Imma Savarese, Antonietta D’Errico, Stefano Francalanci, Vincenzo De Giorgi Dipartimento di Scienze Dermatologiche e medicina traslazionale, Università di Firenze INTRODUZIONE: Nell’ambito delle fotodermatosi da agenti esogeni, le fotodermatiti allergiche da contatto e alcuni quadri cronici ad esse correlate (eczema fotosensibile, persistent light reaction e 1 reticuloide attinico), sono determinati dall’esposizione a farmaci . Riportiamo il caso di una paziente di anni 75, che presentava un quadro di eczema subacuto, localizzato a livello di aree foto-esposte (volto e mani) da circa due mesi. CASO CLINICO: La paziente, con familiarità per atopia e psoriasi, era affetta da ipertensione essenziale per cui assumeva ramipril 10mg da alcuni anni. All’esame obiettivo la cute appariva eritematosa, con desquamazione e con presenza di fissurazioni e ragadi, sia a livello palmare che sul dorso delle mani. (fig.1a, c, d) Al volto si notava un intenso eritema coinvolgente anche le semimucose delle labbra, con presenza di iperemia congiuntivale ed ectropion palpebrale sinistro.(fig.1b) La paziente riferiva inteso dolore e bruciore e negava assunzione di farmaci nel periodo antecedente la comparsa delle manifestazioni cliniche. L’esame istologico, di un frammento cutaneo prelevato dal dorso della mano, mostrava la presenza di iperortoparacheratosi, acantosi e focale spongiosi epidermica associata ad infiltrazione linfoistiocitaria con rari ed eosinofili nel derma superficiale. b c a d Figura 1 Gli accertamenti allergologici, eseguiti mediante patch test con serie standard SIDAPA 2012 allargata, risultavano negativi. Dopo un attento e più approfondito colloquio con la paziente riguardo le abitudini di vita e le attività svolte durante la giornata, si evinceva che la signora era esposta quotidianamente a clorpromazina in maniera ‘’inusuale’’. Infatti, il marito, affetto da demenza senile con difficoltà di deglutizione, era costretto ad assumere la clorpromazina, solo previa frantumazione della compressa. La nostra paziente effettuando l’operazione di pestaggio delle a Figura 2 pillole quotidianamente, veniva a contatto in modo sia diretto che per via inalatoria con la molecola del neurolettico. Veniva effettuato un patch test ed un fotopatch test con clorpromazina (stimolo UVA pari a 5 J/cm2) evidenziando una positività nei confronti di tale sostanza sia in corrispondenza del patch test sottoposto a fotostimolo (fig.2a), di intensità superiore, che di quello non fotostimolato. (fig.2b) La sostituzione della clorpromazina (d’accordo col curante del b marito) con una benzodiazepina sedativa ha portato alla completa risoluzione del quadro clinico della paziente. CONCLUSIONE: La clorpromazina e altri farmaci neurolettici, comunemente usati per trattare disturbi psichiatrici, possono essere responsabili di sensibilizzazione e fotosensibilizzazione da 2,3 contatto, sia con meccanismo fototossico che fotoallergico . Nel nostro caso, dermatite allergica e fotoallergica da clorpromazina, vengono discusse le modalità “inusuali” di contatto con questo farmaco, sottolineando l’importanza dell’approfondimento anamnestico per una corretta diagnosi dermato-allergologica. BIBLIOGRAFIA 1) Hawk JLM. Cutaneous photobiology. In: Champion RH, Burton JL, Breathnach SM, eds. Textbook of Dermatology: Rook, Wilkinson, Ebling, 6° edn. Oxford: Blsckwell Science, 1998: 988-990 2) Barbaud A, Collet E, Martin S, et al. Contact sensitization to chlorpromethazine can induce persistent light reaction and cross photoreactions to other phenothiazines. Contact Dermatitis 2001; 44: 373-74. 3) Giomi B, Difonzo EM, Lotti L, Massi D, Francalanci S. Allergic and photoallergic conditions from unusual chlorpromazine exposure: report of three cases
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