1 7 d ic em br e 2 01 4 NUM E RO 1 95 AN N O 8 Pharma kronos Q UO TI DI AN O D’IN FO R M AZ I ON E F AR M AC EU T IC A Ema, dati ancora insufficienti su 7 farmaci sperimentali Ebola I trattamenti contro il virus Ebola che si stanno studiando nel mondo sono ancora in una fase iniziale di sviluppo e per una solida valutazione scientifica sono necessarie ulteriori informazioni sulla loro sicurezza ed efficacia: attualmente non ci sono prove sufficienti per affermare che una di queste terapie sia sicura ed efficace sui pazienti. E' quanto afferma una relazione ad interim dell'Ema, i cui esperti stanno continuando a valutare tutti i trattamenti anti-Ebola in fase di sviluppo. "I trattamenti per i pazienti infettati con il virus Ebola sono ancora in fase iniziale di sviluppo", ribadisce Marco Cavaleri, direttore prodotti anti-infettivi e vaccini dell'Ema. "Incoraggiamo chi li sta sperimentando a generare ulteriori informazioni sull'uso di questi farmaci nel trattamento di pazienti con Ebola. Valuteremo tutte le nuove informazioni non appena saranno disponibili, con l'obiettivo di sostenere la risposta a questa crisi di salute pubblica". Questa prima relazione include informazioni su 7 farmaci sperimentali: BCX4430 (BioCryst); Brincidofovir (Chimerix); Favipiravir (Fuji Film Corporation/Toyama); TKM-100802 (Tekmira); AVI-7537 (Sarepta); ZMapp (Leafbio Inc.); AntiEbola F (ab') 2 (Fab'entech). (B.D.C.) M&A, il 2014 è stato l’anno dei record Solo nel terzo trimestre dell'anno affari per 100 mld di dollari, +300% rispetto al II La 'febbre' delle fusioni e acquisizioni nell'industria farmaceutica ha raggiunto il suo picco nel corso dell'anno che si sta per chiudere. Secondo gli ultimi dati trimestrali di PricewaterhouseCoopers, il settore delle scienze della vita e farmaceutico ha fatto registrare, solo fra luglio e settembre, intese per un totale di 61 miliardi di dollari, con transazioni annunciate per ulteriori 31 miliardi. In tutto, quasi 100 miliardi di dollari che si sono 'mossi' in tre mesi. Sempre secondo Pwc, il volume di offerte chiuse nel settore nel terzo trimestre del 2014 è salito del 27,2% a 42 totali, rispetto alle 33 intese nel secondo trimestre, e sono cresciute del 68% (rispetto alle 25) a confronto con quelle del terzo trimestre 2013. L'incremento dell'ultimo periodo è soprattutto il risultato di accordi annunciati e non ancora conclusi, appunto quelle che dovrebbero chiudersi per un totale di oltre 30 miliardi di dollari. Il valore delle offerte chiuse nel corso del terzo trimestre del 2014 è inoltre aumentato di ben il 304,3% a 61 miliardi di dollari, dai 15 miliardi circa nel secondo trimestre dell'anno, e del 63,3% rispetto al terzo trimestre 2013. Accordi miliardari sono stati raggiunti, altri ipotizzati, annunciati ma ancora non concretizzati. Come quello fra Pfizer e AstraZeneca: la multinazionale americana ha messo gli occhi sull'anglo-svedese all'inizio della primavera scorsa, ma l'intesa è poi sfumata. Dall'estate si rincorrono però voci di un 'ritorno di fiamma'. Segue a pag. 3 » ALL’INTERNO I risultati di uno studio italiano Speranze per un farmaco contro l’autismo ---------------------- L'ad di MSD Italia, mega-fusioni costose e difficili da gestire Antonelli, no 'serial merger', solo intese mirate ---------------------- L'ad Dompè, noi abbiamo scelto strada del generare nuove conoscenze in autonomia Aringhieri, aziende fanno 'gola' se forti in ricerca ---------------------- Il presidente di Menarini, fra i diversi Paesi vince chi offre stabilità Aleotti, con febbre da fusioni opportunità e rischi per Italia » PHARMAMARKET Federanziani, farmaci sempre più pagati da cittadini Nell'armadietto delle medicine degli italiani sempre più prodotti pagati di tasca propria. Nel 2013 la spesa farmaceutica totale, pubblica e privata, è stata pari a 26 miliardi di euro, di cui il 75,4% rimborsata dal Ssn. In media per ogni cittadino la spesa per farmaci è stata di circa 436 euro. Questi alcuni dati della fotografia scattata dal Compendio Sic Sanità in Cifre 2013, realizzato dal Centro Studi di FederAnziani. I dati del Compendio evidenziano come la quota del Ssn diminuisca del 9,37% a fronte di un aumento dello 0,95% di quella imputabile ai cittadini. Tra il 2011 e il 2012 tale aumento ha comportato un maggiore esborso per i cittadini pari a 246 milioni di euro. La compartecipazione passa da 21,88 euro del 2011 a 24,1 euro pro capite nel 2013, pari al 10%. focus I risultati di uno studio italiano Speranze per un farmaco contro l’autismo La ricerca italiana apre la strada all'uso farmaci molecolari per la cura dell'autismo e di altre malattie del neurosviluppo, grazie a uno studio guidato da Giuseppe Testa dell'Istituto europeo di oncologia e dell'università degli Studi di Milano, condotto in collaborazione con il gruppo di Giuseppe Merla della Casa Sollievo della sofferenza di San Giovanni Rotondo (Foggia), e pubblicato su 'Nature Genetics'. Il lavoro, nel quale sono stati testati con successo composti già esistenti, è stato sostenuto dalle associazioni famiglie di pazienti con sindrome di Williams e finanziato da European Research Council (Erc), ministero della Salute, Fondazione Telethon e Cnr tramite il Progetto Bandiera Epigen. Uno screening dei farmaci potenzialmente efficaci partirà ora utilizzando neuroni 'avatar', modelli di malattia ottenuti riprogrammando cellule prelevate dalla pelle dei pazienti. L'équipe di Testa - responsabile del Laboratorio di epigenetica delle cellule staminali dell'Irccs fondato da Umberto Veronesi, divenuto docente di Biologia molecolare al Dipartimento di Scienze della salute della Statale meneghina per chiamata diretta su Grant Erc - ha scoperto come la disfunzione nell'attività di alcuni geni, provocata da alterazioni del loro 'dosaggio' e cioè da quante copie di quel gene siano presenti nelle cellule, modifichi fin da subito lo sviluppo di tutte le strutture coinvolte in malattie genetiche che associano anomalie d'organo a disabilità mentale e/o autismo. Merla, dell'Unità di Genetica medica dell'Irccs di San Giovanni Rotondo, ha partecipato alle ricerche anche fornendo campioni provenienti dalla propria Biobanca Telethon. Gli scienziati hanno studiato 2 malattie causate da alterazioni speculari nel dosaggio genico: la perdita o la duplicazione di 26 geni che stanno sul cromosoma 7. La perdita di una copia di questi geni causa la sindrome di Williams, in cui il forte ritardo mentale risparmia in gran parte il linguaggio delineando quella che un tempo veniva chiamata 'personalità da cocktail party'. La duplicazione degli stessi geni, invece, da pochi anni è stata associata all'autismo che ha sintomi diametralmente opposti. Tra questi 26 geni uno in particolare, GTF2I, gioca un ruolo chiave come 'fattore di trascrizione': un gene che a sua volta regola la funzione di molti altri geni, accendendoli o spegnendoli. "Ab- biamo scoperto - spiega Testa - che GTF2I non agisce da solo, ma in associazione con un enzima, LSD1, coinvolto anche in molti tipi di tumore e contro il quale si sono cominciati a sviluppare, anche qui in Ieo, molti nuovi farmaci. Ebbene, siamo riusciti a dimostrare che la somministrazione di farmaci contro LSD1 è in grado di ripristinare il corretto funzionamento di alcuni circuiti molecolari, anche in presenza di anomalo dosaggio di GTF2I, aprendo de facto la strada allo studio di come questi inibitori farmacologici possano essere un giorno impiegati anche nell'autismo e più in generale nelle malattie mentali del neurosviluppo. Proprio sui neuroni riprogrammati a partire dalla cute dei pazienti reclutati per il nostro studio partirà ora lo screening farmacologico per nuovi composti. Il nostro lavoro è la più grande ricerca mai condotta finora, per qualsiasi malattia genetica, su cellule staminali riprogrammate e rappresenta un notevole avanzamento nel campo del cosiddetto 'disease modeling', la creazione di modelli (o avatar) di malattie umane”. Paola Olgiati Antonelli (Msd Italia), no 'serial merger', solo intese mirate L'ad, mega-fusioni costose e difficili da gestire "Sebbene il 2014 sia stato l'anno dei record per l'industria farmaceutica, con accordi che hanno superato i 212 miliardi di dollari secondo un'indagine di Bloomberg, non siamo dei 'serial merger'. La nostra azienda è da sempre più interessata ad acquisizioni mirate che rafforzino un determinato settore, piuttosto che a mega fusioni generalmente costose e difficili da gestire". Lo spiega Pierluigi Antonelli, presidente e amministratore delegato di Msd Italia, parlando con Pharmakronos del 'boom' di fusioni e acquisizioni nel settore nel corso dell'anno che si sta per chiudere. "Per questo motivo - aggiunge - preferiamo scegliere eccellenze di piccole e medie dimensioni che siano in grado di completare la nostra stessa offerta, come nel caso di Cubist per gli antibiotici", acquisita la scorsa settimana da Merck&Co. per 9,5 miliardi di dollari, "o di Idenix, acquisita in agosto, per i farmaci contro il virus C dell'epatite. "Msd prosegue - vanta infatti una lunga tradizione e una solida leadership nel trattamento delle ma- lattie infettive grazie a farmaci importanti contro l'Hiv, l'epatite C, le infezioni fungine e batteriche e proprio l'Acute Care ospedaliero è una delle aree prioritarie sulle quali abbiamo focalizzato il nostro interesse in questi ultimi anni, insieme all'oncologia, al diabete, all'immunologia e altre ancora. Non è un caso che il nostro portafoglio di farmaci ospedalieri sia cresciuto del 12% nei primi 10 mesi del 2014 rispetto all'anno precedente (Ims Health). I nostri prodotti in commercio includono già diversi antibiotici e antifungini, ma siamo anche in una fase avanzata di sviluppo con promettenti molecole contro il clostridium difficile, il citomegalovirus e le infezioni da batteri multiresistenti. L'acquisizione di Cubist, in questo senso, aggiunge valore, ampiezza e spessore al nostro portafoglio di molecole innovative e ci consentirà di raggiungere una più ampia popolazione di pazienti rispondendo efficacemente a molti bisogni medici non soddisfatti". Barbara Di Chiara » ALEOTTI, FUSIONI? CHANCE E RISCHI » 2014 ANNO RECORD PER LE M&A La 'febbre da fusioni' che ha contagiato il Pharma non si fermerà nel 2015. "Alla base di questo fenomeno c'è il fatto che le necessità di salute nel mondo aumentano, R&S sono sempre più costosi e sfidanti, e dunque unire le competenze consente di ottimizzare i costi per raggiungere masse critiche importanti. Un quadro che per l'Italia presenta opportunità e rischi". E' il giudizio di Lucia Aleotti, vicepresidente di Farmindustria e presidente del Gruppo Menarini, che a Pharmakronos spiega: "Alla fine può diventare una 'gara' tra Paesi. Se le fusioni coinvolgono grandi aziende, infatti, ci possono essere duplicazioni di strutture e stabilimenti". Alcuni andranno chiusi, ma quali, e dove? "In questo quadro prosegue Aleotti - vince chi offre stabilità. E l'Italia, grazie alla nuova politica per il settore, voluta dal primo ministro e dal ministro della Salute, parte da una posizione di forza". Un vantaggio, "ovviamente a patto che il Paese continuerà a garantire stabilità. Da parte nostra - conclude Aleotti -in Menarini non abbiamo in vista acquisizioni importanti". Segue dalla prima - E poi l'irlandese Actavis che ha acquisito il gigante Usa Allergan per 66 miliardi di dollari; Merck&Co. che si è accaparrata la produttrice di antibiotici Cubist, proprio la scorsa settimana, per 9,5 miliardi. O ancora, la giapponese Daiichi Sankyo che per rafforzare la sua presenza nel campo dell'oncologia ha acquistato l'americana Ambit Biosciences, per oltre 400 milioni di dollari. E non è finita: Abbott ha comprato Shire (40 mln di euro), Bayer ha deciso di acquisire il business Consumer Care di Merck&Co. In ogni caso, a livello internazionale, nel mondo farmaceutico fra il 1995 e il 2005, secondo i dati di McKinsey, si sono raggiunte alcune delle 20 più grandi fusioni del settore industriale, definite come accordi maggiori di 10 miliardi di dollari, nei quali le imprese impegnano almeno il 10% del valore delle vendite e il 20% del capitale dell'azienda acquirente. Aringhieri (Dompé), aziende fanno 'gola' se forti in ricerca "Per giocare una partita strategica nei prossimi 20 anni, bisogna saper fare bene qualcosa e generare in autonomia nuove conoscenze. E' la sfida che tutti noi abbiamo di fronte, e che Dompè in particolare ha raccolto. Nel 2016 speriamo di poter vedere finalmente i frutti, e dire che avevamo ragione". A spiegare la scommessa fatta da una delle principali aziende farmaceutiche italiane, il gruppo Dompé, è l'amministratore delegato Eugenio Aringhieri, parlando con Pharmakronos del 2014 anno 'record' per le fusioni e acquisizioni nel settore, a livello mondiale. Secondo l'ad, le aziende italiane fanno spesso 'gola' alle grandi multinazionali: "Abbiamo avuto esempi come Gentium o Eos", entrambe acquisite da imprese straniere nel corso dell'anno. "La ricerca innovativa che oggi siamo in grado di offrire - evidenzia - apre una miriade di opportunità. Il 'saper fare' è un elemento molto importante e il nostro Paese ha dimostrato di avere una comunità scientifica competitiva e imprenditori che vogliono rischiare. D'altro canto, la leadership di costo l'abbiamo ormai persa, con l'ingresso in gioco di Paesi emergenti. Ma questo ci ha restituito un premio di competitività legato alla ricerca e alla qualità". Ormai, secondo Aringhieri, "il campo di gioco è chiaro: se si vuole giocare una partita vera, bisogna generare risposte vere, a domande di salute vere. Noi abbiamo cominciato un percorso di cambiamento, scegliendo peraltro aree terapeutiche ad alto rischio, dove le alternative spesso non ci sono (trapianti, malattie rare, oncologia). Dobbiamo fare meglio ciò che gli altri già fanno. Tutto questo considerando che le geografie sono ormai globali, la partita non può giocarsi solo nel proprio Paese e nemmeno nel proprio continente". Barbara Di Chiara
© Copyright 2024 ExpyDoc