CORSO DI CHIMICA Lezione del 7 Maggio 2014 C.I. Chimica/Tecnologia dei Materiali Si definisce come “VELOCITA’ DI REAZIONE” la variazione della concentrazione di un reagente in funzione del tempo in cui questa si verifica. Data la generica reazione: aA+bB ⇔ cC+dD la velocità di reazione è per definizione: v = - (1/a) ∆ [A] / ∆ t = - (1/b) ∆ [B] / ∆ t = = (1/c) ∆ [C] / ∆ t = (1/d) ∆ [D] / ∆ t Velocità di Reazione Ovviamente si parla di “velocità media di reazione” e, per estensione del concetto, si definisce anche una “velocità istantanea di reazione” che corrisponde alla variazione di concentrazione che si osserva quando - ∆ t tende a zero. Nei casi pratici, si utilizza una grandezza, di natura esclusivamente sperimentale, che prende il nome di “velocità empirica di reazione” Legge Cinetica delle Velocità Data la generica reazione: aA+ b B ⇔ cC+ d D Si determina per via sperimentale la legge che governa la velocità della reazione: v = k [A]x[B]y dove k è detta costante di velocità o velocità specifica, x e y sono detti ordine di reazione rispetto ad A e B rispettivamente e: x + y = ordine di reazione Legge Cinetica delle Velocità Consideriamo due casi concreti: H2 + I2 ⇔ 2 HI H2 + Br2 ⇔ 2 HBr Si determina per via sperimentale la legge che governa la velocità delle reazioni: v = k [H2][I2] v = k [H2][Br2]1/2 Stessa stechiometria ma legge delle velocità differente. Se scriviamo le due reazioni seguendo gli aspetti macroscopici: H2 + I2 ⇔ 2 HI H2 + Br2 ⇔ 2 HBr descriviamo solamente quello che succede a livello di grandezze osservabili: si mescolano 1 mole di una sostanza con 1 mole dell’altra e dovremmo ottenere, in relazione con la costante di equilibrio, 2 moli di prodotto finale. La determinazione sperimentale della velocità: v = k [H2][I2] v = k [H2][Br2]1/2 indica che le reazioni sono differenti nel loro sviluppo e quindi devono avere delle differenze a livello di meccanismo di svolgimento. Lo studio dettagliato delle due reazioni ha rivelato in particolare che la reazione che porta alla produzione di HBr si sviluppa seguendo un meccanismo che prevede tre reazioni dipendenti tra loro: 1) Br2 ⇔ 2 Br 2) H2 + Br ⇔ HBr + H 3) H + Br ⇔ HBr 1) Br2 ⇔ 2 Br 2) H2 + Br ⇔ HBr + H 3) H + Br ⇔ HBr Complessivamente la stechiometria è quella prevista dalla reazione scritta in maniera classica ma il meccanismo reale è una successione di passaggi interdipendenti e la velocità totale è governata, come in una sorta di catena di montaggio, dalla velocità del passaggio più lento. Dato che il passaggio più lento in questo caso è: H2 + Br ⇔ HBr + H la legge empirica delle velocità è direttamente correlata alla stechiometria del passaggio più lento tenendo conto della natura chimica del composto che utilizziamo a livello macroscopico (in questo caso non utilizziamo Br atomico ma il bromo nella forma che troviamo in natura (Br2). Questa osservazione è fondamentale perché ci permette di avere informazioni sul meccanismo reale delle reazioni chimiche mediante la determinazione della loro legge empirica delle velocità. Inoltre indica come le reazioni si basino su meccanismi che prevedono interazioni a livello atomico e molecolare di cui a livello macroscopico possiamo solo indicare gli aspetti quantitativi. Teoria Collisionale Una teoria abbastanza semplice ma efficace nel descrivere i meccanismi dei reazione è la TEORIA COLLISIONALE Una reazione chimica avviene quando due o più molecole od atomi si “urtano” e come conseguenza dell’urto si modifica la struttura dei composti iniziali Prima di tutto bisogna chiarire che il termine “urto” non indica un contatto fisico (distanza = 0) tra le costituenti (ad esempio i nuclei) delle molecole o atomi dei reagenti. Il termine urto sta ad indicare che le particelle dei reagenti si avvicinano ad una distanza tale da provocare una interazione tra le nuvole di elettroni che si muovono attorno ai nuclei degli atomi dei reagenti. Urti Efficaci Quando due molecole si avvicinano ad una distanza tale da provocare una sovrapposizione delle nuvole elettroniche, si innescano dei meccanismi di repulsione tra gli elettroni ed i nuclei dei due atomi delle due molecole che si stanno avvicinando. La forza che muove le particelle è l’energia cinetica direttamente proporzionale alla temperatura assoluta nei liquidi e nei gas. Se la reazione avviene come conseguenza diretta di un “urto”, si devono verificare alcune condizioni perché tale “urto” sia da considerarsi “efficace”, cioè produttivo ai fini della formazione dei prodotti e non uno dei tantissimi urti che possono aversi tra le molecole. Un “urto” efficace deve: 1) avvenire con la corretta geometria; 2) tra particelle che hanno energia sufficiente a vincere tutte le possibili repulsioni. La geometria dell’urto efficace dipende dalla geometria molecolare dei reagenti e dei prodotti. Urti Efficaci La geometria dell’urto efficace dipende dalla geometria molecolare dei reagenti e dei prodotti. Consideriamo la reazione: CO(g) + NO2(g) CO2(g) + NO(g) “Urto” Efficace “Urto ” Inefficace H2 I2 Entrambe le molecole sono al minimo dell’energia E=0 E=0 Se si riporta l’andamento dell’energia del sistema costituito da molecole che si trasformano in prodotti in funzione dello sviluppo della reazione: Il livello iniziale corrisponde all’energia dei reagenti. Il progressivo avvicinamento delle molecole provoca la comparsa di meccanismi repulsivi. I cambiamenti della struttura dei legami nel passare dalla struttura molecolare dei reagenti a quella dei prodotti richiedono energia perché si modificano strutture energeticamente stabili. Tutti questi contributi provocano la formazione di una barriera di energia che i reagenti devono superare per arrivare a formare i prodotti. Si forma un composto intermedio che prende il nome di “ COMPLESSO ATTIVATO” che è un composto instabile che ha una struttura intermedia tra quella dei reagenti e dei prodotti. Per trasformarsi da reagenti in prodotti, le molecole devono possedere un’energia almeno sufficiente per portarle alla formazione del complesso attivato. Se possiedono anche poca energia in più possono procedere e formare i prodotti, altrimenti retrocedono e ritornano a formare i reagenti. Da qui la selezione in termini di energia degli “urti” efficaci. Consideriamo l’espressione della legge empirica delle velocità: v = k [A]x[B]y Sperimentalmente si ricava che: k = A e-Ea/RT dove A è un numero che indica la frequenza degli urti tra le molecole e Ea è l’energia di attivazione della reazione ( la differenza in energia tra l’ energia del complesso attivato e quella dei L’espressione della costante k = A e-Ea/RT indica che, dato che l’energia di attivazione ha sempre un valore positivo: LA VELOCITA’ DI UNA REAZIONE CHIMICA AUMENTA SEMPRE ALL’AUMENTARE DELLA TEMPERATURA Il fatto che la velocità aumenti comunque indipendentemente dal tenore termico della reazione può essere razionalizzato in base all’osservazione delle distribuzione dell’energia delle molecole in funzione della temperatura ricordando che per una sostanza in fase liquida o gassosa vale la relazione: Ec = 3/2 kT =1/2 mv2 Valore Medio Ec = 3/2 kT Energia di Attivazione [Ea] k = A e-Ea/RT Si può anche osservare come la velocità è tanto più bassa quanto l’energia di attivazione della reazione Ea è elevata. In alcuni problemi di chimica dell’ambiente la conoscenza del valore reale di k ha una importanza fondamentale. k = A e-Ea/RT Se, dunque, si ha una reazione con una energia di attivazione Ea elevata, la reazione è intrinsecamente lenta. Questo è un problema non risolvibile in via diretta in quanto Ea è una grandezza legata alla natura dei reagenti e dei prodotti della reazione e quindi non modificabile. Consideriamo la reazione: N2 + 3 H2 ⇔ 2 NH3 Si tratta di una reazione semplice ma di fondamentale importanza industriale e storica in quanto punto di partenza per la produzione di ammoniaca (NH3) sostanza di fondamentale importanza l’industria della plastica, dei fertilizzanti e degli esplosivi.
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