Elif Shafak, 43 anni a ottobre, ha scritto 14 libri ed è stata tradotta in 40 Paesi. elif shafak Fate tanto RumoRE Nel silenzio non riesce a lavorare. Assorbe sussurri e grida della città e li trasforma in storie. La scrittrice più letta della Turchia non è una kizimiz, una che sa stare al suo posto. E spiega perché, velate o in minigonna, le donne di Istanbul devono alzare la voce s Testo Antonella Catena Foto Zeynel Abidin tamattina Elif Shafak è entrata in un piccolo cafè, a Istanbul. «C’era una donna, con il corpo coperto di tatuaggi. Mi narrava la storia di ognuno di essi e io ero afascinata. Quando sono qui mi sento “outside inside”. È la mia città, ma nello stesso tempo vengo da altri luoghi, Paesi. Così a volte ho l’impressione di essere sola: ma penso sia un’ottima cosa per il mio lavoro». Elif Shafak è la donna più letta della Turchia. Ha scritto 14 libri, è stata tradotta in 40 Stati, ha oltre un milione e 600mila follower su Twitter: per La bastarda di Istanbul, in cui parlava del genocidio armeno di inizio Novecento, è stata accusata di attacco all’identità turca. Cavaliere dell’Ordre des Arts et des Lettres, è editorialista di testate internazionali (The New York Times, The Guardian, Internazionale, Die Zeit) e autrice rock: nata a Strasburgo nel 1971, vive tra l’Occidente di Londra e l’Oriente di Istanbul «perché una è AMICA - 187 fate rumore F La città ai confni del cielo (Rizzoli), il nuovo romanzo che l’autrice presenterà a Mantova sabato 6 settembre al Festivaletteratura. Il governo vorrebbe imporci come vivere: non dividere gli stessi spazi universitari con gli uomini, fare subito tre fgli e stare a casa mia età - ha scritto: “Vediamo il nuovo libro della nostra kizimiz”. Signifca “nostra fglia”, in senso dispregiativo. È un modo per ricordarti che devi stare al tuo posto. Queste provocazioni preferisco ignorarle. È cresciuta con una madre diplomatico divorziata : è stata lei a insegnarle questa strategia? la razionalità, l’altra l’amante pericolosa e io sono una nomade». Pensa e scrive in inglese e in turco. Racconta le donne, quelle del suo tempo (se stessa compresa: la depressione post partum in Latte nero) e quelle di ieri. La città ai confni del cielo (Rizzoli) è un viaggio nella Istanbul del XVI secolo, tra elefanti e sultani, grandi architetti e giovani assistenti, amore e intrighi di corte. In mezzo a tutto ciò, donne che si mascherano da uomo, prigioniere di un harem troppo piccolo per loro. Come è nato questo libro? Anche qui si parte da una storia che l’ha affascinata? No, da una visione. Ero in taxi: ci siamo fermati davanti a Molla Celebi, la moschea. Ho pensato che Istanbul è una città che non ricorda. Siamo un Paese dalla storia infnita, ma abbiamo dimenticato il passato. Io cammino molto: ascolto i luoghi, le bariste tatuate… Per uno scrittore è importante essere un buon ascoltatore. Assorbo le parole. E poi attivo la mia immaginazione. Non riesco a lavorare senza rumore. Senza la vita e il presente intorno. Perché un romanzo storico, con personaggi reali come l’architetto Sinan e senza l’oggi? C’è molta storia, ma anche molta fction. Mi piace che a un certo punto il lettore non capisca più dove fnisce l’una e comincia l’altra. Ho fatto tante ricerche, per poi viaggiare con la fantasia. La confusione che regna oggi in Turchia viene dal passato, dalle risposte non date allora. Noi vogliamo entrare in Europa, ma l’Europa non ci vuole? Siamo i più orientali tra gli europei e i più occidentali tra gli asiatici, così la Turchia è in continuo cambiamento, piena di paure, paranoie, insicurezze, confitti. Tutto questo viene dal nostro passato: proviamo ad afrontarlo. Nel romanzo le donne sono vittime del momento storico. E oggi? Ha detto che, nonostante Istanbul e la Turchia siano “di genere femminile”, la società è patriarcale e maschilista: per questo scrive, per cambiare cioè il suo Paese? Istanbul è una donna bellissima che appartiene agli uomini. In Turchia abbiamo bisogno di più donne negli spazi pubblici, ma non è facile. Anche gli intellettuali sembrano moderni, educati, ma sono sciovinisti. La maggior parte degli scrittori e degli editori sono di genere maschile. Però siamo noi a leggere. Mi piace sentirmi dire: “È stata mia moglie a farmi scoprire i suoi libri”. Dobbiamo invertire le cose. Le storie possono migliorare il Paese: sono felice che tra le mie lettrici ci siano donne velate e in minigonna, turche, curde, ebree, armene. Per le parole puoi essere perseguitato: a me è successo ed è la prova che sono sulla strada giusta. Il fatto che sia popolarissima non la protegge dal maschilismo? No. Quando è uscito La città ai confni del cielo, un critico - tra l’altro della 188 - AMICA Sì. Ho vissuto con lei, moderna e occidentalizzata, e mia nonna, superstiziosa, irrazionale, “asiatica”: eppure erano così solidali. Sono nata in Francia, i miei divorziarono che avevo un anno e mia madre tornò ad Ankara con me. Mia nonna le vietò di risposarsi. “Mi prendo cura io di Elif, tu vai all’università, trovati un lavoro”. Ero l’unica senza un padre, che da noi è davvero il padrone: mia madre la chiamavo “mia sorella”, mi sono laureata in Scienze politiche e Studi femminili. Oggi le donne turche, e anche curde, sono attive in qualsiasi campo, tranne che in politica. E i politici non leggono i libri, non solo i miei. Più donne al governo avrebbero impedito che passassero le leggi che impongono il velo nei luoghi pubblici e vietano la pillola del giorno dopo? Il nostro primo ministro vorrebbe imporci come vivere: avere almeno tre fgli, non dividere gli stessi spazi universitari con i maschi. Il governo sovvenziona le giovani coppie, così le donne fanno fgli subito e non lavorano. Diderot diceva che il grado di sviluppo di una società si misura da come considera le sue cittadine. In Turchia sono stati fatti passi avanti. Rispetto agli altri Paesi musulmani, ci sono tantissime “businesswomen”. Ma anche violenza domestica, spose bambine e i diritti non sono gli stessi. Siccome tutto ciò non è una priorità per il governo, dobbiamo fare noi donne la nostra rivoluzione. Si considera femminista? Post-femminista. Il maschilismo limita anche i giovani e chi sogna oltre i confni e i modelli stabiliti. E ci sono donne che opprimono altre donne, prevenute contro gay, bisessuali e lesbiche. Lei è sposata a un giornalista molto famoso: c’è dialettica tra voi? È il suo primo lettore? Legge la prima versione. Ma confesso che da un po’ tendo a tenere i miei racconti il più possibile segreti. Come un vampiro che si protegge dalla luce del sole, io li difendo dagli occhi degli altri.
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