PDF Compressor Pro 12 Attualità 15 settembre 2014 GONNOSFANADIGA Gaia Scano eletta miss Campidano 2014 Il Campidano ha una nuova miss: Gaia Scano di Villacidro. La giovanissima partecipante al concorso indetto dall’associazione Nuova Monte Linas, diretta da Antonio Fenu, ha ricevuto a Gonnosfanadiga il titolo più atteso dell’estate che ora le aprirà le porte del mondo della moda e del programma televisivo in onda su Tcs “Adesso viene il bello”, condotto da Max Sabetta (presentatore della serata). A incoronarla è stata Chiara Montisci, miss 2013, che ha ceduto alla nuova reginetta scettro, corona e fascia Epilhour. Alla fortunata bellezza nostrana anche altri premi: una targa ricordo, un buono SAN GAVINO. in trattamenti di bellezza e 500 euro, quale borsa di studio per proseguire con nuovo sprint la carriera. La giuria composta da esperti di moda, fotografia e spettacolo ha portato sul podio altre due compaesane della vincitrice: Giulia Melis e Isabella Porcedda (rispettivamente al secondo e al terzo posto). Sotto la direzione artistica di Monia Casti, trenta concorrenti hanno sfilato in versione elegante , casual e in costume da bagno per stupire la giuria che ha dato altre fasce: Roberta Pittau (Miss Cinema), Alessia Pinna (Miss Moda), Ilaria Diana (Miss Gonnosfanadiga), Jennifer Fortini (Miss immagine), Claudia Concu (Miss Planet Cafe’), Asia Sibiriu (Miss Slot Italia), Katia Sollai (Miss Eleganza), Saida Contis (Miss Sorriso). Nella serata presentata da Max Sabetta uno spazio è stato riservato alle concorrenti over 40: la più bella di tutte è Emma Atzeni di Solarussa (53 anni) . Eletto anche un giovane Mister: Marcello Putzolu di Sanluri. Madrine della serata Valeria Defraia (miss Campidano 2012) e Ilaria Vaccargiu ORGANIZZATA DALLA STAZIONE CULTURALE (miss Campidano 2011). Ospite d’onore, la scrittrice Katia Corda, sopravvissuta alla crociera nella nave Concordia, autrice del libro “E chi se lo scorda”. La serata è stata allietata da spazi musicali a cura dei cantanti Simone Barrago, Laura Muntoni, dei ballerini di Claudia (danze del ventre) e della coppia Giovanna e Alessandro (danze latino americane). Stefania Pusceddu ARBUS. PESCA FORTUNATA Divertimento e ottima affluenza per la Festa Messicana Dal mare un bel regalo: una spigola di tre chili In una bella serata di fine estate, sabato 6 settembre in Piazza della Resistenza si è svolta la “Festa Mexicana” . Dopo il successo dello scorso anno con la Festa Spagnola, i soci della Stazione Culturale del Medio Campidano hanno voluto riproporre la serata con una diversa nazionalità, il Messico. Una festa all’insegna dell’allegria, della musica e soprattutto dei sapori messicani con un menù fisso proposto al pubblico comprendente piatti come le tortillas ripiene di chilli con carne peperoni e melanzane, riso sgranato accompagnato da fagioli e salsiccia con salsa messicana e salsa guaca mola agrodolce. Il tutto preparato dal celebre chef Rocco che con la sua esperienza ha cucinato a puntino i piatti tipici della tradizione messicana. Non è mancata nemmeno l’animazione a cura di Julio e del suo staff che hanno intrattenuto le persone con balli latino americani e le più celebri canzoni del paese centroamericano come “Cielito lindo”. Soddisfazione da parte degli organizzatori che hanno registrato un’affluenza di cinquecento persone che hanno riempito la piazza e colorato il paese per una piacevole nottata. Lorenzo Argiolas PAULI ARBAREI Festa Manna per Sant’Agostino e San Giovanni Battista patrono dei pastori Dal 27 al 30 agosto scorso, a Pauli Arbarei si è tenuta Sa Festa Manna, in onore di Santa Monica, Sant’Agostino e San Giovanni Battista. I riti religiosi dedicati alla santa hanno dato il via alla manifestazione, organizzata dagli omonimi comitati, la Pro loco e l’amministrazione comunale. Numerosi i fedeli partecipanti alla solenne messa e processione, per accompagnare il simulacro di Sant’Agostino col cocchio trainato dai buoi, insieme alla confraternita Madonna del Rosario, i gruppi folk, i Cavalieri della zona e la musica delle launeddas di Franco Melis, e per partecipare alla Santa messa con panegirico, celebrata dal parroco di San Vito, don Roberto Maccioni. Per la processione dedicata al martirio di San Giovanni Battista, era presente anche il gruppo folk Sa Java di Tuili e don Nicola Demelas, parroco di Arbus, per celebrare la Santa messa con panegirico. Come di consuetudine, per l’occasione, gli allevatori del comitato del santo, patrono dei pastori, lo hanno celebrato anche con la sagra della pecora. I festeggiamenti civili, inoltre, hanno ravvivato i bambini con lo spettacolo Baby Fun, e le serate dei giovani e non, con il concerto di Alessandro Asara, che ha interpretato brani di Rino Gaetano, il tributo a Vasco Rossi con i BdA, gli Audio Boutique, i Tenores di Neoneli e la serata di liscio con La Fiaba. La grande festa si è conclusa sabato notte con Lo Schiuma Party più bello del Mondo, un divertente e rinfrescante tuffo nello spettacolo improvvisato dai cittadini. Marisa Putzolu Il mare di Torre dei Corsari oltre ad un’acqua cristallina riserva altre sorprese. Una di queste è il bel regalo fatto a Franco Tanda che nel periodo di Ferragosto ha portato a casa una spigola di tre chili. Franco si dedica da tempo alla pesca, è la sua grande passione. Anche se non è l’unica. Così ha catturato la spigola fra lo stupore e l’ammirazione dei presenti. In barca con gli amici, la cattura è arrivata improvvisa. Nessuno della comitiva si aspettava di certo di trovare una preda così importante. È stata una festa per tutti. (s. r.) PDF Compressor Pro Attualità 15 settembre 2014 LA SPIAGGIA DI PISTIS COLORI UNICI MAREGGIATA SETTEMBRINA I colori del mare in tempesta fra Pistis e Torre dei Corsari immortalati da Renato Sanna. Costa Verde: uno scatto per raccontare l’estate 2014 13 Quando il mare regala forti emozioni siamo sulla spiaggia di Torre dei Corsari. La foto è di Franco Tanda La più amata dai pendolari. Foto di Cristiano Murgia TORRE DEI CORSARI Sorriso simpatico e contagioso sulla sabbia dorata. Lo sa bene papà Andrea Cocco che ha scattato la foto ai suoi bambini LA COLONIA DEI MINATORI Nel suo abbandono resta unica e maestosa. Foto di Agnese Caddeo a cura di Santina Ravì CAMPER FUNTANAZZA I camperisti sfidano i divieti a due passi dal mare. Foto di Elisa Caddeo LAUNEDDAS AL TRAMONTO La melodia delle canne sarde di Franco Tanda accompagna il tramonto fra gli applausi dei bagnanti. Foto di Santina Ravì TORRE DEI CORSARI Cena romantica fra i colori ed i sapori dell’Hotel Belfiori. La foto è dei proprietari della Villa Belfiori DELFINO SPIAGGIATO Turisti e bagnanti hanno sfidato il maestrale per immortalarlo in uno scatto. La foto è di Renato Sanna TRAMONTO A IS CANNISONIS Un angolo di paradiso su una spiaggetta di Torre dei Corsari. Foto di Irene Medda CAPPELLO E RACCHETTA Dopo una giornata di lavoro si abbandonano al tramonto. Foto di Franco Tanda. DISCARICA A CIELO APERTO La maglia nera dell’estate resta la più amata dagli scatti. Sono tanti quelli che arrivano al giornale. PROTESTA A TUNARIA Assemblea dei residenti sul lungomare: “Tunaria è la località più antica della Costa. È sorta prima di Sant’Antonio di Santadi”. Foto di Mario Mura CAMPI DA TENNIS Quel che resta delle strutture sportive più amate dai turisti di Torre dei Corsari. Foto di Roberto di Mauro PDF Compressor Pro 14 15 settembre 2014 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012 Speciale Sanità PER PREVENIRE LE MALATTIE OCCORRE MIGLIORARE IL PROPRIO STILE DI VITA L a prevenzione è importante per la nostra salute. Tra le maggiori cause di morte in Italia ci sono il fumo di tabacco, i tumori e le malattie cardiovascolari. Per ridurre i fattori di rischio e quindi la possibile comparsa di malattie qualcosa si può fare: migliorare il proprio stile di vita. Ci sono molte azioni sono spesso sottovalutate che invece aiutano a preservare la la nostra salute. Prima di tutto bisogna cercare di seguire una sana alimentazione che garantisca il bilanciamento delle sostanze nutritive necessarie al nostro organismo, cioè carboidrati, proteine, vitamine e sali minerali, grassi. In funzione al sesso, l’età, e il grado di attività svolta, cambiano le quantità e la qualità dei cibi da assumere giornalmente. Gli esperti consigliano di seguire una dieta varia per garantire un adeguato apporto di nutrienti all’organismo, bere molta acqua, non saltare i pasti, mangiare almeno due porzioni di frutta e due di verdura al giorno, prediligendo quella di stagione, consumare ogni giorno cereali e legumi, al tempo stesso limitare il consumo di grassi, dolci e sale, ma anche svolgere regolarmente attività fisica. Sarebbe bene poi non fumare e non abusare di bevande alcoliche. Grande attenzioni va poi riposta nella prevenzione attraverso test di screening volti a scoprire malattie allo stato iniziale, per permettere la cosiddetta “diagnosi precoce” che consente di intervenire tempestivamente e aumentare così la possibilità di guarigione. Il Sistema Sanitario Nazionale, in collaborazione con le Asl e le Regioni, organizza programmi di screening rivolti a specifici gruppi di persone (considerate a rischio) per individuare precocemente alcune malattie. Attualmente vengono effettuati screening per i tumori dell’intestino colon-rettale, del seno e del collo dell’utero. Ma ci sono tanti altri controlli importanti per mantenersi in salute. Di solito ottobre, mese della prevenzione, è il periodo preferito dai pazienti per pensare alla prevenzione. D’altronde lo dice il detto sempre attuale: prevenire è meglio che curare! A settembre si torna a scuola e i genitori si preparano a far fare ai figli una visita oculistica. Tra le principali cause della scarsa concentrazione dei bambini a scuola vi sono infatti i problemi alla vista. Proprio come gli adulti, i bambini ricevono circa l’80% delle loro percezioni tramite la vista. Per questo motivo, una vista buona e nitida è fondamentale per la serenità dei bambini e per la loro buona rendita scolastica. Quando è opportuno portare i figli da uno specialista per un controllo: per far far esaminare gli occhi dei bambini non è mai troppo presto. «Non è sempre facile determinare se un bambino soffra di un difetto visivo oppure no», spiegano gli ottici di Sun Ottica di Villacidro. «I genitori generalmente si accorgono se un bambino sta avendo problemi a camminare, prima di notare un problema della vista; i neonati e i bambini piccoli non sono in grado di accorgersi o comunicare la loro difficoltà. Anche bambini più grandi hanno un’abilità limitata a differenziare il nitido dallo sfocato». Quando allora ci si accorge di un problema? «I genitori si accorgono di qualcosa solamente se l’acutezza visiva di un bambino si riduce drammaticamente di oltre il 60%. Ovviamente- precisano gli esperti - quanto prima un difetto visivo di bambini e neonati viene corretto, tanto migliore e di maggiore successo sarà la correzione del difetto. Occhiali o anche lenti a contatto possono essere prescritti e adattati anche a bambini piccoli. Adesso è possibile realizzare montature e lenti per occhiali speciali anche per i visi più piccoli, alcune sono addirittura realizzate su misura dagli ottici». Dopo il primo esame, i genitori devono controllare la vista dei bambini regolarmente, idealmente una volta l’anno. È anche consigliabile che i genitori osservino gli occhi dei loro bambini e il loro comportamento visivo. Il medico oculista va consultato se avvengono dei cambiamenti, come strabismo, strofinamento frequente degli occhi, mancanza di contatto visivo, cataratte, strizzamento degli occhi, oppure, nei bambini in età scolare, la necessità di tenere i fogli di carta troppo vicini durante lettura o scrittura e la copiatura scorretta dalla lavagna. Un altro importante indicatore è la televisione, i bambini che infatti guardano la televisione troppo da “vicino” potrebbero avere un difetto visivo. Quando sono presenti questi indicatori è bene dunque effettuare una visita oculistica. Se ottobre è un mese perfetto per pensare alla vista, nello stesso periodo è opportuno prepararsi al meglio ad affrontare l’arrivo della stagione fredda che porta con sé anche raffreddori e virus. «Si consiglia, su prescrizione medica, l’assunzione di farmaci immunostimolanti. Per omeopatici e fitoterapici invece non è necessaria la ricetta medica e ci si può avvalere del consiglio del farmacista», affermano Pierpaolo Liori e Claudia Piccaluga, titolari della Farmacia Centrale di Villacidro. «In aggiunta, si possono assumere integratori per rendere il fisico più forte per sopportare meglio i possibili rischi di contagio. Suggeriamo anche la vitamina C, contenuta nella Cerola ad esempio, di cui andrebbe assunto almeno un grammo al giorno. Così pure l’echinacea, immunostimolante naturale che protegge dai mali di stagione». Stefania Pusceddu PDF Compressor Pro 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567 Speciale 15 settembre 2014 15 Ristorazione O ltre alla crisi e agli elevati costi della navigazione, quest’anno anche il maltempo ha contribuito a dimezzare l’affluenza di turisti che scelgono le coste e l’entroterra dell’isola come meta per ristorarsi durante la stagione balneare. Il fattore imprevisto ha messo in croce, anche nel Medio Campidano, uno dei settori più importanti del territorio: quello offerto da bar, pizzerie, trattorie, gelaterie, ristoranti e alberghi. Chi svolge l’attività di ristorazione da una vita, sa quanto sia dura restare dietro a un bancone o ad una cassa per far quadrare i conti e resistere con tutte le forze per trasmettere un messaggio positivo del comparto turistico. La titolare di Bar Sport Onali di Sardara dice: «Se non fosse stato per i clienti abituali, rispetto agli anni scorsi il lavoro si è dimezzato. Ma i pochi turisti passati nel nostro bar, son rimasti piacevolmente soddisfatti del locale e di come è tenuto bene il paese. Noi lo diamo per scontato, ma chi viene a trovarci rimane contento. Ed è di buon auspicio perché tornino a visitarci». Anche il confortevole Hotel Ristorante Santa Maria nel cuore del centro storico di Guspini, nonostante i tempi duri, anche quest’anno ha ricevuto il certificato di Eccellenze Italiane, a garanzia di un servizio alberghiero accurato e una cucina offerta con pietanze genuine. Ma anche senza titoli ufficiali, quasi tutti i ristoratori del territorio provinciale son ben organizzati per rendere solare, con eventi e servizi all’utente, anche la grigia stagione invernale. Per Gianluca Cadeddu del Double G Lounge Bar di Sardara l’estate continua. Dopo il concerto dello scorso 12 settembre, tenutosi al parco comunale con ospiti internazionali come Pino Scotto e le band sarde Tamurita e Golaseca, il giovane titolare ha coinvolto due scuole musicali di Sanluri e Olbia per tenere ad ottobre un seminario di due giorni, nel quale 100 batterie suoneranno in con- temporanea con l’obiettivo di raggiungere il Guinnes dei Primati. E nelle giornate uggiose, i clienti entrano nel locale di Gianluca per il gioco a quiz Dr.Why e gli eventi culturali offerti tutto l’anno. Si trovano d’accordo anche i colleghi dei paesi limitrofi, come Antonello Loi del pub e birreria La Bodeguita di Sanluri, nel quale sono offerti vari tipi di cocktails, numerose qualità di birre e musica latina tutti i venerdì. E quelli che puntano più sulla stagione calcistica che su quella balneare. «Con l’inizio del campionato, speriamo di avere un’affluenza migliore», dice Raffaele Podda, titolare del Bar Congia di San Gavino, che ad aprile scorso ha rinnovato il locale per le serate di musica dal vivo e le scommesse sulle partite del Cagliari da vedere con gli amici e la clientela. E gli fa eco il collega Zemiro Termini, titolare di Cafè Diem di San Gavino, che offre il punto gioco Eurobet, giochi virtuali e prenotazioni touchscreen. Qualcuno per esperienza sa bene che anche le scelte politiche possono determinare la situazione commerciale e turistica. Il veterano titolare del bar, pizzeria e gelateria artigianale, Sporting di Pitzalis & C. di Sardara, ricorda a malincuore i tempi in cui chi percorreva la vecchia statale, entrava e sostava in paese. «Un lavoratore di Oristano si recava tutti i giorni qui per fare colazione. E anche se arrivano alcuni turisti, se ci fossero più segnali d’indicazione anche nella 131 e nelle strade provinciali limitrofe, ne arriverebbero molti di più». Concordano i titolari di Lollo’s Pub e Dolce & Gelato di Sanluri, a conduzione familiare, che pensano che l’attività del bar, pizzeria, trattoria e gelateria artigianale, ha avuto una riduzione da quando la nuova statale ha allontanato i viaggiatori dall’entrata del paese. E da quando, come quest’anno con l’estate sanlurese, gli eventi non vengono organizzati nelle piazze del centro, portando la citta- dinanza in periferia. «Ne approfitto per far un elogio al comitato di San Lorenzo - aggiunge il capofamiglia - che ha riportato la festa ai livelli di un tempo. Anche noi, nel nostro piccolo, abbiamo organizzato alcune cose, come un torneo di biliardino e una sorta di karaoke di musica rap, a dimostrazione che le piazze son idonee ad eventi che riportano il sorriso e la gente nel centro del paese». C’è poi chi preferisce la semplicità di un tempo, come il Bar Giardini di San Gavino, dove si possono trascorrere momenti rilassanti immersi nel verde della piazzetta, o in compagnia per usare l’intramontabile biliardino da bar. Piergiorgio Podda, invece, del Bar Lughente, attivo da 40 anni a Guspini, la prende con filosofia. Apre tutti i giorni alle 4,30 per preparare colazioni ai suoi fedeli clienti e a chi si reca a lavoro presto, e la sera preferisce rilassarsi in casa o fuori. «Prima avevo tre dipendenti - racconta il titolare - mi son dovuto rimettere dietro il bancone perché con la crisi non ci son più i numeri. Ma dobbiamo accontentarci e andare avanti». E sono soprattutto i giovani a non accontentarsi e ad offrire servizi complementari e ulteriori a quelli tradizionali e convenzionali. E qualcuno di loro addirittura nasce con la gestione turistica nel sangue. È il caso dei quattro figli del noto skipper radiofonico, Giuseppe Nonnis, due dei quali gestori di una discoteca e Aysen e Keven del Caffè della musica di Guspini. Insieme alla socia Alessia e i baristi Vanessa, Roberta e Mauro, nel locale dei fratelli Nonnis si respira aria di musica e cordiale accoglienza, con l’esposizione di dischi in vinile, la piattaforma musicale per le serate dal vivo nel week-end e il sorriso e la disponibilità verso chi si sente a casa anche solo per chiedere un’informazione occasionale. Marisa Putzolu di Podda Pier Giorgio Via Roma 91 GUSPINI Un servizio accurato e una cucina genuina... per rendere il vostro soggiorno indimenticabile... Via S. Maria, 46 Guspini Tel. 070 9783033 - Cell. 392 4691079 www.hotelsantamariaguspini.it - [email protected] PDF Compressor Pro 16 15 settembre 2014 MEDIO CAMPIDANO Edicolanti in crisi: l’ultimo anello nella catena dell’informazione L e edicole stanno cercando di sopravvivere ad un’epoca di crisi che sta le sta decimando. C’è rabbia nel settore. Negli ultimi anni hanno chiuso 10mila edicole, una su quattro. Il Medio Campidano non fa eccezione. Dalle dichiarazioni degli edicolanti emerge un quadro incredibile, la maggior parte di loro a malapena riesce a racimolare seicento euro al mese. E nei mesi di scadenze delle tasse sono obbligati a ricorrere ai loro risparmi per pagarle. Il loro è un lavoro lungo. Si alzano alle 5 del mattino e alle 6 hanno già i giornali esposti sul bancone. Sono impegnati per 70 ore alla settimana, domenica compresa e sono liberi per soli sei giorni all’anno, quando i quotidiani non sono in edicola. E non hanno certamente le ferie pagate. Nonostante il loro impegno, di fatto sono l’ultimo anello nella catena dell’informazione. Le cause sono molteplici, una delle principali è internet. Se prima l’informazione avveniva solo per car- ta, televisione e radio, oggi è possibile leggere quotidiani e illustrati su computer, tablet o telefonini. Ormai non c’è giornale che non abbia il suo sito. L’online è un must. Informa in tempo reale. Ed è concorrente ai giornali cartacei con conseguente diminuzione delle vendite nelle edicole. Altra causa è la liberalizzazione del mercato, ormai i giornali vengono venduti anche nei centri commerciali, nei distributori di benzina e nei supermarket. Per gli edicolanti il giro d’affari è sceso di oltre il 50 per cento negli ultimi cinque anni. E una delle loro lamentele più frequente è il servizio di distribuzione del giornali. «Dovremo essere direttamente noi a gestire la distribuzione - dice Consuelo Ennas dell’omonima edicola di Pabillonis - un intermediario in meno non può che tradursi in risparmio per noi». La maggior parte degli intervistati, che preferiscono tenere l’anonimato, denuncia di essere alla mercé delle agenzie di distribuzione, ora in fattura è riportata una nuova spesa di 140 VILLACIDRO Keller: il ministro Padoan firma il decreto per la cassa integrazione Arrivano gli arretrati della cassa integrazione per i 287 lavoratori della Keller Elettromeccanica di Villacidro. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha infatti firmato i decreti per la Cig relativamente al periodo febbraio-agosto 2014. È da febbraio scorso che le segreterie provinciali della Fiom Cgil, Fsm Cisl e Uilm Uil hanno tempestato di solleciti il ministero dell’Economia, intensificatisi in questo ultimo mese. «Siamo di fronte a una situazione socio-economica grave per i nostri lavoratori che da febbraio sono stati collocati in cassa integrazione, da allora non percepiscono alcun reddito a causa della lentezza del ministero dell’Economia. Eravamo preoccupati. Questo ritardo non era più sopportabile», sottolinea Gianluigi Marchionni, segretario provinciale della Fiom Cgil, che parla anche a nome dei suoi colleghi Marco Angioni della Fsm Cisl e Andrea Farris della Uilm. La notizia della firma dei decreti rasserena le organizzazioni sindacali. E ribadisce: «Siamo soddisfatti, questo ci permette di gestire con più serenità la vertenza Keller». L’intesa del 22 agosto tra il ministero dello Sviluppo economico e il commissario giudiziale Nicola Maione, che congela momentaneamente il licenziamento dei 287 dipendenti della Keller e apre nuove prospettive per l’ammissione dell’azienda all’amministrazione straordinaria, è anche la via per poter ottenere una nuova proroga della cassa integrazione straordinaria. I sindacati vigilano. «Il nostro obiettivo è condurre in porto sicuro tutti i dipendenti. Siamo fiduciosi. C’è una grande disponibilità a far si che questa importante attività industriale non cessi definitivamente e con essa si perdano centinaia di posti di lavoro», rimarca Gian Luigi Marchionni. E l’ottimismo viene dalle quattro le manifestazioni di interesse per l’acquisto del ramo aziendale pervenute. Sono quelle della Skoda Transportation , della spagnola Talgo, dell’indiana Titagarh e dell’italiana Wegh Spa. (r. m. c.) euro sotto la voce “operazioni accessorie”. Sono le agenzie di distribuzione che decidono di abbinare ai quotidiani riviste “invendibili”. «Quei giornali sono una palla al piede - sostengono gli edicolanti - spesso sono vecchie rimanenze di magazzino. Risultato? Non si vendono e poi li ritirano quando vogliono loro». «Affinché le edicole non facciano la fine delle vecchie cabine telefoniche bisogna istituire un’organizzazione degli edicolanti - sostengono - per gestirci da soli senza l’ausilio dei distributori. Poter fare gli abbonamenti per i dispositivi elettronici di lettura nelle edicole, e se il cartaceo non viene venduto come un tempo almeno si guadagna qualcosa. E poi bisognerebbe che le tasse fossero commisurate al giro d’affari reale dell’attività». Oppure integrare piccoli e utili servizi per l’utente, come ha fatto Elena Munzittu dell’Edicolaele di Guspini che ha dotato il suo locale di un piccolo frigo allo scopo di poter vendere bevande. Ha allestito un internet-point e un centro scommesse sportive e ha addirittura creato un angolo riservato per la vendita di “giocattoli e passatempi” per adulti, dove è possibile trovare quei gadget che si è soliti regalare per gli addii al celibato. Saimen Piroddi Dalla Banca di Sassari finanziamenti alle imprese che assumono Si chiama “Fin Job” ed è un nuovo prodotto di impiego a breve termine proposto dalla Banca di Sassari per finanziare le imprese che, cogliendo le opportunità offerte dalle novità del “Decreto Poletti”, assumono o hanno assunto nei sei mesi precedenti alla richiesta di finanziamento. “Fin Job” finanzia il 70% della retribuzione annua lorda di chi verrà assunto per almeno 12 mesi per un importo massimo di 100mila euro. Le imprese che scommetteranno su Fin Job beneficeranno fino al prossimo 31 dicembre di condizioni economiche agevolate e di un Pos a canone gratuito per tutto il periodo del finanziamento, che è al massimo di diciotto mesi. «Anche con questa iniziativa la Banca è vicina alle imprese del territorio - ha dichiarato Andrea Saba, direttore del settore Mercati della Banca di Sassari - per sostenere la ripresa e il rilancio dell’occupazione in una fase economica molto delicata». (r.m.c.) Lavoro: Sardegna ancora “depressa” È Cagliari la provincia sarda che avrà la migliore performance occupazionale nel 2014, seppure in calo, ma il quadro complessivo della Sardegna sarà ancora di “depressione”, anche se ci sono segnali di ripresa a Sassari, mentre Oristano resta “maglia nera” della disoccupazione regionale, al terz’ultimo posto delle classifica nazionale (peggio di lei solo Rieti e Isernia), con una crescita zero rispetto al 2013. È quanto risulta dalla mappa delle assunzioni previste per quest’anno dalle imprese, basata sulla banca dati Excelsior di UnionCamere e rielaborata nella classifica del quotidiano economico Sole 24 Ore. La provincia di Cagliari occupa la 25/a posizione della classifica nazionale, con 4.290 assunzioni previste (-410 e -10% in percentuale rispetto al 2013). In avanzamento Sassari, che occupa la 37/a posizione: 2.830 assunzioni, con un saldo positivo di 420 e un +15%. Previsioni negative invece per Nuoro (940 assunzioni, -150 e -14%). Ultima delle province sarde rimane Oristano, con una previsione di 460 offerte di lavoro, con nessuna variazione rispetto al 2013. Dalla classifica del Sole 24 Ore qualche segnale di ripresa a Nord Est, partendo da Bolzano e Trento (il Trentino Alto Adige ha la migliore performance, +19%, rispetto al +9% di media nazionale) per seguire poi con Veneto ed Emilia. Tra le province dove l’offerta di lavoro sarà maggiore Milano, seguita da Roma, Torino, Napoli e Bologna. Ancora dati preoccupanti al Sud, Sardegna compresa: secondo le previsioni il trend di assunzioni non stagionali nell’Isola nel 2014 sarà del -2%: 8.510, con un incidenza del 25% per le assunzioni fino a 29 anni. Secondo il Sole 24 Ore il quadro complessivo resta preoccupante, nel panorama di crisi. Ma con qualche spiraglio positivo: a livello nazionale, infatti, si stima una crescita nell’offerta di 386 mila posti. (r.m.c.) PDF Compressor Pro Economia PABILLONIS. LA SCOMMESSA DI UNA 15 settembre 2014 17 MAMMA “Scarabocchiando a casa di Saida”: è nato il primo “Nido famiglia” È sempre più difficile trovare un lavoro, soprattutto nei piccoli paesi, dove molti giovani sono costretti a fare le valigie e chi resta deve fare i conti con l’incertezza e nei peggiori dei casi con la rassegnazione. C’è però anche un’altra possibilità, quella di inventarsi un lavoro. È da questo presupposto, con determinazione e iniziativa che nasce a Pabillonis il primo “Nido famiglia”, un nido domiciliare che offre un servizio alternativo rispetto agli asili nido pubblici o privati. Il servizio è nato nell’Europa del nord, dove è chiamato “Tagesmutter” mamma di giorno, e si sta, anche se lentamente, ormai diffondendo anche nel nostro Paese. «È una scommessa», confessa Saida Melis, giovane mamma di Pabillonis, ideatrice del progetto, «sono consapevole che purtroppo non ci sono molte alternative occupazionali, e seppure con tante difficoltà sono riuscita a realizzare un mio sogno, quello di conciliare il mio ruolo di mamma con quello di donna lavoratrice. Accoglieremo i piccoli ospiti in un caloroso ambiente sicuro, confortevole, familiare e altamente professionale, sarò supportata quotidianamente da una équipe di educatrici, pedagogisti, psicologi, assistenti all’infanzia ed esperti in varie discipline». Il nido ospiterà i bimbi dai tre mesi ai tre anni, e offrirà una proposta didattica principalmente incentrata sui giochi educativi, creativi e di scoperta. Per la fascia d’età dai tre ai cinque anni ci saranno dei laboratori d’inglese, di manipolazione della creta, e di musica con il famoso “Metodo Gordon”, la cui teoria sta nell’assunto che la musica può essere appresa secondo gli stessi meccanismi di apprendimento della lingua materna. Per i bambini dai sei ai dodici anni sarà attivato un percorso, se necessario individuale, per aiutarli nello svolgimento dei compiti e nello studio. Gli orari saranno flessibili, e modificabili per le singole esigenze del genitore. L’apertura si è tenuta l’8 settembre, rispettando così il calendario ufficiale nazionale. Il 30 agosto scorso c’è stato l’ “open day,” e molte mamme con i loro bimbi hanno avuto l’occasione di visitare la casa di Saida, trasformata in un piccolo asilo, le sue pareti sono un arcobaleno di colori e al suo SANLURI interno sono presenti una ricca varietà di giochi, che faranno sicuramente felici i piccoli ospiti, facendoli sentire sempre vicini al loro ambiente familiare. Infatti la peculiarità fondamentale del nido è la “familiarità”, vale a dire il contesto familiare in cui si svolge il progetto educativo. «Vorrei ringraziare soprattutto i miei genitori” conclude Saida, “per avermi aiutata e supportata per la realizzazione del progetto, l’associazione “Mammamamma” e “La Camelia” di Marina Zurru per la splendida scultura di palloncini colorati che allieterà la stanza giochi dei bambini». Stefano Cruccas SAN GAVINO A far fronte alla crisi c’è anche un’imprenditoria giovanile Un negozio esclusivo per chi ha la passione della caccia e della pesca A tutela dell’ecosistema, in Sardegna come nel resto d’Europa, le attività della caccia e pesca son sempre più soggette a controlli severi. Per questa ragione, gli appassionati hanno particolare necessità di rivolgersi a chi ha esperienza nei due settori. Nel Medio Campidano, Paolo Farris, titolare del negozio Il Pescacciatore di Sanluri dal 1987, e dal 2001 in via Gramsci 23, garantisce assistenza agli utenti del territorio, con ampi locali forniti di attrezzatura, abbigliamento di tutte le marche, accessori e articoli esclusivi di caccia e pesca, ma anche di equitazione, subacquea e arceria. Per non far mancare gli elementi indispensabili per andare a pescare, con Farris collabora il suo dipendente Stefano ed è attivo 24 ore su 24 un distributore di rivendita per esca. Così, per dimostrare che la stagione è stata al di fuori di ogni loro aspettativa, il titolare dice: «Nonostante il maltempo abbia messo i bastoni tra le ruote, quest’anno abbiamo riscontrato almeno un 20 percento di clientela in più, sia del territorio provinciale che di fuori». E, seppur non sia ancora finita per i pescatori dell’isola, il titolare del Pescacciatore si è attrezzato bene anche per la stagione della caccia iniziata lo scorso 4 settembre e per rendere il servizio più efficiente possibile agli utenti. Con un’ampia fornitura di munizioni e armi, nuove e usate, e con la permuta per acquistare un’arma nuova, o usata. Appassionato cacciatore anche lui come i suoi clienti, cerca di non far mancare nulla nel suo esercizio commerciale, uno dei pochi “negozi pilota” di marche come la Garmin e la BS Planet, satellitari realizzati per controllare e addestrare i propri cani, e i red dot di Hotpoint, puntatori laser per le carabine. Il negozio sanlurese, inoltre, è “unico e ufficiale” distributore in tutta la Sardegna dei prodotti di Elettronica Lockvògel, a garanzia di un servizio sicuro e controllato per gli utenti di tutta l’isola. E anche per alcuni privati e amministratori locali, che intendano acquistare dissuasori appositamente per cornacchie, storni e piccioni, che invadono e danneggiano vigne, campi, pannelli fotovoltaici e piazze comunali. «Sono a norma - afferma Farris - hanno un dispositivo automatico che li spegne di notte, i suoni sono ad intermittenza e di giorno non oltrepassano l’intensità dei rumori ai quali siamo abituati, come quelli delle automobili che transitano». Marisa Putzolu Davide Senis aveva l’animo da imprenditore già da quando, a soli 20 anni e ancora studente, ha avviato la cartolibreria Genesis di San Gavino Monreale, di cui è titolare dal 2001. E l’ha avviata senza l’ausilio di alcun finanziamento da parte delle istituzioni pubbliche o private, per non sentirsi vincolato neppure nella scelta dei mobili. «Fino a tre anni fa - racconta Davide - esercitavo l’attività in via Roma. Ero in affitto e il locale era più piccolo di questo in via Dante». Di certo, 90 metri quadri gli consentono di avere un piccolo esercizio commerciale più fornito, nel quale è presentata una vasta gamma di articoli. Da quelli di cancelleria scolastica e d’ufficio, alla libreria, zaini, belle arti e oggettistica del genere. Inoltre, da qualche anno ha scelto d’introdurre la rivendita delle ricariche telefoniche e dei biglietti per gli autotrasporti regionali, compresi gli abbonamenti. Il cartolibraio di San Gavino spiega il motivo di questa scelta: «Ho aggiunto il servizio della biglietteria esclusivamente per garantirlo ai miei utenti. Per intenderci, ad esempio, su circa 30 euro di fatturato, la mia provvigione è neanche un euro». Il giovane titolare di Genesis sa molto bene che, per adattarsi ai continui mutamenti del mercato, occorre puntare sulla quantità, aumentando lo spazio del locale. Ma è soprattutto fondamentale aumentare la scelta e soddisfare la clientela, offrendo prodotti esclusivi, o perlomeno rari nel territorio. La cartolibreria di Davide Senis, infatti, anticipa le tendenze, con le marche presenti in negozio. Super Mario, Yu-Gi-Oh, My Little Pony, o la Fimo e Hammeley per le belle arti, rispondendo così anche alle richieste dei clienti più esigenti del Medio Campidano. «E non solo - precisa Davide - È capitato che siano venuti a comprare da me persino da Cagliari». (m. p.) PDF Compressor Pro 18 15 settembre 2014 Cultura VILLACIDRO. DAL 16 AL 21 SETTEMBRE LA VENTINOVESIMA EDIZIONE DEL PREMIO DESSÌ Luciana Capretti, Antonio Pascale e Elisabetta Rasy i finalisti per la narrativa; Nicola Bultrini, Roberto Deidier e Alba Donati per la poesia L’attore Toni Servillo (foto Monica Silva) All’attore Toni Servillo il premio speciale della giuria. Presentazioni editoriali, spettacoli e incontri per una settimana di eventi che culminerà domenica 21 con la proclamazione e le premiazioni dei vincitori E dizione numero ventinove per il Premio “Giuseppe Dessì”: il consueto appuntamento di fine estate a Villacidro col prestigioso concorso letterario intitolato allo scrittore sardo (nato a Cagliari il 7 agosto del 1909 e scomparso a Roma nel 1977), si rinnova da martedì 16 a domenica 21 settembre. Nel paese a una cinquantina di chilometri da Cagliari, dove Dessì visse da giovanissimo e che gli ispirò in seguito diverse opere (compreso il suo capolavoro, “Paese d’ombre”, con cui vinse il Premio Strega nel 1972), è ancora una volta in programma un ricco cartellone di eventi e iniziative che avrà il suo momento clou, domenica 21, con la cerimonia di proclamazione e premiazione dei vincitori delle due sezioni letterarie, narrativa e poesia, in cui si articola il concorso, e del premio speciale della giuria. A precedere il gran finale, una settimana densa di presentazioni, incontri, appuntamenti musicali e di spettacolo (tutti con ingresso gratuito) in compagnia di ospiti come la danzatrice e pittrice Simona Atzori, l’attore Gioele Dix, l’astronauta Umberto Guidoni, il musicista Giovanni Allevi. Luciana Capretti, Antonio Pascale e Elisabetta Rasy i finalisti per la Narrativa; Nicola Bultrini, Roberto Deidier e Alba Donati nella sezione Poesia. Anche quest’anno hanno risposto al bando di partecipazione molte fra le maggiori case editrici italiane (Einaudi, Mondadori, Rizzoli, Feltrinelli, Garzanti, Bompiani, Sellerio, Fazi, Longanesi, Passigli, e/o edizioni, Marsilio, Rai Eri, tra le altre): alla chiusura dei termini di presentazione, il 15 giugno scorso, sono giunte alla segreteria del premio 398 opere. Fra i 208 titoli pervenuti per la narrativa e i 190 per la poesia, la giuria presieduta da Anna Dolfi (eminente italianista dell’Università di Firenze, socia dell’Accademia Nazionale dei Lincei e tra le massime studiose dell’opera di Dessì) e composta da Mario Baudino, Duilio Caocci, Giuseppe Langella, Massimo Onofri, Stefano Salis e Giuseppe Marras, ha selezionato le terne dei finalisti di ciascuna delle due sezioni. Nella sezione Narrativa i tre finalisti sono Luciana Capretti con “Tevere” (edito da Marsilio), Antonio Pascale con “Le attenuanti sentimentali” (Einaudi) e Elisabetta Rasy con “Non esistono cose lontane” (Mondadori). Nicola Bultrini con “La specie dominante” (Nino Aragno Editore), Roberto Deidier con “Solstizio” (Mondadori) e Alba Donati con “Idillio con cagnolino” (Fazi) si contendono invece l’alloro della sezione Poesia. Saranno dunque due tra questi autori ad aggiudicarsi il premio (cinquemila euro per ciascuna sezione) e ad aggiungere il proprio nome a quelli dei vincitori delle passate edizioni, scrittori del calibro di Sandro Petroni, Nico Orengo, Laura Pariani, Salvatore Mannuzzu, Marcello Fois, Michela Murgia, Niccolò Ammaniti, Salvatore Silvano Nigro, Giuseppe Lupo e poeti come Elio Pecora, Maria Luisa Spaziani, Giancarlo Pontiggia, Alda Merini, Eugenio De Signoribus, Gilberto Isella e Gian Piero Bona. Oltre alle due sezioni strettamente letterarie, la giuria del “Dessì” assegna ogni anno un Premio Speciale (con una dotazione anche in questo caso di cinquemila euro) a una personalità che abbia dato un significativo contributo alla crescita del quadro culturale nazionale. E ben oltre i confini italiani è arrivata la fama del prescelto di quest’anno: l’attore Toni Servillo, celebrato protagonista de “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino, vincitore del premio Oscar, oltre che in tanti altri fortunati film e spettacoli teatrali. L’artista campano (di Afragola, classe 1959) succede a Luigi Pintor, Sergio Zavoli, Maria Giacobbe, Nando Dalla Chiesa, Alberto Bevilacqua, Arnoldo Foà, Francesco Cossiga, Marco Pannella, Piero Angela, Ascanio Celestini, Mogol e Philippe Daverio, tra gli altri vincitori delle passate edizioni. Toni Servillo sarà l’ospite d’onore, domenica 21, della cerimonia in programma a partire dalle 18 nella centrale Piazza Municipio, in cui verranno svelati e premiati i vincitori delle due sezioni del concorso letterario. Condotta anche in questa edi- zione dalla giornalista televisiva Natascha Lusenti, la serata sarà impreziosita dagli intervalli musicali della violinista Anna Tifu. Il sipario sul Premio Dessì si apre martedì 16 settembre nel segno di un’artista davvero speciale: la danzatrice e pittrice Simona Atzori, protagonista con le sue tele al Mulino Cadoni nella mostra “Cosa ti manca per essere felice?” (taglio del nastro alle 18), titolo omonimo del libro (pubblicato qualche anno fa da Mondadori) in cui ha raccontato la sua vita straordinaria. Nata senza braccia, Simona Atzori ha saputo trasformare questo handicap in un punto di forza e realizzare i suoi grandi sogni: dipingere e diventare un’importante danzatrice al fianco di grandi partner (tra cui Roberto Bolle). Sarà lei stessa a testimoniare in un incontro con il pubblico (con inizio alle 18.30) la sua vicenda umana e artistica. La giornata inaugurale si chiude sul palco allestito nel cortile di Casa Dessì, la bella abitazione appartenuta alla famiglia dello scrittore e oggi sede della Fondazione a lui intitolata, attiva nello studio e nella divulgazione della sua opera, oltre che nell’organizzazione del Premio a suo nome. Qui, alle 21.30, spazio a “Notturno Americano (Le ombre parlano piano del sole)”, lo spettacolo dedicato a Emanuel Carnevali, scrittore e poeta italiano emigrato giovanissimo negli Stati Uniti dei primi del Novecento. La fame, il lavoro, la difficoltà quotidiana, il falso mito americano, la scrittura, la nostalgia per l’Italia, sono i temi evocati dal racconto in musica e parole proposto da Emidio Clementi (voce narrante), vocalist e bassista dei Massimo Volume, e da due componenti di un’altra formazione di punta dell’indie-rock italiano, i Giardini di Mirò, Corrado Nuccini (chitarra, synth) e Emanuele Reverberi (violino, tromba). Dedicata a Villacidro e alla sua storia recente la giornata di mercoledì 17 settembre, attraverso la figura di Salvator Angelo Spano, un altro personaggio che, come Dessì, ha dato lustro al paese del Medio Campidano. Uomo politico di provate onestà e capacità (fu presidente del Consiglio regionale, più volte assessore e promotore di importanti e popolari iniziative legislative e sociali), Spano fu anche scrittore, poeta e drammaturgo. Due le iniziative a lui dedicate: un incontro (alle 18 all’Auditorium Santa Barbara) ne ricorda la figura attraverso gli interventi di Gianni Filippini, Duilio Caocci e don Angelo Pittau coordinati da Francesca Curridori e con gli intermezzi musicali di Anna Steri; poi, un recital a cura del Coro Polifonico “Cittadini” di Cortoghiana (alle 20 in piazza Zampillo) ne rispolvera le opere. Chiude la serata (alle 21.30) “Storia di un paese di montagna”, mostra e sfilata a cura dell’associazione “I vicinati”. Ricca e variegata la serata di giovedì 18. L’apertura è dedicata a “La Giustizia”, primo dramma di Giuseppe Dessì, messo in scena al Teatro Stabile di Torino nel 1958 e da allora assai trascurato nonostante mantenga una sua straordinaria attualità. Alle 17 al Mulino Cadoni, ecco allora il reading da quel testo, a cura delle compagnie La fabbrica illuminata, il Crogiuolo e Teatro Olata, per l’adattamento e la regia di Marco Parodi con l’interpretazione, tra gli altri, di Mario Faticoni, Rita Atzeri, Daniela Musiu, Giorgio Pinna, Dino Pinna, Rosalba Ariu e Franco Siddi. Alle 19 il premio Dessì si sposta in piazza Zampillo per accogliere Gioele Dix: l’attore, stavolta in veste di scrittore, è atteso dalla presentazione del suo libro “Quando tutto questo sarà finito. Storia della mia famiglia perseguitata dalle leggi razziali”, recentemente pubblicato da Mondadori. Chiusura di serata in musica, alle 21.30 a Casa Dessì, con il concerto di Lou di Franco, al secolo Luana Argiolas, cantante sarda di Terralba, dove è nata, trapiantata da una decina d’anni a Digione, in Francia, che presenta i brani del suo nuovo album, “Le gout des mots”, uscito pochi mesi fa. Un incontro letterario apre la giornata di venerdì 19: alle 18.30 in piazza Zampillo Umberto Guidoni, l’astronauta italiano per eccellenza, primo europeo salire sulla Stazione Spaziale Internazionale, presenta in compagnia del giornalista Andrea Luciana Capretti Nicola Bultrini Roberto Deidier Antonio Pascale Elisabetta Rasy Alba Donati Mameli e di Paolo Maccioni “Viaggiando oltre il cielo”, il suo libro edito da Bur in cui svela i segreti della sua avventura nel cosmo. La serata si chiude alle 21.30 a Casa Dessì con Gioele Dix, stavolta impegnato come attore nello spettacolo “L’uomo degli appuntamenti” tratto da “Centuria” di Giorgio Manganelli, “cento piccoli romanzi fiume”, come recita il sottotitolo del libro del geniale autore milanese, ovvero cento racconti di due pagine intitolati semplicemente con un numero progressivo. Giornata densa di appuntamenti, sabato 20 alla vigilia del gran finale. Si parte già dalla mattina (alle 10.30 all’Auditorium Santa Barbara) con un approfondimento su “Giuseppe Dessì e il cinema”, a cui la Fondazione, in collaborazione con la Cineteca Sarda – Società Umanitaria, ha dedicato un cofanetto che raccoglie su dvd parte della ricca produzione dello scrittore per il grande schermo e la televisione. Coordinati dal presidente della Fondazione Dessì, Giuseppe Marras, ne parlano il critico Gianni Olla, Antonello Zanda, Francesco Dessì e Pasquale Onida. Dopo un momento dedicato ai più piccoli a cura dell’associazione Spettacolanimando (alle 17), spazio a due presentazioni editoriali in piazza Zampillo. Alle 18 Cinzia Tani, insieme a Paolo Lusci, propone il suo recente romanzo “La storia di Tonia” (Mondadori); alle 19 Gustavo Pietropolli Charmet e Laura Turuani parlano invece con Marco Noce di “Narciso Innamorato” (Bur), il loro saggio che analizza la vita sentimentale degli adolescenti d’oggi. All’insegna della musica la serata di sabato: alle 21.30 in Casa Dessì riflettori puntati su Giovanni Allevi. Il pianista e compositore ascolano, in compagnia del giornalista Giacomo Serreli, si racconta al pubblico in un incontro intervallato dall’esecuzione di suoi brani al pianoforte. Musicista eclettico, con una solida formazione accademica, Allevi (classe 1969) ha saputo costruirsi una propria cifra stilistica aggiornando la tradizione classica alla luce delle sonorità del nostro tempo: una formula premiata dai successi discografici e dal seguito di pubblico, in particolare giovane, che affolla i suoi concerti. “Quelli che il premio” è invece l’appuntamento che - secondo una tradizione che si rinnova anche in questa edizione - precede di poche ore le premiazioni: domenica mattina (21 settembre), alle 10.30 al Mulino Cadoni, i finalisti del concorso, insieme al giornalista Gianni Zanata e al duo jazz del chitarrista Giorgio Murtas e del pianista Marco Meloni, condivideranno con il pubblico l’attesa della cerimonia serale che svelerà i vincitori di questa ventinovesima edizione del Premio Dessì. (r. m. c.) PDF Compressor Pro Cultura GONNOSFANADIGA. PERD’E 15 settembre 2014 19 PIBERA Cagliari, 11 dicembre 1882 Onorevole sig. Commendatore Bardari - Cagliari BREVE STORIA DELLA MINIERA di Augusto Tomasi Le origini Nell’«Archivio Storico Comunale d’Iglesias», nel settore “Lavoro minerario”, si possono trovare molte notizie e materiale documentario per ricostruire e studiare, con precisione sufficiente, vicende e dati che riguardano anche la miniera di “Perd’e Pibera”. Questo è possibile, benché molti documenti siano andati perduti quando, nel 1971, le diverse società minerarie dell’isola passarono sotto la gestione delle Partecipazioni Statali. L’Ente dello Stato non riteneva abbastanza importante ai suoi fini l’insieme dei documenti e, spesso, preferì buttare quelle carte nei bacini di decantazione, umide e piene d’acqua. Lì si distrussero in breve tempo, cancellando così parte della memoria storica di molte miniere sarde e del Sulcis-Iglesiente. Nondimeno, scavando nei depositi dell’archivio alla ricerca delle radici economiche, sociali, storiche e naturali dei diversi “comprensori” minerari, si possono trovare utilissime indicazioni sia con riferimento al passato, sia preziose indicazioni per l’avvenire. Una delle prime notizie documentate su “Perd’e Libera”, la racconta il signor Enrico Casti nel suo libro “Gonnos e dintorni”, alle pagine 230-231. Ci descrive come avveniva l’assegnazione ai privati da parte del Comune dei grandi lotti di montagna. Una di queste vendite avvenne il maggio del 1870 nel Monte Granatico. Riguardò l’assegnazione del lotto n. 11 di Perd’e Pibera a beneficio del possidente Salvatore Ollosu. Nello stesso anno in cui capitava questa compravendita, esistevano pochissime concessioni minerarie nel Comune. Già, però, si era interessato del territorio l’ingegnere e imprenditore francese Leon Goüin. Dirigeva la “Sociétè du Rio Ollàstu”. Fu in lite con la “Società di Lanusei”, cercando di sottrarle il controllo dei ricchi guadagni della coltivazione e gli abbondanti giacimenti argentiferi. Operò sui monti di Buggerru, a Malfidano, e v’introdusse, dopo il 1872, la perforazione ad aria compressa. Tra il 1869 e il 1872, nelle valli d’Oridda e Marganai, a Malacalzetta e Monte Novo, presso la “Fossa Muccini”, trovò antichi scavi e giacimenti ancora economicamente coltivabili e remunerativi. Per conto della Società francese Petin Gaudet, s’iniziarono i lavori di costruzione di una ferrovia dai cantieri verso gli scavi per portare i minerali in una modesta e primitiva laveria meccanica. Goüin gestiva anche una fiorente azienda agricola a San Leone, nei dintorni di Capoterra, e tuttora porta il suo nome il vasto giacimento di magnetite, di cui comprese la grande importanza e ricchezza, presso la località di “Punta Stiddiosa” e “Aingiu Mannu”. Il Goüin, che esaminò con attenzione l’aspetto geologico delle montagne di Gonnos, possedeva capitali adeguati e attitudini imprenditoriali notevoli. Queste sue qualità gli consentirono, contemporaneamente, di sviluppare le ricerche a “San Benedetto”, a “Monte Novo” e a “Malacalzetta”; e di lavorare alacremente, quindi, anche nella regione di “Fenugu-Sibiri”. La concessione per le indagini minerarie apparteneva ad un farmacista di Guspini. Vi cercava minerali ferrosi, blenda. Le tracce di blenda e di galena, tuttavia, abbondanti a Montevecchio e Ingurtosu, da quelle parti non si rivelarono né considerevoli né importanti. Leon Goüin trovò invece a “Perd’e Pibera”, in quantità notevole, un solfuro abbastanza raro, la molibdenite, che allora era un minerale ad alto valore strategico ed era quasi unico in Italia. Circa il lato umano e sociale, oltre che gli interessi d’imprenditore, è interessante questa lettera di Leon Goüin su diversi aspetti nelle miniere dell’Iglesiente attorno al 1882. La lettera (tratta dall’Archivio Centrale dello Stato), è indirizzata al prefetto Bardari. Signore, Nella penultima visita che ho avuto l’onore di farLe, parlando della crisi attuale Ella aveva manifestato il desiderio di sapere approssimativamente quan¬t’isolani erano impiegati nelle miniere in Sardegna: ecco cosa ho potuto raccogliere, non senza durare qualche difficoltà, per il Circondario d’Iglesias. Questo quadro non è completo perché manca tutta la parte delle miniere del Sarrabus e Capo Nord, ma fra sardi e forestieri la proporzione è press’a poco la stessa, cioè circa due terzi sardi, qualche volta molto di più. Salvo la Società Malfidano di Buggerru, che impiega un numero maggiore di continentali. La mano d’opera del paese predominerà tra breve nelle miniere che potranno rimanere in piedi. Il corso dei metalli essendo talmente avvilito che non si può dare ai forestieri la mercede che meritano in generale, di più si prova di lavorare tutto l’anno, ciò che non si può fare che con isolani. Invece le lavorazioni di carbone e di legnami sono tutte in mano dei forestieri, nessun sardo essendosi sin ora dedicato a simili lavori, lavori che domandano una vita ingratissima e l’obbligazione di vivere in foresta ed essere lontano dalla famiglia per alcuni mesi. Queste lavorazioni occupano un gran numero d’uomini e cavalli, e avrebbero potuto essere in gran parte il risorgimento della Sardegna se ci fosse stata un’amministrazione forestale degna di questo nome. Parlo però delle cose antiche. Dio liberi di parlare del presente. Giova inoltre osservare che il forestiere, di qualunque nazionalità che sia, attecchisce poco in Sardegna. Molti vengono, pochi si stabiliscono, e ciò in tutte le classi della società, il perché è cosa lunga da spiegare ed è giusto il contrario di ciò che succede in Algeria e in Tunisi. N.B. Gli operai sardi minatori aumentano d’anno in anno per le ragioni di cui sopra. Tutti i lavori di poca fatica e principalmente la preparazione (lavaggio) dei minerali sono in mano dei sardi, uomini, donne e ragazzi. I trasporti per terra sono fatti dai sardi. Gradisca, Signore, l’assicurazione della mia più distinta considerazione e rispetti L. Goüin I minatori, secondo i calcoli del Goüin, nell’Iglesiente erano complessivamente 9.780, dei quali 6229 sardi e 3.571 forestieri. (continua) Prima Biennale d’arte contemporanea a Villanovaforru A dimostrazione che l’arte è libera e tra i diversi talenti non c’è conflitto, l’artista Antonio Russo, residente a Villanovaforru da 40 anni, ha ideato una mostra collettiva di opere d’arte, da esporre nella sala Mostre Temporanee del comune in cui risiede. In collaborazione con l’amministrazione comunale, il parco e il museo Genna Maria e Turismo in Marmilla di Villanovaforru, l’idea di Russo si è concretizzata lo scorso 30 agosto, con l’inaugurazione della prima Biennale d’arte contemporanea nel comune della Marmilla. È stato lo stesso Russo a curare e dirigere la presentazione di opere create da sette artisti con tecniche ed esperienze diverse. Dall’astratto al non convenzionale, dal figurativo al plastico. Hanno preso parte alla manifestazione i maestri delle belle arti esposte, tra cui alcune dello stesso Russo. Anne lise Atzori da Sanluri Stato, Augusto Ghiani (in arte, Aughi-Art) da Villacidro, Gisella Mura da Collinas, Vincenzo Manca da Arbus, Marisa Mura da Sassari e Alberto Scalas, direttore artistico del gruppo Pittori e scultori in piazza del Carmine. Per l’occasione, insieme a Scalas era presente Franco Sedda, presidente del grup- po e dell’associazione Caffè dell’Arte, per presentare il catalogo del gruppo e celebrare i loro dieci anni di attività. Ospiti della Biennale anche i poeti Giovanni Andrea Negrotti dell’Università degli studi di Sassari e Franco Curci da Pabillonis. La particolare mostra nel cuore della Marmilla sarà visitabile fino al prossimo 28 settembre. Marisa Putzolu foto di Gianluigi Cabiddu PDF Compressor Pro 20 15 settembre 2014 Cultura Su sadru chi seus pedrendu Sa Binnenna... Passau Mesaustu, assegurada s’incungia, pagau is depidus, is srebidoris, allogau su trigu e su lori po s’abisongiu de familia e po torrai a semiài, fut arribau su tempus de penzai a su bíu. Spampinaus is fundus po chi s’ogh’e su sobi donit s’utim’agiudu a sa coidura de su trõi de s’ascia, s’incrutzat su bíu abarrau de s’annu passau: is carradas mannas buidadas a is prus piticas e custas a is daminzanas. Sa pratza de aiaiu fut u tzilleri a ceu apetu: su fragh’e su bíu s’amesturàt a sa medredda acuàda de su sciàcua sciàcua chi issu e babai fadìant a carradas e cubidías, po dd’as pullì de su bíu beciu i essi nidas po arricì su nou. Apustis sa sciacuadura fut u mediori su bì carradas e cubidías acovecadas cun su fundu préu de acua po afotiai is doas, prandendiddas de acua, po no xài, arricendu su bíu nou. Sa binnenna fut inghitzada prim’e binnennai! S’afroddiu de is pipius no si podit contai, fiat s’utimu spassiu prim’e torrai a scolla; po cuncunu, prus matucheddu, fiat su primu traballu apustis sa scolla! Cabudanni fut arribau a prepotenzia boghencinci su fradi Austu cun is festas suas, no biat s’or’e intrai, ca sa cos’e fai fiat mèda e tenìat ua dì de mancu de su fradi. Aiaia si contàt sempiri custu contixeddu: «Cabudanni, ca fiat su primu mesi de s’annu agrariu iat pedìu ua dì imprusu a su fradi Austu: “Naramì, tui fradi caru, ita ti ndi fais de trintuna disi candu po pagai depidus e fai festas ti ndi bastanta trinta, e frozis bintinoi puru. Deu ndi tengiu abisongiu po totu su chi nc’est de fai, de aprontai po s’annu de traballu chi abetat a chi manixat sa terra! Austu iat arrespostu: “Fradi gioiosu ti ndi ses scaresciu su chi est sutzediu a Friaxu ca iat imprestau tres disi a Gennarju poita ca depìat fai su crepa-crepa a sa Meurra chi si ndi fiat fata befas de cussu? O de Mratzu cun is disi imprestadas de Abribi po fai u crèpu a u pastori? No si dd’as anti torradas! E Friaxu est abarrau piticheddu. Nou a mimi no mi frigas! At nau béi, deu potu festas e prexu e s’omini, primu chi intrist tui, ca ddu torras a põi a traballai, téit abisongiu de pasiu e de spassiu!” E Cabudanni est abarrau cun trinta disi! Ddi parrit chi no bastint, poita ca pois arribat Mes’e Ladamini e tocat a preparai sa terra po arricì su semini nou. Po cussu - iat acabau aiaia- tocat a si movi.» Scedada a issa, ddi tocàt a pulli su stracosciu de sa pratza e de s’om’e is carradas, ua mãu de agiudu si dd’onàt mamai puru. Su traballu fut mèda po totus! Apustis pullida sa domu ddi tocàt a fai su pãi chi srebìat assumancu po cuindixi disi, poita ca, inghitzada sa binnenna no abarràt tempus de fai atru. Sa dì innantis de cussa sceberàda po binnennai, aiaiu, agiudau de babai e s’atru fradi iant carriàu e assegurau ua cubidía apitzus de su carru, s’atra asut’e su stabi, apitzus de cuaturu truncus grussus lassaus po cust’abisongiu. Aintr’e sa cubidía de su carru iant agatau logu is cadíus mesãus po sa binnenna e, in s’urtim’arrogh’e sa scab’e su carru, tres cadíus mannus po s’ascia chi no capìat in sa cubidía. Sa dì nodìa, po nosu, si ndi fiaus pesàus a chitzi e luegus a dom’e aiaiu e de innias, totus a ua cambarada, avat’e su carru, conc’a sa ‘ingia. Arribaus a innias aiaiu ndi fut cabau de su carru, iat pigàu u pistõi ‘e bíu, ua tassa e si fiat acostau a is cuaturu furrungõis de sa ‘ingia, in donniunu iat préu sa tassa de bíu e dd’iat ghetau a terra a su primu fundu, narendu cosa chi no intendaiaus. Nosu fiaus totus frimus in s’èca, citius cument’e in cresia a sa missa. Candu fiat torrau acanta nosta iat nau: «Sa terra puru oit sa pàti sua. Bandai e segai, prima sa bianca e pois sa niedda e si cuncu scrichillõi abarrat in su fundu, no ddi fait nudda: est po is pillõis, cussus puru oint sa pàti insòru. Baxi e bona gerrunnada a totus.» M’iat spantau custa zirimonia de aiaiu ma m’iat fatu cumprendi, mancai pitiu, s’arrispètu e s’amori chi tenìat cust’omini po sa terra e sa ‘ingia! Po u pagheddu s’intendìat scèti la boxi de is ferrus de pudai. A bell’a bellu si fiant intendias is boxis de mannus e pipius. Nci fiat chi cantada e si fadìat arrepòcius cun su trallalleru cument’e Pepi cun Adella. Pepi: «A nci potai s’ascia bai de pressi Adella, torra luegus a innoi ca ti ‘onu ua cosa bella… Trallallera….» Adella: «Tui ses speddiosu no ti movìt u piu, ti pigat su nervosu chi béit su piciocu miu… Trallallera…» Adella candu torrat: «S’ascia apu ghetau a sa cubidía, ma po préi su scateddu depis indulli sa schía… Trallallera…» e Pepi: «Sa schía gei dd’a ‘ndullu ca seu giovuneddu, coiadì cun mei ca prontu esti s’aneddu… Trallallera…» S’arrisu, is su scracabius e is su tzerrius de totus no si podint nai, fut u spassiu e ua festa! Aiaiu, setziu a scannixeddu, asi ‘asiu, segàt issu puru: «Toca su pipium’iat nau a u zertu puntu- scrutzadì e intra in sa cubidía a cacigài ca potas peis mannus e strecat béi su pibiõi» No fia abetendu atru! Apena prena sa cubidía e is su scateddus mannus, babai fut partiu conc’a bidda a dda buidai agiudau de su fradi. Candu fiat torrau potat sa crobi de cos’e papai aprontada de aiaia po su murzu. Deu nci fia pesàu luegus a su carru, aintr’e sa cubidía po cacigài s’ascia de is su strèxus e sa chi fut in terra asub’e is sàcus; in su mentris, totus si fiant setzius arrogli’arrogliu asut’e sa mat’e sa figu a murzai. Po sa pressi de curri a papai ndi fia arrut’e su carru a conca a innantis aintre u scatedd’e ascia bella e aiaiu: «Su pipiu, nu est cun sa conca chi depis cacigài, ma cun is peis, ah ah ah». A si ‘ntendi mellus. tziu Arremundicu. Scracàlius di Gigi Tatti Ci funt momentus chi unu contixeddu allirgu fai beni gana bella e fai praxeri. Po cussu, custus “scracàlius” serbint po ci fai passai calincunu minutu chene pensai a is tempus lègius chi seus passendi in custus annus tristus e prenus de crisi. Aici, apu pensau de si fai scaresci calincunu pensamentu, ligendi e arriendi cun custus contixeddus sardus chi funt innoi. Sciu puru, ca cussus chi faint arrì de prus, funt cussus “grassus” e unu pagu scòncius, ma apu circau de poni scèti cussus prus pagu malandrinus, sciaquendiddus cun dd’unu pagheddu de aqua lìmpia. Bonu spassiu. Est bellu puru, poita calincunu, circhendu de ddus ligi imparat prus a lestru a ligi in sa lingua nostra. E custa, est sa cosa chi m’interessat de prus. Giovanninu si presentat a s’ufìciu anàgrafe po un documentu. S’impiegau: Mi dica ita ddi serbit? Giovanninu: Mi serbit unu stadu de famìlia. S’impiegau: Po chini serbit? Giovanninu: Po mei. S’impiegau: Est coiau? Giovanninu: Sissi S’impiegau: Con prole? Giovanninu: Sissi.Con un prolo e una prole! ................................................................................................................................................. Armida si presentat su dotori. Armida: Seu benia poita sa cura chi m’at donau non est andada beni. Su dotori: Poita is supostas non ant fatu efetu? D’as at pigadas a pustis de is pastus? Armida: Sissi, ma no d’as apu digerias e fiant tropu marigosas! .................................................................................................................................................. Gesuina si presentat a sportellu de s’ufìciu anàgrafe. Gesuina: M’iat a serbì un certificau de famìlia. S’impiegau: Fostei est coiada? Gesuina: Certu, de quindixi annus. S’impiegau: Coiada, con prole? Gesuina: Nossi, cun dd’unu disocupau! .................................................................................................................................................. Silviana currit a tzerriai su gopai Terenziu. Silviana: Currat gopai ca mi depi agiudai. Terenziu: Ita est sucèdiu gomai. Silviana: Mi depit agiudai, ca srogu miu est circhendi de si nci scavuai de sa ventana. Terenziu: Seu arribendi, m’arregollu una funi po d’acapiai. Silviana: Nossi gopai. Arregollat una pintza e un caciavite, ca sa ventana est blocada e srogu no nci arrenescit a dd’aberri! ................................................................................................................................................................ Rosella sa prima noti de coia est crocada cun su pobiddu Astolfu. Rosella: Naramì sa beridadi Astolfu, tui mai dromiu cun atras fèminas? Astolfu: Po ti nai sa beridadi non apu mai dromiu, seu abarrau sempri scidu! .................................................................................................................................................. Rinaldu est in dd’unu ortu de cauli fueddendi cun s’ortuanu Saveriu. Rinaldu: Cantu mi ddu fait pagai cussu cauli mannu prantau. Saveriu: Cussu mannus si ddu bendu po tres eurus. Rinaldu: E cussu piticheddu? Saveriu: Cussu piticheddu duus eurus. Rinaldu: Andat beni, lassiriddu prantau, ddi pagu cussu pitichedu e bengu tra una cida e nde ddu pigai! ........................................................................................................................................................... Germanu incontrat s’amigu Iolandu. Iolandu: Saludi Germanu, ita mi contas de bellu? Germanu: Totu beni. Iolandu: E fillu tuu, bivit ancora a is palas tuas? Germanu: No. M’est andada beni. S’est coiau e imoi bivit a is palas de sa pobidda! .................................................................................................................................................. Ginu incontrat su gopai Anteru chi est passillendi cun dd’unu cani. Ginu: Ma poita a su cani dd’as postu de nòmini Farabutu? Anteru: Dd’apu postu a posta. Ginu: Ma po cali motivu? Anteru: Aici candu seu in giru e ddu tzèrriu, bollu biri cantu genti si fùrriat. Ginu: Ma mi seu furriau deu puru! Anteru: Apuntu, as biu ca funtzionat! ……………………………………………………………………………………………………… Fulviu est unu pugili Sardu cumbatendi cun dd’unu Turcu, e tra una ripresa e un atra fueddat cun s’allenadori. Fulviu: Mìtziga, ge scudit pagu custu Turcu. Ma ge s’at a stancai de mi scudi. S’allenadori: Dai, ca ge ses andendi beni. Biu ca ses pighendindi, ma ses arricendindi puru. Fulviu: Insandus imoi dd’arrogu. S’allenadori: Pensa ca a cussu Turcu dde nd’asti fatu po fintzas atzicai. Fulviu: Ma candu? No mi ndi seu acatau. S’allenadori: Certu fiasta a terra in su tapetu. Fulviu: Ma insandus comenti at fatu a si nd’atzicai. S’allenadori: Certu. At pensau ca t’iat mortu! ................................................................................................................................................... Galdinu est in vìsita aundi de Su dotori Galdinu: Seu sempri dèbili, sempri a gana mala. Ita cura depu fai? Su dotori: Po prima cosa depit smiti de fait traballus aundi serbit sa conca. Galdinu: Scusimidda, ma no ddu potzu fai Su dotori: Poita no ddu podit fai? Galdinu: Poita fatzu su parruchieri! PDF Compressor Pro Cultura LA SARDEGNA NEL CUORE C onfesso di vivere con un certo disagio questi nostri tempi di neologismi imperanti (perlopiù d’origine inglese) che ci impongono i Social Network (reti sociali in italiano). Nè è pensabile che le generazioni nate all’ombra immensa di Internet possano riuscire a scampare dall’iscrizione a Facebook o a Twitter, che è assolutamente obbligatoria per ogni ragazzino che abbia appena finito la quinta elementare. Semplicemente se vuole continuare ad “esistere” nel gruppo dei pari. Ho letto quindi con fastidio che l’hasthag in lingua inglese contro il femminismo (#womenagainstfeminism), con cui le ragazzine americane “postavano” la loro immagine nella “rete” con cartelli in cui spiegavano come si sentissero lontane dalle problematiche che tanto avevano intrigato l’esistenza delle loro madri e nonne, aveva avuto un successo planetario. Loro, in estremissima sintesi, del femminismo non se ne facevano un bel nulla, che erano già abbastanza libere così, almeno nei paesi fortunati dove era loro capitato di nascere. Se poi quei bei maschietti del “Califfato” prossimo venturo, già arrivati a Mosul (l’antica Ninive, già citata nella Bibbia, una città di più di 2 milioni di abitanti) si ripromettono di infibulare al più presto almeno 40.000 donne, certo ci fa orrore ma non ci riguarda. Nè che in India il numero degli stupri su bambine che non hanno ancora dieci anni raggiunga cifre impressionanti, per non parlare di tutte quelle che, indiane e cinesi pure, non sono state mai “fatte nascere”, e chi se ne frega visto che noi viviamo a Chicago o Berlino o Milanofiori. O siamo nati maschi. Gli è, care sorelle minori, che la cultura patriarcale che, salvo eccezioni davvero poco significative, marchiano da secoli le radici culturali del mondo che conosciamo, regolano le donne ai posti più infimi della scala sociale. È il femminismo che da sempre si è ripromesso di porre freno e di cancellare definitivamente questa disparità, che è culturale e politica allo stesso tempo. Vasto programma, come diceva De Gaulle pensando al governo della Francia, un paese che conta duecentossesantacinque tipi di formaggio. Fine di giugno scorso, al circolo sardo di Milano in Santorre di Santarosa, Maria Grazia Longhi con Luisa Milia (che hanno fatto gran parte del lavoro di editing) e con loro Maria Antonietta Calledda, hanno presentato un libro intitolato: “Compagne di Parola”, storia di donne del collettivo femminista di via Donizetti, Cagliari. Altrestorie Aipsa edizioni. Ponderoso di oltre 350 pagine, raccoglie testi, volantini, articoli di giornale, microricordi alla George Perec (“Je me souviens”, Hachette 1978) foto di quei tempi, facendoti rivivere un’epoca non così lontana di una Sardegna ancora assopita nelle nebbie de “su connottu”, che non ci pensa proprio a lasciare spazio a un pensiero che si propone di ribaltare rapporti sociali e famigliari incrostati da secoli di storia. Non è un caso che molti dei testi del libro si riferiscano spesso con astio agli atteggiamenti di negazione che le madri assumevano nei confronti delle “femministe militanti”, le loro figliole che tutto contestavano del tipo di vita che veniva loro riproposto nel futuro. 15 settembre 2014 21 di Sergio Portas Compagne di parola, storie di donne del collettivo femminista di via Donizetti a Cagliari Pasqualina De Riu esordisce ricordando gli slogan che caratterizzavano le manifestazioni tutte al femminile che si svolgevano in quel periodo, il famosissimo: “il corpo è mio e lo gestisco io”, e: “tremate, tremate, le streghe son tornate”. Io mi ricordo... “il ricordare ci dice più del presente che del passato. La memoria di oggi è punto di arrivo. Nel ricordo c’è il cammino che esso ha fatto dentro di noi. Che tendiamo a riviverlo come sensazione, nostalgia, il mai più. Le madri viste spesso come modello negativo, le nonne più protagoniste in famiglia forse perché riconosciute di un potere guadagnato con l’età. La parte centrale del libro incentrata sui ricordi della maternità. Quella finale è la più “politica”, la scrittura diviene più saggistica, e riguarda il collettivo, luogo mitico della libertà, dello star bene assieme. Luogo della militanza, luogo della conoscenza, luogo del partire da sé. I temi di sempre: separatismo, autocoscienza, conoscenza del corpo, divorzio, aborto, violenza sessuale. È un pregiudizio che il femminismo si ponesse in antitesi alla maternità, sicuro che rifletteva su temi affermanti che di madri si vive ma si può anche morire, non a caso Freud vede la madre come una testa di Medusa capace di pietrificare chiunque osasse posare sguardo sui serpenti che l’ornavano dal capo”. Dice Maria Grazia Longhi: “non si trattava di scrivere “bene”, ma di essere sincere” e scrive (pag. 45, in cronaca degli atéliers di scrittura): “Ritrovarsi è stato il primo passo, e insieme pensare... una folla di personaggi, genitori, nonne, zie, domestiche, insegnanti è uscita dall’anonimato... di quelle vite ordinarie abbiamo detto quale carico di affetti, di forza o di fragilità ci avessero lasciato; e quanti valori, anche inconsapevoli, anche nella loro vanità, quante gioie e sofferenze che sembravano dimenticate...”. Luisa Milia (insegnante, ricercatrice in campo linguistico, formatrice, saggista ecc.) si sofferma sulla casa dell’infanzia come tema centrale, a ricostruire una geografia dei luoghi e degli affetti. Con le fontane, i cortili, “sa lolla”, il forno, che stemperano la loro fisicità, materialità a divenire simboli di un’epoca. La casa come vivente, magari costruita in proprio mediante l’aiuto della famiglia allargata: “s’aggiudu torrau”, a fondo delle moderne banche del tempo. Casa come simbolo femminile in assoluto dove, anche, si scatenano violenze incredibili. Certo il panorama sociale italiano è cambiato, quindi i documenti prodotti dal collettivo sono stati riletti e contestualizzati. Cosa che solo la scrittura ha reso possibile. La presa di parola orale oggi è presa di parola scritta (è noto che si twitta in 140 caratteri). Maria Antonietta Calledda narra della famiglia del suo babbo, di Aritzo, nove maschi e tre femmine, gli uomini erano tutti cantori, poeti improvvisatori, ma chi era brava più di tutti cantava in casa: la nonna. Aritzo, dice per chi non lo sapesse, e tra i presenti c’è qualche continentale, viveva allora di una economia itinerante. La carapigna che si faceva con la neve dei suoi monti era esportata per tutto il Campidano. E come tornavano a casa, gli uomini di Aritzo portavano con sé il canto dei poeti che avevano incontrato nelle feste dei paesi che avevano visitato. Legge alcune pagine che parlano delle fontane dell’infanzia, lo scorrere di quelle acque che solo l’orecchio allenato del nonno riusciva a differenziare l’una dall’altra. E Maria Antonietta, memore di tanta stirpe di poeti canori, canta per noi, “a goggius”, in sardo naturalmente: “pensendu seu a tie...”. A 7 anni è emigrata da Aritzo a Cagliari con la famiglia, era il ’59 e allora si “emigrava” all’interno della Sardegna, e fortuna che nonno a Cagliari ci aveva fatto il militare e poteva dirlo alla sua nipotina preferita che questi cagliaritani parlavano in modo un po’ strambo ma si capiva (quasi) tutto. E che se avesse avuto anche la minima difficoltà nel districarsi delle vie sarebbe arrivato lui, a spiegarle come orientarsi. A grande richiesta la facciamo cantare di nuovo, e si ripete la magia dei versi sardi che si mutuano in canzone civile, che tutti accomuna. Quarant’anni fa la costituzione del Collettivo femminista di via Donizetti, qualcuno glielo deve dire alle postatrici di #donnecontroilfemminismo che è anche grazie al loro lavoro, alla loro determinazione, che si possono prendere il lusso di riproporre certi punti di vista. Michela Murgia, su “Repubblica” del primo agosto ( titolo: Io rivendico di essere “arrabbiata e vetero”), magistralmente come sa: «...vorrei continuare ad essere definita come “sporca femminista”, con fierezza …lottare contro disuguaglianze di genere era e rimane un lavoro socialmente lurido... perché il passato del movimento delle donne rappresenta la ricchezza dalla quale tutte adesso possiamo permetterci di guardare avanti...». PDF Compressor Pro 22 C Cultura 15 settembre 2014 DUE LIBRI IN RICORDO DI MONS. GIOVANNINO PINNA di Lorenzo Di Biase L a Fondazione “Mons. Giovannino Pinna” ha inaugurato la collana “Quaderni della Fondazione Mons. Giovannino Pinna” con la pubblicazione di due volumi, finiti di stampare nel mese di maggio 2014 per i tipi dell’Aipsa Edizioni di Cagliari, dedicati agli scritti, alle ricerche, agli studi di Don Giovannino Pinna. Il primo quaderno, “Ancora …Insieme. Riflessioni sull’impegno cristiano in parrocchia e nella società”, si sviluppa in centotrentadue pagine ed è curato dal presidente della Fondazione Martino Contu che ne ha scritto anche la “Premessa”. Esso raccoglie settantanove articoli – a firma di don Giovannino - pubblicati nel mensile “Insieme” tra il 2002 ed il 2010, a cui si aggiunge un documento e due preghiere inedite. Esso è suddiviso per argomenti trattati e si compone di tredici capitoli così titolati: “Ancora…Insieme”, “Il bambino della mangiatoia”, “Si cresce poco per volta”, Educare, che fatica!”, “Gesù, crocifisso e risorto”, “La politi- A 110 ca e l’agire sociale del cristiano”, “E…state sereni!”, “Povertà e disoccupazione”, “Stet out – uscire di scena”, “Le piaghe dell’invidia, della falsità e dell’odio”, “Un ponte di solidarietà con l’Uruguay”, “Agire per vocazione”, “O Signore, nostro Dio”. Il libro è impreziosito da una “Prefazione” dell’Ambasciatore dell’Uruguay presso la Santa Sede, Daniel Ramada Piendibene, e da una “Presentazione” curata da don Roberto Caria docente della Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna. Il Prof. Piendibene così scrive: “Le pagine rivelano l’intimità di un sacerdote, il cui fulcro di vita è la fedeltà alla chiamata divina, alla Parola di Dio, alla Persona di Gesù”. Egli afferma di non averlo conosciuto in vita ma dai suoi scritti “traspare tutto lo splendore, nello stesso tempo umile e discreto, solido e infrangibile della sua vita pastorale”. Don Caria nella sua “Presentazione” scrive che “Le pagine sono una chiara testimonianza di un uomo di fede, che affidando alla penna le sue riflessioni interiori ha voluto che diventassero un testamento per i lettori, un modo per continuare anche dopo la morte il dovere di annunciare il Vangelo”. Il secondo quaderno, “Maria del Monte Carmelo. Signora delle nostre case” è una raccolta di dieci preghiere a Maria, scritte da Don Giovannino dal 2000 al 2010 in onore della festa a lei dedicata nella seconda decade di luglio. Nella “Introduzione” curata dal Presidente della Fondazione Martino Contu, così egli riportata, “A metà luglio, il simulacro della Vergine viene accompagnato, da una fiumana di persone in processione dalla chiesa parrocchiale di Santa Barbara alla chiesetta del Carmelo, lungo i tornanti della pineta, per poi fare rientro l’ultima domenica di luglio alla chiesa madre”. Il quaderno si sviluppa in trentotto pagine e vede come su detto la “Introduzione” del Presidente della Fondazione, Martino Contu, ed il “Prologo” di Sua Eccellenza il Vescovo di Salto in Uruguay, Pablo Galimberti di Vietri, che così scrive: “Il caro e zelante Parroco con fede ardente e cuore inquieto, ci offre ragioni, immagini e parole per rivolgerci colmi di fiducia a nostra Madre”. Egli sottolinea che “Queste orazioni meditano su molti aspetti della vita personale, familiare e social. Perché a una Madre come Maria, nulla è estraneo. Ella si occupa delle cose grandi e di quelle piccole , come i sentimenti di discordia o di pace celati in un angolo dell’anima”. I due libri curati dalla Fondazione mettono in luce ogni aspetto dell’uomo e del parroco ma soprattutto evidenziano l’amore che egli nutre per la sua comunità parrocchiale che è sempre stata considerata dal sacerdote la sua famiglia, come viene riportato nella Introduzione: “Siete la mia famiglia e il Signore è il Padre di tutti noi. Pregate per me sempre. Vivete nell’amore. Se si ascolta la Sua parola e la si mette in pratica, allora sarete una casa costruita sulla roccia, altrimenti crollerete alle prime bufere”. ANNI DAL PRIMO SCIOPERO GENERALE NAZIONALE Miniere di Buggerru, settembre 1904 di Massimiliano Perlato Accadde cent’anni fa, nel settembre 1904. Fatti aspri e sanguinosi: alcune migliaia di minatori in sciopero, quattro di loro uccisi e altri undici feriti dai soldati mandati a reprimere quella che si volle credere, e non era, una minacciosa rivolta. Nei mesi precedenti a quel settembre, vi erano stati scioperi di scalpellini a Villasimius e alla Maddalena, di conciatori a Sassari e Bosa, di minatori a Lula e a Montevecchio, a Monteponi e a San Benedetto, a San Giovanni e a Ingurtosu. E poi, nei primi giorni del 1904, poco dopo la costituzione della federazione regionale dei minatori, è stata la volta di Buggerru, centro che si affaccia sulla costa occidentale dell’isola e che era allora un grosso borgo di 9mila persone circondato dalle miniere che penetravano profondamente nel fianco roccioso delle colline. Borgo d’aspetto non gaio poiché composto da casupole spesso cadenti con gli alloggi operai che salivano a schiere lungo il pendio. Qui tutto apparteneva alla società francese proprietaria del complesso minerario: i pozzi, la laveria, le officine, i magazzini, la scuola, le case, la terra, sulla quale nessuno poteva costruire un muretto, raccogliere legna per il focolare, piantare un albero. Alla società francese apparteneva, oltre alle cose inanimate, la vita stessa degli uomini, poiché poteva disporre del loro lavoro, poteva concedere o negare un tetto sotto il quale ripararsi, un luogo nel quale farsi curare nell’eventualità non remota d’un infortunio o d’una malattia (non erano molti i lavoratori che sfuggissero all’insidia della silicosi e della tubercolosi che rodevano i polmoni). I minatori a Buggerru erano più di 2mila e ad essi si aggiungevano le donne addette alla cernita dei minerali e i ragazzi. I salari erano bassi: dalle 2 lire e 75 centesimi al giorno per gli armatori che lavoravano all’interno, agli 80 centesimi per le cernitici. Durissime le condizioni di lavoro. I turni avevano una durata non inferiore alle 9 ore; non vi era giorno di riposo settimanale; non esistevano contratti di lavoro, i minatori dipendevano interamente dai “caporali” che avevano il potere di assumere, di licenziare, di infliggere multe. Ciascun minatore doveva provvedere da sé all’acquisto degli strumenti di lavoro e persino dell’olio per la lam-pada. Questo regime di duro sfruttamento non poteva non provoca-re un malcontento diffuso che per gradi l’opera intensa della lega dei minatori andò trasformando in spirito di consapevole rivendica-zione. A esasperare la tensione e a rompere il fragile equilibrio nel quale Buggerru viveva fu, il 2 settembre 1904, fu l’ordine di antici-pare di un mese l’entrata in vigore dell’orario di lavoro invernale: da quel giorno stesso, invece che dal primo giorno di ottobre com’era consuetudine. L’intervallo del lavoro sarebbe stato ridotto di un’ora. Di qui l’esplodere della rabbia operaia. Quel pomeriggio i pozzi restarono deserti. Gli operai, in una massa che si ingrossava via via, si diressero verso l’abitato e il cuore della miniera, facendo interrompere il lavoro nelle officine e in ogni altro impianto. Fu così anche l’indomani, sabato 3 settembre: pozzi, officine, laveria, magazzini deserti con una gran folla in piazza. La società francese proprietaria della miniera corse ai ripari. Giunsero nel paese due compagnie del 42° reggimento di fanteria: partiti da Cagliari all’alba, i soldati avevano percorso a piedi la lunga strada da Iglesias a Buggerru. La folla che gremiva la strada principale del paese li accolse in un silenzio ostile. Poiché non parve opportuno, né prudente che i soldati bivaccassero in piazza, frettolosamente si decise di alloggiarli in un hotel operaio. Tre operai ebbero l’incarico di preparare i locali. Ma gli altri minatori, avvicinatisi all’improvvisata caserma custodita da alcuni soldati, chiesero a gran voce che i loro 3 compagni uscissero dal vecchio edificio e si unissero a loro. Poco dopo col crescere della pressione, si videro i soldati schierarsi in buon numero all’esterno con baionette cariche. Dai minatori ormai vicini, partirono le prime sassate. Fu allora che i soldati imbracciarono i moschetti e spararono sulla folla. La tragedia si consumò veloce: sulla terra battuta della piazza giacevano una decina di minatori. Due, Felice Littera di 31 anni, di Masullas, e Giovanni Montixi di 49 anni, di Sardara, erano morti. Un terzo, Giustino Pittau, di Serramanna, colpito alla testa, morì in ospedale. Un mese dopo anche il ferito Giovanni Pilloni, perì. Il 7 settembre nelle miniere di Buggerru fu ripreso il lavoro: il direttore concesse che per tutto il mese l’intervallo fosse di 3 ore invece che 2. Una modesta vittoria ottenuta a prezzo altissimo. Accadde però che, a rimettere in sesto il bilancio altrimenti amaro, qualche giorno più tardi, il 16 settembre, la Camera del Lavoro di Milano, per protesta contro l’eccidio dei minatori di Buggerru, proclamò per la prima volta lo sciopero generale nazionale che smuoveva l’intero movimento dei lavoratori italiani.
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