Politiche sociali e mercato del lavoro: una prospettiva europea Paolo Brunori Universit` a di Bari [email protected] Liceo “Bianchi Dottula” 31 Gennaio 2014 Flessibilit` a e sicurezza sociale I flessibilit` a = efficienza `e stato il motto delle riforme del mercato del lavoro degli anni ’80 (UK, USA) e ’90-’00 (Europa continentale) I La ricetta europea dalla fine dell’ultima decade `e stata in realt`a basata su una strategia composita di flessibilit`a e sicurezza sociale (flexsecurity) I Il peso relativo della seconda componente `e andato rafforzandosi con la crisi innescata nel 2008. Il modello teorico di base (Garibaldi, 2001) I mercati perfettamente concorrenziali I salari (W) perfettamente flessibili I individui neutrali al rischio I protezione dell’impiego = trasferimento di fine rapporto (T ) Equilibrio nel modello di base 6 W∗ M PL = W ∗ - τ Equilibrio con protezione dell’impiego W ∗ + rT 6 W∗ W∗ − T τ τ τ∗ I questo effetto di neutralizzazione `e conosciuto come critica del bonding all’equazione flessibilit` a=efficienza. Modello con due paesi eterogenei per protezione del lavoro (Bertola e Ichino,1995) I un paese flessibile (F ) e uno rigido (R) I una sola impresa: Y = Ai ln(L) Ai cattura gli shock alla produttivit` a assumendo valori Al < Ah : I Ai = Ah con praobabilit` ap Ai = Al con praobabilit` a (1 − p) I il salario `e fisso W Equilibrio in F I l’impresa sceglie quanto produrre dopo aver osservato Ai max ΠF = max {Ai lnL − W L} I che implica variabilit` a nel livello di occupazione: LF = I Ai , W ∀i = h, l nel lungo periodo il livello di occupazione medio sar`a: ¯ F = pAh + (1 − p)Al L W Equilibrio in R I l’impresa sceglie di massimizzare i profitti attesi max ΠR = max E {Ai lnL − W L} I che date le probabilit` a implica: max {[pAh + (1 − p)Al ]lnL − W L} I nel lungo periodo il livello di occupazione medio sar`a identico a quello di F : ¯R ¯ R = pAh + (1 − p)Al = L L W Implicazioni I ¯F L ¯R nel lungo periodo L I F sperimenta variabilit` a del livello occupazionale I ΠF > ΠR → inefficienza del sistema economico Giustificazione dei modelli di protezione dell’impiego I Individui avversi al rischio (fluttuazioni del reddito) I impossibilit`a di un mercato assicurativo contro i rischi di disoccupazione I limiti nell’accesso al credito Il problema europeo I Le istituzioni europee, a partire dalla fine degli anni ’90, hanno invitato gli stati membri a riformare il mercato del lavoro e i sistemi di welfare. I Negli ultimi 30 anni le economie europee sono cresciute meno rispetto ai diretti concorrenti USA, ma anche Giappone. I Le istituzioni europee hanno cercato di trovare strategie atte a risolvere questo problema Figura: Tasso di occupazione 1975-2005, fonte: Commissione Europea Figura: Tasso di disoccupazione 1995-2005 fonte: Commissione Europea Figura: Disoccupazione negli anni della crisi 2000-20013 fonte: Commissione Europea Il “problema europeo” I Da cosa dipende questo divario? I Negli anni ’70, quando questo divario cominci`o a manifestarsi, si accusarono i molti shock avversi che si erano manifestati (Crisi petrolifere, conversione del settore dell’industria pesante, fine del sistema Bretton Woods ) I A partire dagli anni ’80 si `e cominciato a pensare che le rigidit`a del mercato del lavoro e del sistema di protezione sociale fossero le cause di persistenti disoccupazione e bassi livelli di crescita (Blanchard e Wolfers, 2000). Il “problema europeo”, cont. I Negli anni ’90 si `e andato diffondendo un sostanziale consenso riguardo al fatto che i cambiamenti nelle condizioni socio-economiche hanno reso obsoleto e inefficiente il cd. “modello sociale europeo” (Grahl e Treagueb, 1997). I Per modello sociale europe ci si riferisce ad un sistema sociale con alti livelli di spesa pubblica e protezione sociale (relativamente a USA o Giappone). Modello sociale europeo In realt`a le differenze all’interno dell’UE sono notevoli: I il sistema della Gran Bretagna prevede una facilit`a di licenziamento simile a quella degli USA, I allo stesso modo le politiche di reddito minimo di Grecia e Italia si distaccano molto dai livelli medi europei Il modello sociale Europeo I Esiste infatti una sottoclassificazione del modello sociale europeo (Ferrera 1997, Boeri 2002), che suddivide i sistemi sociali nazionalei in appartenenti a sottomodelli: I I I I modello modello modello modello anglosassone, nordico, continentale, mediterraneo I 4 modelli sociali I Anglosassone (Irlanda e UK): Alta flessibilit`a del mercato del lavoro, protezione sociale concentrata su mezzi di ultima istanza (sussistenza), definito a met` a strada fra UE e USA. I Nordico (Paesi scandinavi e Olanda): Alta flessibilit`a del lavoro, alti livelli di protezione sociale, forti politiche attive (inserimento e riqualificazione) I Continentale (Francia, Germania, Austri, Belgio, Lussemburgo) Relativamente bassa flessibilit`a del lavoro e relativamente alta protezione sociale. I Mediterraneo (Italia, Spagna, Portogallo, Grecia): Alta protezione del lavoro (bassa flessibilit` a) alti livelli di protezione sociale basati sul principio contributivo (non universalit`a). Riforme degli anni ’80 I La Gran Bretagna `e stata forse l’unica che negli anni ’80 ha tentato una riforma radicale del mercato del lavoro e del sistema di protezione sociale (Margaret Thatcher primo ministro dal 1979 al 1990). I La maggioranza degli altri stati stanno ancora cercando di ridisegnare i propri sistemi sociali per riuscire a risolvere i problemi di bassa occupazione e crescita. I Questione che si `e resa ancor pi` u critca con l’inizio del rallentamento globale a partire dalla fine del 2008. Ma quali sono i motivi di debolezza del sistema sociale europeo? I 1. Bassa flessibilit` a del mercato del lavoro. 2. Sicurezza sociale di tipo assistenziale. Bassa flessibilit` a del mercato del lavoro I Integrazione dei mercati globali e costruzione del mercato unico europeo implicano vantaggi per l’intera societ`a. I Allo stesso tempo cogliere i vantaggi della specializzazione implica accettare una ri-allocazione dei fattori produttivi, con pi` u frequenti periodi di disoccupazione. I Se il mercato del lavoro `e molto flessibile, il periodo di transizione dura relativamente poco. I Al contrario limiti severi al licenziamento o al cambiamento di mansioni all’interno di un’impresa possono ritardare la fine del periodo di aggiustamento. Sicurezza sociale di tipo assistenziale I Lo sfruttamento dei vantaggi derivanti dal commercio internazionale implica che molti lavoratori devono cambiare lavoro. I Questo `e specialmente vero per lavoratori non qualificati, che soffrono di pi` u la concorrenza della manodopera a basso costo nei paesi emergenti (delocalizzazione). I Se le politiche assistenziali si limitano a pagamento di sussidi durante i periodi di disoccupazione molti lavoratori tenderanno a rimanere intrappolati nella condizione di assistiti (trappola della povert` a). Progressiva segmentazione del mercato del lavoro I L’incapacit`a di attuare riforme che riducono i diritti acquisiti dei lavoratori ha portato, in molti casi, a una segmentazione del mercato del lavoro. I In Italia e Spagna in misura maggiore, ma in generale nella maggior parte dei paesi UE, le riforme si sono applicate al margine, ovvero sulla base della tutela dei diritti acquisiti. I In pratica si cambiano le regole ma solo “da ora in poi”, solo per chi entrer` a nel mercato del lavoro in futuro. I Attualmente si trovano a coesistere lavoratori (anziani) fortemente protetti e lavoratori (giovani) pressoch´e non inclusi nei programmi di protezione sociale. Strategie possibili I Studi empirici hanno mostrato che la deregolamentazione del mercato del lavoro e il ridimensionamento della spesa per protezione sociale (in stile USA) non siano l’unico modello capace di affrontare le sfide del nuovo millennio (OECD, 2004). I Il modello Danese (e Olandese) ha mostrato di saper ben fronteggiare le dinamiche del mercato del lavoro (Commissione Europea , 2006). I In questi due paesi sicurezza sociale e flessibilit`a del mercato del lavoro convivono. Il “triangolo d’oro danese” I Livello di protezione dell’impiego molto basso (flessibilit`a per le imprese), I Generoso sistema di protezione sociale di carattere universalistico, I Elevati investimenti nelle politiche attive per il lavoro (riqualificazione, training, istruzione continua). Tabella: US, UK, UE, NL e DK paese DK UE NL UK USA tasso disoccupazione (2013) 6,9% 11,1 6,9% 7,1% 6,7% fonte: Eurostat, US Dep. of Labor Una strategia comune A partire dalla fine degli anni ’90 le istituzioni europee iniziato a suggerire agli stati membri: I Di riformare il mercato del lavoro rendendolo pi` u flessibile; I Di mantenere (o introdurre) un sistema di protezione sociale efficace per alleviare gli effetti negativi della flessibilizzazione del mercato del lavoro. Figura: Gli obiettivi 2020 fonte: Commissione Europea flexicurity, le origini I Il termine `e stato coniato dal professor Hans Adriaansens (University College Utrecht, Olanda) che ha deffinito flexicurity: “a shift from job security towards employment security Andriaansens suggested compensating for the decline in job security due to fewer permanent jobs and easier dismissals by improving employment opportunities and social security” (Philips et al., 2006) I Le istituzioni europee hanno a pi` u riprese invitato ad implementare il principio di flexicurity (ad esempio: Commissione Europea, 2007). La Commissione definisce 3 elementi essenziali all’implementazione della flexicurity: I 1. Un sistema di contratti di lavoro flessibili 2. Un sistema di protezione sociale universale e moderno; 3. Un sistema di formazione permanente in et`a adulta. Flessibilit` a del mercato del lavoro I Un concetto evocato continuamente ma spesso in modo indefinito. I Spesso erroneamente associato alla sola facilit`a di licenziamento e impiego. La letteratura ha definito una serie di componenti che contribuiscono a rendere un mercato del lavoro flessibile, nella definizione OECD sono incluse 5 componenti: I 1. 2. 3. 4. 5. flessibilit` a flessibilit` a flessibilit` a flessibilit` a flessibilit` a esterna, numerica interna, funzionale, salariale, di esternalizzazione. Flessibilit` a esterna I La capacit`a di aumentare/ridurre il numero di lavoratori all’interno di un’impresa. I `e tanto pi` u elevata quanto minori sono i costi di un’assunzione/licenziamento, I `e tanto pi` u elevata quanto minori sono i tempi necessari ad effettuare l’aggiustamento nel personale impiegato. Fessibilit` a numerica interna I Misura la capacit` a dell’impresa di variare l’input lavoro (le ore di lavoro per unit` a di tempo) senza licenziare/assumere lavoratori. I Legata alla ossibilit` a di straordinari (e loro costo). I Rilevante soprattutto la dove ci siano variazioni stagionali/inattese nella produzione. Flessibilit` a funzionale I Misura la capacit` a dell’impresa di riorganizzare i propri lavoratori su diverse mansioni, differenti luoghi di lavoro o differenti tipi di lavoro, I `e tanto pi` u elevata quanto risulta facile effettuare tournover all’interno delle imprese. Fessibilit` a salariale I I Consiste nella capacit` a dei datori di lavoro di alterare il salario pagato ai propri lavoratori quando le condizioni del mercato lo richiedano. ` generalmente limitato la dove la contrattazione salariale E avviene fra lavoratori fortemente sindacalizzati a livello centralizzato. Flessibilit` a di esternalizzazione I Consiste nella capacit` a delle imprese di utilizzare lavoro fornito da lavoratori esterni all’impresa senza la necessit`a di instaurare rapporti di tipo lavorativo ma commerciale. I Non molto diffuso in Italia, si tratta di telelavoro, lavoro a distanza etc. Flessibilit` a I Tutte e 5 le componenti sono utili a ottenere un mercato del lavoro flessibile. I Ovviamente i tipi di flessibilit` a hanno caratteristiche di complementariet` a e soprattutto di sostituibilit`a. I Qualsiasi riforma che vada a migliorare uno o pi` u di questi aspetti contribuisce a rendere il mercato del lavoro pi` u flessibile. I Le misure di liberalizzazione degli anni ’90 (Pacchetto Treu) e degli anni ’90 (Riforma Biagi), hanno introdotto tipologie contrattuali nuove, con l’effetto di un aumento della flessibilit`a numerica esterna. Le componenti della sicurezza sociale I Anche la sicurezza sociale `e un fenomeno complesso, la letteratura riconosce almeno 3 componenti: 1. Sicurezza di impiego; 2. Sicurezza di lavoro; 3. Sicurezza di reddito. Sicurezza di impiego I Misura il livello di fiducia di un lavoratore di poter mantenere un determinato impiego presso una determinata impresa. I Riguarda la tutela del lavoratore dal licenziamento ed `e l’oggetto principale della legislazione dell’impiego. ` il tipo di sicurezza sociale pi` E u severamente messo in crisi dai cambiamenti strutturali avvenuti negli ultimi decenni (ammortizzatori sociali = scivoli verso la pensione). I Sicurezza del lavoro I Si riferisce alla probabilit` a di rimanere impiegato ma non necessariamente con le stesse mansioni e presso lo stesso datore di lavoro. I Non `e quindi rilevante quale sia la probabilit`a di essere licenziati quanto il rapporto fra questa e la probabilit`a di trovareun altro lavoro. I probabilit`a tanto pi` u elevata quanto i lavoratori sono dotati di un capitale umano non eccessivamente specializzato ed aggiornato. Sicurezza di reddito I La sicurezza di reddito misura la probabilit`a di evitare periodi in cui il reddito familiare cada al di sotto di uno standard minimo. I In pratica una misura della capacit` a del sistema sociale di intervenire a sostegno dei redditi la dove si verifichino periodi di disoccupazione e/o inattivit` a. Flexicurity La strategia della flexicurity indica: I La necessit`a di aumentare il grado di flessibilit`a in tutte e 5 le sue componenti. I La necessit`a di abbandonare definitivamente il miraggio della prima componente della sicurezza sociale. I La necessit`a di compensare la perdita di sicurezza di permanenza in un dato impiego attraverso una maggiore sicurezza di lavoro (riqualificazione e training) e una maggiore sicurezza di reddito (ampliamento degli strumenti di sostegno al reddito). Misurare la flexicurity I Non tutti i paesi europei si trovano nelle stesse condizioni, alcuni casi virtuosi (Danimarca, Olanda) costituiscono di fatto l’esempio di buona pratica che gli altri paesi dovrebbero imitare. I Allo stesso tempo alcuni paesi garantiscono gi`a livelli di protezione sociale soddisfacente (Svezia, Finlandia), I Altri hanno riformato da tempo il mercato del lavoro e non devono renderlo ulteriormente flessibile. Misure di flessibilit` a del mercato del lavoro I OECD ha sviluppato un indice: Employment protection legislation index (EPL) che `e considerato una buona approssimazione del livello di inflessibilit` a del mercato del lavoro. I Quindi pi` u elevato EPL minore `e il livello di flessibilit`a. Figura: EPL in EU Misurare la protezione sociale I I Un modo per misurare il livello di protezione sociale `e calcolare quale sia il rischio di povert` a ovvero la proporzione della popolazione che riceve redditi prossimi o al di sotto della soglia di povert` a. ` E anche interessante capire di quanto questa probabilit`a si riduce a seguito dell’intervento dello stato (trasferimenti). Figura: Risk of poverty La direzione delle riforme Figura: Flexicurity Modelli alla prova della crisi Figura: fonte: Eurostat Quali riforme? I L’Italia `e uno dei paesi pi` u in ritardo e parte da una condizione svantaggiata. Il modello mediterraneo coniuga una protezione sociale non universale con un livello di flessibilit`a del mercato relativamente bassa. I Le riforme introdotte negli ultimi anni non hanno avuto gli effetti sperati. I La riforma del mercato del lavoro `e avvenuta al margine. Attualmente il mercato del lavoro `e segmentato e il segmento flessibile deve assorbire per intero la necessit`a di flessibilit`a. I Il sistema di protezione sociale non `e stato riformato, rimane fortemente categoriale e contributivo. I Un sistema di formazione permanente per di lavoratori `e stato introdotto prevalentemente per lavoratori qualificati (Avvocati, dentisti, ) che rappresentano il segmento meno vulnerabile a problemi di disoccupazione. Riforme necessarie I La deregolamentazione dei contratti di lavoro dovrebbe in parte essere estesa anche a lavoratori con diritti acquisiti. I Alcuni dei diritti (contributi previdenziali, congedi) dovrebbero essere estesi anche ai lavoratori a termine e precari. I Aumentando l’incentivo per le imprese ad assunzioni ordinarie in tempi brevi. I Un sistema universale di protezione del reddito dovrebbe essere introdotto I In ogni caso il punto cruciale `e la parola inserimento, il successo della Danimarca si basa anche su forti politiche di attivazione e riqualificazione dei lavoratori licenziati.
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