La Turchia non autorizzata Incontro-dibattito La Turchia non autorizzata La Turchia si è ormai imposta come interlocutore irrinunciabile a livello internazionale. La sua posizione geografica, il ruolo di mediatore nella politica mediorientale, il suo essere snodo delle fonti energetiche ne fanno l’oggetto privilegiato di studi e dibattiti. Non ultimo il controverso iter per il suo ingresso in Europa la mettono sotto i riflettori della stampa e dell’agenda politica. Tuttavia questa millenaria e complessa cultura esce dalle definizioni in modo stereotipato e incompleto, non riuscendo a esprimere tutte le sue anime autentiche. Una giornata di studio che affronti senza tabù anche i nodi più spinosi ci sembra il modo migliore per iniziare questo necessario processo di conoscenza. Identità turca: dialettica fra nazionalismo e minoranze etniche e culturali. Il riemergere della spinta nazionalistica è una costante nella storia della Repubblica Turca, e il suo rapporto con le minoranze etniche è ancora oggi fonte del dibattito storiografico internazionale. Sin dalla Costituzione del 1921, il nazionalismo è stato affermato come ideologia fondativa dell’identità turca anche in opposizione al multinazionalismo ottomano. Il genocidio armeno e l’uccisione di 30.000 curdi si inscrivono all’interno di questa dialettica. A tutt’oggi in Turchia non è autorizzato nessun dibattito su questi argomenti, al punto che questo vero e proprio tabù sociale è stato tradotto nell’articolo 301 del codice penale. L’opinione pubblica conosce le più recenti vicende giudiziarie legate a questo famigerato articolo, di cui sono state oggetto le dichiarazioni del Nobel Orhan Pamuk e della scrittrice Elif Shafak. Il mosaico dell’Islam turco Le confraternite religiose sono Ordini missionari che dall’800 in poi proposero la fede di Maometto alle tribù nomadi e ai clan guerrieri delle steppe asiatiche. Furono le confraternite a integrare poi nell’Impero ottomano, l’Impero eurasiatico dei Turchi, le tante etnie e le diverse provenienze religiose dei popoli che ne fecero parte. I militari furono quasi tutti affiliati alla Bekhtashyya, gli studiosi alla Mevlevyya, altri alla Naqshbandyya, e questo solo per fare gli esempi più famosi. Negli ordini sufi nasce la letteratura turca, sulle pagine dei maestri delle confraternite si forgia la sensibilità di questo popolo nazione. Soppressi nel 1925 da Ataturk gli ordini religiosi sufi sono oggi in Turchia non autorizzati, ma non per questo meno presenti e attivi. Difficile conoscere la Turchia senza conoscere le confraternite religiose che ne hanno innervato il tessuto sociale e alle cui fonti ancora si rivolgono intellettuali e uomini semplici. La Turchia e il contemporaneo Quando si parla di arte contemporanea in Turchia si parla di Istanbul, nella affermazione sineddotica della sua Storia e della sua Identità. La città si candida come Capitale Europea della Cultura nel 2010. Istanbul, ponte fra Oriente e Occidente, si è aperta all’arte internazionale. In questi ultimi vent’anni è stata, infatti, protagonista di ben 10 biennali, dall’’87 a oggi, che hanno accolto le più interessanti istanze turche e non solo. La riappropriazione da parte di alcuni autori-curatori di spicco, di spazi geografici lasciati al degrado e in disuso, ha conferito nuovo senso allo sguardo quotidiano, immettendolo nella trama narrativa della propria città, riconsegnando tale spazio rinnovato agli stessi turchi. L’Italia non sorda agli innovativi stimoli provenienti da questa terra, ha scelto, nella Biennale di Venezia di quest’anno, di dedicare un padiglione all’arte turca. Turchia geografica e storica La Repubblica di Turchia è uno stato dell’Asia sud occidentale che si estende fino al territorio europeo della Tracia orientale per una superficie totale di 779.452 km.(Turchia asiatica 755.688 km Turchia europea 23.764km). La parte europea e quella asiatica sono separate dal Bosforo, dal Mar di Marmara e dallo stretto dei Dardanelli. Confini: Nord-ovest Grecia e Bulgaria; Nord-est:Georgia; Est:Georgia; Sud est:Iraq; Sud:Siria Abitanti : 71.158.647 (stima del 2007). La popolazione urbana concentrata a Istanbul e lungo le zone costiere è il 67% circa. Sono presenti sul territorio comunità arabe, greche, armene e una forte concentrazione di kurdi (11%) in Anatolia orientale. IL 99% della popolazione è di fede musulmana sunnita, ma nelle zone sud orientali si registra una notevole presenza sciita. Economia: L’economia turca è stata a lungo fondata sull’agricoltura e sull’allevamento, parallelamente si è sviluppata una fiorente industria in particolare nel settore tessile, meccanico e alimentare. La Turchia è in ordine di grandezza la 17° economia del mondo e la 6° U.E. A testimonianza della crescita del paese si è registrato a partire dal 2002 un aumento del Pil del 122%. È uno dei maggiori produttori di cromo al mondo. I suoi più importanti partners commerciali sono Germania, Francia , Italia, Gran Bretagna, Arabia Saudita e Stati Uniti. Storia: La Turchia moderna ,considerata da sempre un ponte culturale oltre che geografico tra Asia ed Europa è l’unico stato laico all’interno del complesso mosaico islamico. Nata nel 1923 per volere di Mustafa Kemal, autore di un rinnovamento di matrice occidentalistica che si proponeva di allineare il paese ai contemporanei stati europei, la nuova repubblica ha portato avanti, con alti e bassi, nel corso degli anni questa politica di ricercato avvicinamento. Dopo la neutralità mantenuta nelle due guerre mondiali nel 1952 aderisce alla Nato e nel 1955 al patto di Baghdad.e non si può trascurare il ruolo strategico che ha ricoperto durante la Guerra Fredda, a fianco degli Stati Uniti, in qualità di ultimo baluardo occidentale contro l’espansionismo sovietico. Sempre negli anni 50 il presidente Iinonu, sull’onda del rinnovamento politico rese possibile il multipartitismo anche se di fatto il potere restò concentrato nelle mani del Partito Democratico fino al 1960 quando un colpo di stato militare rovesciò il governo. La situazione si normalizzò con la proclamazione di una nuova Costituzione nel 1961. Nel 1974 avviene l’occupazione militare di Cipro e successivamente viene proclamata la Repubblica turca di Cipro del Nord che non è mai stata riconosciuta a livello internazionale. Un nuovo golpe militare nel 1980 impose una rigida censura e la legge marziale, sostituita nel 1982 da una terza costituzione. Durante la guerra del Golfo la Turchia ha appoggiato gli Stati Uniti nella liberazione del Kuwait, pur non prendendo parte in maniera diretta al conflitto in seguito al quale si verificò una importante migrazione di kurdi dall’Iraq del Nord all’Anatolia orientale. Nel 1984 sono iniziati i conflitti armati con il PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) di Abdullah Ocalan che rivendicava uno stato kurdo indipendente. Ankara decise di attuare di conseguenza una pesante repressione dei diritti umani, civili e politici. La questione di Cipro e dei diritti umani ha causato un serio ostacolo, non ancora risolto, all’ingresso della Turchia in Europa. La questione curda ha inoltre portato una ripresa del sentimento nazionalista, identificabile nell’affermazione del Partito di Azione Nazionale sostenuto dai Lupi Grigi coinvolti nell’attentato a Giovanni Paolo II. Ma nel 2003 è stato il Partito Di Giustizia e Sviluppo (AKP) di Recep Tayyip Erdogan a vincere le elezioni, in seguito alle quali sono state varate nuove leggi che consentono maggiore libertà di espressione e limitano il ruolo dei militari. Nel 2005 l’unione Europea ha iniziato il processo per l’adesione ufficiale della Turchia, che si è interrotto per il rifiuto turco di aprire i porti alle merci cipriote e per la questione dei diritti umani. Nelle recenti elezioni di luglio si è registrata la vittoria dell’AKP e Gul è il nuovo presidente turco. Il partito leader - sostiene la Fiorani Piacentini - ha da sempre sostenuto lo sviluppo delle relazioni con la Repubblica Islamica dell’Iran, Siria, Iraq, Federazione Russa, affermando che la Turchia grazie a questi rapporti potrà rafforzare la propria potenza. Il rapporto Turchia Asia Centrale invece ha conosciuto una svolta dopo la caduta dell’Unione Sovietica nel 1991, quando Ankara si è proposta come modello politico economico e culturale per le nuove repubbliche caucasiche e centroasiatiche, prevedendo lo stanziamento di aiuti militari e la creazione di centri culturali. Politiche energetiche: per quanto concerne l’Iran è stata messa a punto una collaborazione che ha portato all’inaugurazione nel 2002 di una gasdotto turkmeno-iraniano-turco. L’oleodotto BTC (Baku-Tiblisi-Ceyhan) iniziato nel 2002 coinvolge Turchia, Azerbaijan e la Georgia, garantendo una fondamentale stabilità nei rapporti con questi paesi. Il gasdotto Blue Stream prevede il trasporto del gas russo alla Turchia attraverso il Mar Nero, costituendo una alternativa al percorso Ucraina-Moldavia-Romania Bulgaria. Questione armena La chiesa armena è un’istituzione autocefala. In Turchia gli armeni cristiani sono circa 70 mila, armenicattolici 4 mila e armeni-protestanti 3 mila. Questo popolo dopo le persecuzioni subite sotto Giustiniano ha trovato accoglienza e protezione sotto l’Islam che in quanto religioni del Libro attribuiva lo statuto di Dhimmi (protetti), sia ai cristiani che agli ebrei che agli zoroastriani. L’Armenia è situata lungo le vie commerciali tra Europa e l’Oriente, e gli armeni hanno popolato l'Anatolia e il sud del Caucaso per oltre 3.500 anni, sviluppando le professioni legate all’intermediazione. Abilissimi mercanti, funzionari e interpreti. Gli venivano attribuiti compiti delicati e di rilievo alle principali corti in terra cristiana e in terra musulmana. Una delle caratteristiche di queste comunità era ed è la coesione al proprio interno con forti legami familiari e appartenenze che lo rendevano un gruppo separato dal resto della società. Come gli ebrei erano gruppi che mantenevano le tradizioni distinte. Massacri Hamidiani: Già durante il sultanato di Abdul Hamid II dal 1890, vi furono manifestazioni e tumulti per il diritto di voto e per l’indipendenza, che sfociarono in una prima reazione ad opera dei kurdi fomentata dallo stesso sultano, generando una spirale di violenza inaudita. Emblematico il rogo della Chiesa di Urfa dove vennero bruciati 3000 armeni, a cui seguì l’assalto alla Banca Ottomana da parte di rivoluzionari armeni. Abdul Hamid ordinò il massacro di decine di migliaia di armeni ad Istanbul e nel resto del territorio ottomano. Nel 1897 si dichiarò conclusa la questione armena, chiudendo tutte le associazioni, le società e i movimenti politici. Si calcola che all’inizio del XX secolo gli armeni fossero 2 milioni. Queste premesse configurarono alle soglie della Grande Guerra 1914-1915 una diffidenza generalizzata contro un potenziale traditore, dovuta all’intesa della Russia con Inghilterra e Francia contro appunto la Turchia alleatasi con Germania Austria e Ungheria. La Russia ha sempre sostenuto le istanze indipendentiste armene, con la mira di creare delle fratture all’interno dell’Impero, e anche gli Stati Uniti hanno sostenuto gli armeni protestanti, così nel 1915 si decide di trasferire forzosamente migliaia di individui dall’Anatolia orientale ai deserti siriani, per evitare di avere sul fianco orientale dei potenziali nemici. Queste furono le marce della morte per donne ,vecchi e bambini, che affamati e assetati dovettero confrontarsi con bande di turchi e kurdi. Qui le strade degli storici si dividono. La Turchia sostiene che le marce costarono la vita a 300mila individui, e la bagarre è sostenuta solo da una propaganda minoritaria, oltre al fatto che quelli furono tempi gravosi anche per molti turchi. Altri studi come quello di Gilles Veinstein parlano di 600mila mentre Justine McCharty di 584mila. Le ricostruzioni armene sostengono cifre ben più ampie 1 milione e mezzo di persone che subirono un genocidio. La questione armena non è chiusa e come abbiamo visto recentemente non se ne può parlare rischiando o un processo per offesa al principio di “turchità” espresso nell’articolo 301 del Codice Penale, come dimostrano i casi assurti alle cronache degli scrittori Pamuk, Shafak, Kemal; oppure peggio si rischia la morte come Dink per mano di qualche fanatico. A livello di politica estera sono recentissimi gli attriti fra Ankara e la Casa Bianca. Il Congresso degli Stati Uniti ha proposto la risoluzione per il riconoscimento del massacro armeno come genocidio. Erdogan, Gul e il Ministro degli Esteri hanno fatto pesare l‘alleanza militare e commerciale che verrebbe a essere minacciata, mettendo in bilico un giro d’affari di oltre 2 miliardi di dollari. La questione Kurda I kurdi sono un popolo iranico di lingua indoeuropea presenti oltre che in Turchia in Iran e Iraq e Siria. Alcune stime attestano in Turchia il 24% circa della popolazione totale, altre parlano del 40%, comunque è il secondo gruppo etnico presente, il dialetto kurdo più diffuso è il kurmanci; la loro religione è a maggioranza sunnita di scuola sciafiita, i restanti sono sciiti-aleviti e yazidi. Concentrati nell’Anatolia sud orientale cioè circa 250 mila Kmq, sono però presenti in moltissime città turche soprattutto Istanbul, Izmir e Ankara. La zona oltre a essere ricca di giacimenti petroliferi e minerari, è anche una vasta riserva d’acqua. La minoranza kurda è sempre stata consapevole della propria differenza etnico-linguistica e già dal XIX secolo si era scontrata con l’Impero Ottomano rivendicando l’indipendenza, dopo che questo aveva iniziato una politica assimilazionista più marcata al governo centrale attraverso l’istituzione della coscrizione obbligatoria e un’esazione fiscale che minava la struttura tribale kurda. Durante la Grande Guerra l’élite intellettuale kurda aveva tentato la secessione ma la mancanza di unità e coesione fra i vari gruppi ne sancì il fallimento. Seguirono una serie di ritorsioni da parte dell’esercito, molti intellettuali e contadini vennero impiccati; iniziarono le deportazioni e trasferimenti forzosi volti soprattutto a dividere la resistenza armata. Ma è dal Trattato di Sèvres del 1920 che le istanze kurde di autonomia sembrano prendere corpo. Infatti questo trattato concedeva la facoltà alla popolazione che si fosse espressa per l’indipendenza di ottenerla previa approvazione del Consiglio della Lega delle Nazioni. Il governo turco però non ratificò mai l’accordo, e con il Trattato di Losanna del 1923 fu Kemal Ataturk a dettare le nuove condizioni e il Kurdistan venne spartito fra le nazioni sopra menzionate, ponendo alla base della costituzione turca un postulato unitario La questione kurda è considerata dallo stato turco una spina nel fianco dell’ integrità nazionale che non solo con azioni terroristiche ma anche attraverso azioni democratiche non smette di rivendicare la diversità. Moltissimi intellettuali, imprenditori, ufficiali sono kurdi ma sono perfettamente integrati nello stato turco. Una delle richieste forti provenienti dalla minoranza kurda è stata quella di poter studiare a scuola il kurdo soprattutto quello che ha dato vita a una tradizione letteraria come il kurmanci e il sorani, ma lo stato ha risposto con l’autorizzazione ufficiale nel 2002 concedendo l’uso privato della lingua. Nel 2003 hanno però messo fuori legge HADEP il Partito democratico popolare filocurdo e il DEHAP con l’accusa di legami col PKK. Dal 1994 estremisti di destra da una parte e terrorismo del PKK dall’altro si sono fronteggiati causando perdite da entrambe le parti. Le cifre parlano chiaro 37 mila morti, 2 milioni di sfollati dai villaggi kurdi. Dopo la cattura nel 1999 di Abdullah Ocalan leader del Pkk si aprì una tregua nella lotta armata, ma nella zona sud orientale gli scontri per quanto fortemente diminuiti non sono mai cessati definitivamente. Proprio in questi giorni gli scontri si sono riaccesi ponendo nuovamente la questione kurda al centro delle relazioni diplomatiche. Fonti: “Turchia”; Microsoft Encarta Enciclopedia Online 2007 A cura di Valeria Fiorani Piacentini “La proiezione centro-asiatica e caucasica della Turchi. Ricadute in materia di sicurezza regionale e collettiva”. Andrea Mingozzi “Violazioni dei diritti umani nei confronti delle minoranze etniche e diritto all’autodeterminazione dei popoli: il caso del Kurdistan turco”
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