DAVANTI ALLA TENDA

Barbarah Guglielmana
DAVANTI ALLA TENDA
Dalla prefazione
C’è una visione iniziale che caratterizza le poesie di Barbarah Guglielmana, un evento in
preparazione, originario, non ancora accaduto ma che emerge dai versi con la stessa potenza della
memoria carnale ed emotiva.
Tu non eri ancora venuto\o eri già venuto,\non aveva importanza.
Antonella Finiani, nel commento alla poesia Collo di donna che emergi dal mare, accenna ad “un
mondo caotico ed in divenire nel cuore stesso del mondo. Un magma incandescente, in mutamento,
nella fissità rocciosa dell’universo. È il caos dell’origine in cui si celano i segreti del mondo”.
Il concetto va esteso a molte delle poesie d’amore dell’autrice, aggiungendo che la vicenda che non
si palesa è forse il pretesto poetico per un’analisi del sentimento amoroso. A questo si riconduce
l’importanza relativa dell’evento che accade; che un ipotetico lui sia giunto o meno “non aveva
importanza”, fondamentale è invece la tensione verso la vicenda, come in Ballerina, dove il
soggetto che tenta di spiccare il volo è sfinito ancora prima di volare:
Raccogliendomi in terra\stanca\e sfinita\all’ultimo atto –\cadrei nelle tue braccia\fischiando il mio
canto. Quando il luogo della vicenda invece sembra possedere la misura dello spazio e del tempo,
quando è ricordo, quando sembra esserci un’occasione della poesia, in alcuni rari passaggi, l’io
poetico diventa attore e l’attesa lascia lo spazio ad una poetica del quoti-diano perduto, della
sofferenza: l’ipotesi si trasforma in poesia amorosa del passato e del presente. Dove lo spogliarsi
sembrava uno scherzo giovane\Ed invece faceva parte dell’esserci ora, svuotati dal corpo\Riempiti
di salato sole, essiccati. \Calvi degli anni accarezzati.
Alcune poesie
Ballerina
Il passo
mi rialza dallo sprofondamento
per buttarmi
sulla roccia a pezzetti
pronta per piccare alte quote.
Tentando un’altra mossa
mi avvicino con impeto
a fiere
galoppanti.
Raccogliendomi in terra
stanca
e sfinita
all’ultimo atto
cadrei nelle tue braccia
fischiando il mio canto.
Venere trema
S’adegua al cielo buio, la luna calata
In un’urbana vita, senza spiraglio senza
Scendono le stelle, sporcandosi
E le nuvole non sanno più nascondersi
Abbracciami, abbracciami
Nessuno ci vede, siamo soli
L’azzurro è calato dal cielo al mare della terra
e le onde si sono fatte fronde al vento,
E la veste della mia nudità scivolata nel ghiaccio,
sciogliendosi nell’evaporazione di un amore.