Parodontite e placca batterica

Parodontite e placca batterica
Si stima che più di 500 specie di micro-organismi differenti siano in grado di colonizzare la
cavità orale d’individui adulti sani. Per la maggior parte, essi vivono da “commensali” e non
causano alcun danno all’ospite, anzi ne contribuiscono all’equilibrio fisiologico.
Complessivamente, tutti questi batteri prendono il nome di “placca” e sono organizzati in
biofilms, che ricoprono qualsiasi superficie nella bocca (es.: denti, gengive, mucosa, restauri e
protesi). La placca dentale è incolore e diviene visibile come una soffice patina bianca
(“materia alba”) solo quando raggiunge quantità considerevoli (FIG.1). Usando alcune
sostanze coloranti (es.: eritrosina) la placca si può rendere visibile (FIG.2). La chiara
visualizzazione della placca batterica presente nel cavo orale aiuta a motivare il paziente, a
istruirlo a una corretta igiene orale e a monitorare nel tempo i progressi ottenuti.
FIG.1
FIG.2
Oggigiorno, la Parodontite è considerata un’infezione batterica opportunistica. Questo vuol
dire che, in alcuni pazienti, la fisiologica microflora orale commensale è in grado di attivare
meccanismi infiammatorio - difensivi che portano alla distruzione dei tessuti di supporto dei
denti (FIG.3). Caratteristicamente, ciò avviene solo in una certa percentuale di pazienti,
considerati pertanto variamente “suscettibili” alla Parodontite. La suscettibilità individuale
all’infezione parodontale è influenzata da numerosi fattori, tra cui anche genetici (es.:
“familiarità” della Parodontite ), sistemici (es.: Diabete Mellito, FIG.4) e ambientali (es.: fumo
di sigaretta). Dal punto di vista epidemiologico, nei Paese industrializzati, si stima che forme
avanzate di Parodontite colpiscano circa il 10-15% della popolazione.
FIG.3
FIG.4
Già dal 1996 (Consensus del World Workshop in Periodontology), i seguenti batteri sono
considerati “patogeni parodontali putativi”: Actinobacillus actinomicetemcomitans (FIG.5),
Porphyromonas gingivalis (FIG.6) e Bacterioides forsythus. Tutti infatti soddisfano i criteri di
associazione, eliminazione, risposta dell’ospite, fattori di virulenza e studi animali (Haffajee &
Socransky 1994).
FIG.5
FIG.6
Malgrado ciò, è da notare come la terapia antibiotica trovi un utilizzo molto limitato nei
protocolli clinici concordati in campo internazionale per la cura delle malattie parodontali.
Secondo l’evidenza scientifica attuale, a iniziare e sostenere nel tempo la progressione della
Parodontite sembra più la quantità totale (la “massa”) dei batteri presenti che una particolare
specie batterica. Pertanto, tutti i siti orali (es.: denti mal posizionati/affollati FIG.7, forcazioni
molari FIG.8, etc.) e che favoriscono l’accumulo locale di placca batterica sono a maggior
rischio d’inizio e progressione della malattia.
FIG.7
FIG.8
Queste conoscenze si riflettono nelle linee-guida adottate dalle varie associazioni parodontali
mondiali. Una volta eliminati/controllati tutti i “fattori locali” (es.: otturazioni con margini
debordanti, corone dentali sovradimensionate FIG.9, attacchi ortodontici FIG.10, etc.) che
favoriscono l’accumulo batterico, il paziente parodontale deve essere adeguatamente istruito
a un’ottima igiene orale domiciliare.
FIG.9
FIG.10
Durante tutto il corso della terapia, al fine di arrestare/rallentare la progressione della
Parodontite, è necessario mantenere costantemente basso l’Indice di Placca del paziente
(FIG.11): la terapia parodontale di supporto, con i suoi richiami a intervalli regolari, è
insostituibile per aiutare il paziente a mantenere nel tempo questi alti standard d’igiene orale
(FIG.12).
FIG.11
FIG.12