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MEDITAZIONE SULL’AVVENTO, NATALE ED EPIFANIA, TEMPO DELLA
MANIFESTAZIONE DEL SIGNORE.
“Oh Dio, suscita in noi la volontà di andare incontro con le buone opere al tuo
Cristo che viene, perchè egli ci chiami accanto a sé nella gloria a possedere il regno
dei cieli. Per il nostro Signore Gesù Cristo…” (Colletta I dom. Avvento B)
Tutti sappiamo che Adventus è la traduzione che il latino ha fatto dal greco Parousía,
Epihania e che nel linguaggio cultuale pagano significava la venuta annuale della
divinità nel suo tempio per visitare i suoi fedeli. Infatti, proprio il Cronografo romano
del 354 usa la formula Adventus Divi per designare il giorno anniversario dell’ascesa
al trono di Costantino.
Non faremo qui un escursus storico per conoscere le radici storiche di questo tempo
liturgico, ma cercheremo attraverso l’eucologia di questo tempo che chiameremo
“Tempo della manifestazione del Signore”-tutta l’eucologia tende ad essa- a inserirci
nel tempo liturgico per restare sorpresi e meravigliati dalla Manifestazione di Gesù
Cristo.L’eucologia, cioè i testi con i quali si prega durante le celebrazioni liturgiche,
riguardanti l’Avvento ci condurrà all’esperienza della Manifestazione del Signore.
Cominciamo col dire che se qualcuno si manifesta è in funzione di qualcun altro.
Cristo si è voluto manifestare, in altre parole farsi presente per chì? Per Noi.
E in che modo si è voluto manifestare? Basta pensare, per esempio, che nell’alto
medioevo gli antichi lezionari per la lettura evangelica della I domenica d’Avvento
prevedevano il brano dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme (Mt 29,1-9). Noi oggi
siamo abituati ad ascoltarlo la domenica delle Palme… però subito dovrebbero
balzare al nostro sguardo o al nostro cuore due elementi fondamentali relazionati
direttamente con l’Avvento: l’ingresso di Cristo in questo mondo e la Gloria di
Dio manifestata nell’umiltà.
UMILTÀ della prima venuta (Gesù in fasce), e GLORIA del suo ritorno (Giudice
vestito di maestà).
Questi due elementi ci accompagneranno in tutto questo tempo in cui celebriamo
sempre il MISTERO di CRISTO nella sua totalitá. L’anno liturgico non lo possiamo
vivere come un susseguirsi cronologico di eventi… (Adesso nasce !!!…poi
muore…!!! poi risorge…!!! e poi ritorna !!!) ma sempre nel sua globalità. (La parte
nel tutto e il tutto nella parte). Il tempo nella vita del cristiano è un tempo redento, per
cui è un Kairòs… più che un Cronos…
Il Concilio Vaticano II si esprimeva a proposito dell’Anno Liturgico: “La santa
madre Chiesa considera suo dovere celebrare con sacra memoria, in determinati
giorni del corso dell’anno l’opera di salvezza del suo sposo divino” (SC 183).
Nell’anno liturgico celebriamo quindi l’opus salutiferum operata da Cristo, che è
sempre presente nella sua Chiesa, “Perciò ogni celebrazione liturgica, in quanto
opera di Cristo sacerdote e del suo corpo, che è la chiesa, è azione sacra per
eccellenza e nessun’altra azione della chiesa ne uguaglia l’efficacia allo stesso titolo
e allo stesso grado” (SC 7).
La riforma realizzata dal concilio Vaticano II, ci ha portato alla seguente
comprensione del tempo di Avvento: “ Il tempo di Avvento ha una doppia
caratteristica: è tempo di preparazione alla solennità di Natale, in cui si ricorda la
prima venuta del Figlio di Dio fra gli uomini, e contemporaneamente è il tempo in
cui, attraverso tale ricordo, lo spirito viene guidato all’attesa della seconda venuta di
Cristo alla fine dei tempi” (NGALC n. 39).
Celebrando la venuta di Cristo tra noi, celebriamo la salvezza -come dirà san Leone
Magno- perché nel Natale del Signore si realizza un admirabile commercium
(ammirabile scambio) tra la nostra umanità e la sua divinità. Questo scambio realizza
una nuova creazione, una nuova creatura, un nuovo modo di essere.
In questo senso l’Avvento diventa tempo di preparazione al suo ritorno. Si
sovrappongono quindi le due venute, o meglio si intrecciano… perchè celebrando la
sua prima venuta nella carne ci prepariamo alla sua seconda venuta, evento che si
realizza liturgicamente in ogni celebrazione del Mistero Pasquale che è storica ed
escatologica: “Annunciamo la tua morte, proclamiamo la tia resurrezione,
maranatha!!! Vieni Signore Gesù !!!”
In questo senso dobbiamo stare attenti a non ridurre l’avvento a una semplice
preparazione alla celebrazione dell’anniversario della nascita di Gesù.
Mettiamo le cose in chiaro: il Natale non è il compleanno di Gesù, come alcuni osano
dire, e l’avvento non è una preparazione a questo compleanno, ma è l’ATTESA DEL
COMPIMENTO DEL MISTERO DELLA REDENZIONE.
ABBIAMO APPENA CELEBRATO LA SOLENNITÀ DI CRISTO RE
DELL’UNIVERSO: TUTTO SARÀ RICAPITOLATO IN CRISTO.
In questa dimensione dovremmo vivere l’Avvento lasciandoci quindi guidare dai testi
eucologici e dalla Parola di Dio che verrà proclamata.
Basta ascoltare e aderire a quello che ci viene proclamato e a quello che preghiamo,
PER VIVERE un autentico Avvento.
Cito solo alcuni elementi salienti delle collette che possono aiutarci:
21 dicembre: … “In attesa del tuo Figlio che viene nella condizione dell’Umiltà della
condizione umana: la nostra gioia si compia alla fine dei tempi quando egli verrà
nella Gloria” (Colletta)
La venuta di Cristo nella carne compie l’attesa dei secoli, ma allo stesso tempo ci
apre alla SPERANZA del suo ritorno glorioso in cui si compirà pienamente il suo
disegno di salvezza per ogni uomo. Tempo d’Avvento è quindi tempo per vivere la
SPERANZA. (Nella speranza siamo stati salvalti)
I padri, parlando di questo tempo liturgico hanno sottolineato l’aspetto della
SPERANZA, traducendolo con attesa, ma anche con il vivere già nella speranza,
accogliendo Cristo che viene nell’altro e nella storia di ogni giorno.
Accoglierlo nella sua venuta intermedia, dice San Bernardo, in una bellissima lettura
dell’ufficio delle letture del primo mercoledì di Avvento, che percorre tutte le tappe
della storia della salvezza includendo quella della storia personale.
È proprio nella storia personale che Cristo si fa presente (e quindi viene) nella
potenza del suo Spirito che ci spinge ad accoglierlo nell’altro e nella storia : “Chi
accoglie voi accoglie me”. Accoglierlo quindi nella figura dei predicatori…. Come
dice sant’Agostino.
Il Natale e l’Avvento non devono essere vissuti nel sentimentalismo (Gesù nel
cuoricino!!!) ma nella realtà della nostra storia, dove Cristo si incarna.
Pensiamo un attimo: dove è questo Cristo fatto carne? In chi? Più vicino a me! Dove
dimora questo Cristo che aspetta di essere accolto? Ascolteremo nella 1 lettura di
domenica prossima: “Se tu squarciassi i cieli e scendessi!!!”
Questo anelito profondo di incontrare il Signore “Perché tu avevi nascosto da noi il
tuo volto, ci avevi messo in balìa delle nostre iniquità” (Is). Per questo pregheremo
con il salmo: “Mostraci il tuo volto e noi saremo salvi”. Dio degli eserciti Ritorna!!!
La seconda lettura (1 Cor 1,3-9) che invita ad attendere la Manifestazione del Signore
nostro Gesù Cristo, riaffermata poi dal Vangelo con l’esortazione di Gesù Cristo:
“Vegliate!”.
Il tempo d’Avvento è un tempo di vegliare, di farsi trovare pronti, di non
addormentarci nei nostri peccati, così come afferma San Paolo in un altro testo: “È
ormai tempo di svegliarsi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di
quando diventammo credenti (…) comportiamoci onestamente come in pieno giorno:
non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità non in litigi e gelosie.
Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo e non lasciatevi prendere dai desideri
della carne” (Rom 13, 11b-13.14) che si ascolta nella 1 domenica di Avvento (A).
Vegliare significa avere gli occhi sbarrati, gli occhi della fede che sappiano
riconoscere il Gesù che s’incarna nell’altro del quale non ci serviamo, ma serviamo.
L’ATTESA DELL’AVVENTO non è un’attesa disperata, non è un’attesa con i musi
lunghi, è un’ATTESA GIOIOSA, perché come dicevamo prima è un’attesa del
compimento della Salvezza. La gioia che ne deriva dall’essere salvati e di vivere
come salvati e non come condannati. Le promesse messianiche viste compiute in
Gesù Cristo che si è fatto uomo ed è venuto ad abitare in mezzo a noi portano il
nostro sguardo verso il suo ritorno.
L’Avvento vuole suscitare in noi il desiderio di andare incontro al Signore che torna
per portarci con lui. L’Avvento vuole distruggere in noi la paura della morte e
rafforzare la gioia dell’incontro. Per questo avremo tutta una domenica dedicata alla
gioia. (La terza domenica d’Avvento, nella quale ascolteremo: “Rallegratevi sempre
nel Signore, ve lo ripeto, rallegratevi. Il Signore è vicino (Fil 4,4-5). Infatti la
preghiera colletta della III domenica chiede al Padre che noi suo popolo possiamo
giungere alla celebrazione del Natale con rinnovata esultanza. Tempo d’avvento è
tempo per rinnovare la gioia che è in noi a causa del Signore che viene a salvarci.
(ritornare alla Gioia del primo amore).
La prima lettura (III domenica A) del profeta Isaia ci invita a gioire perché il Signore
ci ha rivestiti con le vesti della salvezza annunciando la fine della schiavitù e
fasciando le nostre ferite e i nostri cuori spezzati (Is 61, 1-2.10-11).
Un’attesa gioiosa e PAZIENTE, (2 lettura di Giacomo – anno A-) come la pazienza
dell’agricoltore, che sa attendere i tempi del raccolto. Faremmo bene chissà in questo
tempo di Avvento a esercitare la pazienza nei momenti di difficoltà, di buio, momenti
in cui non vediamo lo stesso amore di Gesù, come successe a Giovanni Battista nel
momento della prova nel quale sorge nel nostro cuore la domanda: “Sei tu colui che
deve venire o dobbiamo aspettarne un altro”.
Difficile il momento della prova!!! Dell’oscurità !!! Difficile ma necessario per stare
in attesa, per consolidare la nostra unica speranza. I momenti difficili si superano con
la pazienza che genera virtù provata.
Infine la quarta domenica d’Avvento tutta dedicata all’Arca della nuova Alleanza,
che porta il redentore e quindi a Maria, ma anche alla Chiesa che è sacramento di
salvezza, Arca della Nuova Alleanza che svela alle genti il mistero avvolto nel
silenzio, nascosto da secoli e adesso annunciato.
Quindi Avvento, tempo di manifestazione, ma anche tempo di manifestarsi.
Infatti pregheremo in questa domenica (la quarta), nella preghiera colletta: “Infondi
nel nostro spirito la tua grazia, o Padre, tu che nell’annuncio dell’Angelo ci hai
rivelato l’incarnazione del tuo Figlio, per la sua passione el asua croce, guidaci alla
gloria della risurrezione”.
Ecco come si manifesta tutto il mistero nascosto nei secoli. Accogliendo l’annuncio
dell’Angelo, NON TEMERE! Perché la morte è vinta…Entrando nella croce per
sperimentare che la morte è stata vinta. In questa domenica (quarta) ascolteremo di
nuovo il vangelo dell’Annuciazione che ci conferma il potere dell’annuncio di far
nascere in noi lo stesso Gesù Cristo, in avere in noi lo spirito di Cristo Risorto, che da
senso alla sofferenza.
Giungiamo così alla Notte di Natale, alla messa della Notte. Ci sono vari formulari di
messe per la celebrazione del Natale, tutti molto belli e pieni di teologia sul
Natale…teologia dei padri sul mistero dell’Incarnazione della più bella che esista.
Quasi tutti i formulari eucologici attribuiti a San Leone Magno, fondatore se così si
può dire della solennità del Natale. (Sapete della disputa tra sant’Agostino e Leone
Magno circa la festa liturgica dle Natale!!!).
Cominciamo la Messa della Notte di Natale che ha come centro la LUCE….
Tema preponderante del Natale e quello della luce che splende…. In tutte le Messe,
non manca il tema della LUCE, che splende nelle tenebre.
La luce… che è Cristo… che vince l’oscurità è il male, la confusione, la depressione,
la disperazione!!!
Le tenebre sempre vogliono ingannarci, sempre attentano contro la nostra fede… per
questo abbiamo bisogno di lasciare spazio alla luce…che ci rimanda alla luce della
risurrezione, alla Luce Pasquale.
Alla luce del mistero pasquale s’illumina la nostra esistenza, è quella luce, che dá
senso alla nostra vita. Per questo il Natale è la MEMORIA ATTUALIZZATA
DELLA NOSTRA SALVEZZA, per chi ha conosciuto Cristo e l’ha accolto.
In questo senso in noi nasce Cristo, cioè siamo rinnovati interiormente a sua
immagine. Ricordate l’immagine di Cristo: Entra nel mondo nell’umiltà e nella
gloria.
Infine due parole sull’epifania: che conclude e completa insieme all fessa dle
Battesimo del Signore, il ciclo della manifestazione del Signore, che non si deve
racchiudere solo nella manifestazione ai magi, ma a tutta l’umanità…
È L’AUTORIVELAZIONE di Gesù Cristo nel battesimo al Giordano e nelle nozze di
Cana. È LA LUCE DEL NATALE che va oltre i confini di Betlemme e raggiunge
ogni uomo di ogni epoca.
Infatti, se fate attenzione il giorno dell’epifania, qui in Italia dopo il Vangelo si legge
l’annuncio del Giorno di Pasqua. Il Mistero di Cristo, quindi, celebrato durante tutto
l’anno: il mistero dell’incontro dell’uomo con il suo Redentore.
Epifania è la festa che ci mette in movimento, che ci invita a seguire la stella chissà di
questo movimento interiore ed esteriore… quindi è una festa che ci invita alla
missione, un invito ad essere ministri del mistero di Dio manifestato agli uomini, così
come lo è stato la Vergine Maria, donna Attesa e donna dell’Attesa, donna piena di
Grazia, donna che si è lasciata plasmare dal piano di Dio.
Che il Signore ci aiuti a vivere il tempo della sua manifestazione in Attesa gioiosa e
paziente.
D. Tonino Urso