Orientamenti e strategia n°143 Newsletter mensile di La Française AM | Febbraio 2014 - Inviato alla stampa il 03 | 02 | 2014 Andamento del mercato Dopo l'eccellente conclusione del 2013, i mercati tentennano e le borse sono a dir poco esitanti… A New York, l'indice S&P 500 e il Nasdaq di gennaio chiudono con un calo rispettivamente del - 3,50% e del - 1,70%. In Europa, fatta eccezione per il MIB italiano, tutti gli indici sono nettamente scivolati in territorio negativo e, dal 1° gennaio, il CAC 40, l’EuroStoxx50, il DAX e il Footsie hanno perso tutti il 3% circa. L’indice giapponese subisce un crollo dell'8,50% e l'indice MSCI Emergenti di quasi il 7%! Dati che non fanno che alimentare le superstizioni e temere oscuri presagi per il 2014… Sul versante obbligazionario, inoltre, i rendimenti del mese dei titoli di Stato americani o tedeschi hanno registrato un ribasso di 30 pb, confermando l'idea di un netto aumento della propensione al rischio! Il netto rimbalzo dell'oro o della volatilità rappresentano un altro segnale del repentino mutamento del sentiment... Nonostante ciò, l'idea di una ripresa mondiale, indubbiamente modesta e non omogenea a livello geografico, continua a essere lo scenario di riferimento di numerosi osservatori, ma è inevitabile constatare che ad avere la meglio sono attualmente le forze ribassiste. Quali sono quindi le ragioni di tali stati d'animo? C'è il rischio che tali fattori perdurino fino a incrinare il buon andamento osservato negli ultimi 18 mesi? • La Cina, innanzitutto, preoccupa su due fronti. In primo luogo perché, a fronte di indicatori PMI in netto ribasso, prevale la sensazione di un rallentamento della crescita cinese più rapido del previsto, al quale si somma la difficoltà di attuare misure di risanamento e di liberalizzazione del settore finanziario senza provocare traumi. L'atteggiamento dirigista adottato dalle autorità locali nella gestione del potenziale default di un prodotto di gestione patrimoniale ha fatto tirare un sospiro di sollievo agli osservatori nel breve periodo, senza tuttavia rassicurarli sulle possibili soluzioni del problema della finanza ombra. Si noti tuttavia che la decelerazione del PIL, leggermente al di sopra del 7,5%, rimane sotto controllo e che la sua scomposizione a fine 2013 mostra un miglioramento del contributo dei consumi, mentre l'esportazione e gli investimenti registrano una battuta d'arresto, avvalorando quindi la tesi dell'avvio di una fase di riequilibrio. Non dobbiamo quindi necessariamente temere il peggio. •T uttavia, la sfera emergente nel suo complesso ha risentito in maniera particolarmente significativa dei disordini sul fronte valutario (peso argentino, lira turca, rublo…), che interessano principalmente i paesi con fondamentali fragili (inflazione, deficit delle partite correnti, peso del debito a breve termine…) e spingono le rispettive banche centrali ad adottare misure severe, se non drastiche, (aumento di 425 pb del tasso di riferimento in Turchia!), con un impatto fortemente negativo sul potere d'acquisto degli attori economici locali e ripercussioni sull'ottimo andamento della crescita mondiale. •L a previsione, rivelatasi poi corretta, dell'imminenza di una nuova riduzione degli acquisti di asset da parte della FED ha indubbiamente seminato il panico. Diventa inoltre ancora più complesso, a fronte di una congiuntura economica inglese migliore delle attese, decifrare l'orientamento futuro della politica monetaria della Bank of England... mentre la BCE dovrà continuare a tenere conto del rischio di deflazione nell'Eurozona e la BOJ dovrà continuare a immettere liquidità! • Infine, i primi elementi emersi dalla stagione dei risultati delle imprese negli Stati Uniti e in Europa, fanno propendere per una certa circospezione. Sono stati pubblicati i dati di metà delle società americane e, nell'insieme, emergono fatturati in linea e utili leggermente migliori del previsto, con nette disparità a livello settoriale (positivi per industria, petrolio e sanità; negativi per consumi, tecnologia e finanziari). In Europa, invece, è presto per tirare le somme, ma gli elementi deludenti sono numerosi, sia sul versante delle vendite sia su quello degli utili. Niente, quindi, che possa giustificare un miglioramento delle valutazioni azionarie. Sebbene lo scenario di riferimento appaia invariato, è indubbio che l'equilibrio di tali fattori si è incrinato, i flussi mondiali si orientano nuovamente verso posizioni nettamente più difensive e contribuiscono al riemergere della volatilità. Il 2014 si preannuncia burrascoso! Congiuntura La congiuntura mondiale prosegue il trend di lento miglioramento, sebbene i rischi si siano spostati dai paesi sviluppati a quelli emergenti. L'Eurozona ha resistito agli shock e i timori sulla sua stabilità si sono affievoliti. I rischi si sono invece intensificati nei paesi emergenti come la Turchia, l'Argentina e l'Indonesia, le cui valute hanno registrato un forte calo. Il real brasiliano e il peso cileno sono stati anch'essi trascinati al ribasso facendo temere un contagio della crisi valutaria. Oltre a lasciar presagire un'accelerazione dell'inflazione in tali paesi, il calo dei tassi di cambio e le strette monetarie impongono reazioni in termini di politica monetaria e interferiscono sui mercati borsistici mondiali. La Cina è immune ai rischi di cambio, i timori riguardano piuttosto il controllo della distribuzione del credito. Il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti fa segnare un costante ribasso. L'inizio della normalizzazione della politica monetaria americana ha accelerato il deflusso dei capitali provenienti dai paesi emergenti più fragili, come mostrato ad esempio dall'accelerazione del crollo del peso argentino. Tasso di disoccupazione negli Stati Uniti )RQWH%XUHDXRI/DERU6WDWLVWLFV &RH5H[HFRGH Tasso di cambio del peso argentino (1 peso = ........ dollari USA) SHVRDUJHQWLQR 2 - ) 0 $ 0 - $ 6 2 1 ' Newsletter mensile di La Française AM | Febbraio 2014 - ) 0 &RH5H[HFRGH Si conferma la ripresa della crescita americana. Da inizio 2013, la produzione industriale ha messo a segno una decisa accelerazione. Aumentano in maniera sensibile i nuovi ordinativi di beni di consumo e di beni durevoli. Nonostante il calo di gennaio, riteniamo che l'indice ISM (indice dei direttori d'acquisto) del settore manifatturiero indichi il proseguimento di un'espansione industriale soddisfacente. L'indice ISM dei servizi è invece sceso nuovamente sotto la soglia di 55, rispecchiando una crescita meno vigorosa nel settore terziario. La creazione di posti di lavoro rimane tendenzialmente compresa tra 180.000 e 200.000 su base mensile. Il tasso di disoccupazione è sceso sotto quota 7%, tendenza destinata a continuare. La crescita si consolida in un contesto di ridotta inflazione, (l'inflazione sottostante è inferiore al 2% annuo). Il deficit del bilancio federale è passato da 1.600 miliardi di dollari l'anno nel 2009 a circa 500 miliardi di dollari a inizio 2013. Da allora, la riduzione del deficit sembra aver rallentato. Gli utili societari fanno osservare un aumento, seppur modesto. Nel corso del prossimo periodo, l’espansione americana dovrebbe attestarsi complessivamente tra il 2,5% e il 3% l’anno, dopo un terzo trimestre, non dimentichiamolo, a oltre il 3% l’anno. Nell'Eurozona, la produzione industriale, rimasta invariata per buona parte del 2013, sembra essersi risvegliata. Secondo le indagini europee, le tendenza della produzione e il sentiment delle imprese nell'industria sono tornati in territorio positivo. Nel settore delle costruzioni, il sentiment rimane mediocre, prossimo ai minimi storici, mentre l'indicatore della fiducia dei consumatori e il sentiment delle imprese nel commercio al dettaglio sono pressoché in linea con le medie storiche. Sebbene potremmo aspettarci un tasso di crescita dell'Eurozona nettamente positivo nel quarto trimestre, il tasso di utilizzo delle capacità di produzione rimane estremamente contenuto. L'inflazione nell'Eurozona rimane molto debole, con un calo annuo dello 0,8%, valore prossimo allo zero negli ultimi due mesi. La massa monetaria M3 dell'Eurozona avanza a un ritmo dell'1,5% l’anno e il volume dei finanziamenti al settore privato residente continua a registrare una contrazione. Le condizioni di concessione del credito si sono tuttavia allentate. Prospettive economiche In base alle nostre prospettive economiche, il ciclo dell'economia reale mondiale, avviato nel 2011, al quale l'Eurozona sembra ormai voler prendere parte, proseguirà nel 2014 con una leggerissima accelerazione. Partenza in sordina, invece, per il ciclo finanziario che sembra avere qualche difficoltà. Il volume delle IPO è ancora modesto nell'Eurozona e negli Stati Uniti, in cui i riacquisti di azioni sono superiori rispetto alle emis- sioni. Le IPO dovrebbero comunque far registrare una ripresa. Il volume delle attività di fusione e acquisizione si attesta su livelli bassi senza mostrare molti segni di rimbalzo. Gli investimenti di capitale mostrano una tenuta relativamente buona. L'attività dei fondi è positiva, ma i capitali liquidi vengono accumulati senza essere investiti. È un fattore positivo per la ripresa, sebbene per il momento prevalga l'insufficienza di opportunità. Il tasso di default delle obbligazioni societarie rimane contenuto. Di recente, il principale rischio riguarda i paesi emergenti e si concentra su paesi come l’India, l’Indonesia, il Sud Africa, la Turchia, il Brasile e l’Argentina, in cui si manifesta in maniera brutale. Le politiche monetarie continuano a essere accomodanti e la liquidità è in crescita. I tassi a lungo termine non dovrebbero più registrare minimi storici, ma le prospettive di un'inflazione contenuta sono piuttosto favorevoli al mantenimento di tassi bassi. In conclusione, si apre la strada per un nuovo ciclo finanziario. Il nuovo ciclo potrà decollare soltanto se l'economia reale confermerà che si tratta di un autentico riavvio. Tale ciclo è in corso negli Stati Uniti e, più timidamente, nell'Eurozona, mentre i paesi emergenti sono e resteranno in una fase di rallentamento e di incertezza nel 2014. Scenario di riferimento per il 2014 Crescita* Lo scenario che possiamo delineare prevede il proseguimento della ripresa americana e l'uscita dalla recessione dell'Eurozona. La crescita su scala mondiale ancora molto contenuta non è sufficiente a determinare un cambiamento di ritmo per l'inflazione, che dovrebbe rimanere debole, salvo nei paesi emergenti che hanno osservato un crollo delle rispettive valute. I tassi d'interesse di riferimento dovrebbero rimanere molto bassi, mentre i tassi a lungo termine dovrebbero far osservare un leggero aumento, pur rimanendo al di sotto dell'obiettivo di medio periodo. Inflazione* Tasso d'interesse banche centrali** Rendimenti a 10 anni** 2013 2014 Stati Uniti 1,90 3,00 Eurozona - 0,40 0,70 Stati Uniti 1,50 1,80 Eurozona 1,20 1,50 Fed 0,25 0,25 BCE 0,25 0,25 Treasury Notes USA 3,00 3,50 OAT 2,44 2,75 Febbraio 2014 | Newsletter mensile di La Française AM *Media annuale - **A fine anno Il 2013 si conclude meglio di come era iniziato, facendo sperare in una ripresa economica vera e propria. L'allentamento delle tensioni sui debiti sovrani europei, la speranza di miglioramento delle prospettive di crescita e l'abbondante liquidità immessa dalle Banche Centrali hanno generato un duplice spostamento delle masse di capitali: dai mercati obbligazionari verso i mercati azionari, da una lato; dai paesi emergenti verso quelli sviluppati, dall'altro. Le quotazioni azionarie dei paesi emergenti hanno fatto registrare in media un calo dell'ordine dell'8% del rispettivo valore in euro; e i prezzi delle commodity sono sostanzialmente scesi con il calo maggiore registrato dall'oro (-30%). La performance delle obbligazioni di Stato "core" (Stati Uniti, Germania) è risultata negativa. Le valute diverse dall'euro hanno perso il 4% per il dollaro e il 12% per lo yen. I prezzi dell'immobiliare residenziale sono relativamente eterogenei, con cali osservati in Francia e in Spagna e aumenti negli Stati Uniti, nel Regno Unito e, per la prima volta da molto tempo, in Germania. 3 Le nostre convinzioni Gestione flessibile La nostra gestione flessibile, fondata sui principi della gestione asimmetricaTM, è illustrata attraverso il fondo diversificato LFP Patrimoine Flexible. Variazione mensile del portafoglio (in %) 727$/($=,21, (XURSD 86$ *LDSSRQH 3DHVLHPHUJHQWL 727$/(2%%/,*$=,21, +LJK\LHOG &RQYHUWLELOL 'HELWR3DHVL3HULIHULFL 'HELWR3DHVL(PHUJHQWL $OWHUQDWLYLHWRWDOUHWXUQ 'ROODUR 'LFHPEUH *HQQDLR Il valzer dei cambi I bruschi cali delle valute emergenti e le prospettive prudenti annunciate in occasione della pubblicazione dei risultati negli Stati Uniti hanno avuto la meglio sulla dinamica rialzista degli indici azionari che ha caratterizzato gli ultimi mesi. In assenza di un autentico catalizzatore rialzista e nonostante un consensus di mercato sempre molto favorevole alle azioni, da una decina di giorni i mercati hanno avviato un consolidamento significativo su tutte le zone geografiche... Continuiamo a non detenere alcuna posizione sui mercati emergenti, azionari e obbligazionari, che godono di una scarsa visibilità: nonostante il recente calo netto e una valutazione indubbiamente interessante, i flussi di vendita continuano a prevalere. Benché prevista, la conferma da parte della Fed del tapering di ulteriori 10 miliardi non è di alcun aiuto. Non abbiamo apportato modifiche sostanziali in termini di allocazione del portafoglio: la componente azionaria è pari al 55% (a inizio gennaio era del 62%), con un posizionamento di sovrappeso sull'Europa rispetto a Stati Uniti e Giappone… Abbiamo mantenuto le posizioni obbligazionarie high yield e periferiche per poter sfruttare il carry trade, molto redditizio nell'attuale contesto caratterizzato da tassi sempre molto bassi. Siamo convinti che l'attuale turbolenza dei mercati non sia compromettente per lo scenario di graduale ripresa della crescita mondiale e per il conseguente apprezzamento dei mercati azionari, sostenuti da prospettive di crescita degli utili societari per il 2014. Continuiamo tuttavia a tenere sotto controllo l'andamento dei mercati emergenti, consapevoli che un ulteriore deterioramento potrebbe avere un impatto più pesante del previsto sul resto del mondo. Questo documento ha fini esclusivamente informativi e di marketing. Le informazioni contenute non rappresentano un consiglio d'investimento, una proposta d'investimento o un incitamento qualunque ad operare sui mercati finanziari. Le valutazioni formulate riflettono l'opinione del loro autore alla data di pubblicazione e sono suscettibili a continua evoluzione. Il Gruppo La Française non può essere ritenuto responsabile, in qualunque modo, di ogni danno diretto o indiretto derivante dall'utilizzo della presente pubblicazione o delle informazioni in essa contenute. Sebbene i contenuti del presente documento siano stati redatti con estrema attenzione e cura, non viene fornita alcuna sicurezza, garanzia o dichiarazione, né esplicita né implicita, in merito alla loro accuratezza, attendibilità o completezza. Essi sono soggetti a modifiche e non rappresentano, né costituiscono obblighi contrattuali. 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