j=1 Pn i=1 λi xi x1 , . . . , x n ∈ X ; è una combinazione lineare ; λj = 1, si dice che Pn i=1 λ i xi è una combinazione ane ; 3. se λ1 , . . . , λn ∈ [0, +∞) e Pn j=1 λj = 1, si dice che Pn i=1 λi xi è una combinazione convessa. Proposizione 14. Siano Allora X uno spazio vettoriale reale e A ⊂ X non vuoto. A è convesso ⇔ A contiene ogni combinazione convessa dei suoi elementi (di qualsiasi lunghezza). 1.1 Il Teorema di Carathéodory 7 Dimostrazione. Si dimostrano separatamente le due implicazioni. ⇐) Segue direttamente dalla denizione di insieme convesso. ⇒) Si procede per induzione sulla lunghezza delle combinazioni convesse. La combinazione di un punto vale banalmente, quella di due punti per denizione di convessità. Si assuma che la tesi valga per combinazioni con- k punti. Si ssino allora arbitrariamente x1 , . . . , xk+1 ∈ X e Pk+1 λ1 , . . . , λk+1 ∈ [0, +∞) con j=1 λj = 1. Senza perdere in generalità (se no la tesi è banalmente vericata) si può supporre λk+1 6= 1, ovvero λk+1 ∈ [0, 1). Si ha dunque vesse di k+1 X λi xi = i=1 k X λi xi + λk+1 xk+1 . i=1 Osservando che k X λi = 1 − λk+1 , i=1 si ha (1 − λk+1 ) k X i=1 | λi xi +λk+1 xk+1 ∈ A | {z } 1 − λk+1 ∈A {z } ∈A per ip. d0 induz. A perché è convesso. Proposizione 15. Siano Allora A è ane ⇔A X uno spazio vettoriale reale e A ⊂ X non vuoto. contiene ogni combinazione ane dei suoi elementi (di qualsiasi lunghezza). Dimostrazione. Si utilizza lo stesso trucco utilizzato nella dimostrazione della proposizione precedente, con atttenzione ad indicizzare gli λk+1 6= 1 Teorema 16. Siano X uno spazio vettoriale reale e conv (A) = {combinazioni Dimostrazione. Sia C α, β ≥ 0 e in modo tale che n X i=1 non vuoto. Allora A} . C ⊃PA. Inoltre C è m λi xi e j=1 µj yj in C , il membro di destra. Chiaramente α + β = 1, α A⊂X convesse di elementi di convesso, infatti prese due combinazioni convesse se xj (altrimenti si ricade in casi banali). Pn i=1 allora λi xi + β m X j=1 µj yj = n X i=1 αλi xi + m X j=1 βµj yj 1.1 Il Teorema di Carathéodory 8 A, è una combinazione lineare di elementi di che n X αλi + i=1 m X βyj = α j=1 n X con coecienti non negativi e tali λi +β yj = α + β = 1. i=1 j=1 | {z } | {z } =1 =1 x ∈ C , poiché x è una combinazione A ⊂ conv (A), allora x è (più in generale) una combinazione convessa di elementi di conv (A). Ma la Proposizione14 garantisce Pertanto C ⊃ conv (A). m X convessa di elementi di Viceversa, per ogni A e che gli insiemi convessi siano chiusi rispetto a combinazioni convesse, dunque C ⊂ conv (A). Teorema 17. Siano X uno spazio vettoriale reale e aff (A) = {combinazioni ani di elementi di Teorema 18 (di Carathéodory). Siano d∈N e A⊂X conv (A) A⊂X X A} . spazio vettoriale reale di dimensione non vuoto. Allora = {combinazioni convesse di elementi di Adi d+1 d X X = λi xi xi ∈ A, λi ≥ 0, λj = 1 . i=0 conv (A) ⊂ C . lunghezza al più d + 1} j=0 Dimostrazione. Ovvia la ⊃. dimostrrare non vuoto. Allora Sia Sia C l'insime x ∈ conv (A), x= n X ad ultimo membro. Si vuole λ i xi i=0 convessa. Sel Sia n > d. n ≤ d, x ∈ C , eventualmente aggiungendo dei coecienti nulli. x0 = 0 x1 , . . . , x n Per semplicare la dimostrazione, si può supporre che (basta traslare e la convessità è invariante per traslazioni). sono linearmente dipendenti, dunque esistono Pn Allora α1 , . . . , αn ∈ R, non tutti nulli, i=1 αi xi = 0. Senza perdere in generalità si supponga inotre che Pn i=1 αn ≥ 0 (altrimenti è sucienta moltiplicare tutti gli αi per −1). Per ogni t ≥ 0 allora n X tale che x= i=1 Se (λi − tαi ) xi . | {z } =:µi αi ≤ 0, allora per ogni i ∈ {1, . . . , n}, µi ≥ λi ≥ 0. Se αi > 0, µi ≥ 0 t ≤ λi /αi . Sia dunque λi λi t := i ∈ {0, . . . , n} , α > 0 = 0, i αi αi0 solo se se e 1.1 Il Teorema di Carathéodory per qualche i0 , dunque µi0 = 0. 9 Allora x= n X µi xi . i=1 i6=i0 Osservando che s := n X µi = i=1 i6=i0 n X λi −t x= n X i=1 i6=i0 αi ≤ 1. i=1 i=1 | {z } | {z } ≤1 Pertanto n X =0 µi xi + (1 − s) x0 |{z} =0 è una combinazione convessa di (al più) n punti, cioè di un punto in meno di quella di partenza. Iterando il ragionamento si arriva a ≤ d+1 punti. Come si vede nell'esempio successivo può succedere che siano necessari esattamente d+1 punti. Esempio 19. Nel piano, dati tre punti non allineati, tutte le combinazioni convesse di due dei tre punti costituiscono i lati del triagolo aventi i tre punti come vertici. Le combinazioni convesse dei tre punti costituiscono invece tutto il triangolo (pieno!), ovvero l'involucro convesso dei tre punti. Corollario 20. Sia X X uno spazio normato compatto e non vuoto. Allora conv (K) 1 reale nito dimensionale. Sia K⊂ è compatto. d := dim (X). Per il Teorema di Carathéodory d d X X conv (K) = λi yi y0 , . . . , yd ∈ K, λ1 , . . . , λd ∈ [0, 1] , λj = 1 . i=0 j=0 Dimostrazione. Sia Posto Λ := λ := (λ0 , λ1 , . . . , λd ) ⊂ Rd+1 si ha chiaramente Λ chiuso in Rd+1 e d X λ1 , . . . , λd , λj = 1 , j=0 Λ ⊂ [0, 1] d+1 , dunque Λ compatto in Rd+1 . Si noti allora che, posta F : Λ × K d+1 → (λ, (y0 , . . . , yd )) 7→ X, F ((λ, (y0 , . . . , yd ))) := d X λi yi , i=0 1 Sarebbe suciente uno spazio vettoriale topologico (in modo che le operazioni sia- no continue) di Hausdor. topologico. Vedi sezione successiva per la denizione di spazio vettoriale 1.1 Il Teorema di Carathéodory F Λ × K d+1 è continua, 10 è compatto (per il Teorema di Tychono ) e conv (K) = F Λ × K d+1 , dunque anche conv (K) Teorema 21. Sia X è compatto. uno spazio vettoriale normato reale. Allora le seguenti aermazioni sono equivalenti: 1. X è di Banach; 2. ogni serie di elementi di semplicemente in X che converge assolutamente in X, converge X. Dimostrazione (idea). Si dimostrano separatamente le due implicazioni. 1. ⇒ 2.) Sia {xn }n∈N ⊂ X , dunque 2. ⇒ 1.) Sia P+∞ kxn k < +∞. Allora, se n, m ∈ N, n ≤ m, X n +∞ X X m kSm − Sn k := xj − xi ≤ kxi k , j=1 i=n+1 i=1 ha {Sn }n∈N {xn }n∈N ⊂ X con n=1 si è di Cauchy. di Cauchy. Allora esiste una successione crescente, tale che, per ogni k, m, n ∈ N, con kxn − xm k ≤ 1/2k {n (k)}k∈N ⊂ N m, n ≥ n (k) si ha (∗) . Si deniscano allora y1 . . . yk . . . := xn(1) , . . . . . . := xn(k) − xn(k−1) . . . . . . P+∞ (∗) per ogni k ∈ N si ha kyk k ≤ 1/2k−1 , dunque k=1 kyk k < +∞, P+∞ cui k=1 yk converge. Osservando che per ogni m ∈ N Da Sm = xn(1) + m X da xn(k) − xn(k−1) = xn(m) . k=2 Quindi la successione {xn }n∈N , che è di Cauchy, ha una sottosuccessione convergente. Da questo segue che X è uno spazio di Banach. 2 Dimostrare questa ultima aermazione! {xn }n∈N 2 è convergente e dunque che 1.1 Il Teorema di Carathéodory 11 Esempio 22. In spazi vettoriali innito dimensionali, non è detto che l'involucro convesso di insiemi compatti sia a sua volta compatto. Si consideri lo spazio di Banach `2 := +∞ x = (xn )n=1 e per ogni n ∈ N, Chiaramente K ⊂ R kxk := +∞ X !1/2 2 |xn | n=1 < +∞ n sia en := (0, . . . , 0, 1, 0, 0, . . .) ∈ `2 . Sia 1 K= en n ∈ N ∪ {0} . n è compatto in `2 . Si noti che +∞ X 1 = 1. 2n n=1 Si consideri la combinazione convessa innita x := +∞ X 1 1 e . n n n 2 n=1 `2 poiché converge assolutamente. Si noti che x ∈ / conv (K), infatti il supporto di x contiene un'innità numerabile di punti e conv (K) contiene solo successioni a supporto nito, in quanto ogni elemento di K è diverso PN n da zero in un unico numero naturale. Detta, per ogni N ∈ N, σN := n=1 1/2 , Questa converge in si ha x N X 1 1 e n N →+∞ 2n n n=1 N X 1 1 1 = lim σN e n , N →+∞ 2 n σN n n=1 {z } | = lim =:cN ∈conv(K) dunque, osservando che esistono i limiti x= lim σN cN = N →+∞ lim σN lim cN , N →+∞ {z } N →+∞ | =1 si ha x= pertanto conv (K) lim cN ∈ conv (K), N →+∞ non è chiuso, dunque non è compatto. È proprio la chiusura la proprietà che viene a mancare nel caso generale. 1.2 Spazi vettoriali topologici (s.v.t.) 1.2 12 Spazi vettoriali topologici (s.v.t.) Denizione 23 (Interno). Siano indica con int (A) l'insieme (X, τ ) uno spazio topologico e dei punti interni dell'insieme A. A ⊂ X. Si Talvolta si scriverà int(X,τ ) (o con un abuso di notazione intX (A)) per specicare A è riferito alla topologia dello spazio topologico (X, τ ). che l'interno di Denizione 24 (Spazio vettoriale topologico (s.v.t.)). Uno spazio vettoriale topologico (s.v.t.) reale, τ reale è una coppia (X, τ ) dove X è uno spazio vettoriale è una topologia e le seguenti applicazioni sono continue S :X ×X → X, (x, y) 7→ S ((x, y)) := x + y, M :R×X → X, (t, x) 7→ M ((t, x)) := tx. Osservazione 25 (Importante). Sia sono omeomeorsmi di delle funzioni S, M , X su X uno s.v.t., x 7→ x + y0 , x 7→ t0 x X, y0 ∈ X , t0 ∈ R \ {0}. Allora infatti loro e le loro inverse sono restrizioni che sono continue. Dunque l'insieme degli intorni di ogni punto è in corrispondenza biunivoca con l'insieme degli intorni dell'origine. In formule, detto per ogni x0 ∈ X U (x0 ) := { V ⊂ X | x0 ∈ int (V )} si ha U (x0 ) = { x0 + V | V ∈ U (0)} . Proposizione 26. Sia tale che X uno s.v.t. reale. Per ogni U ⊂ U (0) esiste V ∈ U (0) V + V ⊂ U. S (0, 0) = 0 ∈ U S (V × V ) ⊂ U . Dimostrazione. Basta osservare che Esiste dunque V ∈ U (0) tale che e S è continua in (0, 0). Osservazione 27. Si rilegga l'osservazione precedente nel caso di spazi normati. ε > 0 esiste un δ > 0 tale che Bδ (0) + Bδ (0) ⊂ Bε (0), ε > 0 esiste un δ > 0 tale che per ogni x, y ∈ X con kxk , kyk < δ , si ha kx + yk < ε. Dalla disuguaglianza triangolare segue che un qualunque δ < ε/2 funziona. La proprietà dimostrata nella proposizione Questa dice che per ogni ovvero che per ogni ogni precedente esprime dunque, in forma più debole, la disuguaglianza triangolare. Esercizio 28. Sia che per ogni t ≥ t0 X V ∈ U (0), x ∈ X . Si dimostri che esiste t0 > 0 tale x ∈ tV . Un insieme con questa proprietà prende il nome s.v.t., si ha di insieme assorbente ). Negli s.v.t. dunque, tutti gli intorni sono assorbenti. 1.2 Spazi vettoriali topologici (s.v.t.) Teorema 29. Sia 3 algebrico tra X e X Rd 13 T2 con dim (X) = d. Allora ogni isomorsmo è un isomorsmo di spazi vettoriali topologici . uno s.v.t. Osservazione 30. Se lo s.v.t. 4 non è T2 esistono dei controesempi al teorema precedente. Corollario 31. Siano X e Y X, Y s.v.t. T2 della stessa dimensione (nita!). Allora sono isomor (come s.v.t.). Osservazione 32. A meno di isomorsmi, Rd è l'unico s.v.t. T2 di dimensione d. Osservazione 33. Succede una cosa analoga per gli spazi normati. Poiché su d R tutte le norme sono equivalenti, ogni isomorsmo algebrico tra uno spazio normato e Rd è un isomorsmo di spazi normati. Per ogni α ∈ Rd si può infatti denire una norma |||α||| = T −1 (α)X , dove T è l'isomorsmo. Teorema 34. Sia Y X s.v.t. T2 , Y ⊂ X sottospazio con dim (Y ) < +∞. Allora è chiuso. Osservazione 35. Di nuovo, se Corollario 36. Sia conv (K) X Y non fosse T2 , K ⊂ X T2 il teorema non sarebbe valido. compatto, con dim (K) < +∞. Allora è compatto. Dimostrazione. Poiché dente s.v.t. X Y = span (K) ha dimensione nita, dal teorema prece- è chiuso. Per il Corollario 20, risulta dunque e di conseguenza compatto in conv (K) compatto in Y X. Osservazione 37. Per esempio, questo vale per K nito (perché siamo in uno spazio di Hausdor, dunque ogni punto è chiuso). Denizione 38 (Interno relativo). Siano X s.v.t. e A⊂X non vuoto. Si scrive x0 ∈ ri (A) e si dice che x0 appartiene all'interno relativo di A se x0 ∈ intaff(A) (A). Si x0 come elemento nello spazio ane aff (A) e si considera l'interno topologia di aff (A). considera cioè rispetto alla Teorema 39. Siano Allora X s.v.t. e ri (C) 6= ∅. 3 Applicazione 4 Cioè è anche biunivoca e lineare. omeomorsmo. C ⊂X non vuoto, con 0 < dim (C) < +∞. 1.2 Spazi vettoriali topologici (s.v.t.) 14 0 ∈ C. d = dim (span (C)). Dimostrazione. Senza perdere in generalità (basta traslare) sia Siano Y := aff (C) = span (C) (perché contiene 0 ∈ C ) {u1 , . . . , ud } ⊂ C base per Y . Si denisca allora Esiste T : Rd e → Y, (α1 , . . . , αd ) 7→ T ((α1 , . . . , αd )) := d X αi ui . i=1 Per il Teorema 29, T è un isomorsmo di s.v.t., dunque T −1 (C) ⊃ {0, e1 , . . . , ed } =: E e di conseguenza anche T −1 (C) ⊃ conv (E) = (α1 , . . . , αn ) ∈ Rn n X ∀i ∈ {1, . . . n} , αi ≥ 0, αj ≤ 1 , j=1 ma l'insieme ad ultimo membro ha punti interni in Rd , dunque intY (C) 6= ∅. Denizione 40 (Chiusura convessa). Siano denisce chiusura convessa di A in X X s.v.t. e A⊂X non vuoto. Si (o involucro convesso chiuso di A in X) l'insieme conv (A) := \ Proposizione 41. Sia { C ⊂ X | C convesso, C chiuso, C ⊃ A} . X uno s.v.t. e C ⊂ X convesso. Allora anche C è convesso. ∈ C . Si vuole x , y ∈ C vicini ad x 0 0 0 punto z ∈ [x , y ] vicino Dimostrazione (idea). Si ssino arbitrariamente due punti x, y 0 0 vericare che y z. ed a [x, y] ⊂ C . Si prendano allora due punti rispettivamente e per ogni Proposizione 42. Sia X z ∈ [x, y] uno s.v.t. e si trovi un A⊂X non vuoto. Allora conv (A) = conv (A). Dimostrazione. Per denizione e per la proposizione precedente è chiaro che conv (A) ⊂ conv (A). Poiché conv (A) ⊃ A, dunque conv (A) = conv (A) ⊃ conv (A). ed è convesso, conv (A) ⊃ conv (A), Denizione 43 (Insieme totalmente limitato/precompatto). Siano X spazio E ⊂ X non vuoto. Si dice che E è totalmente limitato (o precompatto ) se per ogni ε > 0 esiste F ⊂ E nito tale che, per ogni x ∈ E esiste y ∈ F tale che d (x, y) < ε. metrico e 1.2 Spazi vettoriali topologici (s.v.t.) 15 Osservazione 44. In spazi normati la denizione precedente si può riscrivere come segue. Per ogni ε>0 esiste un insieme nito E ⊂ F + Bε (0) = [ F ⊂E tale che Bε (y) , y∈F dove Bε ( · ) rappresenta la bolla aperta centrata in · e di raggio ε. Alla luce di questa osservazione è possibile dare un'analoga denizione negli spazi vettoriali topologici. Denizione 45 (Insieme totalmente limitato/precompatto). Siano E ⊂ X non vuoto. Si dice che E è totalmente limitato ogni V ∈ U (0) esiste F ⊂ E nito tale che E ⊂ F + V . Osservazione 46. Equivalentemente si può scrivere X s.v.t. e (o precompatto ) se per F ⊂ X. Osservazione 47. Esiste una teoria (detta degli spazi uniformi) che racchiude sia la teoria degli spazi metrici che degli s.v.t. ma è molto formale e non ci si lavora molto bene, quindi in questo corso si preferirà enunciare i risultati separatamente per spazi metrici e spazi vettoriali topologici. Teorema 48. Siano compatto se e solo se X uno spazio metrico e E ⊂ X non E è totalmente limitato e completo. vuoto. Allora E è Osservazione 49. Esiste una versione del teorema precedente che caratterizza i sottoinsiemi compatti degli spazi vettoriali topologici, tuttavia necessita della nozione di completezza in uno s.v.t. che per motivi di tempo (e tutto sommato di rilevanza) non verrà arontata in questo corso. Teorema 50. Siano E X uno s.v.t. e E⊂X non vuoto. Se E è compatto, allora è totalmente limitato. V ∈ U (0). Esiste allora W ∈ U (0) W ⊂ V . Poiché R := { x + W | x ∈ E} è un ricoprimento aperto del compatto E , è possibile estrarre da R un sottoricoprimento nito. Esiste pertanto un insieme nito F tale che E ⊂ { x + W | x ∈ F }, ovvero E ⊂ F + W e di conseguenza E ⊂ F + V . Dimostrazione. Si ssi arbitrariamente aperto e tale che Esempio 51. Non vale il viceversa. L'intervallo (0, 1) ⊂ R è totalmente limitato ma non è compatto (manca la completezza). Fatto 52. In R tutti gli insiemi limitati sono totalmente limitati. Esercizio 53. Siano 1. 2. X s.v.t. (o spazio metrico) e A⊂X A è totalmente limitato se e solo se la chiusura A è totalmente limitato se e solo se per ogni totalmente limitato tale che A ⊂ A0 + V . A non vuoto. Allora è totalmente limitata; V ∈ U (0) esiste A0 ⊂ A (Suggerimento: per la freccia non banale si applichi la denizione, si trova in questo modo una somma del tipo V +V. Per concludere si sfrutta la Proposizione 26). 1.2 Spazi vettoriali topologici (s.v.t.) 16 Denizione 54 (Spazio vettoriale localmente convesso). Sia toriale topologico. Si dice che ogni intorno U ∈ U (x) X X uno spazio vet- è localmente convesso se per ogni esiste un intorno V ∈ U (x), V ⊂ U x∈X e per convesso, i.e. se ogni intorno contiene un intorno convesso. Teorema 55. Sia limitato, allora X s.v.t. T2 localmente convesso. conv (A) è totalmente limitato. Se ∅ 6= A ⊂ X è totalmente V ∈ U (0). Poiché X è localmente conW ∈ U (0) tale che W ⊂ V . Si ssi un tale W . Poiché A è totalmente limitato esiste F ⊂ A nito tale che A ⊂ F + W . Si ssi tale F . Sia x ∈ conv (A). Allora esistono λ1 , . . . , λn ∈ [0, 1] e a1 , . . . , an ∈ A Pn tali che i=1 λi = 1 e n X x= λi ai . Dimostrazione. Si ssi arbitrariamente vesso esiste un intorno convesso i=1 Si ssino tali elementi. Poiché tale che ai ∈ {yi } + W . A ⊂ F +W, i ∈ {1, . . . , n} esiste yi ∈ F ai con gli yi che li per ogni Proviamo allora a sostituire gli approssimano bene. Sia y= n X λi yi ∈ conv (F ) . i=1 Poiché X è T2 , per il Corollario 36 conv (F ) è compatto, dunque è totalmente limitato. Osservando che x−y = n X λi (ai − yi ) ∈ conv (W ) = W ⊂ V, | {z } i=1 segue che ∈W x ∈ y+V ⊂ F +V. x Dall'arbitrarietà di e dall'Esercizio 53 segue quindi la tesi. Osservazione 56. Gli spazi normati sono tutti localmente convessi. Tuttavia se p p p p ∈ (0, 1), gli spazi L ([0, 1]) e ` 5 non lo sono . Ad esempio in L l'unico aperto convesso è tutto lo spazio. Corollario 57 (Importantissimo). Sia compatto e non vuoto, allora conv (K) X Dimostrazione. Per il teorema precedente que per l'Esercizio 53 anche conv (K) uno spazio di Banach. Se K⊂X è è compatto. conv (K) è totalmente limitato, dun- lo è. Dato che conv (K) è chiuso, dunque completo, per il Teorema 48 è compatto. Osservazione 58. L'unica cosa che mancava nel controesempio in chiusura. 5 Si ricordi che la metrica in questo caso è denita senza la radice p-esima `2 era la 1.2 Spazi vettoriali topologici (s.v.t.) Proposizione 59. Siano z = (1 − t) x + ty , X uno s.v.t., 17 x, y ∈ X , t ∈ (0, 1) e U ∈ U (x). [x, y]. Allora Sia ovvero un punto sul segmento V := (1 − t) U + ty ∈ U (z) . Dimostrazione. Senza perdere in generalità si supponga U ∈ U (0) e V = (1 − t) U +ty , | {z } dove (1 − t) U ∈ U (0) x = 0. Allora z = ty , perché la moltiplicazione ∈U (0) per uno scalare non nullo è un omeomorsmo. ovvero di Corollario 60. Sia y ∈ C. Dunque V è un intorno di ty z. Allora X s.v.t., C ⊂ X [x, y] \ {y} ∈ int (C). non vuoto e convesso. S x ∈ int (C) , Dimostrazione. Segue direttamente dalla proposizione precedente. Osservazione 61. Se a y x ∈ int (C) non cadranno certamente in ↔ y∈ / int (C) i punti sulla retta xy int (C), neanche in C ! (Altrimenti e successivi si potrebbe applicare il teorema precedente.) Corollario 62. X s.v.t. Se C⊂X è convesso, allora int (C) Dimostrazione. Segue direttamente dal corollario precedente. è convesso. Capitolo 2 Categorie di Baire Denizione 63 (Categorie e spazi di Baire). Siano X uno spazio topologico e A ⊂ X. 1. Si dice che A è mai denso se 1 int A = ∅, i.e. se non è denso in alcun aperto non vuoto ; 2. A è di prima categoria (di Baire) se esiste una successione 2 {An }n∈N ⊂ X di insiemi mai densi tali che A= +∞ [ An ; n=1 3. A è di seconda categoria (di Baire) se 4. X è uno spazio di Baire se per ogni 3 A non è di I categoria. G⊂X aperto non vuoto, G è di II categoria . Teorema 64. Sia X spazio topologico. Le seguenti aermazioni sono equiva- lenti: 1. X è di Baire; 2. per ogni {Gn }n∈N ⊂ X successione di aperti densi in \ X, l'intersezione Gn n∈N 4 è densa in X. 1 Gli insiemi mai densi sono da interpretarsi come topologicamente piccoli. 2 Anche gli insiemi di I categoria sono da pensarsi piccoli in molti spazi topologici. un po' l'equivalente degli insiemi di misura nulla negli spazi di misura. 3 Cioè se tutti gli aperti non vuoti sono topologicamente grandi. 4 Dunque in particolare non è vuota. Questo fatto si utilizzerà spesso nel seguito. Sono 19 Inoltre entrambe le precedenti implicano le due aermazioni equivalenti: a. {Fn }n∈N ⊂ X per ogni successione di insiemi chiusi n0 ∈ N esiste b. X tali che X= S n∈N Fn , int (Fn0 ) 6= ∅; tale che è di seconda categoria. Dimostrazione. Si dimostrano separatamente le varie implicazioni. 1. ⇒ 2.) Si supponga che X sia di Baire. Sia {Gn }n∈N ⊂ X una successione di aperti densi. Si supponga per assurdo che \ Gn 6= X. n∈N Sia H := T n∈N Gn c . H= . Chiaramente H è un aperto non vuoto e !c \ !c \ ⊂ Gn n∈N Gn [ = n∈N c (Gn ) . n∈N c n ∈ N, poiché Gn è un aperto denso, (Gn ) è un chiuso c c infatti int ((Gn ) ) = ∅. Allora per ogni n ∈ N anche H ∩ Gn è Per ogni denso, mai mai denso. Da questo si deduce che H= [ c (H ∩ (Gn ) ), | {z } n∈N mai denso X ma questo contraddice il fatto che 2. ⇒ 1.) sia di Baire. Si dimostra la contronominale. Se non vale 1., esiste G⊂X aperto non vuoto di I categoria. Esiste pertanto una successione di insiemi mai densi {An }n∈N ⊂ X tale che G= [ An . n∈N Per ogni n∈N si denisca allora Hn := An c , che risulta aperto e denso. Chiaramente da questo segue che anche S n∈N Hn è un aperto denso. Ma ! G∩ \ Hn n∈N cioè T n∈N = G∩ \ n∈N Hn An c !c ! = G∩ [ An n∈N non è densa, dunque non vale 2.. !c ⊂ G∩ [ n∈N An = G∩Gc = ∅, 20 2. ⇒ a.) Si dimostra la contronominale. {Fn }n∈N ⊂ X chiusi Se non vale a. esiste una successione di tale che X= [ Fn (2.0.1) n∈N e per ogni n ∈ N, int (Fn ) = ∅. Allora, denito per ogni n ∈ N, Gn := Fnc , chiaramente Gn è un aperto denso. Passando al complementare nella (2.0.1), si ottiene ∅ = Xc = \ Gn , n∈N dunque, in quanto vuota, l'intersezione vale la a. ⇔ b. T n∈N Gn non è densa, quindi non 2.. Si lascia la verica di questa ultima equivalenza come esercizio al lettore interessato. Esempio 65. Se X è di II categoria non è detto che sia di Baire. Ad X = [0, 1] ∪ ([2, 3] ∩ Q) è di II categoria, in quanto [0, 1] lo è, ma non è perchè l'aperto [2, 3] ∩ Q è di I categoria. Denizione 66 (Spazio localmente compatto). Sia dice che X è localmente compatto se per ogni esiste un intorno V ∈ U (x), con V ⊂U x∈X X esempio di Baire uno spazio topologico. Si e per ogni intorno U ∈ U (x) compatto. Teorema 67 (di Baire). Si supponga la validità di almeno una delle seguenti: 1. X è uno spazio metrico completo; 2. X è uno spazio topologico compatto di Hausdor; 3. X è uno spazio topologico di Hausdor localmente compatto. Allora X è uno spazio di Baire. Esempio 68. Con il Teorema di Baire si può dimostrare che esistono funzioni continue mai derivabili. Su C ([0, 1]) si scrivono le funzioni mai derivabili come intersezione di opportune famiglie aperte e dense di funzioni e si dimostra così che esistono tantissime funzioni continue mai derivabili. Denizione 69 (Interno algebrico). Siano x0 ∈ A. Si dice che x0 X uno spazio vettoriale, appartiene all'interno algebrico di A e si scrive x0 ∈ a − int (A) se per ogni v∈X esiste δ>0 tale che, per ogni x0 + tv ∈ A. t ∈ (−δ, δ) si abbia A⊂X e 21 Osservazione 70. Chiaramente la stessa denizione si può enunciare equivalentemente per t ∈ [0, δ). Osservazione 71. In sostanza appartenere all'interno algebrico di A signica che partendo un punto ci si può muovere per un po' lungo ogni direzione senza uscire da A. Esempio 72. In generale (in uno s.v.t.) interno (topologico) ed interno algebrico sono diversi. Ad esempio, nel piano si consideri A := D (−1, 1) ∪ ({0} × [−1, 1]) ∪ D (1, 1) . Chiaramente l'origine non è un punto interno ad A ma appartiene al suo interno algebrico. Come vedremo nel seguito, per insiemi convessi questi due concetti spesso coincidono. Esercizio 73. Siano X uno s.v.t. e A⊂X non vuoto. Si dimostri che int (A) ⊂ a − int (A) . (Suggerimento: si sfrutti il fatto che in uno s.v.t. gli intorni sono assorbenti.) Osservazione 74. Siano X uno s.v.t. e a − int (A) = {x ∈ A | ∀Lx non vuoto. Allora retta passante per Osservazione 75. Nei casi banali in cui int (A) = a − int (A) . A⊂X x, x ∈ intLx (A ∩ Lx ) } . int (A) = X o int (A) = ∅, chiaramente Ci si chiede ora in quali altri casi gli intorno topologici coincidano con quelli algebrici. Teorema 76. Siano X s.v.t. e C⊂X convesso. Si supponga che valga almeno una delle seguenti: 1. int (C) 6= ∅; 2. X è 3. X è uno spazio di Banach, C è convesso e di tipo 4. X è uno spazio di Banach, C è convesso e chiuso; T2 e C è nito-dimensionale; Fσ ; allora int (C) = a − int (C) . Dimostrazione. Si dimostrano separatamente i vari punti. 1. Vedi gura. aff (C) ha dimensione nita. Se esiste x ∈ a − int (C), si aff (C) = X perché aff (C)contiene tutte le rette. Allora anche X è nito-dimensionale. Per il teorema dell'interno relativo ri (C) 6= ∅, ma in questo caso int (C) = ri (C) 6= ∅, dunque è possibile applicare il punto 2. Per ipotesi ha precedente. 22 3. Sia x ∈ a − int (C). Per ipotesi esistono [ C= {Fn }n∈N ⊂ X chiusi tali che Fn . n∈N Senza perdere in generalità sia x = 0. Noto che, poihché C è assorbente ! X= [ kC = k∈N [ [ k Fn = n∈N k∈N Per il Teorema di Baire si esistono allora [ kFn . |{z} k,n∈N chiusi k0 , n0 ∈ N tali che int (k0 Fn0 ) 6= ∅. Poiché la moltiplicazione per uno scalare non nullo è un omomorsmo, si ha int (Fn0 ) 6= ∅, da cui int (C) 6= ∅ e si può ancora applicare il primo punto. 4. Deriva banalmente dal punto precedente. Esercizio 77. In generale non valgono queste uguaglianze. Si determinino dei semplici controesempi. Teorema 78. Siano 1. Se X int (C) 6= ∅, s.v.t. e allora C⊂X convesso. C = int (C). 2. Se (a) int (C) 6= ∅, (b) X è T2 e C oppure se è nito-dimensionale, Allora int (C) = int C . Dimostrazione. Si dimostrano separatamente i vari punti. 1. È sempre vero che C ⊃ int (C). Vedi gura per spazi normati. x0 ∈ int (C) e x ∈ C . x = 0. Per ogni V + V ⊂ U . esiste c ∈ Viceversa, siano Per s.v.t. si supponga U ∈ U (0) esiste V ∈ U (0) tale che C ∩ (x + V ) e y ∈ (int (C)) ∩ (c + V ). Si ha dunque intorno y ∈ c + V ⊂ x + V + V ⊂ x + U. 2. int (C) ⊂ int C vale sempre. 23 (a) Siano x0 ∈ int (C) e x ∈ int C ⊂ a − int C . Vedi gura. Noto che in uno spazio metrico x = (1 − λ) x0 + λz. Prendo cn → z e determino xn = (1 − λ) x0 + λcn . Per gli s.v.t. si procede come sopra con gli intorni. (b) Per ipotesi aff (C) aff (C) è nito-dimensionale, poiché X è T 2 , essendo C ⊂ aff (C), aff (C) è chiuso. Allora x ∈ int C si ha aff (C) = X . Per il teorema dell'interno ri (C) 6= ∅, poiché nel nostro caso int (C) = ri (C), la tesi un sottospazio ane, dunque se relativo segue dal punto (a). Esempio 79. Qualche ipotesi serve sempre, anche per insiemi convessi. Ad X è normato e dim (X) = ∞ si dimostra che esiste sempre un f ∈ X # \ X ∗ cioè lineare ma non continuo. Detto C = ker (F ), C è denso in X , dunque X = X , ma int (C) = ∅ dunque int (C) = ∅. Tuttavia int C = X . esempio se funzionale Osservazione 80. Per il teorema precedente all'ultimo, in spazi di Banach si può sostituire la (a) con a − int (C) 6= ∅. Esercizio 81. Si consiglia fortemente di fare questo esercizio. Siano A⊂X 1. A X s.v.t. e non vuoto. Si dimostrino i seguenti punti. convesso ⇔ ∀α, β > 0 si ⊂ non vale. ha αA + βA = (α + β) A. Si noti che se X non è convesso il 2. Siano 2A. X normato e A chiuso (o A aperto). Allora A è convesso ⇔ A+A = Capitolo 3 Mappe ani e funzioni convesse Osservazione 82. In questo capitolo si dimostrerà poco. Denizione 83 (Notazioni). Durante tutto questo capitolo, tranne che quando specicato, si indicheranno con ane di X e con C X, Y degli spazi vettoriali, con un insieme convesso di Denizione 84. Sia F : A ⊂ X → Y. A un sottoinsieme X. F x, y ∈ A Si dice che preserva le combinazioni ani, i.e. se per ogni è una mappa ane se e per ogni t∈R F ((1 − t) x + ty) = (1 − t) F (x) + tF (y) . Esercizio 85. Sia 1. F F :A⊂X →Y. Le seguenti aermazioni sono equivalenti: è ane; n ∈ N, per λ j=1 j = 1 si ha 2. per ogni Pn ogni x1 , . . . , xn ∈ A F n X ! λi xi = i=1 Esercizio 86. Sia 1. F è lineare 2. F è ane per ogni F :X →Y. ⇔F è ane e e per ogniλ1 , . . . , λn n X ∈R tali che λi F (xi ) . i=1 Allora F (0) = 0; ⇔ esiste un'unica T : X → Y x ∈ X , si abbia lineare ed esiste T (x) = F (x) + y0 . y0 ∈ Y tali che, 25 Denizione 87. Sia per ogni x, y ∈ C F : C ⊂ X → Y. t ∈ (0, 1) Si dice che F è una mappa c-ane se e per ogni F ((1 − t) x + ty) = (1 − t) F (x) + tF (y) . Lemma 88. Sia F :A⊂X →Y. Allora F è ane se e solo se F è c-ane. Dimostrazione (idea). Vedi gura. Teorema 89. Sia fe : aff (C) → Y F :C⊂X→Y c-ane. Allora esiste ed è unica l'estensione estensione ane di F. Osservazione 90. Il teorema precedente aerma che le mappe c-ani sono tutte restrizioni di mappe ani. Per questo motivo spesso (con un abuso di notazione) anche le mappe c-ani vengono chiamate semplicemente ani. Denizione 91. Sia • f f : C ⊂ X → R = [−∞, +∞]. Si dice che è propria se dom (f ) := {x ∈ C | f (x) ∈ R } = 6 ∅; l'insieme • f dom (f ) viene detto dominio (eettivo) di f; è convessa se epi (f ) := { (x, t) ∈ C × R | f (x) ≤ t} è convessa in • f X × R; è concava se Teorema 92. Sia −f l'insieme epi (f ) 1 viene detto epìgrafo (o epigràco ) ; è convessa. f : C ⊂ X → R. Con le convenzioni (solo per la tesi di questo teorema) che +∞ + (−∞) = +∞ e 0 · (±∞) = 0 le seguenti aermazioni sono equivalenti: 1. f è convessa; 2. per ogni x, y ∈ C e per ogni t ∈ (0, 1) si ha f ((1 − t) x + ty) ≤ (1 − t) f (x) + tf (y) ; 3. per ogni Pn j=1 λj n ∈ N, =1 per ogni f x1 , . . . , x n ∈ C n X i=1 ! λ i xi ≤ e per ogni n X λ1 , . . . , λn ≥ 0 tali che λi f (xi ) ; i=1 quest'ultima disuguaglianza è nota col nome di disuguaglianza di Jensen 1 In 2 Si inglese è epigraph. legge iensen. 2 26 Dimostrazione. 3. implica 2. è banale e 2. implica 3. si fa come al solito per induzione. Si noti che 1. se e solo se per ogni λ ∈ (0, 1)si (x, t) , (y, s) ∈ epi (f ) e per ogni ha ((1 − λ) x + λy, (1 − λ) t + λs) ∈ epi (f ) se e solo se per ogni x, y ∈ C e per ogni t ≥ f (x), s ≥ f (y) f ((1 − λ) x + λy) ≤ (1 − λ) t + λs che è una riscrittura della 2.. f :R→R Osservazione 93. Sia J 6= ∅. convessa. Sia J = f −1 (−∞). Si supponga che J è un insieme convesso (essendo in R è un intervallo). Siano x ∈ J e y > x, x ∈ dom (f ), ma allora anche [x, y) ⊂ J e di conseguenza lo stesso per ogni z > y . Dunque dom (f ) ⊂ ∂J e per z > y si ha f (z = +∞). Ovvero se J 6= ∅, dom (f ) ⊂ ∂J e f |R\J ≡ +∞. Per questo motivo si esclude generalmente la possibilità che f assuma il valore −∞. In Per la disuguaglianza di Jensen, questo caso le funziono sono molto poco interessanti, avendo valori niti in soli due punti ed essento ± innite nelle altre tre componenti connesse. Proposizione 94. Siano convesse. Allora 1. per ogni 3 I, Γ ⊂ N α1 , . . . , αn ≥ 0 e siano fi , fγ : C ⊂ X → (−∞, +∞] la funzione g= n X αi fi i=1 è convessa; 2. la funzione h (x) = sup {fγ (x)} γ∈Γ è covessa. Dimostrazione. 2. fγ (x) ≤ t Se epi (h) se e solo se supγ fγ (x) ≤ t sse per ogni γ ∈ Γ sse epi (h) = \ epi (fγ ). γ∈Γ C ⊂ X un insieme convesso contenuto in uno spazio f : C → R convessa. Si noti come si può sempre estendere f ad convessa denita su tutto X . Si pone ( f (x) , x ∈ C, fe(x) = +∞, x ∈ X \ C. Osservazione 95. Sia vettoriale e sia una funzione Per funzioni a valori reali invece non si può sempre fare, ad esempio se semicirconferenza. 3 Dalla disuguaglianza nella denizione. f è una 27 Denizione 96. V ⊂U è bilanciato se per ogni Osservazione 97. In spazi reali signica che V |α| ≤ 1 si ha αV ⊂ V . è simmetrico rispetto all'origine e stellato rispetto all'origine. Osservazione 98. Gli insiemi bilanciati sono connessi per archi, dunque connessi. Lemma 99. Sia tale che V ⊂U e X V s.v.t., allora per ogni Dimostrazione (Idea). La mappa esiste un W ∈ U (0) I ∈ U (0) esiste un intorno V ∈ U (0) sia bilanciato. (t, x) 7→ tx è continua in (0, 0). Per ogni ε>0 tale che V := [ tW ⊂ U. |t|<ε Sicuramente è un intorno dell'origine, è anche immediato che Teorema 100. Siano (i.e. ` ∈ X # \ {0}). X s.v.t. e `:X →R V sia bilanciato. lineare non identicamente nullo Allora le seguenti aermazioni sono equivalenti: 1. ` è uniformemente continuo su 2. ` è continuo su X 3. ` è continuo in 0; 4. ` è continuo in almeno un 5. ` è limitato in almeno su qualche 6. ` è superiormente limitato su almeno un aperto non vuoto; 7. ker (`) è chiuso (importante!); 8. ker (`) non è denso; Inoltre, se X (i.e. X; ` ∈ X ∗ ); x0 ∈ X ; U ∈ U (0); è normato, le condizioni precedenti sono equivalenti alle se- guenti: • k`k := supkxk≤1 |` (x)| < +∞; • ` è lipschitziano 1. ⇒ 2. ⇒ 3. ⇒ 4. Inoltre sono ovvie 3. ⇒ 5. ⇒ 6. e 2. ⇒ 7. ⇒ 8. Rimane da dimostrare che 6. ⇒ 5. ⇒ 1. e che 8. ⇒ 6. e che 4. ⇒ 3. Dimostrazione. Sono ovvie 4. ⇒ 3. ` continua in x0 , allora per ogni ε>0 esiste un V ⊂ U (0) ` (x0 + V ) ⊂ (` (x0 ) − ε, ` (x0 ) + ε) . Dalla linearità segue che ` (x0 + V ) = ` (x0 ) + ` (V ) e sottraendo ` (x0 ) nell'inclusione precedente si conclude ` (V ) ⊂ (−ε, ε) . tale che 28 4. ⇒ 5. Poiché ` ≤ m su x0 + V , dove V ∈ U (0), senza perdere in generalità posso V simmetrico (in quanto U è bilanciato). Allora supporre (−∞, m) ⊂ ` (x0 + V ) = ` (x0 ) + ` (V ) , dunque 00 ` (V ) ≤00 m − ` (x0 ) ≤ |m − ` (x0 )| = M, dunque 00 −` (V ) = ` (−V ) ≤00 M ⇒ ` (V ) ≥ −M, dunque |` (V )| ≤ M. 5. ⇒ 1. Sia ε > 0. Esiste allora U ∈ U (0) tale che per m>0 00 |` (U )| ≤00 m. Se x − y ∈ δU , allora ε 00 00 . ` (x) − ` (y) = ` (x − y) ∈00 δ |` (U )| ≤00 δm < ε ⇐⇒ δ ∈ 0, m 8. ⇒ 6. Per ipotesi ker (`) 6= X , allora il suo complementare è un aperto non vuoto. x0 ∈ X e V ∈ U (0) bilanciato tale che Esiste dunque x0 + V ∩ ker (`) = ∅. Si può supporre che 00 ` (x0 + V ) <00 0, infatti poiché l'iperpiano x0 + V ` (x0 + V ) > 0 ker separa lo spazio in 2 non può essere che ci siano punti in che stanno da un lato dell'iperpiano o dall'altro. se fosse basterebbe prendere i punti simmetrici rispetto al ker. 1. Se X è normato 10. ⇒ 1. ` ≤ m 9. ⇒ 10. Siano su Bδ (0) x 6= y , da cui, per linearità, segue 10. allora ` (x) − ` (y) kx − yk ≤ k`k kx − yk . |` (x) − ` (y)| = kx − yk | {z } ≤k`k Corollario 101. Se X è normato, con dim (X) = ∞, allora X # \ X ∗ 6= ∅. 3.1 Continuità di funzioni convesse (in spazi normati) Dimostrazione. Sia B base algebrica di X 29 (o base di Hammel) . Senza perdere in generalità (ogni elemento della base si può moltiplicare per uno scalare) si supponga che B ⊂ B1 (0). ` : B → R illimitata ` : X → R, e questa non è Allora esiste estensione ad un funzionale lineare e ` ha un'unica continua perché questo funzionale non è limitato sulla bolla. Osservazione 102. Questo corollario non vale negli s.v.t. Si dimostra che su ogni spazio lineare si può mettere una topologia addirittura localmente convessa (detta core topology). Esercizio 103. Questo corollario vale invece per s.v.t. metrizzabili. Ci vuole più attenzione 3.1 Continuità di funzioni convesse (in spazi normati) Lemma 104. Siano X uno spazio normato, x0 ∈ X , r > 0, ε ∈ (0, r), f : Br (x0 ) → R convessa. Allora 1. se f |Br (x0 ) ≤ m, 2. allora f è allora |f | ≤ M L-Lipschitziana su su Br (x0 ), Br−ε (x0 ), dove 2 |f (x0 )| + |m| , 2M . L = ε M = Dimostrazione. Senza perdere in generalità si trasli tutto in 1. Sia x ∈ Br (0). x0 = 0. Allora 0= per la convessità di 1 1 x + (−x) , 2 2 f f (0) ≤ 1 1 1 m f (x) + f (−x) ≤ f (x) + , 2 2 2 2 dunque f (x) ≥ 2f (0) − m ≥ − |. . .| ≥ −2 |f (0)| − |m| = −M, da cui f (x) ≤ m ≤ |m| ≤ M. 3.1 Continuità di funzioni convesse (in spazi normati) 2. Presi x, y ∈ Br−ε (0), x 6= y . x e dopo y rimango prima di Se prolungo il segmento in Br (0). z=y+ 30 [x, y] di distanza ε Allora ε (y − x) ky − xk {z } | kk=ε Allora ky − xk = (ky − xk + ε) y − εx. Allora y= Per la convessità di f ε ky − xk x+ z. ky − xk + ε ky − x + εk dunque f (y) ≤ ky − xk ε f (x) + f (z) ky − xk + ε ky − xk + ε da cui (ky − xk + ε) f (y) ≤ εf (x) + ky − xk f (z) , da cui ε (f (y) − f (x)) ≤ ky − xk (f (z) − f (y)) ≤ 2M ky − xk , {z } | ≤2M da cui f (y) − f (x) ≤ x, y Poiché questo vale per ogni nella bolla, scambiando |f (y) − f (x)| ≤ Osservazione 105. Si noti che per 2M ky − xk . ε ε=0 x e y si ottiene 2M ky − xk . ε il lemma non vale, stesso esempio della semicirconferenza visto sopra. Teorema 106. Siano f :C→R X uno spazio normato, C ⊂ X un aperto convesso e convessa. Allora le seguenti aermazioni sono equivalenti: 1. f è localmente lipschitziana; 2. f è localmente uniformemente continua; 3. f è continua; 4. f è continua in almeno un 5. f è localmente limitata su x0 ∈ C ; C; 3.1 Continuità di funzioni convesse (in spazi normati) 6. f è superiormente limitata su un aperto non vuoto di 31 C; Osservazione 107. Oss da 2. a 5. sono equiv anche in s.v.t.. 1. ⇒ 2. ⇒ 3. ⇒ 4. ⇒ 6. 3. ⇒ 5. ⇒ 6. Per il 5. ⇒ 1. Basta quindi dimostrare che 6. ⇒ 5. Esiste Br (x0 ) ⊂ C tale che f ≤ m su Br (x0 ). Sia x ∈ C \ {x0 }. Prolungando il segmento [x0 , x] dopo x e ssando z all'estremo destro di questo segmento prolungato. Esiste cioè z ∈ C ed esiste λ ∈ (0, 1) tale che x = (1 − λ) x0 + λz . Dimostrazione. Chiaro che 2. Lemma, implicazione si ha Dunque B(1−λ)r (x) = (1 − λ) Br (x0 ) + λz. LHS Allora per ogni = x + B(1−λ)r (0) = x + (1 − λ) Br (0) = (1 − λ) x0 + λz + (1 − λ) Br (0) = λz + (1 − λ) Br (x0 ) = RHS. u ∈ B(1−λ)r (x0 ) u = (1 − λ) v + λz, v ∈ Br (x0 ) Allora f (u) ≤ (1 − λ) f (v) + λf (z) ≤ (1 − λ) m + λf (z) , dunque, su B(1−λ)r (x)si ha f ≤ max {|m| , |f (z)|} . Allora f è localmente superiormente limitata su del Lemma segue C, dunque per l'impicazione Osservazione 108. Per il limitato inferiormente non vale l'equivalenza. # ∗ esempio, se 1. 5.. dim (X) = ∞, sia `∈X \X Ad . Denita f (x) = ` (x) è facile vericare che è convessa, discontinua (su ogni punto perché se lo è in un punto lo è ovunque) e limitata inferiormente. Osservazione 109. Sia ( A := ) m X x = (x1 , . . . , xn ) ∈ R xi > 0, xi < 1 . n i=1 Se x∈A allora n X xi ei + i=1 dunque A è un paerto, 1− n X ! xj · 0 ∈ conv ({0, e1 , . . . , en }) , 1 A ⊂ conv (F ) con F nito. 3.1 Continuità di funzioni convesse (in spazi normati) Corollario 110. Sia f :C→R X dim (X) < ∞, ∅ 6= C ⊂ X normato, f convessa, allora 32 aperto convesso, è continua. X = Rn se x0 ∈ C A ∈ conv ({v1 , . . . , vn }). Detto Dimostrazione. Senza perdere in generalità aperto tale che x 0 ∈ A, A ⊂ C e esiste un A m := max { f (vi )| i ∈ {1, . . . , m}} se x ∈ A, x= m X λi vi 1 dunque m X f (x) ≤ 1 allora f ≤m su A, λi f (vi ) ≤ m, | {z } ≤m dunque per il teorema precedente f è continua su C. Osservazione 111. Su un chiuso non è vero che funzioni convese siano continue, e.g. f = χ0 + 2χ1 è convessa su [0, 1] ma è discontinua. Osservazione 112. Su un cerchio f su ∂C . C se f ≥ 0 qualsiasi posso denire come voglio Infatti il cerchi è strettamente convesso quindi denire anche a caso sul bordo non guasta la convessità. Corollario 113. Siano X uno spazio normato e C ⊂ X convesso, con dim (C) < +∞ e f : C → R convessa. Allora f è continua (quindi localmente lipschitziana) su ri (C). 3.1.1 Funzioni semicontinue Denizione 114. Siano che f T esiste un intorno f : T → R e x0 ∈ T . Si dice x0 se per ogni t ∈ R, t < f (x0 ) x∈U uno spazio topologico, 4 è inferiormente semicontinua (l.s.c. ) in U ∈ U (x0 ) tale che, per ogni t < f (x) . Si dice che f è superiormente semicontinua se Denizione 115. Siano T lim inf f (x) := x→x0 4 Lower è inferiormente semicontinua. lim sup sup U ∈U (x0 ) inf x∈U \{x0 } e il limite esiste se e solo se semi-continuous. f : T → R {f (x)} , uno spazio topologico, deniscono analogamente −f lim inf e e lim sup x0 ∈ T . Si sono uguali. 3.1 Continuità di funzioni convesse (in spazi normati) Teorema 116. Siano T f : T → R. uno spazio topologico e 33 Allora le seguenti aermazioni sono equivalenti. 1. f è l.s.c. su T; 2. per ogni t ∈ R, l'insieme { x ∈ T | f (x) > t} è aperto; 3. per ogni t ∈ R, l'insieme { x ∈ T | f (x) ≤ t} è chiuso; 4. epi (f ) T × R; è chiuso in 5. per ogni x0 ∈ T si ha f (x0 ) ≤ lim inf f (x) . z→z0 Dimostrazione. Facile 1. sse 2. sse 3.. 1. sse 4. si dimostra easy con la denizione. analogo l'ultimo. Corollario 117. Siano allora, denita per ogni I x un insieme, {fα }α∈I una famiglia di funzioni l.s.c., g (x) = sup {fα (x)} α∈I si ha g l.s.c. Dimostrazione. Basta osservare che \ epi (g) = epi (fα ) . α∈I Teorema 118 (Importante!). Siano R l.s.c., allora f T uno spazio topologico compatto, 5 f :T → assume il suo minimo . Dimostrazione. Sia α := inf (f (T )) . Se α = +∞ è banale. Se monotonamente. Poiché α < +∞ esiste una successione {an } ⊂ R con an → α Fn := {x |f (x) ≤ an } sono chiusi e Fn+1 ⊂ Fn si ha \ Fn 6= ∅. n | {z } ={f =α} Osservazione 119. Se f fosse a valori reali, sarebbe dunque limitata inferior- mente. 5È un Weiestrass. Se fosse u.s.c. assumerebbe il massimo. 3.1 Continuità di funzioni convesse (in spazi normati) 34 Teorema 120. Siano f : C→R 1. f X uno spazio normato, C ⊂X aperto e convesso, convessa. Allora C è u.s.c. su 2. se X se e solo se è di Banach e f f è continua; è l.s.c. su C, allora f è continua. Dimostrazione. Si dimostrano separatamente i due risultati. 1. Sia x0 ∈ C . Allora A = { x ∈ C| f (x) < f (x0 ) + 1} f è limitata superiormente su A, dunque Dunque è aperto e non vuoto. per il teoremone f è continua. 6 2. Siano Fn := x ∈ C f (x) ≤ n, dist (x, X \ C) ≥ 1 . n δ > 0 l'insieme {x ∈ C |dist (x, X \ C) > δ } F sono convessi chiusi (chiusi anche in X , non solo n F n ⊂ dist ≥ n1 ⊂ C ). Poiché [ C= Fn Si dimostri come esercizio che per ogni è convesso. Dunque gli in C, infatti n e poiché i Banach sono Baire, per il teorema di Baire esiste int (Fk ) 6= ∅, f come in 1. Esercizio 121. Siano X k tale che è continua. uno spazio normato, C ⊂ X convesso e δ > 0. Si dimostri che gli insiemi 1. D1 := {x ∈ X |dist (x, C) < δ }, 2. D2 := {x ∈ X |dist (x, C) ≤ δ }, 3. D3 := {x ∈ X |dist (x, X \ C) > δ }, 4. D4 := {x ∈ X |dist (x, X \ C) ≥ δ } sono convessi (e quelli con indice dispari sono aperti, gli altri chiusi). Si noti che se C non ha punti interni gli ultimi due sono vuoti. Fatto 122. Un aperto in uno spazio di Baire, come spazio topologico, è di Baire. Osservazione 123. L'ipotesi X Banach non può essere omessa. Sia c00 = x = (xn )n∈N ∃n0 ∈ N, ∀n ∈ N, n ≥ n0 , xn = 0 . Si norma con kxk∞ = max |xn | . n 6 Si intende che dist (x, ∅) := +∞. 3.1 Continuità di funzioni convesse (in spazi normati) 35 Questo spazio è normato e incompleto (il suo completamento sono tutte le successioni che tendono a zero. Presa f (x) = +∞ X xn = sup N 1 Fissato N la somma PN N X |xn | 1 xn è una funzione convessa e continua. n=1 Il sup è quindi ancora convesso, potrebbe non esser continua ma certamente è l.s.c.. Poiché non è continua nell'origine (è illimitata in ogni intorno di 0!), f infatti (ε, ε, . . . , ε, 0, . . .) ha norma ε ma f è grande (posso mettere quanti tinua in ogni punto di Denizione 124. Una famiglia di funzioni se per ogni x ε voglia). Quindi f è discon- c00 . ssato l'insieme {fα (x)} Osservazione 125. Ripasso. Se {fα }α∈I è puntualmente limitata è limitato, i.e. se f : Br (x0 ) → R supα {fα (x)} < +∞. allora f ≤ m =⇒ |f | ≤ M = 2 |f (x)| + |m| e f è L-lipschitziana Teorema 126. Sia su T Br−ε (x0 ) di Banach e di funzioni convesse e continue da F dove L = 2M/ε. C ⊂ X aperto e convesso. Sia F una famiglia C → R. Se F è puntualmente limitata, allora è localmente equilimitata e localmente equilipschitziana. Dimostrazione. Simile a Banach-Steinhaus. Sia g (x) = sup f (x) . f ∈F Poiché le funzioni convesse e l.s.c. sono chiuse rispetto al sup su qualunque insieme e poiché siamo in un Banach a valori reali, per il teorema precedente g è continua. Dunque in particolare g è localmente limitata. Ovvero per ogni x ∈ C esiste un raggio rx > 0 ed esiste una costante mx ∈ R+ tali che, per ogni f ∈ F f ≤ mx su Brx (x), dunque f (0) ≤ mx . Dal ripasso, per ogni f ∈ F , |f | ≤ 3mx su Brx (x). Preso quindi ε = r/2 si ha f localmente lip con costante 12mx 2·3mx rx 2 = rx . Osservazione 127. Il teorema di Banach-Steinaus è un corollario di questo (anche quello per operatori, non solo quello per funzionali, che sono convessi). Teorema 128. Sia X di Banach e C ⊂ X aperto convesso. f puntualmente in C convesse continue a valori reali convergono f ha valori in R), allora f {fn } sono (quindi anche Se è convessa (banale per disuguaglianza nella def di conv e passaggio al limite), continua e la convergenza è uniforme sui compatti di C. 3.1 Continuità di funzioni convesse (in spazi normati) {fn } Dimostrazione. La famiglia 36 è puntualmente limitata (perché convergente puntualmente) quindi è localmente equilipschitziana e localmente equilimitata f ma allora, in ogni intorno equilip e passare al limite. è localmente lip, basta scrivere la disug per la Sia K ⊂ C compatto, considero famiglia è equilimitata ed equi-lip (ricopro ogni punto di K { fn |K } questa con un intorno e sfrutto la compattezza), dunque equicontinua, quindi per Ascoli-Arzelà esiste {nk } { fnk |} tale che come esercizio) anche converge uniformemente su fn |K → f |K K a Denizione 129 (Metodo diagonale). Successioni in Se σ1 ⊃ σ2 ⊃... f |K , quindi (si verichi uniformemente. N. σ1 = σ1 (1) , σ1 (2) , σ1 (3) , . . . σ2 = σ2 (1) , σ2 (2) , σ2 (3) , . . . σ3 = σ3 (1) , σ3 (2) , σ3 (3) , . . . Sia denita la successione diagonale σ∞ := {σ1 (1) , σ2 (2) , σ3 (3) , . . .} . Allora per ogni k∈N σ∞ |[k,+∞] ⊂ σk quindi denitivamente è una sottosuccessione di tutte. Teorema 130. Siano fn : C → R X di Banach separabile, convesse e continue e {fn } C ⊂ X aperto e convesso e puntualmente limitata. Allora esiste una sottosuccessione {fnk } ⊂ {fn } che converge uniformemente sui compatti ad una funzione convessa (per forza) e continua. Dimostrazione. Sia {d1 d2 , d3 , . . .} densa in X . {fn (d1 )} èlimitatao in R, σ100 ⊂ N00 tale che fσ1 (i) (d1 ) i∈N Esiste dunque σ2 tale che Allora dunque esiste una sottosuccessione dei naturali converge, poi ne estraggo una da questa. fσ2 (i) (d2 ) converge. Procedo in modo diagonale e trovo una successione per ogni k è denitivamente sottosuccessione di σk . σ∞ =: {nk } k che Allora per ogni k→+∞ fnk (dm ) −→ f (dm ) ∈ R. Noto che per il teorema precedente {fnk } è localmente equi-limitata e localmente x ∈ X per ogni ε > 0 esiste m0 ∈ N tale equi-lipschitziana. Preso un qualunque che kdm0 − xk < ε. Considero fn (x) − fnj (x) ≤ |fn (x) − fn (dm0 )| + fn (dm0 ) − fnj (dm0 ) + fnj (dm0 ) − fnj (x) . k k k k {z } | | {z } | {z } <ε ≤Lkx−dm0 k ≤Lkx−dm0 k Posso prendere un intorno di diminuisco con ≤ ε. a f e La succ r < ε/L (se fnk è quindi x di Cauchy in per il teorema precedente compatti. su cui sono tutte lip con costante L e poi lo già non lo fosse). Dunque su quell'intorno è tutto f x, pertanto converge puntualmente è continua e la convergenza è uniforme sui 3.1 Continuità di funzioni convesse (in spazi normati) 37 Corollario 131 (Teorema di Banach-Steinhaus o principio di uniforme limitatazza). Siano X Y uno spazio normato. Sia {Tα } X → Y lineari e continui. Se la famiglia {Tα } è allora esiste M ≥ 0 tale che, per ogni α ∈ I , uno spazio di Banach e una famiglia di operatori da puntualmente limitata, kTα k ≤ M. Dimostrazione. Ricordo che la norma di un operatore lineare è la sua miglior costante di Lipschitz. Quindi preso kyk = y∈Y si ha {y ∗ (y)} . sup y ∗ ∈Y ∗ ,ky ∗ k≤1 Dunque kTα k = sup kT xk = poiché i Tα sono (y ∗ ◦ Tα ) (x) sup kxk≤1,ky ∗ k≤1 x∈X,kxk≤1 lineari e continui anche (y ∗ ◦ Tα ) lo sono. Inoltre sono pun- tualmente limitati, quindi sono localmente equi-limitati, ovvero esiste un raggio r>0 tale che per ogni α sup (y ∗ ◦ Tα ) (x) < +∞. kxk≤r,α∈I Questa è quasi la norma, è come dire r sup kxk≤1,α∈I (y ∗ ◦ Tα ) (x) < +∞. Capitolo 4 Ottimizzazione convessa 4.1 Teoremi di Hahn-Banach (o di separazione) Teorema 132 (Hahn-Banach algebrico). Siano X convessi e non vuoti. Si supponga che # Allora esiste ϕ ∈ X \ {0} tale che X uno spazio vettoriale, A, B ⊂ a − int (A) 6= ∅ e a − int (A) ∩ B = ∅. sup (ϕ (A)) ≤ inf (ϕ (B)) . α ∈ [sup (ϕ (A)) , inf (ϕ (B))] e si H = ϕ (α). Allora l'iperpiano H separa A e B . Inoltre, per ogni x ∈ a − int (A) si ha ϕ (x) < inf (ϕ (B)) , infatti se non valesse la separazione stretta ci si potrebbe muovere su punti di B senza uscire da A. Osservazione 133 (Signicato geometrico). Sia −1 consideri l'iperpiano Osservazione 134. È chiaro che l'ipotesi di convessità sia necessaria per la separazione con iperpiani. 4.1 Teoremi di Hahn-Banach (o di separazione) Teorema 135 (Hahn-Banach topologico). Siano X 39 uno s.v.t. e A, B ⊂ X convessi e non vuoti. 1. Se int (A) 6= ∅ e int (A) ∩ B = ∅, allora esiste ϕ ∈ X ∗ \ {0} tale che sup (ϕ (A)) ≤ inf (ϕ (B)) . 2. Sia X localmente convesso, A compatto, B A ∩ B = ∅. Allora ϕ ∈ X ∗ \ {0} tale che chiuso e esiste un funzionale lineare continuo non nullo sup (ϕ (A)) < inf (ϕ (B)) . Dimostrazione. Si dimostrano separatamente i vari punti. 1. Per il Teorema 76 si ha int (A) = a − int (A), dunque ϕ ∈ X # \ {0} tale che per il Teorema di Hahn-Banach algebrico esiste sup (ϕ (A)) ≤ inf (ϕ (B)) . Poiché ker (ϕ) non è denso, per il Teorema 100 ϕ è continua. A compatto, esiste V ∈ U (0) aperto, convesso e tale che (A + V )∩B = ∅. Poiché int (A + V ) 6= ∅, (A + V ) e B si possono separare per il punto precedente. 2. Facendo riferimento alla gura seguente, essendo 4.1 Teoremi di Hahn-Banach (o di separazione) 40 Teorema 136. Siano con X uno s.v.t. T2 localmente convesso e A, B ⊂ X convessi, dim (A) , dim (B) < +∞ e ri (A) ∩ ri (B) = ∅. Allora esiste ϕ ∈ X ∗ \ {0} tale che sup (ϕ (A)) ≤ inf (ϕ (B)) e ϕ|A∪B non è costante (i.e. inf (ϕ (A)) < sup (ϕ (B))). Osservazione 137. Senza l'ultima richiesta il teorema sarebbe stato possibile controesempi banali come il seguente Corollario 138. Sia x0 ∈ ∂C , allora esiste X s.v.t. e C ⊂ X ϕ ∈ X ∗ \ {0} tale che convesso, con int (C) 6= ∅. Sia ϕ (x0 ) ≥ sup (ϕ (C)) . L'iperpiano H = ϕ−1 (x0 ) viene detto iperpiano di supporto. Dimostrazione. Segue dal Teorema di Hahn-Banach topologico. Esempio 139. Il corollario precedente garantisce l'esistenza di almeno un iperpiano di supporto. Chiaramente l'unicità è in generale falsa. Si consideri ad esempio l'insieme convesso in gura, che presenta un punto angoloso. 4.2 Punti estremi Corollario 140. Sia x0 ∈ X \ C . 41 X T2 localmente convesso, C ⊂ X convesso e chiuso, ϕ ∈ X ∗ \ {0} tale che ϕ (x0 ) > sup (ϕ (C)). s.v.t. Allora esiste Dimostrazione. Segue dal Teorema di Hahn-Banach topologico, ricordando che negli spazi di Hausdor i punti sono compatti. 4.2 Punti estremi Denizione 141 (Punti estremi). Siano X uno spazio vettoriale, C ⊂ X conx ∈ C . Si dice che x è un punto etremo per C e si scrive x ∈ ext (C) se ogni y, z ∈ C tali che esiste λ ∈ (0, 1) tale che vesso e per x = (1 − λ) y + λz, si ha x = y = z. Esercizio 142. Siano X uno spazio vettoriale e l'equivalenza delle seguenti denizioni. 1. x ∈ ext (C); 2. se esistono y, z ∈ C tali che x= allora x = y = z; y+z , 2 C⊂X convesso. Si dimostri 4.2 Punti estremi 3. se esistono 42 n ∈ N, y1 , . . . , yn ∈ C , λ1 , . . . , λn ∈ [0, 1] e x= n X tali che Pn j=1 λj = 1 λi yi , i=1 allora x = y1 = . . . = yn . (Suggerimento: per l'ultimo punto si usi il solito trucchetto x = (1 − λn ) n−1 X i=1 | λi yi +λn yn .) 1 − λn {z } ∈C Osservazione 143. Si noti che 1. ext (C) ⊂ C \ (a − int (C)); C ⊂ R2 è un insieme convesso e chiuso, allora anche ext (C) è chiuso. Infatti se dim (C) ≤ 1, ext (C) ha solo un numero nito di punti. Se dim (C) = 2, per il Teorema 76, int (C) 6= ∅. Allora ∂C \ ext (C) è unione di segmenti aperti, dunque è aperto in ∂C , allora ext (C) è chiuso in ∂C (che è a sua volta chiuso in X ), dunque ext (C) è chiuso in X . 2. se 3. Da dimensione gura. C ⊂ R3 3 in poi questo non è più vero. Si consideri l'esempio in è convesso e chiuso, ma ext (C) non è chiuso. Proposizione 144 (Teorema di Choquet). Siano 1 compatto e metrizzabie . Allora ext (K) è di tipo X s.v.t., K ⊂ X Gδ in K 2 . convesso, Dimostrazione. Si ha y+z x ∈ K x = , y ∈ K, z ∈ K, y 6= z 2 [ Fn , K \ ext (K) = = n∈N 1È meno che chiedere che X sia metrizzabile perché in generale uno spazio metrizzabile può essere immerso in uno spazio più grande non metrizzabile 2 In X , se X è metrizzabile. 4.2 Punti estremi dove Fn = 43 y+z 1 x ∈ K x = , y ∈ K, z ∈ K, dist (y, z) ≥ . 2 n Poiché la distanza è una funzione (y, z) ∈ K × K dist (y, z) ≥ n1 è continua, per ogni n ∈ N l'insieme Fen := K × K , dunque è com- chiuso nel compatto patto. Allora, detta ψ :X ×X → X, (y, z) 7→ ψ (y, z) := poiché per ogni n∈N y+z , 2 Fn = ψ Fen , ψ , segue che Fn è compatto (in uno spazio T2 ) dunque Fn K \ ext (K) di tipo Fσ in K , il suo complementare ext (K) dalla continuità di è chiuso. Essendo è Gδ in K. Esempio 145 (Bishop-de Leuw). K⊂X covesso e compatto X s.v.t. di Hausdor localmente 6 =⇒ ext (K) boreliano in K .3 Esempio 146 (Roberts). Esiste convesso e compatto tale che X s.v.t. ext (K) = ∅. metrizzabile 4 convesso e ed esiste K ⊂ X Osservazione 147. Si dimostrerà che in spazi localmente convessi questo non può accadere. Teorema 148 (Minkowski). Siano 6 X 5 e K ⊂ X compatto, uno spazio normato convesso e nito-dimensionale . Allora K = conv (ext (K)) . d = dim (K). Se d = 0 o d = 1 d − 1 ∈ N. Si dimostra che ri (K) 6= ∅, a meno di traslazioni si Dimostrazione. Si procede per induzione su è ovvio. Si supponga che il teorema valga per d. Poiché 0 ∈ ri (K), dunque a meno di immersioni si può X = aff (K) ∼ Rd con 0 ∈ int (K). Sia x ∈ K . Si hanno due casi: la tesi continua a valere per può supporre che supporre x ∈ ∂K , per il teorema di separazione esiste H iperpiano di supporto K in x0 . K ∩ H è covesso in quanto intersezione di insiemi convessi, è chiuso in K che è compatto, dunque è compatto e ha dimensione al più d − 1 perché incluso in H . Sfruttando l'ipotesi di induzione si ha 1. se a 3 Senza la metrizzabilità l'insieme non è nemmeno boreliano (proprietà necessaria per la teoria di Choquet). 4X = L 1/2 ([0, 1]). 5 Vale anche per s.v.t. T . 2 6 Ipotesi necessaria. 4.2 Punti estremi 44 x ∈ conv (ext (K ∩ H)). anche per K , cioè che Si vuole dimostrare che questi sono punti estremi ext (K ∩ H) ⊂ ext (K) . α ∈ R e ϕ ∈ X ∗ \ {0} tali che H = ϕ−1 (α)e ϕ|K ≤ α. Se e ∈ ext (K ∩ H), allora esistono y, z ∈ K tali che e = y+z 2 . Poiché per linearità Siano α = ϕ (e) = ϕ (y) + ϕ (z) α+α ≤ = α, 2 2 ϕ|K ≤ α segue ϕ (y) = α = ϕ (z). Dunque y, z ∈ K ∩ H , e ∈ ext (K ∩ H), si ha y = z = e. Dunque x ∈ conv (ext (K)); da 2. se x ∈ int (K), con rifermento alla gura seguente ma poiché x ∈ conv {x1 , x2 } e per il punto precedente 1. x ∈ conv {x1 , x2 } ⊂ conv (conv (ext (K))) = conv (ext (K)) . Corollario 149. Siano dimensionale, A ⊂ K. 1. K = conv (A), 2. ext (K) ⊂ A. X s.v.t. T2 , K ⊂ X compatto, convesso e nito Allora le seguenti aermazioni sono equivalenti. Dimostrazione. Dal teorema precedente segue immediatamente che Viceversa, sia x ∈ ext (K) e sia n∈N scritto come combinazione convessa di x= il minimo intero tale che n n X elementi di x 2 =⇒ 1. possa essere A, λi ai . i=1 n, per ogni i ∈ {1, . . . , n} x = ai ∈ A. Per la minimalità di i ∈ {1, . . . , n} si ha si ha λi > 0, allora per ogni 4.2 Punti estremi 45 Corollario 150. Siano sionale e f : K → R X s.v.t. T2 , convessa. Se assume in qualche punto estremo di K ⊂ X compatto, convesso e nito dimenf assume il suo massimo su K , allora lo K. Esercizio 151. Si dimostri l'asserto (Suggerimento: segue dal teorema di Minkowski). Proposizione 152. Sia dim (K) < ∞, X s.v.t. T2 . Se K ⊂ X è compatto, convesso e allora K = conv (ext (K)) . Denizione 153 (Insieme estremale). Siano convesso ed E⊂K non vuoto. Si dice che x, y ∈ K, Osservazione 154. K E X spazio vettoriale, è estremale per K K ⊂ X se x+y ∈ E =⇒ x, y ∈ E. 2 è estremale per se stesso. Quindi esiste sempre almeno un insieme estremale per ogni insieme convesso. Osservazione 155. x ∈ ext (K) ⇐⇒ {x} è estremale per K. Osservazione 156. Si riscrive ora la denizione già introdotta di iperpiano di supporto nel caso più generale di spazi vettoriali (non necessariamente topologici). Denizione 157 (Iperpiano di supporto). Siano X X uno spazio vettoriale, A ⊂ H ( X iperpiano (proprio), dunque siano α ∈ R e f ∈ X # \ {0} H = f −1 (α). Si dice che H è un iperpiano di supporto per A se esiste convesso e tali che x∈A tale che f (x) = α = max (f (A)) oppure f (x) = α = min (f (A)) . Proposizione 158. Siano estremale per estremale. K. Se H X uno spazio vettoriale, K ⊂ X convesso ed E ⊂ K E , allora anche H ∩ E è è iperpiano di supporto per 4.2 Punti estremi 46 Dimostrazione (idea). Siano x, y ∈ K tali che x+y ∈ H ∩ E. 2 Essendo y∈E E è estremale, x, y ∈ E . Dalla gura seguente si vede che se x ∈ E, per forza appartengono anche all'iperpiano. Altrimenti almeno uno dei due dovrebbe essere dall'altra parte di H che però realizza il massimo/minimo del funzionale che lo denisce. Osservazione 159. Questa è una prima idea su come cercare insiemi estremali piccoli. Trovato un insieme estremale si trova un iperpiano che non lo contenga e si determina così un insieme estremale per K più piccolo di quello precedente. Osservazione 160. Si enuncia ora l'importante Lemma di Zorn, equivalente all'assioma della scelta. Denizione 161 (Catena). Sia dice che C⊂S (S, ≤) un insieme parzialmente ordinato. è una catena (o che è linearmente ordinato ), se per ogni Si x, y ∈ S si ha x≤y Teorema 162 (Lemma di Zorn). Sia o y ≤ x. (S, ≤) un insieme parzialmente ordinato in cui ogni catena ammetta un maggiorante [un minorante]. Allora S contiene almeno un elemento massimale [minimale]. Osservazione 163. Se X è uno spazio topologico e notazione compatta per dire che F F ⊂ X, F = F è una è chiuso. Osservazione 164. Tutte le ipotesi nel lemma seguente sono necessarie. Lemma 165 (Lemma base). Siano X s.v.t. T2 localmente convesso, K ⊂ X E ⊂ K chiuso ed estremale per K . Allora E contiene estremo di K . compatto e convesso, almeno un punto Dimostrazione. Si consideri l'insieme S = F ⊂ E F = F estremale per K . 4.2 Punti estremi 47 S= 6 ∅, in quanto E ∈ S . Si consideri l'insieme parzialmente ordinato (S, ⊂). Si vuole applicare opportunamente il Lemma di Zorn. Si noti che per ogni C1 , C2 ∈ S catene, si ha Si noti che C1 ∩ C2 6= ∅. Per la compattezza, allora \ C0 := C 6= ∅. C⊂S, catena Dalla denizione di insieme estremale è chiaro che anche l'intersezione di insiemi C0 è estremale, ovvero C0 ∈ S . Chiaramente per C0 ⊂ C , ovvero C0 minorante di C in S . Allora per il Lemma di Zorn esiste E0 ∈ S minimale. Si vuole dimostrare che E0 è un singoletto. Se fosse Card (E0 ) > 1 esisterebbero x, y ∈ E0 , x 6= y . Poiché lo X è T2 , i punti sono compatti. Poiché lo spazio è localmente convesso i due punti ∗ si possono separare, esiste cioè un funzionale f ∈ X \ {0} tale che estremali è estremale, dunque ogni catena C ∈ S, si ha f (x) > f (y) (è il teorema di separazione di Hahn-Banach). Visto che il funzionale assume il suo massimo su E0 (che è compatto), sia m := max (f (E0 )) . Allora H := f −1 (m) 1. E0 ∩ H 2. E0 ∩ H ( E0 , è di supporto per E0 , dunque: è estremale, perché certamente non contiene y che ha valore di f più piccolo, assurdo per la minimalità di un x∈X tale che E0 = {x}, E0 . Dalla contradduizione segue l'esitenza di da cui si può concludere che x ∈ ext (K) ∩ E. Osservazione 166. Il lemma precedente aerma ogni insieme convesso ha almeno un punto estremo. 4.2 Punti estremi 48 Teorema 167 (Krein-Milman). Siano X s.v.t. T2 localmente convesso, K⊂X compatto e convesso. Allora K = conv (ext (K)) . | {z } =:C Dimostrazione. Poiché lo spazio è che C ⊂ K. T2 i compatti sono chiusi, dunque è chiaro Si dimostra il viceversa. Per assurdo esista f ∈ X ∗ \ {0} Hahn-Banach esiste x ∈ X \ C. Allora per tale che f (x) > max (f (C)) . m = max (f (K)), allora H := f −1 (m) è un iperpiano di supporto per K . Essendo K estremale per K , anche K ∩ H è estremale per K . Per il Lemma base, dunque, K ∩ H contiene un punto estremo, ma questo è assurdoo perché tutti i punti estremi sono contenuti in C e C ∩ (K ∩ H) 6= ∅. Sia Teorema 168 (Principio del massimo di Bauer). Siano convesso, K ⊂ X compatto e convesso. Sia inoltre continua superiormente) su punto estremo di K. Allora f X s.v.t. T2 localmente f : K → R u.s.c. (semi assume il suo massimo in qualche K. Dimostrazione. Sia m := max (f (K)). Si consideri l'insieme E := {x ∈ K |f (x) = m } = {x ∈ K |f (x) ≥ m } . Poiché la funzione è u.s.c. l'insieme a destra è chiuso. Inoltre K, infatti presi x, y ∈ K m=f x+y 2 ≤ è estremale per 1 1 f (x) + f (y) ≤ m, 2 | {z } 2 | {z } ≤m da cui E se il punto medio assume il massimo, per la convessità f (x) = m = f (y). ≤m Allora per il Lemma base E ∩ ext (K) 6= ∅. Osservazione 169. Prima di proseguire si consiglia di leggere l'Appendice (Sezione 9.1, pagina 119). 4.2 Punti estremi 49 4.2.1 <Assente lunedì 8 aprile e venerdì 12 aprile 2013> 4.2.2 Lunedì 15 aprile 2013 - Topologie deboli # x ∈ X sp. vett. norm. in modo canonico x 7→ x b ∈ (X ∗ ) ∗ ogni ϕ ∈ X da x b (ϕ) = ϕ (x). In modo caonico dunque Denizione 170. Sia dove x b è denito per c'è l'immersione X → X ∗∗ . Osservazione 171. Poiché tutti i duaali sono completi uno spazio può essere riessivo solo se è di Banach. Corollario 172. Sia X di Banach e riessivo. Siano C1 , . . . , C n convessi chiusi e limitati, allora D := conv (C1 ∪ . . . ∪ Cn ) è chiuso (in automatico chiaramente è convesso e limitato). Dimostrazione. Essendo chiusi e convessi sono anche debolmente chiusi. Essendo limitati sono contenuti in un multiplo della bolla unitaria sucientemente grande B r (0), ma la bolla unitaria in spazi riessivi è debolmente compatta, dunque sono anche i Ci , debolmente compatti. Paer la prop. in cui uno svt i convessi sono compatti, otteniamo che D è compatto in quella topologia , cioè debolmente compatto da cui debolmente chiuso, e da cui in particolare è chiuso. Osservazione 173. Lo stesso vale per la somma D = C1 + . . . + Cn . perché la stessa prop. (con sostanzialmente la stessa dimsotrazione) per la debole compattezza usata nella dim sopra vale anche per la somma. 4.2.2.1 Convergenza di net e successioni deboli e deboli* Proposizione 174. Si utilizzeranno le notazioni: rete(xα )α∈I ⊂ X, succ {xn }, x ∈ X . (ϕα )α∈I ⊂ X ∗ {ϕn } ⊂ X ∗ , ϕ ∈ X ∗ . w 1. Si ha xα → x ⇐⇒ ∀ϕ ∈ X ∗ : ϕ (xα ) → ϕ (x), 2. Si ha ϕα → ϕ ⇐⇒ ∀x ∈ X : ϕα (x) → ϕ (x). w∗ Osservazione 175. E' la convergenza puntuale negli spazi sopra. Proposizione 176. w xn → x =⇒ {xn }è limitata. Dimostrazione. Segue dal principio di uniforme limitatezza (è limitata su una ϕ abbiamo che ϕ (xn ) è una successione convergente R, da qui troviamo un a bolla su cui c'è uniforme limitatezza. bolla). se applichiamo un dunque limitata in 4.2 Punti estremi 50 Osservazione 177. Non vale per nets perché nel denitivamente non lasciamo a sinistra necessariamente un numero nito di termini. Proposizione 178. w∗ ϕn → ϕ e X {ϕn }è è Banach, allora limitata. Osservazione 179. Non vala come sopra per le net. Proposizione 180. Sia (xα ) limitata e w xα → x. Allora kk ϕα → ϕ. Allora ϕα (xα ) → ϕ (x) . Dimostrazione. Si ha ϕα (xα ) − ϕ (x) = ϕ (xα ) − ϕ (x) +ϕα (xα ) − ϕ (xα ) | {z } →0 Si ha |ϕα (xα ) − ϕ (xα )| = |(ϕα − ϕ) (xα )| ≤ kϕα − ϕk · kxα k | {z } | {z } →0 Proposizione 181. Se (ϕα ) è limitata, w∗ ϕα → ϕ limit. e kk xα → x, allora ϕα (xα ) → ϕ (x) . Dimostrazione. Analoga a sopra. Osservazione 182. E' noto che quanto detto nelle proposizioni sopra nonv vale ∗ (c0 ) è isometrico a `1 , con isometria data da in generale. Si sa che ∗ ∞ (c0 ) 3 ϕ ←→ u = (un )1 dove per ogni x si ha ϕ (x) = +∞ X un xn . 1 Questa è un'isometria lineare. In elementi pensate in `1 c0 si ha en = (0, . . . , 0, 1, 0, . . .) ∈ c0 . le indichiamo con e∗n = (0, ...0, 1, 0...) ∈ `1 . Si ha w en → 0 infatti se (xn ) = x ∈ `1 si ha x (en ) = xn → 0. w∗ e∗n → 0 Analogamente Gli stessi 4.3 Teorema di Helly, applicazioni e parenti infatti se x = (xn ) ∈ c0 si ha e∗n (x) = xn → 0. 51 Ma per ogni n∈N e∗n (en ) = 1 e quindi e∗n (en ) 6→ 0. Se però una delle due successioni è forte (in norma e abbiamo la limitatezza, funziona, come visto nelle prop sopra). 4.3 Teorema di Helly, applicazioni e parenti Denizione 183. Sia F una famiglia di insiemi. Diciamo che ogni sua sottofamiglia nita ha intersezione non vuota, i.e. se si scrive sinteticamente \ F0 6= ∅ per indicare l'intesezione degli insiemi della famiglia. Sia è k -centrata se ∀F0 ⊂ F Osservazione 184. è n-centrata con F è centrata se ∀F0 ⊂ F nita, Card (F0 ) ≤ k si \ F0 6= ∅. k ∈ N. Si dice che F ha 1-centrata vuol dire che gli elementi di F sono non vuoti. ∀n vuol dire che è centrata. ⇐⇒ Osservazione 185 (Ripasso). Uno s.t. è compatto ogni famiglia centrata di sottoinsiemi chiusi ha intersezione non vuota (caratterizzazione ben nota). Corollario 186. Sia T uno spazio topologico, Se esiste una famiglia nita F0 ⊂ F C := Dimostrazione. infatti F una famiglia centrata di chiusi. con intersezione \ T F0 compatta, allora F 6= ∅. G = {F ∩ C |F ∈ F } è una famiglia centrata di chiusi in C. Esempio 187. Un caso particolare è una famiglia particolare di chiusi che contiene almeno un insiee compatto (in quel caso Esercizio 188. Sia F 2-centrata \ F 6= ∅, una famiglia F0 ha un solo elemento). e nita di intervalli di R, allora cioè se si intersecano a due a due allora si intersecano tutti. I ∈ F. I ∩ J 6= ∅, Dimostrazione. Sia I, J ∈ F dire che Chiamiamo aI = inf I e bI := sup I . aJ ≤ bI e aI ≤ bJ . Sia allora (gura) α := max aI , I∈F β := min bI I∈F Per ogni 4.3 Teorema di Helly, applicazioni e parenti 52 T α ≤ β . Ovvio che T ∅ 6= (α, β) ⊂ F se α < β . Sia α = β . Voglio dimostrare che α = β ∈ F . Se no dimostriamo che esiste I ∈ F tale che α∈ / I , infatti possono succedere 4 cose chiaro che 1. α < aI , 2. α > bI impossibile per def. di 3. α = aI (o impossibile per def. di β = α = bI ) α, β, assurdo, vedi gura seguente. Esempio 189. Nel piano non è vero che le famiglie 2 nite centrate di insiemi convessi hanno intesezione banale. Ad esempio un triangolo fatto di tre segmenti che si intersecano opportunamente. d + 1, è il teorema di Helly. Nel Vedremo che in dimensione 1921 d ne servono Helly dimostra il sisultato ma in modo estremamente complicato. Radon nel 1923 la ridimostra ma in modo molto più semplice e leggibile. Lo faremo in questa forma. Il succo della dim è nella prop seguente. Proposizione 190. Sia Rd . Se n>d+1 allora F una famiglia \ n−1 F 6= ∅. centrata di n insiemi convessi in 4.3 Teorema di Helly, applicazioni e parenti 53 Dimostrazione. Sia F = {C1 , . . . , Cn }. Per ogni i Tn j=1,j6=i Cj . Il trucco di Rado è il seguente. Preso ∈ {1, . . . , n} esiste xi ∈ α = (α1 , . . . , αn ) ∈ Rn si può associare X n X n d+1 αxi , α 7→ T α := αi ∈R . i=1 i=1 | {z } | {z } ∈R ∈Rd T : Rn → Rd+1 Si è ottenuta così una applicazione T allora lineare. Poiché n > d + 1, non è iniettiva. Esiste dunque un vettore non nullo che viene mandato nell'origine: ∃α ∈ Rn \ {0} : T α = 0. Allora n X n X αi xi = 0 e αi = 0. 1 i=1 Sia P = {i : αi > 0} N = {i : αi ≤ 0} . e i non possono stare in P , se no la α = 0. Dunque P, N 6= ∅. Spezzando Chiaro che non tutte le e in N uguale, se no somma sarebbe >0 la somma e tenendo conto del segno, si ha dunque X αi xi = i∈P e X X |αi | xi i∈N αi = i∈P X |αi | =: σ > 0. i∈N Tiriamo fuori la comb convessa. Si ha x := X αi i∈P σ j∈N T xi ∈ j∈N Cj e xj anche la loro intersezioni lo è, dunque Ma abbiamo scelto x := X αi cioè x Rd . 1. Cj T i∈P Ci , poiché i Ci sono convessi, X |αj | xj . σ j∈N | T {z } ∈ i∈P Ci appartiene a tutto. Teorema 191 (Helly). Sia in j∈N ∈ xi = σ i∈P | T {z } ∈ X |αj | xj . σ xi = F una famiglia (d + 1)-centrata Supponiamo che valga almeno una delle seguenti F è una famiglia nita; di insiemi convessi 4.3 Teorema di Helly, applicazioni e parenti F 2. gli elementi di sono chiusi e ∃F0 ⊂ F 54 T tale che F0 compatta (a priori anche vuota) Allora \ F 6= ∅. n = d + 2. n ≥ d+2 si dimostra che Dimostrazione. Si vuole applicare la proposizione precedente per Riapplico e ottengo F d+3, ecc. Per induzione rispetto a è centrata. Se è nita la dimostrazione è ok. Altrimenti usiamo il corollario per spazi tpl compatti visto in passato in cui garantiamo che data una famiglia di chiusi con un intersezione compatta ha intersezione non vuota. Teorema 192 (Della trasversale comune, o dello spiedino). Sia di segmenti compatti in R2 tutti paralleli tra loro. Se per ogni esiste una retta che li interseca tutti e 3, 3 F una famiglia elementi di F allora esiste una retta che interseca tutti gli elementi della famiglia. Dimostrazione. Senza perdere in generalità si possono ruotare gli assi in modo che gli elementi di ogni I∈F F siano verticali, i.e. (vedi gura) è della forma ponga inoltre che F I = {xI } × [a1 , b1 ]. Senza perdere il generalità si sup- non sia contenuta in una retta verticale (altrimenti basta prendere quella retta e si vince facile). Allora tutte le rette che consideriamo non saranno verticali, dunque saranno della forma mx + q . Ad ogni I ∈F si può dunque associare una coppia di numeri reali nel modo seguente F I 7→ CI := (m, q) ∈ R2 |la retta y = mx + q interseca I = (m, q) ∈ R2 |aI ≤ mxI + q ≤ bI = (m, q) ∈ R2 |aI − mxI ≤ +q ≤ bI − mxI . 3 nel piano angolare {CI }I∈F ⊂ R2 che è 3-centrata per ipotesi. E (m, q) si ha q compreso tra due funzioni ani e con uguale coeciente mI (vedi gura). Ho dunque una nuova famiglia 4.3 Teorema di Helly, applicazioni e parenti Dalla gura si vede che {CI }I∈F 55 è una famiglia di convessi e chiusi. Per il teorema di Helly \ CI 6= ∅, I∈F da cui la tesi. Corollario 193 (Sandwich Theorem). Sia ∅ 6= E ⊂ R e f, g : E → R, f ≤ g . Allora sono equivalenti: 1. esiste a:R→R ane tale che, per ogni x ∈ E, f (x) ≤ a (x) ≤ g (x) , 2. per ogni x, y, z ∈ E con x < z < y , λ ∈ (0, 1) e z = (1 − λ) x + λy f (z) ≤ (1 − λ) g (x) + λg (y) , g (z) ≥ (1 − λ) f (x) + λf (y) . Dimostrazione. La 1. equivale a dimostrare che esiste una retta che interseca { {x} × [f (x) , g (x)]| x ∈ E}. Per il teorema dello spiedino equivale a dimostrare che per ogni tre elementi esiste una retta,. il che equivale a sua volta a dimostrare che ∀x, y, z ∈ R, con x<z<y con z = (1 − λ) x + λy e (da gura) 4.3 Teorema di Helly, applicazioni e parenti si ha 56 [(1 − λ) f (x) + λf (y) , (1 − λ) g (x) + λg (y)] ∩ [f (z) , g (z)] 6= ∅. Dunque [a, b] ∩ [c, d] 6= ∅ sse c ≤ b e poiché (ragionando come nel teorema precedente) d ≥ a, si ha g (z) f (z) ≤ (1 − λ) g (x) + λg (y) Esercizio 194. Per E g (z) ≥ (1 − λ) f (x) + λf (y) . e ⊂ R intervallo, la condizione 2. è soddisfatta, ad esempio, f e g è convessa e l'altra è convava. se una delle due funzioni Teorema 195 (Generalizzazione del teorema dello spiedino). Sia una fa- Rd o meno miglia di segmenti compatti in elementi di F e paralleli tra loro. Se ogni F d+1 possono essere intersecati con uno stesso iperpiano, allora esiste un iperpiano che intersechi tutti gli elementi di F. Teorema 196 (Generalizzazione del sandwich theorem). Siano E → R, f ≤ g . E ⊂ Rd , f, g : Allora le seguenti aermazioni sono equivalenti: 1. esiste una funzione ane a : Rd → R tale che f ≤ a|E ≤ g; 2. vale l'implicazione: se x1 , . . . , xd+1 Pd+1 z := i=1 λi xi ∈ E , allora ( f (z) ≤ g (z) ≥ ∈ E , λ1 , . . . , λd+1 ≥ 0, Pd+1 i=1 λi = 1, Pd+1 λi g (xi ) Pi=1 d+1 i=1 λi f (xi ) 4.3.1 Altre applicazioni del terema di Helly Teorema 197. Siano Y ⊂ Rd F una famiglia di sottoinsiemi di sottospazio vettoriale di dimensione 1. se gli elementi di F B , Rd , B ⊂ Rd limitato, Allora sono tutti chiusi, convessi e almeno uno di loro è compatto, se per ogni traslato di k. F0 ⊂ F con Card (F0 ) ≤ d + 1 allora \ F ⊃ un traslato di B . si ha T F0 ⊃un 4.3 Teorema di Helly, applicazioni e parenti 2. se B F0 ⊂ F B , allora è compatto, convesso e ogni proprietà S F0 ⊃un traslato di [ F ⊃ un 57 con traslato di Card (F0 ) ≤ d + 1 ha la B . F sono tutti chiusi e convessi, esiste F ∈ F tale che PYT⊥ (F ) è limitata e se per ogni F0 ⊂ F con Card (F0 ) ≤ ha F0 ⊃un traslato di Y , allora \ F ⊃ un traslato di Y . 3. se gli elementi di la proiezione d+1−k si Dimostrazione. Idea. Ad ogni F ∈ F CF si associa un certo e si considera {CF }F ∈F 1. CF = x ∈ Rd |x + B ⊂ F ; Chiaro che sono tutti chiusi e convessi. Visto che uno è limitato, dunque compatto e la famiglia è (d + 1)-centrata, per il teorema di Helly abbiamo la tesi. 2. CF = x ∈ Rd |F ⊂ x + B ; Chiaro che sono tutti chiusi e convessi. Essendo B limitato si mostra che addirittura tutti sono compatti, e si procede come sopra. 3. CF = z ∈ Y ⊥ z + Y ⊂ F . Si ha dim Y ⊥ = d − k . Teorema 198 (Con una dimostrazione bella). Sia di (n + 1) insiemi convessi in Allora Rd F \ S n-centrata F stellata. una famiglia tutti chiusi o tutti aperti, con F 6= ∅. Dimostrazione. Senza perdere in generalità si può supporre che gli elementi di F siano anche limitati (intersecando con una bolla chiusa (o aperta a seconda che gli insiemi siano aperti) di raggio grande si ottiene un insieme che ci va bene e che interseca tutti gli insiemi di F {C0 , . . . , Cn }. F e tutte le sottofamiglie nite). Sia Si dimostra per induzione su n. Per n = 1. Da C0 ∪ C1 stellata 4.3 Teorema di Helly, applicazioni e parenti si ottiene C0 ∪ C1 58 C0 ∩ C1 6= ∅. Supponiamo n = k − 1 e dimostriamo che continua a valere per n = k . F = {C0 , C1 , . . . , Ck } come da ipotesi. Per assurdo si supponga che connessa, da cui per connessione il teorema vero per Sia dunque k \ C1 = ∅. i=0 Sk z0 tale che i=0 Ci è stellata. Senza perdere in generalità si Tk può supporre che z0 ∈ C0 . Per l'ipotesi induttiva l'intesezione P := 1 Ci 6= ∅. Si ha dunque P ∩ C0 = ∅. Poiché C0 e P sono due convessi compatti si possono Esiste un punto separare con un iperpiano. Se fossero aperti al massimo si potrebbero toccare ma in ogni caso, essendo aperti esiste P separa e C0 Si ha dunque H iperpiano disgiunto da entrambi che (vedi gura). H ∩P = ∅ = H ∩C0 . si ha k \ Deniti per ogni i ∈ {1, . . . , k}, Di := Ci ∩H Di = P ∩ H = ∅. i=1 Aermo che la famiglia {D1 , . . . , Dk } è (k − 1)-centrata. Sia infatti i0 ∈ {1, . . . , k}. Tk i=1, Ci . Si ha che Q ⊃ P e Q interseca C0 . Dunque ha qualche i6=i0 elemento in C0 e qualche elemento in P , dunque contiene un segmento di estremi Detta in C0 Q := e P e pertanto interseca H. k \ Pertanto Di = Q ∩ H 6= ∅. i=1, i6=i0 Sk 1 Dk non è stellata. Dimostramo allora che dall'ipotesi S k che 1 Dk è stellata. Sia p ∈ P qualsiasi. Si ha (z0 , p) ∩ Per ipotesi di induzioe di assurdo si segue H ={z1 } (vedi gura). 4.3 Teorema di Helly, applicazioni e parenti 59 Sk z . Sia x ∈ 1 Di . Essendo Sk1 Sk 0 Ci stellata rispetto a z0 ed essendo 1 Di ⊂ 1 Ci si ha [x, z0 ] ⊂ 0 Ci . 0 Poiché per qualche i si ha x ∈ Di0 ⊂ Ci0 ⊂ P allora tutto il segmento [x, p] ⊂ S Ci0 ⊂ Ci . Dalla gura Voglio dimostrare che l'unione è stellata rispetto a Sk Sk si vede allora che k [ [x, z1 ] ⊂ ! Ci ∩H = k [ 0 0 (C1 ∩ H) = | {z } =0 per i=0 k [ Di . 1 Dunque l'unione è stellata, ma questo è in contraddizione con l'ipotesi induttiva. Ho infatti una famiglia di e i Di k insiemi {D1 , . . . , Dk } che è (k − 1)- centrata, stellata H . Tuttavia abbiamo sono chiusi o aperti dunque chiusi o aperti in dimostrato che l'intesezione è vuota, ma per ipotesi di induzione dovrebbe avere intersezione non vuota. Osservazione 199. Una versione con solo chiusi (senza aperti) e con S F convessa è stata dimostrata da V. Klee nel 1951 e ridimostrato in modo indipendente da C. Berge nel 1959. La versione da noi dimostrata si può invece far seguire da un teorema topologico di Lassonde del 1997. Proposizione 200 (Riassunto). Sia aperti o tutti chiusi in Rd F valga almeno una delle seguenti: n-centrata di convessi tutti Card (F) = n + 1. Si supponga che una famiglia con cardinalità 4.4 Funzioni convesse notevoli 7 1. (Teorema di Helly ) se 2. (Teorema alla Klee) se 60 n ≥ d + 1; S F è stellata; allora \ F = ∅. Corollario 201 (Generalizzazione del Teorema di Helly, Breen, 1990). Sia una famiglia di convessi in si abbia 1. se S F0 Rd 8 per ogni F0 ⊂ F tale che con F Card (F0 ) ≤ d + 1 è stellata. Si supponga vericata almeno una delle seguenti: Card (F) < +∞ F 2. se gli elementi di e gli elementi di F sono tutti aperti o tutti chiusi; sono chiusi e almeno uno è compatto; allora \ F 6= ∅. d ≥ 1, dalle ipotesi, per la connessione (come nel teorema F è 2-centrata. Si può allora applicare il teorema alla Klee e si ottiene che F è 3-centrata, e così via no a dimostrare che è certamente (d + 1)-centrata (che è il massimo che riesco a dire). Ma se è d + 1 centrata si Dimostrazione. Se di Klee) segue che può applicare il teorema di Helly e si vince facile. Osservazione 202. Se l'intersezione non è vuota certamente l'unione è stellata, ma non è detto che valga il viceversa, dunque è leggermente più generale di Helly. 4.4 Funzioni convesse notevoli 4.4.1 Funzione indicatrice Osservazione 203. Nella teoria della misura sono importanti le funzioni caratteristiche. Purtroppo in uno spazio normato queste sono convesse solo se indicano il vuoto o il totale. Denizione 204. Sia X normato, A⊂X si dice funzione indicatrice (indicator function) δA : X → (−∞, +∞], ( 0, δA (x) = +∞, x 7→ Osservazione 205. Chiaro che è convessa, A = {δA < 1} A è convessa ⇐⇒ A è convesso. Infatti se è convesso (i sottolivelli di funzioni convesse sono convessi). Viceversa, essendo che δA se x ∈ A, se x ∈ X \ A. δA è l.s.c. ed essendo ciò equivalente ad aermare è chiuso si conclude immediatamente. 7 In realtà per Helly non serve 8 Si può dire d + 1 stellata. l'ipotesi di apertura o chiusura sugli elementi di F. 4.4 Funzioni convesse notevoli 61 Denizione 206 (Funzioni sublineari). Sia X uno spazio vettoriale. p:X→R t≥0 è sublineare se è positivamente omogenea e sub-additiva, ovvero se per ogni e per ogni x, y ∈ X p (tx) = tp (x) , p (x + y) ≤ p (x) + p (y) . Proposizione 207. Dimostrazione. ⇒) p è sublineare ⇐⇒ p è convessa e positivamente omogenea si ha p ((1 − λ) x + λy) ≤ p ((1 − λ) x) + p (λy) ≤ (1 − λ) p (x) + λp (y) . ⇐) si ha x y + = p 2 x 2 y 2 2p + 2 2 1 1 ≤ 2 p (x) + p (y) 2 2 = p (x) + p (y) . p (x + y) Osservazione 208. Tutte le funzioni sublineari su gura). Lineari prima e dopo di zero, nulle in Esempio 209. Una norma qualunque su X 0 R è sublineare. ϕ ∈ X #. Esempio 210. p (x) = |ϕ (x)| Esempio 211. p (x) = max {ϕ1 (x) , . . . , ϕn (x)} è ∃ nito il sup, si X# è sublineare, se (se abbiamo assicurato che sono di questo tipo (vedi e convesse. sublineare, se ϕ1 , . . . , ϕn ∈ possono mettere anche un insieme innito di funzionali.). Esempio 212. Se p, q, pα , α ∈ I caso, non una net). Allora sono sublineari (I è un insieme di indici a 4.4 Funzioni convesse notevoli 1. p+q 2. supα∈I {pα } 62 è sublineare, (se < +∞) Proposizione 213. Siano X è sublineare. normato, p : X → R sublineare. Allora le seguenti aermazioni sono equivalenti: 1. p è lipshitziana; 2. p è continua; 3. p è continua in 4. p è limitata in Dimostrazione. 0; U (0). 2. ⇐⇒ 3. ⇐⇒ 4. che valgono (lo sappiamo già). 4. =⇒ 1. Dimostriamo questa perché mostriamo qualcosa di più forte di quanto enunciato, ovvero che la costante di Lipschitz dipende dal raggio della limitatezza. kxk ≤ r Poichè si ha p (x) ≤ M . krx/ kxkk = r Se x ∈ X \ {0}. Allora kxk rx p (x) = p r kxk rx kxk = p . r kxk Sia si ha M kxk . r x = 0. Per ogni x1 , x2 ∈ X ≤ Chiaro che vale anche per p (x1 ) si ha = p (x2 + (x1 − x2 )) ≤ p (x2 ) + p (x1 − x2 ) M p (x2 ) + kx1 − x2 k . r ≤ Dunque p (x1 ) − p (x2 ) ≤ scambiando i ruoli di x1 e x2 M kx1 − x2 k r si ottiene che p è Denizione 214. Funzione di distanza. Sia M r -lipschitziana. (X, ρ)uno spazio metrico, ∅ 6= A ⊂ X. dA : X → R, . x 7→ dA (x) := dist (x, A) = inf { ρ (x, a)| a ∈ A} . Proposizione 215. Siano X uno spazio metrico e distanza soddisfa le seguenti proprietà ∅ 6= A ⊂ X . La funzione 4.4 Funzioni convesse notevoli 1. dA = dA ; 2. dA è 1-lipschitziana (infatti 63 x 7→ ρ (x, a) sono 1-lipschitziane, facile eser- cizio); 3. se X (a) è normato e dA (b) se A è chiuso è convessa (su X \A X ) ⇐⇒ A è convesso, allora dA è convesso; è concava su X \ A. Dimostrazione. 1. ok 2. ok 3. due casi (a) ⇒) A = {x |dA ≤ 0 } è convesso perché sottoliveli di convesse sono convessi; Per ⇐) si prendano x, y ∈ X , λ ∈ (0, 1). Sia ε > 0. Allora esistono a, b ∈ A tali che kx − ak ≤ dA (x) + ε, ky − bk ≤ dA (y) + ε allora d ((1 − λ) x + λy) ≤ [(1 − λ) x + λy] − [(1 − λ) a + λb] | {z } ∈A = k(1 − λ) (x − a) + λ (y − b)k ≤ (1 − λ) kx − ak + λ ky − bk ≤ (1 − λ) dA (x) + λdA (y) + ε. Dall'arbitrarietà di ε segue dunque la tesi. (tipica dimostrazione in cui la funzione convessa è data da un inf ) (b) (vedi gura) 4.4 Funzioni convesse notevoli 64 Allora (1 − λ) BdA (x) (x) + λBdA (y) (y) ⊂ C . si dimostra che la combinazione lineare di due bolle è una bolla di raggio la combinazione convessa dei raggi e centro combinazione convessa dei centri. B(1−λ)dA (x)+λdA (y) ((1 − λ) x + λy) ⊂ C Dunque dA ((1 − λ) x + λy) ≥ (1 − λ) dA (x) + λdA (y) . Denizione 216. Funzioni di supporto. Sia X normato, ∅ 6= A ⊂ X ∗ , ∅ 6= B ⊂ X. sA : X x → (−∞, +∞], x (A)) . 7→ sA (x) := sup {a∗ (x)} = sup (b a∗ ∈A | {z } =b x(a∗ ) σB : X ∗ x∗ → (−∞, +∞], 7→ σB (x∗ ) := sup (x∗ (b)) = sup (x∗ (B)) b∈B sA è convessa perché sup di lineari (dunque consA (0) = 0 ed è positivamente omogenea, dunque Osservazione 217. Chiaro che vessa) inoltre è l.s.c., vale a meno di estendere la denizione di sublinearità a valori inniti, si può dire che sA è sublineare. Analogamente x∗ è continuo, dunque sarà anche lsc, però essendo un funzionale lineare che proviene da sotto è anche debolmente* x∗ 7→ x∗ (b) è w∗ -continua. Dunque σB è convessa, w∗ -lsc ( =⇒ lsc), σB (0) = 0 e positivamente omogenea (quindi anche lei sublineare). semi.-continua, cioè Problema 218. Quando queste funzioni sono continue? Proposizione 219. Sia valenti: X Banach. Allora le seguenti aermazioni sono equi- 4.4 Funzioni convesse notevoli 65 1. sA è nita (cioè è a valori reali) e continua; 2. sA è nita; 3. A è limitato. Dimostrazione. 1. =⇒ 2. ovvio. sA (x) 3. =⇒ 2. = infatti {a∗ (x)} | {z } sup a∗ ∈A ≤ka∗ kkxk≤M kxk ≤ dunque M kxk < +∞. 3. implica anche 1., infatti sa è limitata in U (0)e sublineare e per funzioni 2. =⇒ 3.. Per il lineari limitatezza implica continuità. Dimostramo inne che principio di uniforme limitatezza (Teorema di Banach-Steinhaus). Si ha sA < +∞ ⇐⇒ ∀x ∈ X, {a∗ (x)}a∗ ∈A è superiormente limitato (dunque limitato) pertanto la famiglia è putnualmente limitata e per il pr di unif limitatezza A è limitato. Proposizione 220. Analogamente per X normato, applicando il principio di uniforme limitatezza al duale, sono equivalenti 1. σB nita e continua, 2. σB nita, 3. B limitato. Esercizio 221 (Challenge). Serve un po' di condenza con le topologie deboli. Quando sA è w-continua? Quando σB è w∗ -continua? Ricordo che per sA (x∗ ) = sup x (A) mentre per B⊂X σB (x∗ ) = sup x∗ (B) . 4.4.2 Funzionale di Minkowski (Minkovski gauge) Esempio 222. Siano X normato, x ∈ X. Sia BX := B (0, 1). x ∈ tBX ⇐⇒ kxk ≤ t. Dunque kxk = inf {t > 0 : x ∈ tBX } in questo caso in realtà vale anche kxk = min {. . .} . per x6=0 Allora A ⊂ X∗ 4.4 Funzioni convesse notevoli Denizione 223. In quanto segue vesso, 0 ∈ C. 66 X sarà uno spazio normato e Si denisce funzionale di Minkowsi di C C ⊂X con- la funzione denita da x 7→ pC (x) := inf {t > 0 |x ∈ tC } o analogamente x o n pC (x) := inf t > 0 ∈ C t Osservazione 224. Se C = {0} o in generale se l'inf nella denizione è sull'in- sieme vuoto si usa la solita convenzione per cui inf ∅ = +∞. Osservazione 225. Si ha pC : X → [0, +∞] . Sicuramente pC (0) = 0 in quanto l'origine sta in tutti i multipli di C. Noto che pC (x) = +∞ ⇐⇒ [0, ∞)x ∩ C = {0} . Si noti anche che pC (x) = 0 ⇐⇒ [0, +∞)x ⊂ C. Corollario 226. Si ha pC < +∞ ⇐⇒ 0 ∈ a − int (C) . Proposizione 227. Se C ⊂ D, allora Proposizione 228. Sia α > 0. Allora pC ≥ pD . pαC = 1 pC . α Dimostrazione. Si ha pαC (x) = inf {t > 0 |x ∈ αtC } [αt = s] ns o > 0 |x ∈ sC = inf α 1 = pC (x) . α Proposizione 229. pC è sublineare. Dimostrazione. La positiva omogeneità è un facile esercizio (simile alla dimostrazione precedente). Poiché per funzioni positivamente omogenee la convessità è equivalente alla subadditività, si dimostra la subadditività. Siano x, y ∈ X . 4.4 Funzioni convesse notevoli Sia Se 67 ε > 0 qualsiasi. Esistono allora t, s > 0 tali che t < pc (x)+ε e s < pc (y)+ε. x ∈ tC e y ∈ sC i.e. se xt ∈ X e ys ∈ C , si ha x y x+y = t +s t s t x s y = (t + s) + ∈ (t + s) C t+s t t+s s | {z } ∈C dunque pC (x + y) ≤ t + s ≤ pC (x) + pC (y) + 2ε da cui la subadditività e dunque la sublinearità. Proposizione 230. Le seguenti aermazioni sono equivalenti: 1. pC < +∞ ed è continuo, 2. pC < +∞ ed è lipschitziano, 3. 0 ∈ int (C), 4. ∃α > 0 pC (·) ≤ α k·k. tale che Dimostrazione. 3. =⇒ 4., 1. ⇐⇒ 2. è noto per funzioni sublineari. infatti se vale 3. allora esiste pC ≤ pαBX = 4. 4. =⇒ 2., α>0 tale che C ⊂ αBX , da cui 1 1 pB = k·k , α X α da cui infatti 4. dice che su BX pC ≤ α ma già sappiano che per funzionali sublineari la limitatezza in un intorno dell'origine implica la continuità. 2. =⇒ 4., 4. =⇒ 3., infatti pC (x) = |pC (x) − pC (0)| ≤ L kx − 0k = L kxk. x ∈ BX , da 4. segue infatti preso pC (x) ≤ α < α + 1, dunque x ∈ (α + 1)C, da cui x α+1 ∈ C, quindi 1 α+1 BX ⊂ C, Proposizione 231. Vale inoltre [∃α > 0, pC ≥ k·k] ⇐⇒ C limitato. da cui 3.. 4.4 Funzioni convesse notevoli Dimostrazione. ⇒) x∈C Se 68 ⇐. C ⊂ BX =⇒ pC ≥ 1r pBX = 1 r k·k. Viceversa allora 1 ≥ pC (x) ≥ α kxk =⇒ kxk ≤ 1 . α Proposizione 232. Si ha (1) (2) (3) (4) (5) int (X) ⊂ a − int (C) ⊂ {pC < 1} ⊂ C ⊂ {pC ≤ 1} ⊂ C. (1) vale sempre. (2): Sia 0 6= x ∈ a − int (C). x ∈ 1t C . Dunque Dimostrazione. Allora esiste pC (x) ≤ t>1 tale che tx ∈ C, ovvero 1 < 1. t (3) Dalla denizione di funzionale di Minkowski, da pC (x) < 1segue x ∈ 1·C . (4) Se x ∈ C = 1 · C , allora pC (x) ≤ 1. (5)Se pC (x) ≤ 1, allora per ogni n ∈ N si ha x ∈ 1 + n1 C , dunque xn := ma xn → x, dunque x 1+ 1 n ∈ C, x ∈ C. Corollario 233. Se C è chiuso, C = {pC ≤ 1} . Corollario 234. Se C è aperto (o anche solo algebricamente aperto), C = {pC < 1} . Osservazione 235. Vediamo ora una bella applicazione del funzionale di Minkowski. Proposizione 236. Siano X normato, C, D ⊂ X convessi e limitati c0 ∈ int (C) e d0 ∈ int (D). trambi chiusi (o entrambi aperti). Si ssino ed enAllora esiste un omeomorsmo suriettivo Φ:X→X tale che Φ (C) = D e Φ (c0 ) = d0 . e = C − c0 . 0, considerando C e D = D − d0 . Chiaro che per C Dimostrazione. Traslo lo spazio di partenza in Traslo anche nello spazio di arrivo ottenendo e e C esiste un omeomorsmo di Stesso per D. X →X che mappi uno nell'altro (traslazioni). Basta quindi dimostrare la tesi con c0 = d0 = 0. 4.4 Funzioni convesse notevoli Denisco 69 0, Φ (x) = pC (x) x, pD (x) se x = 0, se x 6= 0 voglio infatti rimanere su una semiretta e che pD (Φ (x)) = pC (x) . Sicuramente Φ:X→X è continua su kΦ (x)k (∗) X \ {0}. In 0 pC (x) kxk pD (x) pC (x) kxk α kxk 1 x→0 pC (x) −→ 0 = Φ (0) . α = ≤ ≤ Per vedere che è un omeomeorsmo basta notare che ( Φ −1 (y) = 0, pD (y) pC (y) , se y = 0, se y = 6 0, che è continua per quanto dimostrato sopra. Rimane da dimostrare che D. Se C, D sono chiusi x ∈ C ⇐⇒ pC (x) ≤ 1, ma per la proprietà (∗) si ha ⇐⇒ pD (Φ (x)) ≤ 1 ⇐⇒ Φ (x) ∈ D. Con aperti è tutto uguale ma c'è < invece che ≤. Φ (C) = Capitolo 5 Ottimizzazione di funzioni convesse 5.1 Minimizzazione di funzioni convesse Osservazione 237. Sia X f : X → (−∞, +∞] normato e convessa. Abbiamo due idee base. 1. f è lsc ⇐⇒ f è w-lsc, α ∈ R si ha {f ≤ α} convesso. infatti, preso Inoltre è chiuso ⇐⇒ w-chiuso (facile corollario di H-B, per convessi chiusura e debole chiusura sono la stessa cosa). 2. X Banach riessivo =⇒ BX è di qualche altro spazio , cioè se w-compatta. Se X è isometrico a un duale X = Z ∗ , allora BX = XZ ∗ è w∗ -compatta. ∗ ∗ w ∗ = wZ ∗ = σ (Z , Z) ovvero la più debole to∗ pologia su Z che renda continui gli elementi di Z , mentre w = wX = σ (X, X ) è la più debole su X che renda continui i funzionali. Osservazione 238. Ricordo che ∗ Esercizio 239. Sia su ogni segmento compatto (quindi tutto si riduce a f : X → (−∞, +∞] convessa, lsc. Si dimostri che f |[a,b] è continua [a, b] ⊂ dom (f ) := {f < +∞}. studiare f : R → (−∞, +∞]. Osservazione 240. Idee: uso della topologia debole (in spazi riessivi le bolle chiuse sono compatte). Le funzioni lsc e convesse lo sono anche rispetto alla topologia debole. Denizione 241. Siano X normato, lim kxk→+∞ f : X → R. Si dice che f è coercitiva se f (x) = +∞. Osservazione 242. Si può easy generalizzare negli spazi metrici: se esiste che limd(x0 ,x) f (x) = +∞ (chiaro che se vale per un x0 vale per tutti). x0 tale 5.2 I punti più vicini 71 Teorema 243 (Teorema generale). Siano τ coercitiva, f 1. è una topologia su f f f : X → (−∞, +∞] normato, X sono τ -compatte. assume il suo minimo assoluto. Dimostrazione. Se allora X Si supponga inoltre che τ -lsc, 2. le bolle chiuse di Allora X. f ≡ +∞ siamo a posto, assume il . dom (f ) = {f < +∞} = 6 ∅. Sia suo minimo (+∞). Sia propria (i.e. i := inf f (X) < +∞. α ∈ R, α > i. Essendo coercitiva esiste r > 0 kxk > r si abbia f (x) > α. Dunque inf f (X) = inf f rB X = min f rB X Esiste dunque x∈X con per il teorema di Weierstrass (in quanto Corollario 244. Siano X convessa, propria, lsc. Se rB X uno spazio di Banach riessivo, f f è compatta e è coercitiva, allora f tale che, per ogni è lsc). f : X → (−∞, +∞] assume il suo minimo (asso- luto). Dimostrazione. Basta usare il teorema precedente con la topologia debole τ = w, infatti un uno spazio riessivo le bolle sono debolmente compatte e le funzioni convesse e lsc sono lo sono sse convesse e w -lsc. Osservazione 245. Una funzione strettamente convessa non può avere più di un punto di minimo, infatti se ce ne fossero due, la funzione valutata nella media tra questi due punti dovrebbe avere valore minore (stretto). 5.2 I punti più vicini Denizione 246. Siano (X, d) uno spazio metrico, ∅ 6= A ⊂ X . X sull'insieme A . PA := a ∈ A d (x, a) = dA (x) = inf d (x, y) . Si denisce la proiezione metrica di y∈A Si dice che PA A è prossiminale se per ogni x∈X si ha PA (X) 6= ∅. Chiaro che potrebbe contenere più di un punto, e.g. dati due punti, il loro punto medio ha entrambi i punti come migliore approssimazione. Si dice che x ∈ X si ha CardPA (x) ≤ 1. x ∈ X si ha PA (x) = 1. se per ogni ogni Si dice che A A è di unicità è di Chebyshev se per Esempio 247. In uno spazio di Hilbert, ogni insieme convesso e chiuso è di Chebyshev. 5.2 I punti più vicini 72 Problema 248 (Problema (importante) aperto ad oggi: 3 maggio 2013). Vale il viceversa nell'esempio precedente? Se ? =⇒ C H è di Hilbert, C ⊂H di Chebyshev è convesso? (che è chiuso si dimostra in una riga). Osservazione 249. Il risultato è noto se H = Rd infatti negli Hilbert nito- dimensionali si può usare la compattezza nella topologia della norma. E' ancora C vero se w-chiuso. è anche Non è vero (esiste un controesempio) per spazi prehilbertiani (i.e. a prodotto interno non completo. Si usa lo spazio successioni a supporto nito con la norma Osservazione 250. Se x ∈ A, Osservazione 251. Se A allora c00 delle k·k2 ). PA (x) = {x}. è prossiminale, allora A Osservazione 252. Condizioni sucienti perché Teorema 253 (Teoremino). Siano X è chiuso. A normato, sia prossiminale? ∅ 6= A ⊂ X chiuso. Se vale almeno una delle seguenti condizioni 1. X = Z ∗ , A w∗ -chiuso, 2. X riessivo, A w-chiuso, 3. X riessivo, A 4. dim (A) < +∞, allora A convesso, è prossiminale. Dimostrazione. 1. X è un duale. Sia z0∗ ∈ Z ∗ \ A. Si vuole dimostrare l'esistenza dei punti più vicini. Si consideri la funzione Z∗ → y∗ 7→ Si noti che se α∈R (−∞, +∞], ( ky ∗ − z0∗ k , ∗ f (y ) := +∞, se y∗ ∈ A, se y ∗ ∈ Z ∗ \ A. si ha ( ∅, se α ≤ 0, {f ≤ α} = ∗ B (z0 , α) ∩ A, se α > 0, w∗ -compatta, A è w∗ -chiuso, quindi l'intesezione f è w∗ -lsc. Chiaro che f sia coercitiva. Applicando ma la bolla nel duale è è w ∗ -chiusa, dunque il terema generale di prima arriviamo a casa. 2. Segue da 1, in quanto se X è riessivo, X = (X ∗ ) ∗ e la topologia è quella debole (nei riessivi le due sono la stessa cosa). 3. Segue da 2. w∗ qui 5.2 I punti più vicini 4. Sia 73 Y := span (A) (∼ Rd ). Si ha f, f :Y → f (y) = Preso x0 ∈ X \ A si denisce (−∞, +∞], ( ky − x0 k , se y ∈ A, +∞, se y ∈ Y \ A. coercitiva, lsc (si usa la compattezza forte delle bolle bolle nel nostro spazio di misura nita) e si applica il teorema precedente. Osservazione 254. Si è dimostrato che se esistesse un insieme di Chebyshev non convesso, allora esisterebbe un insieme A molto non convesso, ovvero il complementare di un convesso (detto caverna di Klee ). Esercizio 255. Sia X normato. Si dimostri l'equivalenza delle seguenti aer- mazioni: 1. Per ogni 2. ∅ 6= A ⊂ X chiuso, A è prossiminale, dim (X) < +∞. L'implicazione 2 =⇒ 1 segue dal teorema principale. Bisogna dimostrare il viceversa (per chi non ha fatto analisi funzionale la cosa non sarà aatto banale). Teorema 256. Sia 1. X X Banach. Allora le seguenti aermazioni sono equivalenti: è riessivo, 2. per ogni ∅ 6= C ⊂ X 3. per ogni H⊂X Dimostrazione. implica non 3. un funzionale 1 convesso chiuso, si ha iperpiano chiuso, si ha T eoremino =⇒ ovvio 2 =⇒ 3. H C prossiminale, prossiminale. Con un disegno ci convinciamo che non ϕ ∈ X∗ (per esempio di norma kϕk = 1, anche per i suoi multipli) che non assume la norma. gura 1 Si utilizzerà il Teorema di James, si dimostrerà quindi che esiste ma se vale per lui vale Sia H = ϕ−1 (1) . dalla 5.2 I punti più vicini segue che dH (0) = 1, 74 dunque Denizione 257. Sia X PH (0) 6= ∅. X normato. è (SC) (strettamente convesso) se . SX := {x ∈ X |kxk = 1 } = ∂BX non contiene segmenti non degeneri (i.e. di lunghezza positiva). Equivalentemente si può dire che extBX = SX . Teorema 258. Sia 1. X X normato. Le seguenti aermazioni sono equivalenti: è (SC), 2. ogni insieme convesso 3. ogni retta L⊂X C⊂X è di unicità, è di unicità (potrei dire di Chebyshev perché le rette sono nito-dim dunque chiuse, pertanto prossiminali), 4. ogni iperpiano chiuso Dimostrazione. (idea)1 PC (x) = ∅, H⊂X =⇒ 2. è di unicità. Siano C convesso e x ∈ X \ C . Se x ∈ C allora x∈ / C e r := distC (x). Si quindi lo prendiamo più lontano. Siano consideri l'insieme (SC) ∂Br (x) ⊃ C ∩ Br (x) = PC (x) =⇒ CardPC (x) ≤ 1. | {z } convesso Sia ora non gura). 1. Allora esiste a 6= b tale che [a, b] ⊂ SX , L = aff {a, b} (vedi 5.2 I punti più vicini 75 L ∩ BX ⊂ SX infatti se ci fossero dei punti interni, anche [a, b] starebbero nell'interno (per la convessità di BX ). Poiché Chiaro che punti di alcuni PL (0) ⊃ [a, b] , allora vale non 2. Ora, sempre da non esiste H 1, poiché iperpiano che separi L ∩ BX = ∅, per il teorema L e la bolla unitaria BX . di separazione di HB Quindi con un po' di intuizione geometrica ci convinciamo che L ⊂ H. Dunque certamente PH (0) ⊃ [a, b] da cui segue anche non Corollario 259. Sia 4. X Banach. Allora le seguenti aermazioni sono equiva- lenti: 1. X è riessivo e (SC), 2. ogni insieme convesso chiuso C⊂X è di Chebyshev, 3. ogni iperpiano chiuso è di Chebyshev. Esempio 260. Esempi di spazi che soddisfano gli spazi Lp (µ) 1 sono, per ogni con qualunque misura. Ad esempio Lp ([0, 1]) e `p p ∈ (1, +∞), (che in realtà non sono solo strettamente convessi ma addirittura uniformemente convessi, che è una proprietà molto più forte. Osservazione 261 (Curiosità). Ogni spazio di Banch separabile e riessivo ammette una norma equivalente in cui è ancora riessivo ma anche (SC). Osservazione 262. Nei duali la separabilità passa dal secondo al primo piano, ∗ i.e. se X è separabile, anche X lo è. Dunque se X è separabile e riessivo, ∗ ∗ tutti i successivi duali sono separabili (X = (X ) ). 5.2 I punti più vicini 76 5.2.1 Centri di Chebyshev Osservazione 263. Si vuole determinare un centro in qualche senso, di un insieme. Dato un insieme di case, dove mettiamo la stazione dei vigili del fuoco? L'idea è, dato A⊂X limitato, voglio minimizzare f∞ (x) = sup kx − ak . a∈A I punti che minimizzano si diranno centri di Chebyshev. piazzare un deposito? Se invece dobbiamo Ogni volta un camion dovrà partire dal deposito, rag- giungere un negozio, poi tornare indietro e ripartire per ogni altro negozio, quindi può essere interessante minimizzare N X f1 (x) = kx − ai k . 1 In statistica è utile minimizzare la deviazione standard f2 (x) = N X 2 kx − ai k . 1 In spazi nito-dimensionali queste funzioni sono tutte coercitive e f∞ è lsc, men- tre le altre sono addirittura continue, quindi dalla compattezza si arriva a casa. In spazi innito-dimensionali esistono esempi in cui anche insiemi di soli 3 punti non hanno centri di Chebyshev (per 2 punti c'è sempre il punto medio). In questi casi si deve andare di compattezza debole. In c0 anche le cose vanno male. Nessuno ha ancora caratterizzato gli spazi in cui gli insiemi limitati hanno centri di Chebyshev. Denizione 264. Siano X normato, A ⊂ X. Se il raggio della più piccola bolla chiusa centrata in A limitato si può considerare x e che contiene A f (x)∞ = sup kx − ak . a∈A I punti di minimo assoluto di f∞ sono chiamati centri di Chebyshev dell'insieme A (sono quindi i centri delle più piccole bolle contenenti A). Se invece A è nito, A = {a1 , . . . , an } si può usare la somma delle distanze f1 (x) = n X kx − ai k 1 o la somma dei quadrati delle distanze f2 (x) = n X 2 kx − ai k . 1 E i minimizzanti di f1 e f2 si dicono mediane e mediane quadratiche di A. 5.2 I punti più vicini 77 Osservazione 265. Se si considera una permutazione π di {1, . . . , n}, si ordinano le distanze x − aπ(1) ≤ x − aπ(2) ≤ . . . ≤ x − aπ(n−1) ≤ x − aπ(n) e si decide di trascurare qualche termine molto piccolo e qualche termine molto grande (ad esempio x − aπ(1) e/o x − aπ(n) continuano a valere diversi dei risultati qui presentati, ma la dimostrazione è più complessa perché queste permutazioni dipendono dai punti x. Corollario 266 (Esistenza). Sia X essivo). uno spazio di Banach duale (e.g. Allora ogni insieme limitato A ⊂ X X ri- ammette almeno un centro di Chebyshev, e ogni insieme nito ammette almeno una mediana e una mediana 1 quadratica . Dimostrazione. Sia ∗ è w X = Z ∗, allora per ogni a ∈ X ∗, la funzione x 7→ kx − ak a -lsc perché i suoi insiemi di sottolivello sono le bolle chiuse centrata in (che in uno spazio duale sono stesso vale per 2 x 7→ kx − ak w∗ compatte) e ovviamente è anche coercitiva. Lo e quindi si può applicare il teorema generale. Osservazione 267. In questo caso queste funzioni 2 convesse (nel secondo caso 2 kx − ak , kx − ak x 7→ kx − ak è convessa in C ⊂ V spazio vettoriale sono anche quanto composizione di convesse. Infatti è vero che se f ϕ conv conv C conv −→ I ⊂ R intervallo −→ R, allora ϕ◦f è convessa. Esercizio 268. Siano X di Banach, A ⊂ X, Y Banach e B ⊂Y. Si supponga l'esistenza di un'isometria (non necessariamente suriettiva) i:X→Y (dunque si possono identicare X e i (X)). Esiste allora una proiezione (ov- vero tale che sull'insieme immagine è l'identità. Si dice anche retrazione (in topologia)) P : Y → i (X) che sia 1-Lipshitziana e tale che P (B) = A. Se B ammette un centro di Che- byshev (o una mediana, o una mediana quadratica) in Y, allora A ammette un centro di Chebyshev (o una mediana, o una mediana quadratica) in la gura è abbastanza naturale che se in candidato centro sia 1E Y c'è un centro, in i (X) X. (dal- = X il P (centro)). questi punti possono essere diversi tra loro, anche se esistono unici un centro, una mediana e una mediana quadratica (quindi nel caso migliore possibile). 5.2 I punti più vicini 78 Esercizio 269. Mostrare che le ipotesi dell'esercizio precedente sono soddisfatte per X |{z} duale e Z∗ ∗ Y = (X ∗ ) . | {z } Infatti esiste una proiezione abbastanza naturale Z ∗∗∗ P : Z ∗∗∗ → Z ∗ che è peraltro lineare e con norma unitaria. Esempio 270. Esistono spazi non duali ma per cui valgono risultati simili. Ad esempio esiste P : L1 [0, 1] ∗∗ −→ |{z} L1 [0, 1] . lin., kP k=1 Osservazione 271 (Curiosità). Per ogni norma |||·||| su X X di Banach non riessivo esiste una equivalente a quella originaria in cui un insieme di 3 punti non abbia centri di Chebyshev. Esempio 272. Esiste un iperpiano chiuso in C [0, 1] o c0 (entrambi con la norma del sup) tali che un insieme di tre punti non abbia centri di Chebyshev. Capitolo 6 Disuguaglianza integrale di Jensen Problema 273. Siano Se esistono C convesso in uno spazioPvettoriale X e f : (−∞, +∞]. x1 , . . . , xn ∈ C e λ1 , . . . , λn ≥ 0 con λi = 1 si ha ! ˆ n X X f λ i xi ≤ λi f (xi ) = f (x) dµ, C 1 dove µ= P λi δxi (dove le f δ xi sono le misure di Dirach centrate in n X ! λi xi ˆ Dunque =f x dµ (x) C 1 da cui xi ). ˆ ˆ f (x) dµ. f x dµ (x) ≤ C C {z } | (∗) xµ Una disuguaglianza di questo genere si può ottenere per qualche misura più complicata di una combinazione lineare di misure tutte addensate in un punto? Notiamo che n X λi = µ (C) = 1, 1 dunque µ è una misura di probabilità su 1. Per quali C e µ C !!! esistono gli integrali in 2. Se esiste il baricentro xµ , quando 3. Quando vale la disuguaglianza in Domande: (∗)? xµ ∈ C ? (∗)? 80 Abbiamo dall'analisi reale una risposta per Osservazione 274. Se (Ω, Σ, µ), C intervallo e f ∈ L1 (C). perché il primo integrale esista occorre che l'identità sia misurabile. Data F = (F1 , . . . , Fd ) : Ω → Rd si ha F ∀A ⊂ Rd aperto si ha F −1 (A) ∈ Σ) funzione da Ω → R. In questo caso esiste ˆ ˆ ˆ f dµ = F1 dµ1 , . . . , Fn dµ ∈ Rd misurabile (i.e. misurabile come Ω e diciamo che F è in Ω L1 sse ogni Fi è Ω Fi sono in L1 . Per ˆ ˆ ` F dµ = ` ◦ F dµ, sse tutte le Ω ogni ` ∈ Rd ∗ si ha Ω infatti basta scomporre nelle componenti e utilizzare la linearità dell'integrale di Lebesgue sulla funzioni scalari. Se consideriamo l'identità F := id|C : C → Rd . La σ -algebra più piccola per cui l'identità zione dei boreliani di Rd con C , F è misurabile sarà dunque l'interse- ovvero B (C) := {B ∩ C |B ∈ BRd } . Il nostro insieme di misura di probabilità su C sarà M1 (C) := { µ : B (C) → [0, +∞)| µ misura, µ (C) = 1} che sono misure Boreliane ma solo nella il baricentro di C µ di spetto a σ -algebra relativa di C . è ˆ xµ := x dµ (x) . C Si ha I|C ∈ L1 (µ) ⇐⇒ ∀i, x 7→ x (i) dove x (i) è la i-esima componente di x, è in i.e se per ogni ˆ |x (i)| dµ (x) < +∞ C ma quest è equivalente a richiedere ˆ C L1 (µ) , kxk1 dµ (x) < +∞ i Se µ ∈ M1 (C), 81 e per l'equivalenza delle norme in ˆ Rd , kk per ogni norma kxk dµ (x) < +∞. C Le condizioni I|C ∈ L1 (µ) ⇐⇒ ∀i, x 7→ x (i) L1 (µ) è in sono anche equivalenti a ∀` ∈ Rd ∗ , ` ∈ L1 (µ) . Proposizione 275. Se limitato con µ è concentrata su un limitato, i.e. µ (C \ B) = 0, allora esiste il baricentro xµ . se esiste B ∈ B (C) Osservazione 276. Nel caso della disuguaglianza di Jensen classica abbiamo solo un insieme nito di punti quindi la misura è concentrata in quell'insieme (limitato). Proposizione 277. Siano baricentro xµ , ∅ 6= C ⊂ Rd µ ∈ M1 (C). convesso e Se esiste il allora xµ ∈ C. n = dim (C), con 0 ≤ n ≤ d. n = 0, C = {c0 }, dunque l'unica misura di probabilità su C è δc0 , dunque xµ = c0 e siamo a posto. Si supponga che la proposizione valga no a n − 1 e lo si dimostri per n. Sappiamo che l'interno relativo ri (C) 6= ∅. Poiché sia Dimostrazione. Si procede per induzione rispetto a Se l'insieme che la misura si possono traslare, ottenendo un baricentro del punto traslato, senza perdere in generalità si può supporre 0 ∈ ri (C). Dunque span (C) = aff (C) =: L e 0 ∈ intL (C). 1. Se su 2. Se Si supponga per assurdo che d ∗ xµ ∈ / L, esiste ` ∈ R L e lo estendo. In spazi xµ ∈ L \ C tale che xµ ∈ / C. ` (xµ ) > 0 ` ∈ L∗ \ {0} `|L ≡ 0. (lo perndo nullo tale che ` (xµ ) ≥ sup ` (C) . Senza perdere il generalità sia (∗) e nito-dim si può fare easy) per HB esiste estendere). Allora, da Possono accadere due cose ` ∈ Rd (∗) (tanto in spazi nito-dim si può si ha ˆ ˆ ˆ [` (xµ ) − ` (x)] dµ (x) = ` (xµ )− ` (x) dµ (x) = ` (xn )−` x dµ (x) = 0, {z } C C C| ≥0 per il teorema di annullamento (valido anche con misure astratte), si ha ` (x) = ` (xµ ) = α µ-q.o. in (nella topologia relativa su C . Dunque µ è concentrata sull'insieme chiuso C ) C1 := C ∩ `−1 (α). 82 Ma dim (C1 ) < dim (C). B ∈ B (C1 ), da Si consideri allora la misura µ1 ∈ M1 (C1 ) data, per ogni µ1 (B) = µ (B) . C1 Dato che la misura è concentrata su ˆ xµ = ˆ x dµ (x) = C C x dµ (x) = xµ1 ∈ C1 ⊂ C. | {z } per ipotesi Assurdo perché non doveva appartenere a C. Osservazione 278. Se vogliamo è una generalizzazione del fatto che in un insieme convesso una combinazione convessa di elementi dell'insieme appartiene all'insieme. Osservazione 279. In dimensione innita non si può fare la dimostrazione, però se si suppone C compatto vale una proposizione analoga. Corollario 280. Siano +∞ {xi }1 Presi X svt di Hausdor, P+∞ C ⊂ X +∞ ⊂ C , {λi }1 ⊂ [0, 1], 1 λi = 1. +∞ X convesso e nito-dimensionale. Se esiste λi xi = x0 ∈ X, 1 allora x0 ∈ C. Dimostrazione. Basta immergere tutto in d Si ha di C dim (Y ) < +∞, dunque Y ∼R Rd . Considero rispetto alla misura µ= +∞ X λi δxi i=1 ne senso che per ogni E⊂C µ (E) = +∞ X λi δxi (E) i=1 = Y := span (C ∪ {x0 }). x0 è il baricentro (isomorfo). Si noti che X xi ∈E λi . 83 Essendo centro è µ denita xµ = x0 . µ ∈ M1 (C)e su ogni sottoinsieme, certamente il suo bari- Osservazione 281. In dimensione innita questo non è vero in generale. Gli insiemi in cui questo funziona sono detti CS-convessi. La somma di una serie convessa non scappa dall'insieme. Osservazione 282 (Osservazioni algebriche). Dato che ci servirà (a breve) parlare di epigraco, notiamo un paio di cose. 1. Se X sv. Si # =⇒ (X × R) = X # × R # noti che R = R) è sv # → X # × R, Λ ↔ (`, β) , Λ : (X × R) se 2. Se (dove uguale signica isomor come Λ (x, t) = ` (x) + βt. X è svt ∗ =⇒ (X × R) = X ∗ × R. ∗ Proposizione 283. Sia Λ ∈ (X × R) tale che Λ separi due punti (x0 , t1 ), −1 per ogni α ∈ R, l'iperpiano Λ (α) coincide con in ane continua a : X → R. 1 Allora e t1 6= t2 . graco di una funzione (x0 , t2 ) Analogo. Dimostrazione. Per l'osservazione precedente ∗ X × R. Λ può essere identicato con (`, β) ∈ Per ipotesi ` (x0 ) + βt1 6= ` (x0 ) + βt2 , da cui si conclude immediatamente che β 6= 0. Si noti inoltre che (x, t) ∈ Λ−1 (α) ⇐⇒ ` (x) + βt = α ⇐⇒ t = ma al variare di 1 α − ` (x) =: a (x) , β β x ∈ R, a è una funzione ane continua e (x, t) ∈ graf ico (a). Lemma 284. Siano vesso, esiste X uno spazio vettoriale localmente convesso, C ⊂ X conf : C → (−∞, +∞] convessa e lsc, x0 ∈ dom (f ), t0 < f (x0 ). Allora a : X → R ane continua tale che a|C < f e a (x0 ) > t0 . Osservazione 285. Se lo spazio fosse localmente convesso si potrebbe usare HB topologico perché il punto Dimostrazione. Sia t0 (x0 , t0 ) è chiuso. < α < f (x0 ). L'insieme{f > α} è aperto in C , poiché lo V ∈ U (x0 ) (aperto e) convesso tale che f > α su V ∩ C . Allora epi (f ) ⊂ X × R e D := {(x, t) ∈ X × R |x ∈ V, t < α } sono convessi e D = V × (−∞, α) è aperto. Per il Teorema di Hahn-Banach ∗ esiste allora Λ ∈ (X × R) tale che spazio è localmente convesso, esiste un sup (Λ (D)) ≤ inf (Λ (epi (f ))) , 1 Anche il buon senso suggerisce che gli iperpiani di separazione non possano essere verticali. 84 a tale Λ = graf ico (a). Potrebbe succedere che la funzione ane a toccasse epi (f ), ma tra i due convessi c'è spazio, dunque esiste certamente ε > 0 piccolo tale che a − ε soddisfa quanto richiesto nella tesi. allora per la proposizione precedente esiste una funzione ane continua che Teorema 286 (Disuguaglianza integrale di Jensen). Siano vesso, f : C → (−∞, +∞] ∅ 6= C ⊂ Rd con- µ ∈ M1 (C) (misura di probabilità . ´ baricentro xµ = C x dµ (x) esista (come xµ ∈ C , e) convessa e lsc, boreliana). Si supponga inoltre che il integrale). Allora (già dimostrato che ˆ f (xµ ) ≤ f (x) dµ (x) . C Dimostrazione. Si dimostra per prima cosa che l'integrale a RHS esiste. f α ∈ R, {f ≤ α} Per f è B (C)-misurabile. Se f ≡ +∞ su C la tesi è banalmente vericata. Si supponga allora che esista x0 ∈ C tale che f (x0 ) < +∞. Per il lemma precedente segue che esiste una funzione ane continua a (x) = ` (x) + β continua tale che f > a su C . Si ha ˆ ˆ a (x) dµ (x) = ` (x) dx + β. ipotesi è misurabile, dunque per ogni C Poiché è chiuso, dunque C xµ esiste, allora ` ∈ L1 (C), dunque, poiché f −a > 0 e misurabile almeno ˆ f − dµ < +∞, C ˆ dunque esiste f dµ, C eventualmente innito (e in quel caso si vince banalmente). Senza perdere in generalità si supponga dunque che ´ C ˆ f dµ < +∞. Per assurdo si supponga che f (x) dµ (x) =: t0 ∈ R. f (xµ ) > C Vogliamo dimostrare che assurdo. Allora µ f (xµ ) < +∞. Se µ (C \ dom (f )) > 0, allora t0 = +∞, dom (f ) =: C1 ⊂ C1 , dunque µ ∈ M1 (C1 ). è concentrata su 85 xµ ∈ C1 . Usando di nuovo a (x) = l (x) + γ tale che a (xµ ) > t0 Per un risultato precedente si ha che il lemma precedente, esiste una funzione e f (x) su dom (f ) C. e dunque su a (x) < Ma allora ˆ t0 = f dµ ˆC > a dµ (non può valere =perché f > a) ˆ C = = l (x) dµ + γ ˆ ` x dµ + γ = a (xµ ) > t0 , C C assurdo. Osservazione 287. Vala più in generale il seguente risultato. Teorema 288. Siano (−∞, +∞] X svt localmente convesso, convessa e lsc, C ⊂X convesso, f :C → µ ∈ M1 (C). xµ ∈ X 1. Esiste al più un punto 2 tale che , per ogni y∗ ∈ X ∗ ˆ y ∗ (xµ ) = y ∗ (x) dµ (x) . C 2. Se C è aperto o chiuso e 3. Se C è compatto, allora xµ xµ esiste, allora xµ ∈ C . 3 esiste Corollario 289 (Disuguaglianza di Hermite-Hadamard). Sia f : [a, b] → R convessa e continua. Allora f a+b 2 (1) ≤ 1 b−a ˆ b (2) f (x) dx ≤ a 1 1 f (a) + f (b) . 2 2 Dimostrazione. Si consideri la misura di probabilità denita normalizzando la misura di Lebesgue nel modo seguente dµ := Allora µ ∈ M1 ([a, b]), 1 xµ = b−a 2 Il dx . b−a ˆ b x dx = a a+b 1 1 2 b − a2 = b−a2 2 baricentro non si può denire per coordinate, come su Rd (perché non ci sono coordinate!) Si può denire però l'integrale di Pettis, nel modo seguente. 3 Complicato da dimostrare. 6.1 Immagine di una misura e (1) 86 è la disuguaglianza di Jensen. Per dimostrare 1 b−a ˆ b f (x) dx = a ˆ 1 f (a + t (b − a)) dt | {z } 0 ≤ si consideri = a + t (b − a) = (b − a) dt x dx = ˆ (2) =f ((1−t)a+tb) 1 ((1 − t) f (a) + tf (b)) dt 0 ˆ 1 = f (a) |0 ˆ 1 (1 − t) dt +f (b) t dt . {z } | 0 {z } =1/2 =1/2 Osservazione 290. Si presenta ora un'altra importante versione della disuguaglianza di Jensen che ha molte applicazioni. Per arrivarci sarà necessario imparare un procedimento detto immagine di una misura. 6.1 Immagine di una misura Denizione 291. Siano uno spazio mi- surabile e che , per ogni (Ω, Σ, µ) uno spazio di misura, (X, B) g : Ω → X che sia (Σ − B)-misurabile, ovvero tale B ∈ B , g −1 (B) ∈ Σ. Sia ν:B → Si verica immediatamente che Osservazione 292. Ovvio che σ -nita [0, +∞] , 7→ ν (B) := µ g −1 (B) . B anche che una è 4 ν ν è una misura e che ν (X) = µ (Ω). è di probabilità se e solo se µ lo è. Immediato se e solo se l'altra lo è. Problema 293. Come si integra rispetto a ν? Le funzioni caratteristiche si integrano come al solito ˆ χB dν = ν (B) X = µ g −1 (B) ˆ = χg−1 (B) dµ. (∗) Ω Ma per denizione χg−1 (B) (t) = 1 ⇐⇒ t ∈ g −1 (B) ⇐⇒ g (t) ∈ B ⇐⇒ χB (g (t)) = 1, 4 Se B fosse una σ -algebra di Borel, come sempre, sarebbe necessario controllare la condizione seguente solo sugli aperti 6.1 Immagine di una misura 87 dunque ˆ (∗) = χB (g (t)) dµ. Ω Dunque per ogni s semplice su X ˆ ˆ s ◦ g dµ. s dν = X Ω Dunque, procedendo con la macchina standard, se ˆ f dν ⇐⇒ esiste esiste X e f :X→R è B -misurabile ˆ f ◦ g dµ Ω f ∈ L1 (ν) ⇐⇒ f ◦ g ∈ L1 (µ). Teorema 294 (Seconda disuguaglianza di Jensen). Siano (Ω, Σ, µ) uno spazio g : Ω → Rd , Σ-misurabile, g ∈ L1 (µ). Sia C ⊂ Rd convesso e che per quasi ogni t ∈ Ω si abbia g (t) ∈ C . Sia inoltre f : C → di probabilità, si supponga (−∞, +∞] convessa e lsc. Allora ˆ 1. si ha g dµ ∈ C; Ω 2. esiste l'integrale ˆ f ◦ g dµ; Ω 3. vale la maggiorazione, detta seconda disuguaglianza di Jensen ˆ f ˆ g dµ ≤ f ◦ g dµ. Ω Ω Dimostrazione. Si considerino lo spazio misurabile della misura µ tramite g. Il baricentro di ν (C, B (C)) e l'immagine ν è dato da ˆ xν = x dν (x) ˆC = g dµ esiste, Ω dunque xν ∈ C =⇒ 1. Per il secondo punti si sfrutta il teorema sulla disugua- glianza di Jense, se esiste il baricentro esiste anche l'integrale di Lebesgue nel membro di destra di ˆ ˆ f ◦ g dµ = Ω Il punto ν. 3 f dν. C è semplicemente la disuguaglianza di Jensen per la misura immagine 6.1 Immagine di una misura 88 6.1.1 Applicazioni delle disuguaglianza integrale di Jensen Per tutta la sezione siano (Ω, Σ, µ) uno spazio di probabilità e g : Ω → R, g ∈ L1 (µ). Proposizione 295. Siano C = R, p ≥ 1 e f (x) = |x| p . Allora ˆ ˆ 1/p p g dµ ≤ |g| dµ Ω Ω (che è un caso particolare della disuguaglianza di Holder, sfruttando e il fatto che µ g = g·1 sia di probabilità. Si noti che è anche possibile dimostrare la disuguaglianza di Holder partenda da quella di Jensen qui esposta). Proposizione 296. Siano C = R, f (x) = ex . Allora ˆ ´ e Ω g dµ ≤ eg dµ. Ω Proposizione 297. Siano C = (0, +∞), f (x) = − log (x) ˆ ˆ log g dµ ≥ log (g) dµ. Ω e g > 0. Allora Ω Osservazione 298. Non ci sarà lezione nei giorni 20-24 maggio e 3-7 giugno. Il corso dovrebbe nire il 31 maggio. Capitolo 7 Funzioni convesse di una variabile reale Denizione 299. In questo capitoletto I ⊂R sarà un intervallo e f :I →R sarà una funzione convessa. Per semplicare la notazione, indichiamo per ogni x, y ∈ I i rapporti incrementali Q (x, y) := Osservazione 300. La funzione bili, i.e Q (x, y) = Q (y, x). f (x) − f (y) = Q (y, x) . x−y Q è chiaramente simmetrica nelle sue due varia- Dalla gura si vede immediatamente che Q (x, y) ≤ Q (x, z) ≤ Q (y, z) e se vale un = vale necessariamente anche l'altro. Dunque non decrescente in 7.1 x e in y. Derivabilità Teorema 301. Sia I aperto. Allora Q (x, y) è monotona 7.1 Derivabilità 1. per ogni 2. f x∈I 90 esistono la derivata destra e sinistra di è localmente lipschitziana, i.e. lo è su ogni 3. se f in x; [a, b] ⊂ I ; 0 0 0 0 x, y ∈ I , x ≤ y , allora f− (x) ≤ f+ (x) ≤ f− (y) ≤ f+ (y) i.e. le derivate destre e sinistre sono non decrescenti e in ogni punto la derivata sinistra è maggiorata da quella destra; 4. 0 f+ 5. Nf := {x ∈ I |f è continua da destra, 0 f− è continua da sinistra; non sia derivabile in x} è al più numerabile. Dimostrazione. (Idea) 1. Figura. Poiché Q (z, x) ≤ Q (x, y) e la funzione a destra è non decrescente in x, il limite (che è la derivata destra) è l'inf, che esiste perché minorata a sinistra 0 f+ (x) = inf Q (x, y) > −∞. y>x 2. Lo sappiamo già. 3. Di nuovo con la monotonia (gura). Poiché la derivata destra è l'inf della prima quella sinistra è il sup nella seconda Q nella formula seguente, e Q 0 0 f+ (x) ≤ Q (x, t) ≤ Q (t, y) ≤ f− (y) . 4. Sia x0 ∈ I ssato. Sia y > x0 qualsiasi (gura). 7.1 Derivabilità Per ogni 91 x ∈ (x0 , y) 0 0 f+ (x0 ) ≤ f+ (x) ≤ Q (x, y) . x → x0 (nella derivata destra esiste perché la funzione f è continua i rapporti incrementali sono continui variabili x ed y , dunque Facendo tendere è monotona). Poiché nelle singole 0 f 0 (x0 ) ≤ lim+ f+ (x) ≤ Q (x0 , y) . x→x0 0 f (x0 ) ≤ lim x→x+ 0 0 f+ 0 (x) ≤ lim Q (x0 , y) = f+ (x0 ) y→x+ 0 e dunque coincidono. 5. Per denizione 0 0 Nf = x : f− (x) ≤ f+ (x) . Ad ogni x ∈ Nf 0 0 Jx = f− (x) , f+ (x) si può dunque associare . Ma gli intervalli di questa famiglia sono a due a due disgiunti (per la prima e 3), dunque se x < y Jx ∩ Jy 6= ∅. Una famiR può solo essere numerabile (per separabilità, ogni intervallo contiene un razionale). Dunque {Jx : x ∈ Nf }è al più numerabile e quindi anche Nf lo è. l'ultima disuguaglianza in glia di intervalli disgiunti in Esercizio 302. Vale di più del 5 E ⊂ R Per ogni insieme al più numerabile esiste una funzione convessa che non sia derivabile esattamente in quei punti (se E è nito l'esercizio è facile, basta la somma dei moduli traslati. L'esercizio vero è per E numerabile). Corollario 303. Sia 0 1. f+ 2. I (x0 ) = limx→x+ 0 aperto, 0 f− [a, b] ⊂ I. Allora (x) , 0 0 (x) . (x0 ) = limx→x− f+ f− 0 Dimostrazione. Sempre per la monotonia della 0 f+ (x0 ) ≤ 0 f− (x) ≤ 0 f+ 3, (x) → se x0 ≤ x 0 f+ (x0 ) e per il teorema dei due carabinieri siamo a casa. Stesso per il Corollario 304. Sia di Lebesgue e con (R) I aperto, [a, b] ⊂ I , allora, indicando con quello di Riemann f (b) − f (a) (1) = ˆ b f 0 (x) dx, (L) a (2) = ˆ b 0 f+ (x) dx, (R) a (3) = 2. ˆ b 0 f− (x) dx. (R) a (L) l'integrale 7.1 Derivabilità Dimostrazione. 92 (1) vale perché f [a, b] =⇒ f ∈ AC ([a, b]) . (2) sarebbe 0 0 f 0 = f+ q.o., ma essendo f+ monotona, lip su Ok per l'integrale di Lebesgue perché 0 f+ ∈ R ([a, b]). Osservazione 305. Abbiamo bisogno di (2) perché più avanti deriveremo fun- zioni integrali, e con Lebesgue possiamo passare la derivata solo q.o., se invece riusciamo a garantire la continuità possiamo controllare la derivata dell'integrale in punti specici. Lemma 306. Se f I = [a, b), anche se in a la funzione ha un salto, sicuramente è u.s.c. Dimostrazione. Si ha lim sup f (x) = x→a+ lim sup f ((1 − t) a + tc) {z } t→0+ | ≤(1−t)a+tf (c) ≤ f (a) , ma per una vecchia proposizione la usc era equivalente a limsup ≤ f (a). Corollario 307. Siano allora per ogni segmento valori X svt T2 , f : X → (−∞, +∞], convessa, lsc, [a, b] ⊂ dom (f ), si ha f |[a,b] è continua (i.e., dove ha niti è continua per segmenti). Dimostrazione. Diventa una funzione di una variabile, poiché è già lsc e per il lemma precedente (generalizzato in maniera ovvia) è usc, dunque continua. 7.1.1 Subdierenziale Esempio 308. gura unafunzione convessa ha tanti iperpiani di supporto eg in punto angoloso, invece di avere una retta con quindi un solo coeciente angolare, si può allora considerare l'intervallo di tutti i coe angolari delle rette di supporto. Denizione 309. Subdierenziale ∂f (x0 ) = {m ∈ R |∀x ∈ I, f (x) ≥ f (x0 ) + m (x − x0 ) } . 7.2 Derivabilità seconda 93 Osservazione 310. La denizione si può generalizzare anche in spazi di Banach, al posto di rette si utilizzano funzioni ani, approssimando dunque funzioni non con rette ma con elementi del duale. Grazie al teorema di HB si riescono a recuperare buona parte dei risultati che dimostriamo in R. Osservazione 311. E' una generalizzazione della derivata. Osservazione 312. Facendo dei semplici conti si può vericare che 0 0 ∂f (x0 ) = f− (x0 ) , f+ (x0 ) . Osservazione 313. ∂f (x0 ) non è mai vuoto perché f è convessa e la derivata sinistra è sempre minore di quella destra. Proposizione 314. Le seguenti aermazioni sono equivalenti 1. f 2. Card (∂f (x0 )) = 1; 3. ∃ϕ : I → R in x0 , 4. ∀ϕ è derivabile in selezione di ∂f ∂f ϕ selezione di Dimostrazione. x0 ; si ha 1 ⇐⇒ 2 1 (cioè ϕ (x) ∈ ∂f (x) continua in per ogni x ∈ I) continua x0 . perché per le funzioni convesse la derivabilità è la derivabilità destra e sinistra. 3 ⇐⇒ 4 è banale perchè se abbiamo una selezione 0 0 f− (x) ≤ ϕ (x) ≤ f+ (x) , e per il teorema dei due carabinieri passiamo al limite per x → x0 x → x0 (stesso per le altre derivate destre e sinistre e facendo tendere vinciamo da destra (o sinistra?)). 7.2 Derivabilità seconda Osservazione 315. Una funzione convessa è q.o. derivabile e monotona, dunque q.o. due volte derivabile. 1 Per ogni dierenziale scelgo un valore. 7.2 Derivabilità seconda 94 Teorema 316. Siano I \ Nf . 1. I aperto, x0 ∈ I , ∆ ∈ R, D1 := {x ∈ Allora le seguenti aermazioni sono equivalenti: x0 ∈ D1 , (i.e. f è derivabile in lim x→x , 0 x∈D1 (i.e. f 0 : D1 → R 0 f+ è derivabile con 3. 0 f− è derivabile con ϕ 5. per ogni 6. x} = e x0 , con 0 (f 0 ) (x0 ) = ∆); 0 0 f+ (x0 ) = ∆; 0 0 (x0 ) = ∆; f− selezione di ϕ è derivabile in f 0 (x) − f 0 (x0 ) = ∆, x − x0 è derivabile in 2. 4. esiste x0 ), I |f ∂f selezione di ϕ0 (x0 ) = ∆; tale che ∂f , ϕ0 (x0 ) = ∆; si ha x0 ∈ D1 e vale la formula di Taylor arrestata al secondo ordine con il resto di Peano, ovvero, per h → 0 f (x0 + h) = f 0 (x0 ) h + Inoltre, se vale e.g. la condizione 1, allora ∆ 2 h + o h2 . 2 ∆≥0 (segue da 2 immediata- mente). Dimostrazione. Schema: • (1 =⇒ 2) 1 =⇒ 2, 3 =⇒ 6 =⇒ 5 =⇒ 4 =⇒ 1. 0 0 (x0 ) − ∆h. (potrei (x0 + h) − f+ ω (h) = f+ 0 +in f (x0 ) perché f è derivabile in x0 . Voglio Deniamo mettere il secondo lim h→0 ω (h) = 0. h So che lim non h→0, h∈D1 −x0 ω (h) = 0. h Dalla gura posso maggiorare e minorare con punti di derivabilità. Sia per ora ω (h) h ≤ = ω (sh ) + ∆ (sh − h) h s ω (sh ) h +∆ −1 h } | {z | h {z } ∼ ω ( sh ) sh →0 →0, inf atti sh h →1 h > 0. 7.2 Derivabilità seconda 95 Allo stesso modo minoro ω (h) h w (s0h ) + ∆ (s0h − h) h . . . → 0, ≥ = per h < 0 si procede analogamente (facendo attenzione al fatto che si invertono le uguaglianze quando si moltiplica per h < 0) e dunque vale 2. • (1 =⇒ 3)analogo • (2 =⇒ 6) ω (h) come prima. ω (h) = o (h) e ω (0) = 0, dunque ω è continua in 0. Per ogni intervallo compatto [a, b] ∈ I−x0 si ha ω ∈ R ([a, b]) perché somma di funzioni Riemann integrabili. Si noti che essendo derivabile, 0 f+ è continua in dunque x0 ∈ D1 . x0 , dunque 0 0 00 (x), f+ (x) limx→x− f+ f+ (x0 ) = limx→x+ o o Allora ˆ f (x0 + h) − f (x0 ) = x0 +h (R) 0 f+ (x) dx x0 [x = x0 + t] ˆ h 0 = (R) f+ (x0 + t) dt 0 che dalla denizione di = ω diventa ˆ h [f 0 (x0 ) + ∆t + ω (t)] dt (R) 0 h2 = f (x0 ) h + + (R) 2 | ˆ 0 0 ? h ω (t) dt {z } =o(h2 ) dove ? vale per De L'Hopital: lim h→o (R) ´h 0 ω (t) dt h2 ω (h) h→o 2h = 0. = lim • (6 =⇒ 5) Sia ϕ una selezione di ∂f , i.e. per ogni x ∈ I si ha ϕ (x) ∈ ∂f (x) 0 e ϕ (x0 ) = f (x0 ). Senza perdere in generalità, si supponga f (x0 ) = 0 (chiaro che se trasliamo i.e. sommiamo una costante nessuna delle proprietà precedenti (sulle derivate!) f 0 (x0 ) = 0, cambiano). Si supponga wlog anche se così non fosse basterebbe considerare fe(x) = f (x) − [f (x0 ) + f 0 (x0 ) (x−0 )] , chiaro che vale una formula di Taylor per fe sse vale per f (stiamo guar- dando proprietà di derivabilità del secondo ordine!). Si consideri per ora h > 0 (h < 0 sarà uguale ma con le disuguaglianze invertite). Si ha allora 7.2 Derivabilità seconda 96 =0 L := (∗) f 0 − Q (x0 + h, x0 + h − εh) ≤ h z }| { (x0 + h) f 0 (x0 + h) (∗) Q (x0 + h, x0 + h + ϕ (x0 + h) − ϕ (x0 ) ≤ ≤ + ≤ h h h h (∗) segue dal fatto che la monotonia la derivata destra (limite del rapporto incrementale) è anche l'estremo inferiore, quindi se ne prendo uno a caso sto maggiorando. Taylor del punto Analogo per la sinistra. 6 R Dunque, per la formula di si ha f (x0 + h + εh) − f (x0 + h) εh2 ∆ 2 ∆ 1 6 2 2 2 h (1 + ε) + o h − h = εh2 2 2 ∆ = 1 + 2ε + ε2 − 1 + o (1) −2ε ε ε h→0+ = ∆ 1+ + o (1) −→ ∆ 1 + . 2 2 = Analogamente = L = ... = ∆ ε h→0+ 1 − 2ε + ε2 − 1 + o (1) −→ ∆ 1 − . −2ε 2 Da questo, poiché per ogni ε ∈ (0, 1) si ha ϕ (x0 + h) − ϕ (x0 ) ϕ (x0 + h) − ϕ (x0 ) ε ε ∆ 1− ≤ lim inf ≤ lim sup ≤∆ 1+ , 2 h h 2 h→0+ h→0+ ϕ0+ (x0 ) = ∆. Analogamente (invertendo le disuguaglianze) si dimo0 che ϕ− (x0 ) = ∆ e si arriva a casa. segue stra • (5 =⇒ 4) Ovvio. • (4 =⇒ 1), infatti su D1 tutte le selezioni sono uguali alla derivata, quindi questa selezione (che esiste), è ϕ = f0 su D1 . Osservazione 317. Se una funzione è 2 volte derivabile vale è derivabile e vale la formula di Taylor come in due volte derivabile (in generale). Se invece Esempio 318. Sia in x0 = 0 ma g ( x3 sin g (x) = 0 1 x f 6 è convessa, vale il viceversa. x 6= 0, . g 0 non è 2 volte derivabile in 0. 6, ma se una funzione f sia non è aatto vero che è deriv in R. Vale 6 per g 7.2 Derivabilità seconda Denizione 319. Siano dice che f proprietà I 97 1−6 f : I → R convessa, x0 ∈ I . Si f 00 (x0 ) = ∆ se vale una qualunque delle intervallo aperto, ha derivata seconda in x0 e del Teorema precedente. Osservazione 320. E' più debole che richiedere che una funzione sia 2-volte derivabile in senso dell'analisi classica, non si richiede un intorno con tutti i punti in cui è 2 volte derivabile (neanche 1 volta). Corollario 321. Sia f :I→R convessa =⇒ f ha q.o. in I derivata seconda (risp. alla misura di Lebesgue). Dimostrazione. Infatti 0 f+ è monotona, dunque per un risultato visto in analisi reale, è q.o. derivabile. Osservazione 322. Ogni funzione convessa ha q.o. ordine con resto secondo Peano. uno sviluppo al secondo Capitolo 8 Dierenziabilità di funzioni convesse in spazi normati 8.1 Nozioni generali Osservazione 323. Esistono due tipi di dierenziabilità tra spazi normati. Denizione 324. Siano X, Y normati, A⊂X aperto, a ∈ A, F : A → Y . F è dierenziabile secondo Gâteaux (o Gâteaux-dierenzibile, o G-dierenzibile ) in a se esiste un operatore T :X→Y lineare e continuo (detto dierenziale di f in a) tale che, per ogni v∈X (non necessariamente versori) F 0 (a, v) := lim t→0 F (a + tv) − F (a) = T v, t ovvero esiste in tutte le direzioni la derivata direzionale e dipende in modo continuo e lineare dalla direzione. In altre parole continua. In altre parole esiste T F 0 (a, ·) : X → Y è lineare e lineare e continuo tale che per ogni v ∈ X, se t → 0, F (a + tv) = F (a) + (T v) t +o (t) . | {z } f z af f ine Ovvero per ogni singola retta la funzione può essere approsimata con una funzione ane. Non è però approssimata in modo uniforme, solo retta per retta. Osservazione 325. Questa è una nozione molto debole, non basta e.g. garantire la dierenziabilità della composta, infatt (gura) per 8.1 Nozioni generali 99 una retta in generale è mandata da F in una curva, dunque non ho in generale una rappresentazione ane per la composta. Denizione 326. F è Fréchet-dierenziabile in e continuo tale che, se a se esiste T :X→Y lineare h→0 F (a + h) = F (a) + T h + o (khk) , i.e. se lim x→a F (x) − F (a) − T (x − a) = 0. kx − ak Denoteremo F 0 (a) := T. Osservazione 327. Su questa valgono teoremi buoni come quelli visti in ad esempio per funzioni composte. Chiaramente Frechet stesso operatore T =⇒ Rn , Gateaux, con lo (ma ovvio che non vale il viceversa). Osservazione 328. Se il limite nella def di Gateaux vale in modo uniforme e.g. per versori della sfera unitaria, allora abbiamo Frechet. Osservazione 329. Abbiamo visto in analisi 2 esempi di funzioni con derivate direzionali ma non dierenziabili. f : A → R, allora dalla denizione di Frechet-dierenziabilità f (a) ∈ X ∗ . Osservazione 330. Se 0 scritta sopra, Lemma 331. Siano lipschitziana in U (a) A ⊂ Rd aperto, intorno di F a, è F-di. in Y normato, F : A → Y , a ∈ A. Se F è allora a ⇐⇒ F è G-di. in a. Rn ). Dimostriamo solo la freccia non banale. Senza perdere in generalità, sia F L-lip su tutto A. Per assurdo si supponga che F sia G-di ma non F-di. in a, allora d esiste una successione {hn } ⊂ R \ {0} tale che a + hn ∈ A e khn k → 0 e Dimostrazione. (Basta usare la compattezza della sfera unitaria chiusa in yn := F (a + hn ) − F (a) − F 0 (a) hn n→+∞ 6 → 0. − khn k 8.1 Nozioni generali hn khn k e tn = khn k → 0. Dunque 1. Per la compattezza della bolla unitaria esiste una sottosuccessione Per ogni kvn k = 100 n ∈ N (wlog, la stessa hn = tn vn , sia vn ) in cui vn = tale che vn → v 0 v0 ∈ B (0, 1) ⊂ Y . Si ha dunque, per n → +∞ F (a + tn vn ) − F (a) 0 − F (a) v n tn F (a + tn v0 ) − F (a) F (a + tn vn ) − F (a + tn v0 ) 0 + kF 0 (a) (vn − v0 )k . + − F (a) v 0 | {z } tn tn {z } | {z } | =o(1) per qualche kyn k = ≤ =o(1) (∗) Si ha (∗) = 1 1 kF (a + tn vn ) − F (a + tn v0 )k ≤ L ktn (vn − v0 )k = L kvn − v0 k → 0. |tn | |tn | Osservazione 332. Ma le funzioni convesse sono localmente lipschitziane! Corollario 333. Siano a ∈ A ⊂ Rd aperto convesso, F : A → R convessa, allora f è F-di. in a ⇐⇒ f Lemma 334 (Funzioni sublineari). Siano è G-di. in X a. spazio vettoriale e p : X → R sublineare. 1. per ogni v∈X −p (−v) ≤ p (v) ; 2. l'insieme V = {v ∈ X |−p (−v) = p (v) } è un sottospazio di X e p|V è lineare. Dimostrazione. 1. Per la sublinearità 0 = p (0) = p (v + (−v)) ≤ p (v) − p (−v) . 2. Poichè p (0) = 0, 0 ∈ V . Siano v∈V −p (−v) e λ > 0. Per la positiva omogeneità = −λp (−v) [v ∈ V ] = λp (v) = p (λv) . 8.1 Nozioni generali Se 101 λ < 0. −p (−λv) = λp (v) [v ∈ V ] = −λp (−v) = p (λv) . Presi u, v ∈ V si ha p (u + v) ≤ p (u) + p (v) = − (p (−u) + p (−v)) ≤ −p (− (u + v)) 1 ≤ dunque sono tutti = Denizione 335. Siano R e quindi X p (u + v) , u+v ∈V normato, A⊂X e p (u + v) = p (u) + p (v). aperto convesso, a ∈ A, f : A → convessa e continua. Si denisce derivata direzionale destra (sinistra) nella direzione v∈X 0 f± (a, v) = lim t→0± (esitono sempre perché f f (a + tv) − f (a) ∈R t è convessa). Esercizio 336. Si dimosti che 1. 0 0 (a, −v), (a, v) = −f+ f− 2. 0 (a, 0) = 0, f+ 3. se 4. λ > 0, (si sfrutti il risultato precedente) 0 0 (a, v). (a, λv) = λf+ f+ allora 0 p (v) := f+ (a, v) è sublineare Dimostrazione. Dimostriamo solo l'ultimo punto. Basta dimostrare la convessità. Siano u, v ∈ X e λ ∈ (0, 1). Si ha f ((1−λ)(a+tu)+λ(a+tv)) (1−λ)f (a)+λf (a) z }| { z }| { f (a + t [(1 − λu) + λv]) − f (a) p ((1 − λ) u + λv) = lim + t t→0 (1 − λ) [f (a + tu) − f (a)] + λ [f (a + tv) − f (a)] ≤ lim t t→0+ = (1 − λ) p (u) + λp (v) . Proposizione 337. 0 f+ (a, ·) è lipschitziana. 8.1 Nozioni generali 102 Dimostrazione. Segue facilmente dal fatto che in un intorno f U (a) del punto a, è lipschitziana. Corollario 338. Le seguenti aermazioni sono equivalenti: 1. f è G-di in 2. per ogni 3. esiste a; v ∈ X, B⊂X esiste nita tale che f 0 (a, v); span (B) = X e per ogni v∈B esiste nita f 0 (a, v). 3 sono ovvie. Si supponga 3. Si conside1 0 =⇒ 2 =⇒ 0 0 v ∈ X f+ (a, v) = f− (a, v) (= −f+ (a, −v) . Sappiamo che V è un 0 sottospazio di X , è inoltre chiuso perché f+ (a, ·) è continua (è addirittura lip0 shitziana), contenente B , dunque V = X . dato che p = f+ (a, ·) e che V = X 0 0 f+ (a, ·) = f (a, ·) dunque è lineare e continua. Dimostrazione. ri V = Corollario 339 (del corollario, per funzioni convesse). Siano X = Rd e f convessa. Allora le seguenti aermazioni sono equivalenti. 1. f è F-dierenziabile in 2. f è G-di in 3. per ogni il 3 a; i ∈ {1, . . . , d} Dimostrazione. a; ∂f esiste nita la derivata parziale ∂x i (a). 3 basta perché, presa la base canonica B = {e1 , . . . , ed }, usando e il corollario precedente abbiamo la dierenziabilità. Osservazione 340. Per funzioni convesse dunque l'esistenza delle derivate parziali equivale alla dierenziabilità. Osservazione 341. Nel seguito, siano e f :A→R X normato, a ∈ A ⊂ X , A aperto convesso continua e convessa. Esempio 342. (In dimensione co innita, dove Gateaux e Frechet sono due se diverse). Sia X = `1 = P+∞ x = x (n)n∈N n=1 |x (n)| =: kxk < +∞ . Si consideri f :X x → R, 7→ f (x) = kxk = +∞ X |x (n)| . n=1 B := {ek |k ∈ N }. Facile span (B) = `1 . Per uno degli ultimi risultati, f è G-dierenziabile 0 in a ⇐⇒ per ogni k ∈ N esiste f (a, ek ) ⇐⇒ per ogni k ∈ N, a (k) 6= 0. Mostreremo però che f non è mai F-dierenziabile (in nessun punto!). Sia a (k) 6= 0 Consideriamo i vettori della base canonica di Shouder: dimostrare che 8.2 Subdierenziale (in generale) per ogni k, 103 altrimenti non è neanche G-dierenziabile. Ci interessa questo ele- mento del duale f 0 (a) ∈ X ∗ applicato al vettore v. Si verica immediatamente che 0 f (a) v = 0 f (a) +∞ X ! v (k) ek i=1 = [poiché la derivata +∞ X v (k) f 0 (a) ek | {z } 1 di Gateaux è un operatore lineare e continuo (servono entrambe)] f 0 (a,ek ) = +∞ X v (k) sign (a (k)) . 1 Vediamo che questo dierenziale di Gateaux non è di Frechet. Si considerino i vettori vn := −2a (n) en . Poiché kvn k = 2 |a (n)| ken k → 0, | {z } =1 se f fosse F-di, dovrebbe tendere a zero anche =2|a(n)| =0 P+∞ f (a + vn ) − f (a) − 1 kvn k vn (k) sign (a (k)) = = dunque f non è F-di. in z }| { z }| { |a (n) − 2a (n)| − |a (n)| + 2a (n) sign (a (n)) 2 |a (n)| 1 6→ 0, a. Osservazione 343. Si può dimostrare che in ogni spazio innito dimensionare esiste una funzione che sia Gateaux dierenziabile ma non F-di in almeno un punto. 8.2 Subdierenziale (in generale) Osservazione 344. Da qui in poi, convessa e continua, X normato, A⊂X aperto convesso, f :A→R a ∈ A. Denizione 345. Si denisce ∂f (a) := { x∗ ∈ X ∗ | ∀x ∈ A, f (x) ≥ f (a) + x∗ (x − a)}. Osservazione 346. Il signicato geometrico è lo stesso visto in Rd . Si è solo aggiunta la continuità delle mappe ani di supporto (come è naturale in spazi innito dimensionali). Il subdierenziale è una nozione locale, è suciente che la sua proprietà sia soddisfatta in un intorno del punto interessato. Cioè si può denire più debolmente ∂f (a)r := { x∗ ∈ X ∗ | ∀x ∈ Br (a) ⊂ A, f (x) ≥ f (a) + x∗ (x − a)} . 8.2 Subdierenziale (in generale) Proposizione 347. 104 ∂f (a) = ∂f (a)r . ∂f (a) ⊂ ∂f (a)r . Viceversa, sia x∗ ∈ ∂f (a)r . Allora λ ∈ (0, 1) tale che z := (1 − λ) a + λx ∈ Br (a). Si ha Dimostrazione. Chiaro che per ogni x∈A esiste ∗ f (a) + x (z − a) ≤ f (z) = f ((1 − λ) a + λx) ≤ (1 − λ) f (a) + λf (x) . | {z } λ(x−a) Sottraendo f (a) a primo ed ultimo membro. λx∗ (x − a) ≤ λ (f (x) − f (a)) , ovvero per ogni x∈X f (x) ≥ f (a) + x∗ (x − a) . Osservazione 348. Quindi cambiano la funzione convessa in un insieme fuori da un intorno del punto (ma lasciandola convessa) il subdierenziale non cambia. Lemma 349. Siano v∈X e m∈R tali che 0 0 0 f− (a, v) = −f+ (a, v) ≤ m ≤ f+ (a, v) . Allora esiste x∗ ∈ ∂f (a) tale che estendere una retta di supporto su x∗ (v) = m. (Signicato geometrico, posso X ad un iperpiano di supporto. (Figura)) L = a + Rv . h : L → R, h (a + tv) = f (a) + mt, t ∈ R. Per h|A∩L ≤ f |A∩L . Sia C := epi (f ). C è convesso e int (C) 6= 0, infatti f è convessa e continua (gura). Detto D = gr (h) , poiché (a, f (a)) ∈ C ∩ D, D ∩ int (C) 6= ∅. Allora, per HB esiste un iperpiano H ∈ X × R separante C e D. H non può essere verticale perché separa tutta una pallina, Dimostrazione. Sia ipotesi 8.2 Subdierenziale (in generale) 105 inoltre è chiuso perché non è denso (ogni iperpiano è il traslato del nucleo di una H è il grab h che passa per (a, f (a)), necessariamente della forma b h (x) = f (a) + x∗ (x − a) (avrei potuto prendere anche −x∗ , però deve passare da f (a)in x = a). Per ogni x ∈ A (la sua seconda coordinata?) f (x) ≥ h (x). Allora x∗ ∈ ∂f (a). Per ogni1 t ∈ R mappa lineare, che è continua sse il suo nucleo non è denso). Dunque co di una funzione ane e continua h (a + tv) . h (a + tv) ≤ b | {z } | {z } f (a)+tm Semplicando f (a) f (a)+tx∗ (v) e prendendo, in particolare t = ±1, si ottiene m = x∗ (v). Corollario 350. (Conseguenza immediata del Lemma precedente) Proposizione 351. f è L-lipschitziana2 su A ⇐⇒ S ∂f (a) 6= ∅. ∂f (A) ⊂ BL (0). | {z } a∈A ∂f (a) Dimostrazione. ⇒) Sia a ∈ A, x∗ ∈ ∂f (a) ,r > 0 kx∗ k e Br (a) ⊂ A. Per denizione = 1 sup rx∗ u r kuk=1 = 1 sup x∗ (ru) r kuk=1 = 1 sup x∗ (u) r kuk=r ≤ [u = (a + u) − a] sup (f (a + u) − f (a)) kuk=r ≤ = ≤ ⇐) Siano 1 L kuk r 1 Lr r r. x, y ∈ A, x 6= y , x∗ ∈ ∂f (x), y ∗ ∈ ∂f (y). Voglio maggiorare f (x) − f (y) . 1 Il signicato di ciò che segue è semplicemente questo. Se ho due funzioni ani tali che una maggiora l'altra, non possono essere sghembe, devono essere parallele, altrimenti si toccherebbero prima o poi. 2 Generalizzazione del fatto da modulo è minore o uguale a L. R a R che una funzione derivabile è lip sse la derivata in 8.2 Subdierenziale (in generale) 106 Dalla denizione di subdierenziale x∗ (a − x) ≥ f (a) − f (x) . Dunque f (x) − f (y) ≤ x∗ (x − y) ≤ kx∗ k kx − yk | {z } ≤L ≤ L kx − yk . Scambiando di ruolo x, y otteniamo anche y ∗ (x − y) − (f (x) − f (y)) ≤ ≤ L kx − yk . Corollario 352. r>0 tale che ∂f è localmente limitato in A, i.e. per ogni a ∈ A esiste ∂f (Br (a)) sia limitato (immediato perché le funzioni convesse solo localmente lipschitziane). Proposizione 353. ∂f (a) w∗ -compatto è convesso e Dimostrazione. Si ha ∂f (a) = \ x∈A { x∗ ∈ X ∗ | x∗ (x − a) ≤ f (x) − f (a)} . | {z } semispazio (dunque convesso) w∗ −chiuso (il semispazio sarebbe iperpiano se ci fosse l'=) Dove w∗ −chiuso perché la to- pologia è quella della convergenza puntuale. Dunque l'intersezione rimane convessa, w∗ -chiusa e inoltre è limitato, ma nel duale le bolle sono dunque anche lui è w ∗ w∗ -compatte, -compatto. 0 (a, v) . ∂f (a) = x∗ ∈ X ∗ ∀v ∈ X, x∗ (v) ≤ f+ | {z } Proposizione 354. =:C Dimostrazione. Se ∗ x ∈ ∂f (a), per ogni t > 0, x∗ ((a + tv) − a) ≤ f (a + tv) − {z } | tx∗ (v) f (a) ,dunque ∗ x (v) ≤ inf t>0 x∗ ∈ C . a + v ∈ A, allora dunque ∗ Viceversa, sia ∗ x (x − a) = x (v) ≤ inf t>0 dunque f (a + tv) − f (a) t x∗ ∈ ∂f (a). x∗ ∈ C . 0 = f+ (a, v) , Allora con gli estessi conti, sia f (a + tv) − f (a) t [t=1] z =x }| { ≤ f (a + v) −f (a) , x = 8.2 Subdierenziale (in generale) 107 Osservazione 355. Geometricamente dice che toccare da sotto il graco in gura è come toccare da sotto il cono tangente dato dalle derivate direzionali. Proposizione 356. max (v (∂f (a))) Dimostrazione. . 0 f+ (a, v) = sup {x∗ (v) |x∗ ∈ ∂f (a) } = max {x∗ (v) |x∗ ∈ ∂f (a) } = (viene assunto). ≥ è il punto precedente. ≤). x∗ ∈ ∂f (a) tale che 0 x∗ (v) = f+ (a, v), max al posto di sup, 0 m = f+ (a, v). Allora esiste Posso mettere infatti dimostro che viene assunto. Uso Lemma con dunque il massimo viene assunto. Osservazione 357. Anche qui il signicato geometrico è chiaro. Proposizione 358. L'operatore ∗ ∗ ∂f : A → 2X x, y ∈ A, x ∈ ∂f (x) , y ∈ ∂f (y), ∗ 3 è monotono , cioè per ogni allora ∗ (x − y ∗ ) (x − y) ≥ 0. Dimostrazione. Per la def di ∂f f (x) − f (y) ≥ y ∗ (x − y) , f (y) − f (x) ≥ x∗ (y − x) , sommando membro a membro si ha la tesi. Osservazione 359. In R sarebbe (f 0 (x) − f 0 (y)) (x − y) ≥ 0, ovvero le dierenze hanno lo stesso segno, quini è crescente. 3 generalizzazioned decrescente. el fatto che su R la derivata di una funzione convessa è monotona non 8.2 Subdierenziale (in generale) 108 Osservazione 360. Ovvio che 0 0 min (x∗ (v) |x∗ ∈ ∂f (a) ) = − max {x∗ (−v) |x∗ ∈ ∂f (a) } = −f+ (a, −v) = f− (a, v) . Da ciò segue un corollario ovvio in una variabile (per averlo qua invece serve almeno HB). Corollario 361. f è G-di. in a ⇐⇒ Card (∂f (a)) = 1. Dimostrazione. ⇐) 0 0 v f+ (a, v) = f− (a, v) ma abbiamo condizioni equivalenti a f G-di. in a; per ogni delle ⇒) già visto che questa è una 0 Card (∂f (a)) > 1, esiste v tale che f− (a, v) < G-di in a (ha un punto angoloso!). con la contronominale, se 0 f+ (a, v) =⇒ f non è ∗ ∂f : A → 2X (che è una mappa multivoca monotono) è k·kw∗ − u.s.c., cioè (gura) Teorema 362. è un operatore nel nostro caso, per ogni esiste r>0 a ∈ A, per ogni tale che valga l'implicazione e sappiamo già che W ⊂ X ∗ w∗ -aperto, con ∂f (a) ⊂ W , [∀x ∈ Br (a) |∂f (x) ⊂ W ]. a ∈ A e W ∈ X ∗ w∗ -aperto ⊃ ∂f (a) e per x ∈ Br (a) tale che ∂f (x) 6⊂ W . Allora posso prendere Dimostrazione. Per assurdo esista ogni r > 0 esista k·k xn → a e per ogni n esiste x∗n ∈ ∂f (xn ) \ W . Dato che f ∗ ∗ è loc. lipshitz, {xn } è limitata. Ma le bolle chiuse nel duale sono w compatte, ∗ w ∗ ∗ ∗ ∗ esiste dunque una sottorete (xnα )α∈I di {xn } tale che xn → x0 ∈ X \ W , α infatti i punti sono sempre non contenuti in W . Dimostriamo allora che sta {xn } ⊂ A tale che W e abbiamo la contraddizione. Applicando ai ∂f (xnα ) abbiamo che per ogni y ∈ A e per ogni n in punti xn la denizione di f (y) ≥ f (xnα ) + x∗n (y − xnα ) . Passando al limite (che esiste perché sono passato alle sottoreti), e utilizzando il teorema che dice che se una succ zγ∗ (zγ ) → z0∗ , ∗ zγ è limitata, si ha l'esistenza dei limiti f (y) ≥ f (a) + x∗0 (y − a) , ma allora x∗0 ∈ ∂f (a) ⊂ W. Assurdo. w∗ kk zγ∗ → z0∗ , zγ → z0 allora 8.2 Subdierenziale (in generale) 109 Osservazione 363. Per funzioni univoche è la continuità, per funzioni multivoche è un modo di denire un tipo di semicontinuità. sarebbe Corollario 364. Se allora la semicontinuità inferiore ∂f (a) ∩ W 6= ∅. f è G-di in a con w∗ kk f 0 (a) = x∗0 , A 3 xn → a, x∗n ∈ ∂f (xn ), x∗n → x∗0 . Dimostrazione. Esercizio. Osservazione 365. E' una specie di continuità. Teorema 366 (Caratterizzazione della F -di 'tà). Le seguenti aermazioni sono equivalenti: 1. f 2. kk kk ∂f (a) = {x∗0 } e vale l'implicazione xn → a, xn ∈ ∂f (xn ) =⇒ x∗n → x∗0 . è F-di in a, 3. l'oscillazione è nulla, cioè (chiaro che quel limite esiste) osc (f, a) = inf diam (∂f (Bδ (a))) = lim+ diam (∂f (Bδ (a))) = 0. δ>0 Dimostrazione. 2 ⇐⇒ 3 δ→0 (2 =⇒ 1) 3 =⇒ 2, 1 ⇐⇒ 2. esercizio. (Per duale è completo). Dimostriamo invece bisogna usare il fatto che il Dobbiamo dimostrare che un certo limite è zero. Prendiamo una successione khn k → 0 e x∗n ∈ ∂f (a + hn ), i primi due ≤ valgono per denizione di subdierenziale, ≤ 0 ≤ ≤ f (a + hn ) − f (a) − x∗0 (hn ) khn k ∗ xn (hn ) − x∗0 (hn ) khn k ∗ kxn − x∗0 k khn k → 0, khn k dove l'ultima convergenza segue direttamente dalla proprietà (1 =⇒ 2) f è ∂f (a) = {x∗0 }. Per ipotesi anche G-di e dunque contiene un solo elemento, diciamo Allora ε (v) := se 2. kvk → 0 per la F-di. f L-lip su Br (a) ⊂ A. f (a + v) − f (a) − x∗0 (v) →0 kvk è loc. lipschitz, esiste dunque Prendiamo arbirariamente r > 0 tale che f kk è Br (a) 3 xn = a + hn → a 8.2 Subdierenziale (in generale) 110 e consideriamo x∗n ∈ ∂f (a + hn ). (x∗n − x∗0 ) (v) = Abbiamo x∗n ((a + v) − (a + hn )) + x∗n (hn ) − x∗0 (v) [per def subf if f ] f (a + v) − f (a + hn ) + x∗n (hn ) + ε (v) kvk − f (a + v) + f (a) −f (a + hn ) +x∗n (hn ) + ε (v) kvk + f (a) {z } | {z } | ∗ L khn k + xn (hn ) + ε (v) kvk ≤ = ≤ L khn k + kx∗n k khn k + ε (v) kvk | {z } ≤ ≤L ≤ 2L khn k + ε (v) kvk . Scelgo arbitrariamente ρ ∈ (0, r). Per denizione kx∗n − x∗0 k = sup (x∗n − x∗0 ) (v) = kvk=1 dai conti sopra, poiché 1 sup (x∗ − x∗0 ) (v) ≤ ρ kvk=ρ n a+v ∈A ≤ 1 1 sup (ε (v) ρ) + 2L khn k ρ kvk=1 ρ = 1 sup (ε (v)) + 2L khn k , ρ kvk=1 passando al limsup ρ→0+ lim sup kx∗n − x∗0 k ≤ sup ε (v) → 0. n Dall'arbitrarietà di ρ kvk=ρ segue la tesi. Osservazione 367. Nella 2 il primo pezzo è la G-di, poi c'è quella richiesta più forte sulla convergenza in norma. Corollario 368. TFAE 1. f è G-di in 2. f 3. f ∈ C 1 (A). è F-di in A con f 0 : A → X∗ continua; A; Osservazione 369. Quindi per funzioni convesse abbiamo dimostrato questo bel risultato. In realtà una cosa analoga vale anche in generale (per funzioni non necessariamente convesse). 8.2 Subdierenziale (in generale) X = Rd e in (a), allora f ∈ C 1 (A). Corollario 370. Se ∂f parziali ∂x i 111 A ogni punto di esistono tutte le derivate Osservazione 371. Questo forte risultato vale solo per funzioni convesse. Problema 372. Deniamo insiemi piccoli S (come small). Che proprietà gli diamo? Denizione 373. Sia 1. 2. X normato, S ⊂ 2X . Se S soddisfa A ∈ S, B ⊂ A =⇒ B ∈ S S {An }n∈N ⊂ S =⇒ n An ∈ S σ -ideale. si dice Si supponga anche che 1. A ∈ S, v ∈ X =⇒ A + v ∈ S , 2. ∅ 6= G ⊂ X aperto Esempio 374. Se X =⇒ G ∈ / S. è normato, i seguenti insiemi soddisfano (alcune del)le proprietà sopra 1. C = {insiemi al più numerabili} (countable) (siamo in uno spazio norma- to!); 2. per X = Rd , N = {insiemi Osservazione 375. Se di misura di Lebesgue nulla} (nulls sets). dim (X) = +∞ non esiste una misura invariante per traslazioni e tale che, per ogni x∈X e r>0 µ boreliana, si abbia 0 < µ (Br (x)) < +∞. L'idea è che le bolle chiuse non siano compatte, quindi si riesce a prendere una successione di punti con distanza a due a due maggiore di un numero ssato (e.g. 1). Se prendiamo delle bolle centrate in quei < 1/3) chiaramente se la misura delle bolle è +∞. disgiunti (e.g dell'unione 3. M = {insiemi di sfano le prime 3 I categoria punti e di raggi è 6= 0 la misura di Baire} (insiemi magri o meager) soddi- e per il Teorema di Baire soddifano anche 4 se X è di Banach. 4. Insiemi Lipschitz-small. Sia sione 1 H ⊂ X un sottospazio v0 ∈ X \ H si ha (un iperpiano), allora se X = H + (somma diretta)Rv0 in senso algebrico. Ovvero ho un'applicazione Φ Φ : H × R 3 (u, t) 7→ u + tv0 ∈ X. chiuso di codimen- 8.2 Subdierenziale (in generale) 112 X è uno svt chiaramente Φ è anche x = u + tv0 , poiché H è il nucleo di qualche funzionale ∗ lineare H = ker ϕ ∈ X a meno di moltiplicare per una costante non nulla ϕ (v0 ). Allora che è un isomorsmo algebrico. Ma se continuo. Detto ϕ (x) = ϕ (u) +tϕ (v0 ) | {z } = t. =0 Allora u = x − ϕ (x) v0 , dunque Φ−1 (x) = (x − ϕ (x) v0 , ϕ (x)) , quindi anche l'inversa è continua e X Lo stesso vale se su Φ è un isomorsmo anche topologico. metto una norma compatibile con la topologia. Tutti i modi ragionavoli di denire una norma su X sono equivalenti k(u, t)k = kuk + ktk (o il max, o qualche norma p). Dunque come spazi normati sono la stessa cosa (abbiamo da un po' confuso R con Rv0 X e Denizione 376. L ⊂ X è una ipersupercie lipschitziana se v0 ∈ X \ H e H ⊂ X sottospazio chiuso di codimensione 1 Φ−1 (L) è il graco di una funzione lipschitziana ψ : H → R. Denizione 377 (Equivalente). Esiste esistono v0 ∈ X \ H e ψ:H→R H⊂X chiuso con H ×R per comodità) esistono tale che codim = 1 ed lipschitz tale che L = {u + ψ (u) v0 |u ∈ H } . Osservazione 378. ha intL = ∅, L è chiuso perché graco di una funzione lip, inoltre dunque è un insieme mai denso, inoltre, per il teorema di Fubini, la misura d-dimensionale di L md (L) = 0. Osservazione 379. Dunque l'insieme L degli insiemi contenuti in unioni numerabili iperci lip soddisfano i nostri 3 punti, poi per Baire, essendo di I categoria se X è completo (duqne banach) soddisfano anche 4. 8.2 Subdierenziale (in generale) Osservazione 380. In R 113 L = C. si ha Osservazione 381. (gura) Dal rosso, chiuso dunque metrico completo. intE (Ln0 ∩ E) 6= ∅. Allora esiste x∈E e n0 tale che E ∩ Br (x) ⊂ Ln0 , Per Teo Baire esiste r >0 tale che ma questo è assurdo (gura) perché per la proprietà delle ipersup lip ogni retta deve intersecare Ln0 in un solo punto. Chiaramente esistono insiemi che non appartengano a nessuna di queste classi, ad esempio gli aperti. Lemma 382. Siano (X, ρ) uno spazio metrico, lipschitziana. Si denisca per ogni E ⊂ X , ψ : E → R L- x∈X ψb (x) := inf {ψ (y) + Lρ (x, y)} . y∈E Allora 1. per ogni 2. x∈X ψb : X → R 3. se inoltre ψb si ha ψb (x) ∈ R, è un'estensione X è normato, E L-lipschitziana è convesso e ψ di ψ. è anche convessa, allora anche è convessa. Dimostrazione. Esercizio. Osservazione 383. Sia X dice monotono se per ogni x, y ∈ X , per ogni x∗ ∈ T (x), per ∗ T : X → 2X ∗ ogni y ∈ T (y) normato. Si ricordi che un operatore si si ha (x∗ − y ∗ ) (x − y) ≥ 0. Si noti che non si richiede nulla sul fatto che gli insiemi non siano vuoti. Denoteremo dopo con D (T ) := {x ∈ X |T (x) 6= ∅ } . Teorema 384 (Zaji(accento acuto) cˇek, 1978). Sia X → 2X ∗ X normato separabile, operatore monotono, allora M (T ) := [x ∈ X |Card (T (x)) > 1 ] è L-small. T : 8.2 Subdierenziale (in generale) 114 ⊂ SX := ∂BX numerabile e denso. Se x ∈ M (T ) esistono a∗x 6= b∗x . Si ssi un tale x. Visto che sono continui e D è dx ∈ D tale che, ad esempio Dimostrazione. Sia D a∗x , b∗x ∈ T (x) tali che denso esiste anche a∗x (dx ) < b∗x (dx ) . Esistono allora due numeri αx , βx ∈ Q tali che a∗x (dx ) < αx < βx < b∗x (dx ) . mx ∈ N tale che ka∗x k ≤ mx d ∈ D, α, β ∈ Q e m ∈ N l'isieme Esiste inoltre e (∗) kb∗x k ≤ mx . Denisco ora per ogni E (d, α, β, m) := { x ∈ M (T )| dx = d, αx = α, βx = β, mx = m} . Chiaramente M (T ) = unione numerabile. v ∗ ∈ X ∗ tale x ∈ X , (gura) (esiste!) x = ux + tx d, dove E (d, α, β, m) E . Si E := E (d, α, β, m). Scelgo ora H = ker (v ∗ ). Dunque d ∈ X \ H . Basta dimostrare la tesi su uno di questi insiemi d, α, β, m e si ∗ che v (d) > 0. ssino arbitrariamente Sia [ ux ∈ H , tx ∈ R. denisca Pongo Siano x, y ∈ E . Allora, poiché l'operatore seguente è monotono 0 ≤ = a∗x b∗y (x − y) a∗x − b∗y (ux − uy ) + (tx − ty ) a∗x − b∗y (d) , da cui (tx − ty ) b∗y − a∗x (d) ≤ | {z } a∗x − b∗y (ux − uy ) >β−α ≤ ≤ ∗ ax − b∗y kux − uy k ka∗x k + b∗y kux − uy k , | {z } ≤2m 8.2 Subdierenziale (in generale) dove il >β−α segue da (∗). 115 Allora, dividendo tx − ty < 2m kux − uy k . β−α |tx − ty | < 2m kux − uy k . β−α Per simmetria (gura) c'è un solo x con coordinata ux ,infatti se x, y ∈ E e ux = uy Allora riesco a denire il graco di una funzione (pensando allora tx = ty . Rd = R). Sia dunque A := {ux : x ∈ E} ⊂ H, allora, denita ψ (ux ) := tx si ha E = {u + ψ (u) d : u ∈ A} , 2m b:H →R ψ : E → R è β−α -lipsch, dunque per il lemma esiste ψ di ψ . Dunque E è sottinsieme della superf lip L in cui n o E ⊂ L = u + ψb (u) d u ∈ H . dove lip estensione Osservazione 385. Questa dimostrazione, abbastanza naturale, è il tipico esempio di come si possa spezzare un insieme in un unione numerabile controllando quanto sono distanti tra loro i punti. Corollario 386. Siano A→R X 4 Banach e separabile, N G (g) := {x ∈ A |f è Lip-small (e quindi di I cat. e, se 4 Così A⊂X aperto convesso, f : covessa. Allora l'insieme non G-di in X = Rd , X} di misura nulla). davvero gli insiemi di I cat sono piccoli, se no il teorema sarebbe vero ma lo spazio potrebbe essere di I. 8.2 Subdierenziale (in generale) 116 Dimostrazione. Basta denire ( T (x) = ∂f (x) x ∈ A 0 x∈ /A Osservazione 387. La parte della misura nulla si può dimostrare anche in modo diverso, con tecniche di analisi reale si mostra che le funzioni convesse sono q.o. dierenziabili (i.e. F-di, che per funzioni convesse è equiv a G-di.). Osservazione 388. Per operatori monotoni, più in generale, se k ∈ N si denisce Mk (T ) = {x : dim (T (x)) ≥ k} che è contenuto in un'unione numerabile di superci lip di codim analogia a quelle Teorema 389 (Preiss-Zaji(accento acuto)cˇek, 1984). Siano 5 separabile , T k denite in 1-codimensionali. X∗ :X→2 X normato con X∗ operatore monotono e N C (T ) = {x ∈ D (T ) |osc (T, x) > 0 } è di I cat di Baire. Come prima osc (T, x) = lim diamT (Bδ (x)) . δ→0+ Corollario 390. Se X è di Banach e f :A→R N F (f ) := {x ∈ A |f è convessa e continua, allora non F-di. in x} è di I cat. Osservazione 391. In dimensione nita sappiamo già che è uguale a NG (non Gateaux). Denizione 392. Sia Asplund) se ogni X di Banach. X è uno spazio di Asplund (o debole di f : A ⊂ X continua convessa denita su un aperto convesso è F-di (G-di.) a meno di un insieme di I categoria. Osservazione 393. Cioè quelli per cui vare l'importante corollario del teorema di Preiss-Zaji(accento acuto)c ˇek. Teorema 394. TFAE 1. X è di Asplung 2. per ogni 5X∗ Y ⊂X separabile sottospazio separabile, si ha =⇒ X Y ∗è separabile. separabile, ma non il viceversa, ad esempio separabile (= come isometrico). (`1 )∗ = `∞ che non è 8.2 Subdierenziale (in generale) 117 3. slice (gura) ε>0 diam(S) < ε per ogni e per ogni E ⊂ X∗ limitato esiste una slice 6 S di E con ∗ 4. vale il teorema di Radon-Nikodym per misure a valori in X , i.e.(Ω, Σ)sp ∗ misurabile, ν : Σ → X è una misura (cioè vale 0 sul vuoto ed è σ - additiva), ν (E) = 0. µ : Σ → [0, +∞] misura σ -nita ν , cioè se µ´(E) = 0 allora ∗ Allora esiste f : Ω → X misurabile e ν (E) = E f ( dµ). Osservazione 395. Per gli spazi di Asplung debole non ci sono caratt, però si sa che: Proposizione 396. Se kkX è G-di su X \ {0}, allora X è debole di Asplund. Osservazione 397. Visto che la def di asplund non di dipende dalla norma si può scrivere se esiste una norma equivalente a quella di X \ {0}, X tale che è G-di su allora... Osservazione 398. Si può mettere F-di e Asplund nella prop sopra (esiste questa versione). Osservazione 399. Il subdierenziale si comporta un po' come la derivata usuale. Proposizione 400. vesse continue su 1. X Banach, A ⊂ X A, a ∈ A,allora ∂ (f + g) (a) = ∂f (a) + ∂g (a) aperto convesso, (quella ⊃ f, g, f1 , . . . , fn con- viene proprio con la denizione, per l'altro serve un ingegnoso utilizzo di HB), 2. detto h (x) = max {f1 (x) , . . . , fn (x)}si ha [ ∂h (a) = conv ∂fi (a) , i∈I(a) dove 6 Una I (a) = {i : fi (a) = h (a)}. slice di un'insieme è un pezzo ottenuto tagliando con un iperpiano chiuso e buttando via tutto ciò che rimane da un lato. 8.2 Subdierenziale (in generale) 3. Se 118 f : A → I (I ⊂ R intervallo aperto) e ϕ : I → R convessa h = ϕ ◦ f è convessa (e continua) e vala non decrescente. Allora ∂h (a) = ∂ϕ (f (a)) · ∂f (a) | {z } | {z } ⊂R (il · ⊂R ovviamente è fatto elemento per elemento per tutti gli elemente dei 2 insiemi). Capitolo 9 Appendice 9.1 Reti o successioni generalizzate (Net) Denizione 401 (Ripasso su successioni e sottosuccessioni). Sia Una successione in E E un insieme. è una mappa ϕ : N → E, spesso indicata con {xn }n∈N ) {xn }n∈N := {ϕ (n)}n∈N . Una sottosuccessione di ϕ (di è una mappa ϕ◦ψ :N→E tale che ψ:N→N sia un'applicazione monotona strettamente crescente. Spesso le sottosuccessioni si indicano con xψ(n) n∈N . Nelle net si usa la stessa idea ma ad N si sostituisce un insieme di indici più generale. Denizione 402 (Insieme diretto). Sia I un insieme. Si dice che I è un insieme diretto (verso l'alto) se 1. su I è denito un preordine (parziale) ≤ (cioè è una relazione riessiva e transitiva), 2. per ogni α, β ∈ I esiste un γ∈I tale che γ≥α e γ ≥ β. Osservazione 403. Gli insiemi diretti sono quelli utilizzabili come insiemi di indici. La seconda richiesta è necessaria perché alcuni indici non sono tra loro confrontabili. Esempio 404. Esempi di insiemi diretti sono S, l'insieme delle parti di Esercizio 405. Siano [a, b] S (N, ≤) , (R, ≤) o per ogni insieme (S) , ⊂). dotato dell'inclusione(P −∞ < a < b < +∞ e sia P l'insieme delle partizioni di con l'operazione di inclusione è un insieme diretto. 9.1 Reti o successioni generalizzate (Net) 120 Esempio 406 (Importante). in uno s.v.t. la famiglia degli intorni tali che U ≤V se U ⊃V 1 U, V ∈ U (x) è un insieme diretto . Denizione 407 (Net, subnet). Sia E un insieme. Una net in E è una mappa ϕ:I→E dove I è un insieme diretto. Una subnet di ψ ϕ è ϕ ϕ ◦ ψ : J −→ I −→ E, dove ψ tende all'innito, cioè per ogni α ∈ I esiste β0 ∈ J tale che β ≥ β0 si ha ψ (β) ≥ α. Analogamente a quanto fatto per le successioni, denota la net con (xα )α∈I := (ϕ (α))α∈I , la subnet si può scrivere come xαβ β∈J := xψ(β) β∈J , J è diretto e per ogni se si dove per ogni β∈J si è ovviamente posto Denizione 408 (Limiti di net). Sia net in X x ∈ X. e α∈I xα −→ x U ∈ U (x)esiste un o α0 ∈ I Proposizione 409 (Proprietà). Sia T2 ⇐⇒ 1. X 2. A⊂X 3. X è uno spazio topologico, Si dice che la net tende a si scrive se per ogni X αβ := ψ (β). x (o che x (xα )α∈I una è il limite della net) e lim xα = x α∈I tale che, per ogni X α ≥ α0 si ha xα ∈ U . uno spazio topologico. (xα )α∈I ⊂ X ha al più un limite; h i α∈I ⇐⇒ (xα )α∈I ⊂ A, xα −→ x ∈ X =⇒ x ∈ A ; ogni net è chiuso è compatto ⇐⇒ ogni net in X ha una subnet convergente; Y è uno spazio topologico, F : X i→ Y α∈I α∈I X 3 xα −→ x ∈ X =⇒ F (xα ) −→ F (x) ∈ Y . 4. se h anche Proposizione 410. Siano X s.v.t., C1 , . . . , C n ⊂ X è continua ⇐⇒ convessi e D = conv (C1 ∪ . . . ∪ Cn ) . Allora 1. D= nP n i=1 λi ci | ∀i ∈ {1, . . . , n} ci ∈ Ci , λi ≥ 0, 2. se C1 , . . . , Cn 3. se C1 , . . . , Cn−1 sono compatti, allora anche sono compatti e Cn D è chiuso Pn j=1 o λj = 1 ; 2 è compatto ; =⇒ D è chiuso. Dimostrazione. 1. Sia x ∈ D. Allora x si può certamente scrivere come combinazione con- D, qundi per qualche N ∈ N che potrebbe essere Sn esistono c1 , . . . , cN ∈ C j=1 j e λ1 , . . . , λN ∈ (0, 1] tali che vessa di elementi di 3 molto grande 1 Si noti che la relazione è rigirata! 2 Già dimostrato quando C , . . . , C erano n 1 3 E non ha nulla a che vedere col nostro n. singoletti. 9.1 Reti o successioni generalizzate (Net) PN j=1 λj = 1 121 e x= N X λj cj . j=1 Raggruppando gli addendi nel seguente modo ... +..., x = λ1 c1 + . . . λm cm + |{z} {z } | ∈C2 ∈C1 la somma sotto la graa (che appartiene a C1 ) si può scrivere come ! λ1 c1 + . . . λm cm Pm λj . j=1 λj j=1 {z } | {z } | m X µ1 ∈C1 Procedendo analogamente per gli altri, basta osservare che perché P µi = P P µi = 1 λj . 9.1.1 <Assente lunedì 8 aprile e venerdì 12 aprile 2013> 9.1.2 Lunedì 15 aprile 2013 Indice analitico Bishop-de Leuw, 43 Roberts, 43 Categoria di Baire, 18 S.v.t., 12 Catena, 46 Segmento, 4 Chiusura convessa, 14 Spazio di Baire, 18 Codimensione algebrica, 5 Spazio localmente compatto, 20 Spazio localmente convesso, 16 Dimensione algebrica, 5 Spazio vettoriale topologico, 12 Duale algebrico, 5 Subnet, 120 Funzionale lineare, 5 Teorema di Baire, 20 Insiema linearmente ordinato, 46 Insieme ane, 4 Insieme convesso, 4 Insieme diretto, 119 Insieme estremale, 45 Insieme lineare, 4 Insieme precompatto, 14, 15 Insieme totalmente limitato, 14, 15 Interno, 12 Interno algebrico, 20 Interno relativo, 13 Involucro ane, 5 Involucro convesso, 5 Involucro lineare, 5 Iperpiano, 5 Iperpiano di supporto, 40, 45 Lemma di Zorn, 46 Limiti di net, 120 Net, 120 preordine, 119 Punti estremi, 41 Retta, 4 Teorema di Carathéodory, 8 Teorema di Choquet, 42 Teorema di Hahn-Banach (algebrico), 38 Teorema di Hahn-Banach (topologico), 39 Teorema di Krein-Milman, 48 Teorema di Minkowski, 43
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