Clery Celeste LA TRACCIA DELLE VENE A Stefano Nel

Clery Celeste
LA TRACCIA DELLE VENE
A Stefano
Nel giorno del tuo ventiquattresimo
compleanno ti faccio il favore
di scoprirmi un po’ da sola
ma non farmi prendere freddo
che la notte è lunga da aspettare
e io ho messo la gonna, quella corta,
che la gamba è già carne
e se la punzecchi delicato con l’ago
ne esce la parola dura.
Ti faccio dono di aprirmi sottile
in quello che sono, allora prendi la torcia
perché ogni casa ha i suoi angoli
bui della paura.
***
Sarebbe un marciare dritto di bambini
verso la scuola, ma le cartelle non ci sono
sarebbe un gioco facile
un amma
zzarli veloce
tra il freddo che passa
e la ferocia che resta.
È la lotta degli organi alla sopravvivenza
per una cirrosi o un’obesità da far paura
e la tieni nel palmo
la penna, cercare l’altro
rene.
***
Le annuso nell’aria le sere scivolate
ai giardinetti dietro casa – sono ancora
tutte intere – le date le porto tra le mani
e le persone sono proiezioni
di ombre cinesi; gli anni ne hanno fatto
un fascio nodoso, alberi spessi
e lucertole alle radici.