ECONOMIA AZIENDALE Anno accademico 2014 - 2015 Prof. Mario Mazzoleni 2 Merito Meritocrazia e Meritorietà Confronto tra interpretazioni 3 I tre cardini della moderna Analisi Economica • 1. 2. 3. • La moderna AE, nella versione largamente prevalente della scuola di Chicago, poggia su tre principi microeconomici fondamentali: Gli individui sono razionali in tutti i loro comportamenti (di mercato e non), cioè puntano a massimizzare il proprio benessere; Il comportamento (di mercato e non) degli individui risponde agli incentivi; Le regole giuridiche possono essere valutate in base alla loro efficienza, da cui la prescrizione normativa che la scelta tra le regole deve promuovere l’efficienza. Quindi: il criterio di comportamento individuale è la razionalità, mentre il criterio di decisione collettiva è l’efficienza. 4 La razionalità individuale • Ipotesi: gli agenti economici sono razionali, cioè agiscono in base ad un criterio. • Tale criterio, in economia, è la massimizzazione del benessere individuale (“utilità”). • Quindi: razionalità = massimizzazione. • Più specificamente, gli agenti razionali sono capaci di prevedere perfettamente le conseguenze delle proprie azioni e sono in grado di scegliere coerentemente l’azione migliore rispetto al perseguimento dei propri obiettivi. ▫ Implicita è la c.d. premessa consequenzialista: le opzioni di comportamento sono valutate solo in base alle loro conseguenze rispetto all’obiettivo, mai di per sé. 5 Il criterio di efficienza • Premessa welfarista: nelle scelte pubbliche conta solo il benessere degli individui ed i beni sono solo strumenti per ottenere il benessere. • Principio di scarsità: il problema dell’efficienza esiste perché le risorse sono sempre scarse (= non sono sufficienti a soddisfare tutti i bisogni degli individui); questo implica che gli interessi individuali siano sempre in conflitto, risolvibile mediante un concetto di efficienza. • Esistono vari concetti o criteri di efficienza. ▫ P.e. efficienza produttiva: ottenere il massimo output con input dati oppure consumare la minima quantità di input per avere un dato output. 6 Il criterio paretiano • Efficienza paretiana: un ottimo paretiano è una situazione (p.e. un’allocazione delle risorse) in cui nessun agente può migliorare ulteriormente la propria posizione (p.e. la propria dotazione di risorse) senza peggiorare quella di qualche altro agente. • Criterio del miglioramento paretiano: le uniche situazioni modificabili sono quelle in cui è possibile migliorare la posizione di un agente senza peggiorare quella di nessun altro. ▫ Sono infatti situazioni inefficienti, in cui cioè si ha uno spreco di risorse. • Limiti del criterio paretiano ( dal concetto di Paretoefficienza): ▫ E’ un criterio minimale e coincide, sul piano delle regole di scelta sociale, con la regola dell’unanimità. ▫ Il criterio non dice nulla su come le risorse devono distribuite (separazione tra efficienza ed equità). ▫ Il criterio dipende dal punto di partenza (= allocazione iniziale delle risorse) e quindi è un criterio relativo e poco discriminatorio. 7 Un’applicazione del criterio paretiano • Ipotizziamo una società composta da due agenti (ma potrebbero essere anche due gruppi sociali) e di avere a disposizione una data dotazione di risorse. • Il problema è: individuare una regola di distribuzione delle risorse tra i membri della società tale da rendere massimo (= non ulteriormente migliorabile), in un qualche senso ben specificato, il benessere degli agenti. • Il concetto di efficienza paretiana è una possibile accezione di tale idea di “massimo” perché corrisponde alla situazione di assenza di spreco delle risorse. • Il criterio del miglioramento paretiano garantisce che si pervenga ad un’allocazione efficiente delle risorse, ma non garantisce né il soddisfacimento di alcun requisito di equità né che si possano raggiungere (e quindi confrontare con la situazione di partenza) tutte le allocazioni efficienti. 8 Non confrontabilità Il problema della non confrontabilità impedisce la valutazione di tutte le possibili regole alternative. • Due modi di risolvere il problema: 1. Ammettere confronti interpersonali tra le utilità. Questo richiede: • la conoscenza delle preferenze individuali e … • la possibilità di compensare direttamente gli agenti danneggiati dallo spostamento. • Ma il criterio di Pareto è stato inventato proprio per rendere non necessari tali confronti interpersonali! 2. Cambiare criterio di efficienza. • 9 Il criterio di compensazione • Detto anche criterio di Hicks e Kaldor (HK) o criterio della massimizzazione della ricchezza, è il criterio di efficienza più utilizzato dalla moderna AE. • Il criterio HK è alla base della moderna analisi costi/benefici. Infatti, se poniamo: bi(x) → beneficio agente i dalla nuova regola, i = 1,2,…n, cj(x) → costo agente j dalla nuova regola, j = 1,2,…m, la nuova regola va implementata (è efficiente) secondo il criterio HK solo se bi(x) > cj(x) , cioè solo se la somma dei benefici supera la somma dei costi, ovvero solo se il beneficio netto totale è positivo: bi(x) – cj(x) > 0 . ▫ Quest’ultima è anche la condizione matematica per la massimizzazione della ricchezza aggregata. 10 Esempio di applicazione del criterio HK • Un’impresa chimica inquina causando danni per €1 milione ai contadini a valle. • Il costo dei filtri per evitare l’inquinamento, se posto a carico dell’impresa, è €600.000. • Una regola giuridica che imponga l’uso dei filtri all’impresa è dunque efficiente secondo il criterio HK perché il beneficio netto totale, pari al beneficio per i contadini meno il costo per l’impresa, è positivo (= €400.000). • Se però i contadini possono a loro volta evitare di subire l’inquinamento al costo di soli €300.000, una nuova regola che liberi l’impresa dall’onere di installare i filtri è a sua volta efficiente perché il beneficio netto totale è maggiore: ▫ I contadini, non più tutelati, sosterranno direttamente i costi antiinquinamento, generando un beneficio netto totale pari a €700.000. • La nuova regola è preferibile rispetto alla prima (= è efficiente passare dall’una all’altra) perché il beneficio netto totale è maggiore: chi trae vantaggio dal cambiamento della regola (l’impresa, che risparmia €600.000) potrebbe potenzialmente compensare chi viene svantaggiato (i contadini, che per evitare l’inquinamento devono ora sborsare €300.000). 11 L’efficienza come regola di giustizia • Secondo Posner, il criterio HK ha un fondamento etico nel principio del consenso: gli agenti accettano la regola di massimizzazione della ricchezza perché credono di poterne beneficiare almeno nel lungo periodo (= credono di essere alla lunga i beneficiari netti del criterio). • Inoltre, rispetto al principio utilitarista classico (cioè la massimizzazione dell’utilità totale), Posner ritiene il criterio HK più rispettoso della libertà individuale perché l’idea di compensazione potenziale richiama, almeno implicitamente, la possibilità di scambio volontario (chi guadagna potrebbe “comprare” sul mercato il consenso di chi perde). ▫ Secondo Posner il criterio HK sottolinea l’importanza dell’autonomia individuale espressa attraverso la capacità di dare consenso 12 • Implicita nell’accettazione del criterio di efficienza come unico criterio rilevante è la condivisione di due premesse (vedi sopra): ▫ La c.d. premessa consequenzialista, ovvero l’idea che le scelte pubbliche vanno valutate solo per le loro conseguenze, non per le procedure seguite. ▫ La c.d. premessa welfarista, ovvero l’idea che ai fini delle scelte pubbliche conti solo il loro effetto sul benessere degli individui. 13 Meritocrazia ed efficienza • La c.d. meritocrazia può essere intesa, oltre che come una regola organizzativa (= mettere i migliori nei posti di responsabilità), come una regola distributiva: il reddito va distribuito in base all’abilità, talento ed impegno di chi l’ha prodotto. ▫ Vedi G. Zanella, www.noisefromamerika.org/index.php/articoli/2032 • Il problema è che abilità, talento ed impegno sono spesso grandezze inosservabili. Cioè che osserviamo è infatti solo il risultato. • Per esempio, ipotizzando che l’abilità sia innata: risultato = abilità impegno altro dove “altro” significa fattori quali l’istruzione, la salute, i contatti sociali, il background familiare, ecc. 14 • L meritocrazia richiede in questo caso di premiare in base al risultato, ma senza sapere se questo dipende dall’abilità (innata), dall’impegno o dagli altri fattori. • Dal punto di vista economico la giustificazione della meritocrazia è che vogliamo incentivare l’impegno, ovvero la variabile frutto delle scelte individuali. Se l’impegno non fosse remunerato, nessuno sceglierebbe di impegnarsi, causando un risultato inefficiente. • Quindi: meritocrazia non è altro che il criterio di premiare il risultato in modo da dare l’incentivo adeguato ad impegnarsi. 15 Alcuni spunti… • http://www.afnews.info/wordpress/2012/04/24/inlinea-meritocrazia-di-bruno-bozzetto/ • http://www.meritocrazia.com/activecontent/pages/m eritocrazia_e.php • http://www.meritocrazia.com/index.php?option=com_ content&view=article&id=62&Itemid=67 16 Un principio equo? • La meritocrazia è il principio di giustizia che comporta che negli ambiti della società, ognuno debba essere valorizzato in funzione dei propri meriti. • È legittimo dare di più a chi raggiunge migliori prestazioni. 17 La società del confronto • È inevitabile vivere il costante confronto sociale tra le persone inserite in un sistema basato sul merito. • Il confronto sociale è la propensione umana a valutare le proprie capacità in maniera relativa, utilizzando gli altri come termini di paragone «specchio». 18 Riuscita o apprendimento? • La meritocrazia, come norma sociale richiede un tipo di funzionamento orientato al confronto sociale. • Focus della meritocrazia è la riuscita, in termini di posizione raggiunta piuttosto che sull’apprendimento effettivo; • In questi termini il principio della meritocrazia relega il processo dell’apprendimento a un ruolo secondario. 19 Il bisogno del confronto • In psicologia sociale la relazione tra meritocrazia e apprendimento è affrontata negli studi sul confronto sociale. • Self-evaluation, il bisogno di valutare il sé è un bisogno fondamentale, un meccanismo così radicato nel funzionamento umano da essere attivato in maniera automatica e inconscia. 20 Motivazione all’adattamento • La valutazione di sé svolge una funzione adattiva; • Non possedendo strumenti di misura oggettivi, le persone si valutano confrontandosi gli uni con gli altri. • Gli altri diventano così la fonte d’informazione per la valutazione. 21 La minaccia della meritocrazia • La meritocrazia racchiude in sé un confronto sociale minaccioso. • Una persona si potrebbe sentire minacciata quando la valutazione di sé la porta alla conclusione che i suoi risultati potrebbero non essere all’altezza degli standard normativi per lei pertinenti (i risultati di altre persone, i criteri di riuscita in un dato contesto, le aspettative delle persone di riferimento). 22 • La minaccia nel confronto sociale potrebbe rappresentare un impedimento all’apprendimento. • la minaccia provocata dal confronto sociale potrebbe indurre una rappresentazione competitiva delle interazioni sociali, limitando il loro potenziale benefico. 23 La meritocrazia a Lavoro • Ambito di lavoro centro di interesse della persona Bisogno economico/sicurezza Bisogno di stima/affetto Bisogno di accettazione/ affermazione Bisogno di riuscita Bisogno di autorealizzazione 24 La meritocrazia è individualista • Regola i processi lavorativi in modo strettamente legato all’individualità del lavoratore (capacità); • Le motivazioni intrinseche (conoscenza, competenza, autonomia) fanno leva su aspetti più genericamente socio-relazionali. 25 Duplice valenza della meritocrazia come stimolo ad ottimizzare le risorse mentali dei lavoratori. FONTE DI INCENTIVO PER I Più MERITEVOLI come provvedimento punitivo MINACCIA PER COLORO CHE ABBASSANO IL LIVELLO DI DEDIZIONE AL LAVORO 26 CONNOTAZIONE PUNITIVA • Intesa come momento di giustizia e spesso di rivalsa personale dei lavoratori virtuosi. 27 1958 • Michael Young usa il termine meritocrazia con una connotazione dispregiativa per descrivere una società assurda, in cui lo status di una persona è determinato dal suo quoziente intellettivo e dallo sforzo. • Tale concetto nel libro sfocia in una rivoluzione delle masse. 28 IL CONCETTO DI MERITOCRAZIA • Il termine meritocrazia è l’unione del latino merere, (guadagnare, farsi pagare) e del greco kratos (potere). il potere del merito, cioè il principio di organizzazione sociale che fonda ogni forma di promozione e di assegnazione di potere esclusivamente sul merito. 29 FORMULA DI Young • • • • m= IQ + E m sta per merito IQ sta per quoziente di intelligenza E sta per sforzo. • Merito= il talento (innato) + l’impegno elargito dalla persona nello svolgimento della mansione. 30 • Ecco perché il criterio meritocratico, secondo il giudizio del suo inventore, non può essere preso come criterio, né primo né principale, per la distribuzione delle risorse di potere, economico e/o politico. 31 • Young nel 2001 scrisse un articolo in cui denunciò il fatto che il suo saggio del 1958 fosse stato interpretato come un elogio e non come una estrema critica della meritocrazia intesa come sistema di governo. 32 1993 • … è moralmente accettabile che qualcuno venga avvantaggiato nell’esercizio del potere per qualcosa che gli è stato concesso dalla natura? • … come la bellezza, anche il talento e l’eccellenza attraggono il riconoscimento, l’ammirazione, la gratitudine – risposte che nella vita umana rientrano tra le ricompense naturali. • Ma le ricompense economiche che taluni talenti sono in grado di esigere sono un’altra storia. Thomar Nagel filosofo americano 33 • Nell’accettazione acritica della meritocrazia esiste il pericolo di cadere verso forme più o meno velate di oligarchica che ucciderebbero il principio democratico. 34 Meritorietà • principio di organizzazione sociale basato sul “criterio del merito” e non del “potere del merito”. • È giusto che chi merita di più ottenga di più, ma non che ciò si traduca in differenze di potere decisionale. 35 • La meritocrazia si basa sul principio del merito nella fase della distribuzione della ricchezza; • La meritorietà applica il principio del merito anche nella fase della produzione della ricchezza, mirando ad assicurare l’eguaglianza delle capacità. 36 1969 “Possiamo ammettere che la democrazia non pone il potere nelle mani dei più saggi e dei meglio informati e che la decisione di un governo di èlite potrebbe essere, nel suo insieme, più benefica. Ma questa ammissione non può impedirci di continuare a preferire la democrazia” F. van Kayek, economista difensore delle ragioni della libertà
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