Ancora giovani per essere vecchi - FNP

Novembre ’14
ANCORA GIOVANI PER ESSERE VECCHI
recensione e analisi del Libro di Carlo Vergani, a cura di Tino
Fumagalli
Nel mese di ottobre 2014 è uscito un libro abbinato al
Corriere della Sera dal titolo assai significativo per i
pensionati: Ancora giovani per essere vecchi.
Nel libro, gli autori, Carlo Vergani, notissimo geriatra
intervistato da Giangiacomo Schiavi, vice direttore del
Corriere, nonché autore di diversi articoli riguardanti il
sistema socio sanitario provano a descrivere in modo non
convenzionale i problemi che il mondo degli anziani sta’
vivendo prospettando anche alcune soluzioni.
Ho cercato, molto sinteticamente di riassumere tutto per
fornire materiale utile a riflessioni attuali e future che sono le seguenti:
Imparare a memoria oltre ad essere un esercizio utile coinvolge assai la sfera emotiva di ciascuno
di noi, secondo Vergani significa “Amare” tant'è che in Francese è traducibile in par coeur, in
Inglese by heart.
Una società che invecchia priva di rincalzi generazionali diventa una società senza futuro;
l'indice di natalità Italiano corrisponde ad 1,3, fra i più bassi nella U.E.: Tradotto in cifre significa
che non copre la stabilità necessaria che corrisponde a 2,1 (nel 2012 abbiamo avuto 534.000
nascite a fronte di 612.000 decessi).
Per ora questa differenza è coperta dalla immigrazione; i 4.400.000 stranieri residenti ufficiali
corrispondono al 7,4% della popolazione totale ed hanno un tasso di natalità all'incirca più del
doppio. Il dato è abbastanza stabile negli ultimi anni, comunque n o n in aumento.
Alcuni dati economici: il 42% dei pensionati riceve meno di 1.000€ al mese. 880.000 anziani
vivono in povertà assoluta.
Oggi il grosso della spesa sanitaria si concentra nell'ultima parte della vita, ma bisogna
distinguere: si spende molto per la malattia acuta ed il ricovero ospedaliero, si spende assai poco
per una rete di assistenza che potrebbe alleggerire notevolmente i costi finali:
Da ciò discende la primaria necessità di riformare il sistema; l'anziano ha bisogno di una
assistenza continuativa integrata, cioè socio/sanitaria, in parole semplici: una rete di servizi sul
territorio. Per non lasciar nel vago, un esempio riferito alla Lombardia dove evidenziamo che:
– riceve il sevizio domiciliare dal Comune
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l'assistenza sanitaria integrata dalla ASL
la cura specialistica dall'ospedale
trova la badante quasi sempre da solo
ottiene, quando va’ bene, l'assegno di accompagnamento dall' INPS.
Che dire poi dei pronto soccorso intasati soprattutto nelle grandi aree urbane e ciò avviene per
mancanza di alternative: nel 2012 in Italia si sono registrati 24 milioni di accessi ai P.S. Solo 1 su 6
è stato riconosciuto bisognoso di ricovero e quasi sempre perché affetto da patologia cronica.
Sembra di assistere ad una porta girevole: avanti- indietro. Dobbiamo evidenziare che un giorno
di ricovero costa mediamente più di 500€ e se si attuasse una rete di prevenzione non avremmo
una esplosione di costi.
Una recente ricerca realizzata negli Stati Uniti ha calcolato che per ogni dollaro impiegato nella
prevenzione porta ad un risparmio di 6 dollari nella spesa per la cura. Un inciso riguardo alla
sanità USA: nonostante i tentativi di Obama di estendere a tutti la copertura sanitaria esistono
ancora diversi milioni di persone prive di assistenza sanitaria, viene privilegiato il sistema
assicurativo privato, e comunque sia la spesa sanitaria in USA nel 2012 corrisponde al 17,2% del
P.I.L. Circa il doppio rispetto all'Italia e la vita media da noi e è superiore di 3 anni rispetto a loro
anche se ricordando Seneca: Quam bene vivas refert,non quam diu ovvero quello che conta è
come si vive, non quanto.
Il primo censimento del 1861 indicava un tasso di natalità di 5 figli per donna, la durata media
della vita era di 32 anni. Dalla fine del 800' in poi la vita media si è allungata di circa tre mesi ogni
anno tradotto nell'attualità odierna significa 84,6 per le donne,79,8 per gli uomini. Oggi nel nostro
Paese ci sono 16.000 persone con più di 100anni con un rapporto uomo/donna di 1 a 4. In Europa
solo la Svezia è davanti a noi per la longevità maschile mentre siamo terzi, preceduti da Francia e
Spagna per quella femminile.
Nell'ultima indagine Eurispes indica le principali paure dell'anziano:
la malattia
la perdita di autonomia
Gli anziani temono l'assenza di una rete dentro e fuori la famiglia su cui fare affidamento. Essere
in salute è il primo desiderio della persona in età avanzata che non vuole dipendere dagli altri e
per l'anziano la paura per la salute non è l'assenza della malattia bensì la perdita di autonomia
derivante dalla Non Autosufficienza. Si può essere malati ma autosufficienti.
E' necessario passare ad una formulazione basata sulla resilienza, ovvero sulla capacità di
superare le avversità, mantenere il proprio equilibrio, recuperare il senso d i benessere. In
pratica, per l'anziano, la salute è la capacità di adattarsi ed autogestirsi secondo Elisabet Kubler
Ross (medico psichiatra) il paziente cui è stata diagnosticata una malattia grave attraversa 5 fasi
emotive:
– la fase del rifiuto
– la fase della rabbia
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– la fase del patteggiamento
– la fase della depressione
– la fase dell'accettazione.
Molto spesso i fattori ambientali incidono pesantemente sulle condizioni generali; secondo Lega
Ambiente a Milano nel 2011 la concentrazione media del PM 2,5 derivante da scarichi etc. è stata
di 33 microgrammi per metro cubo mentre per la U.E. tale limite dovrebbe essere 25.
Alcune città ad esempio, con l’indicazione del numero degli:
Milano – 58
Londra – 31
Parigi – 25
New York – 20
Una delle priorità corrisponde al cambiar cultura; fino a qualche anno fa “vecchio mio” aveva una
accezione affettuosa. Oggi la vecchiaia è considerata una infamia, si sprecano espressioni come
vecchio rimbambito, brutto vecchio, vecchio bollito.
Eppure se è vero che una società priva di rincalzi generazionali è senza futuro, è altrettanto vero
che è senza passato se trascura gli anziani. L'albero deve allargare le fronde ma non può
dimenticare le radici. Insomma l'anzianità attiva che riguarda la maggior parte degli individui
unita alla longevità sono un bene e non un male della società.
Anche la medicina deve cambiare, c'è bisogno di un medico nuovo che sappia occuparsi anche
degli anziani. Oggi 4 medici praticanti su 5 si sono laureati più di 20anni fa quando i testi di
medicina non parlavano ancora dell'anziano o al massimo vi dedicavano qualche frettolosa riga.
Infine basta con la descrizione degli anziani come divoratori di risorse medico farmaceutiche
sanitarie. Milioni di persone non si servono delle cure mediche, mentre una piccola quota, il 5 per
cento della popolazione, consuma il 50 per cento della spesa sanitaria. Gli anziani rappresentano
meno della meta di quel 5 per cento.
Come pre-conclusione a questi appunti apparentemente sgangherati ma ahimè reali, qualche
riflessione sui suicidi e sulla eutanasia. Ogni anno in Italia muoiono per suicidio 4.000 persone,
un terzo delle quali ha più di 65 anni.
In Olanda ogni anno muoiono 135.000 persone; in quel paese c'è una legge che consente
l'eutanasia ed a fronte di ciò nel 2010 le morti per eutanasia o per suicidio assistito sono state
poco più di 4.000, circa il 3 percento di tutti i decessi. In Italia la mortalità complessiva è oltre 4
volte in più dell'Olanda (fra 500/550.000 decessi), e questo significherebbe togliere la vita a circa
16.000 persone
Ogni medico prima di laurearsi ed esercitare la professione presta il giuramento di Ippocrate nato
25 secoli fa che recita: non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale.
Per concludere: il Cardinal Martini negli ultimi anni di vita ci ricordava una parola Greca
presente nel Nuovo Testamento: Eulàbeia che vuol dire pensare in positivo, prendere bene
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tutte le cose, prenderle per il verso giusto.
L'Istat in una recente indagine indica che in generale alla domanda, come va’ la tua salute cui si
poteva rispondere in 5 modi: molto bene, bene, né male né bene, male molto male. Il 20 per
cento degli ultra 75enni intervistati, portatori di patologie croniche di vario tipo hanno risposto
molto bene o bene. E' il segno di una vecchiaia positiva ancora aperta alla vita nonostante la
malattia; essere ottimisti è comunque una buona medicina: Un grande scrittore, Italo Calvino nel
1980 distillò 3 pensieri di grandissima attualità per convivere con la vecchiaia.
Primo: imparare le poesie a memoria, molte poesie a memoria. Da bambini, da giovani e anche
da vecchi. Le poesie fanno compagnia, uno se le ripete mentalmente, e poi lo sviluppo della
memoria è molto importante.
Secondo: puntare solo sulle cose difficili, eseguite alla perfezione. Le cose che richiedono sforzo.
Diffidare della faciloneria, della facilità, del fare tanto per fare. E combattere l'astrattezza del
linguaggio che ci viene imposta da più parti. Puntare sulla precisione.
Terzo: sapere che tutto quello che abbiamo può esserci tolto da un momento all'altro.
Ciò non significa rinunciare a qualcosa, anzi godiamocelo più che mai, sapendo però che in un
attimo può sparire tutto.
Niente è più umano del diventare vecchi, niente è più naturale. Bisogna però saperlo, accettarlo,
sorreggerlo, senza cadere in giovanilismi sciocchi e pericolosi, senza pretendere di truccare la
carte del gioco (Giovanni Arpino)
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