Pmi, destinazione Vietnam

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Investimenti D
Ice, Centro Nord
capofila
MARTEDÌ 5 AGOSTO 2014
all’elenco delle imprese italiane in Vietnam
pubblicato dall’Istituto per il commercio
estero (Ice) risultano 43 investimenti diretti,
con capitale interamente italiano o in joint venture
con imprenditori locali. I primi, con oltre i tre quarti
delle aziende, sono la grande maggioranza e rappresentano in buona parte il comparto della meccanica. I secondi sono co-investimenti con aziende
vietnamite e in un solo caso, una impresa di spedizioni, è coinvolto anche capitale di Singapore.
Gli investimenti italiani provengono dalle regioni
del Centro-Nord, con la Lombardia ben rappresentata da Milano, Bergamo e Brescia. Di Milano sono
Mapei, produzione e commercio di adesivi, misce-
le e altri prodotti chimiciper l’edilizia, 38dipendenti localie nessunitaliano nellostabilimento insediato nel 2005 nel Northern Industrial Park; Metecno,
presente dal 1998, pannelli in lamiera d’acciaio per
edilizia industriale, 25 addetti tutti vietnamiti; Perfetti Van Melle di Lainate, che con un paio di centinaia di dipendenti vietnamiti e 2 italiani produce le
piùnotetipologiedichewing gum.Vengonoda BergamoGritti,230addetti locali,produzione dibottoni e altri accessori per la moda in un distretto di
Binh Duong, e Hung Yen, sempre capitale al 100%
italiano, che con 134 lavoratori vietnamiti produce
maglieria in strech. Casamadre a Brescia per Givi
Vietnam, 230 addettilocali e 1 italiano a fare borse,
caschi e altri accessori per motociclette. Genova è
presente con il comparto del design architettonico
e d’interni e grandi società di spedizione. Giungono da Trieste i capitali investiti da Cafeco e Pacorini
nella lavorazione del caffè verde, di cui il Vietnam è
tra i primi produttori al mondo. Cospicua è la presenza di imprese friulane, se vi si aggiungono ancheUdine,con LegnoluceeCurvatura Friulana,attiva con un partner locale nella curvatura e commercio di legname e, last but not least, Danieli. L’azienda siderurgica di Buttrio ha insediato nel 2007 il
proprio stabilimento in un parco industriale in provincia di Ho Chi Minh City, dove i 233 dipendenti
locali,affiancati da25 expatdicui 17 italiani,lavora-
no alla progettazione di impianti e macchinari per
la produzione di acciaio, altre lavorazioni industriali e l’edilizia.
L’Emilia Romagna primeggia con la presenza della
sua industria meccanica, ben rappresentata da
Bonfiglioli, Cae, Datalogic. Per la Toscana, un nome
per tutti: Piaggio, con i suoi due stabilimenti, mentre di Fabriano (Marche) è Ariston Thermo.
Oltre agli investimenti diretti sono presenti in Vietnam una trentina di società italiane, quasi tutte
con uno, due o al massimo 10 addetti: uffici di rappresentanza, studi legali, ditte di import-export.
Spiccanoi nomi di Ansaldo S.I., Cae,Intesa San Paolo, Unicredit, Iveco, Menarini, Sacmi, Savio.
a cura di Rossella Rossini
SPECIALE
Pmi, destinazione Vietnam
Porteaperte P
in Binh Duong
perl’Emilia
Romagna
orte aperte in Binh Duong, Vietnam, per le
piccole e medie imprese dell’Emilia - Romagna. Una nuova area industriale attrezzata di circa 300 ettari, riservata all’insediamento di Pmi emiliano - romagnole, sarà completata entro la fine del 2014 nel grande parco
industriale e tecnologico della provincia a nord di
Ho Chi Minh City, ex - Saigon, che già ospita altre
imprese italiane. Un invito a investire in terra vietnamita rivolto soprattutto al comparto della meccanica strumentale, senza trascurare le filiere dell’arredo, del biomedicale e della moda, che affiancano infrastrutture e turismo ecosostenibile quali settori in cui le nostre aziende possono trovare
opportunità di affari. Buone prospettive si aprono in particolare per food - processing e packaging alimentare, in un Paese ricco di risorse ittiche, riso e caffè. Il Vietnam è il secondo esportatore di caffè e primo della qualità robusta arabica a
livello mondiale.
Il progetto corona 15 mesi di collaborazione tra
l’Emilia - Romagna e il Paese asiatico, aperti con
l’accordo operativo firmato tra Regione, Unioncamere Emilia - Romagna e Ambasciata vietnamita
della Repubblica Socialista del Vietnam; per
l’apertura di un “desk Vietnam” a Bologna, insediato a maggio 2013, che finora ha sostenuto oltre 200 imprese regionali nell’avvio di relazioni di
business; scambi di delegazioni di imprenditori e
istituzioni. Un tassello fondamentale è la partecipazione dell’Unioncamere Emilia - Romagna in
qualità di partner italiano al consorzio Europe
Vietnam Business Network, una sorta di “casa delle imprese” che nella capitale assiste le aziende
europee interessate a operare nel Far East. Un
consorzio con funzione di collegamento, presentato alla fine di giugno a Parma in diretta streaming e in collegamento con Ho Chi Minh City, nella sola tappa italiana del Road Show “Destinazione Vietnam”, approdando il giorno successivo a
Bruxelles. Ultima azione il progetto di video-marketing “L’impresa comunica con un
Ciak”, prima esperienza al mondo messa in campo da Unioncamere Emilia-Romagna e Ambasciata d’Italia ad Hanoi in collaborazione con Icham,
Regione e associazioni di categoria, per comunicare attraverso un video clip, superando 12 mila km
di distanza, le specialità delle singole aziende a
una vasta platea di interlocutori: il Vietnam è
15esimo posto al mondo per numero di utenti internet.
Con un aumento del Pil pari al 5% annuo; 91 milioni di consumatori; una classe media sviluppata e
redditi annui crescenti (3.591 dollari Usa pro-capite nel 2012, fonte: Ministero degli Affari Esteri)
che gli hanno consentito di entrare nel gruppo
dei paesi a medio reddito; una domanda in costante crescita di beni di consumo, know-how,
formazione e tecnologie, il Vietnam è tra i mercati emergenti del Sud-Est asiatico, un hub per
l’area Asean, comunità economica di 10 Paesi
con oltre 600 milioni di abitanti che dal 2015 diventerà “Free Trade Area” e sarà una delle più
grandi zone di libero scambio al mondo.
“Il Vietnam è la testa di ponte dell’Asean, dunque
l’interesse è reciproco - spiega Ugo Girardi, segretario generale di Unioncamere Emilia - Romagna noi abbiamo bisogno di questo hub per abbattere
costi logistici e dazi che per molte Pmi sarebbero
proibitivi. Le imprese vietnamite hanno bisogno
del nostro know-how e delle nostre tecnologie, in
particolare nel comparto della meccanica dove è
indubbio il primato dell’Emilia-Romagna, soprattutto per la capacità di personalizzare le produzioni. Ulteriori opportunità saranno facilitate con
l’Accordo di libero scambio tra Europa e Vietnam
in fase di sottoscrizione”. A rendere appetibile alle nostre Pmi l’insediamento in Vietnam, con i
suoi parchi tecnologici attrezzati come quello di
Binh Duong al cui interno si trovano anche tre Università, un centro di R&S e un unico Centro amministrativo per il disbrigo delle pratiche burocratiche, sono vari elementi: impegno in piani di agevolazioni fiscali e di semplificazione amministrati-
va, stabilità politica; vocazione a sviluppare partnership e scambi tra imprese e interesse ad affinare il know-how anziché incentivare delocalizzazioni; manodopera non costosa e giovane, istruita e
affamata di formazione. Girardi sottolinea anche
gli aspetti extra-economici che legano i due paesi: un’analoga struttura produttiva, fatta di piccole e medie imprese e non di colossi multinazionali
come la Cina; i legami culturali e di solidarietà consolidati nei lunghi anni di guerra, i ricordi del passato, uno stile di vita europeo ereditato dalla presenza francese in Indocina e dalla presenza dei
missionari portoghesi. Un Paese dove “i manager
di un’azienda italiana che apre uno stabilimento
in Vietnam si trasferiscono volentieri con tutta la
famiglia”, aggiunge Maily Anna Maria Nguyen di
Unioncamere Emilia-Romagna e responsabile del
Desk Vietnam, sottolineando che a caratterizzare
i rapporti imprenditoriali tra i due Paesi non sono
le delocalizzazioni, apertamente scoraggiate dal
Governo interessato a far crescere un’industria
manifatturiera nazionale, ma investimenti esteri
diretti, a capitale italiano o in partnership, per realizzare produzioni o parti di esse, completare filiere, creare un indotto della subfornitura anche per
esportare in Paesi terzi. Di fatto, entro il 2020, il
Governo Vietnamita ha l’obiettivo di diventare
un Paese industrializzato e meta di un turismo so-
Piaggio, Vespa regina
delle “due ruote”
conquiste del lavoro
U
na fiumana ininterrotta
di moto e scooter: è l’immagine di Hanoi e Ho
Chi Minh City che si offre oggi
ai visitatori, in un Vietnam dove la moto è “il” veicolo del paese, guidata da tutti: donne,
uomini, giovani e anziani, armati di elmetto e mascherine.
Il parco circolante si aggira attorno ai 35 milioni di unità, avvicinandosi a ritmo incalzante
alla metà della popolazione,
circa 91 milioni di abitanti, e
superandola nelle grandi città, con il dato che nelle aree
rurali scende al 10%. “Complici” del boom Honda, con il
54% del mercato, Yamaha, la
taiwanese Sym e Piaggio. Complici anche un’ampia componente giovanile nella società
vietnamita (l’età media è di
28 anni, il 25% della popolazione è sotto i 14 anni e gli over
60 sono il 9%) e una classe media sviluppata, con salari crescenti.
Con circa 850 dipendenti,
Piaggio Vietnam, insediatasi
nel 2008 nel Paese con lo stabilimento di Vinh Phuc e un investimento di 45.000.000
US$, a capitale interamente
italiano, nell’omonimo distretto industriale in prossimità di
Hanoi, in meno di 5 anni - da
quando la prima Vespa è uscita dalla fabbrica nel 2009 - ha
prodotto oltre 410.000 veicoli, di cui 220.000 scooter Vespa, venduti su tutti i principali mercati del Sud-Est asiatico
e dell’area Pacific dove la pe-
netrazione delle due ruote a
marchio Piaggio è in costante
crescita: nel solo 2013, su circa 560.000 veicoli commercializzati nel mondo, nell’area
Asia Pacific se ne sono venduti 105.000 per un fatturato di
oltre 193 milioni di euro.
Vespa Primavera e Vespa
Sprint, Vespa LX e gli scooter
Piaggio Liberty, Fly e Zip nelle
diverse classi di cilindrata,
equipaggiate con motori a forte contenimento di consumi e
di emissioni inquinanti: questa la gamma attualmente prodotta in Vietnam, con Vespa
impostasi come prodotto premium per la notorietà del marchio e i contenuti di italianità
in un mercato già presidiato
da metà anni ’90 dalla sede di
Singapore. Poi la decisione
del Gruppo di Pontedera di
stabilire nel paese dell’Indocina l’headquarter per i mercati
Asia-Pacifico, insediandovi anche lo stabilimento produttivo. I progressi sono rapidi,
con un aumento incessante
dei pezzi che escono dalla fabbrica di Vinh Phuc dovuto anche all’alto grado di “localizzazione”: componentisti selezionati da Piaggio nella filiera sino-thailandese che consentono di circoscrivere l’attività
dello stabilimento alle linee
di saldatura, verniciatura e assemblaggio. Ora ci si avvia al
raddoppio delle linee, con
l’obiettivo di arrivare a
300.000 unità nel 2015, mentre è stata dedicata alla produzione dei propulsori la seconda fase di espansione del comprensorio di Vinh Phuc che,
con il nuovo Stabilimento Motori, ha raggiunto un’estensione di 190.000 mq. L’area è
pronta per essere la piattaforma dedicata a penetrare su
tutto il mercato Asean.
“In anticipo rispetto a numerosi altri costruttori occidentali, il Gruppo Piaggio ha perse-
stenibile di elite.
Aziende che effettuano “una internazionalizzazione positiva”, come la chiama Gianni Caruso, segretario generale Fim Cisl dell’Emilia-Romagna. “Le
nostre aziende entrano in nuovi mercati magari
inizialmente con obiettivi commerciali, ma poi trasformano la loro presenza in centri di produzione
per quei mercati. Al contrario di quel che può credere l’uomo comune, andare in Vietnam non vuol
dire sottrarre lavoro all’Europa o togliere opportunità di lavoro ai mercati tradizionali, ma sorreggerli aprendo nuove prospettive e sostenendo all’estero le aziende europee che hanno difficoltà
sui mercati interni, italiane in particolare. L’azienda si fa globale, va in Vietnam alla ricerca sicuramente di un’area dove il costo del lavoro è più
basso, ma soprattutto per accedere a nuovi mercati - cinese, indiano, Singapore, Tailandia, Oceania, Australia - producendo in loco. Questa è la
regola” - conclude Caruso, sottolineando che a
ciò è finalizzato il lavoro, rivolto soprattutto alle
Pmi, che la Regione porta avanti con una “cabina
di regia” che coinvolge Unioncamere regionale e
Camere di commercio, associazioni di categoria,
fondazioni e istituzioni anche bancarie. I risultati
di questa azione di sistema sono concrete e tangibili e la tendenza è in crescita. Lo dicono i numeri.
Le esportazioni dell’Emilia - Romagna verso i pae-
guito una strategia di espansione globale”, afferma Roberto Colaninno, amministratore
delegato del Gruppo. “Non abbiamo attuato una strategia
di delocalizzazione; al contrario, parallelamente al rafforzamento della nostra posizione
di leader del mercato europeo con la produzione realizzata in Italia, abbiamo deciso
di andare a produrre nei mercati asiatici che, in misura crescente, assorbono in termini
di volumi la quasi totalità della produzione mondiale di veicoli motorizzati a due ruote”.
In Vietnam il Gruppo Piaggio
ha dato vita lo scorso anno all’iniziativa Vespa for Children,
charity internazionale per migliorare la qualità della vita di
neonati e bambini, nel cui ambito ha finanziato un programma di collaborazione tra il National Hospital for Pediatrics di
Hanoi e l’Ospedale Pediatrico
Bambin Gesù di Roma per
assistere bambini affetti da
patologie complesse e
bisognosi di trapianti renali e
altri interventi di alta
chirurgia.
si del Sud Est asiatico negli ultimi 5 anni sono passate dal 25 al 40%, tenendo in piedi l’economia
negli anni di crisi. La crescita ha riguardato essenzialmente l’area meccanica: fatto 100 l’export, oggi l’automotive rappresenta il 74% e la meccanica
in senso lato con i suoi vari comparti il 70 per cento.
Se tanti sono i punti a favore di un Paese giovane
e dinamico con buone prospettive di crescita nel
medio-lungo periodo, impegnato in riforme che
vanno dalla riscrittura della costituzione per introdurvi principi orientati a una maggiore liberalizzazione del sistema economico e una riforma delle
imprese di stato (ma non ancora del sistema di
relazioni industriali, caratterizzato dalla presenza
del solo sindacato di Stato e dalla totale assenza
di sindacati liberi), non mancano i punti negativi:
limitato sviluppo del sistema bancario, basso livello di riserve in valuta forte, alta inflazione, eccessi
di burocrazia statale, corruzione e, soprattutto,
carenza di infrastrutture, in particolare, nei settori energetico e stradale. Ma anche in queste carenze si annidano opportunità per le imprese italiane, soprattutto se il Governo vietnamita implementa, come annunciato, lo strumento della Public Private Partnership - Project Financing ovvero della partnership tra pubblico e privato.
Rossella Rossini