Attualità / Roma-Bruxelles Il Direttore generale per l’Igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione del Ministero della Salute sulle ricadute della norma Ue sul “sistema celiachia” italiano SILVIO BORRELLO «L’Italia resta un modello per l’Europa» NELLA FOTO: Silvio Borrello Di Antonio Girardi Il nuovo inquadramento europeo definito dal Regolamento Ue 609/2013 ha introdotto elementi di modifica per gli alimenti destinati a un’alimentazione particolare e, nello specifico, per il senza glutine, a partire dalla stessa abrogazione della definizione di “dietetico”. Sulle pagine di questo giornale, il Ministro Lorenzin ha già espresso importanti rassicurazioni da parte del Governo italiano sull’impegno a mantenere immutata la tutela per i celiaci. Rassicurazioni trasversalmente sostenute dal Parlamento, con le mozioni presentate nell’estate 2013 sulla celiachia. Abbiamo ap- profondito il tema con Silvio Borrello, Direttore generale per l’Igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione presso il Ministero della Salute, proprio all’interno del Dipartimento per la sanità pubblica veterinaria, della sicurezza alimentare e degli organi collegiali per la tutela della salute, cui fanno capo anche gli alimenti specificamente formulati per i celiaci. Quali sono le norme italiane interessate dalle modifiche introdotte dal Regolamento europeo? Le innovazioni introdotte dal Regolamento impattano prima di tutto sul Decreto Legislativo 27 gennaio 1992, n. 111, abrogandolo dal 20 luglio 2016, e successivamente su tutte le norme che a cascata disciplinano, a vario titolo, i prodotti destinati ad una alimentazione particolare, tra cui i prodotti dietetici senza glutine. Le disposizioni in materia di tali prodotti, attualmente previste dal Regolamento (CE) 41/2009, invece, confluiranno nel campo di applicazione del Regolamento (UE) 1169/2011, relativo alle informazioni fornite ai consumatori. Quest’ultimo prevede che gli alimenti senza glutine da dietetici diventeranno di consumo corrente, ma che in etichetta potranno vantare l’indicazione nutrizionale “espressamente formulati per i celiaci” e potranno continuare a differenziarsi da quelli per i quali l’indicazione “senza glutine” viene riportata solo come informazione accessoria. Con le misure più opportune tale distinzione verrà approfondita in ambito nazionale nel momento in cui si procederà alla revisione di tutta la normativa nazionale che ha per oggetto gli ex dietetici. Come si muoverà il Ministero della Salute per recepire la normativa comunitaria e, nello stesso tempo, mantenere quel “sistema celiachia” cui tutto il mondo guarda con interesse? Nello specifico, cosa si prevede in merito al Registro Nazionale degli Alimenti senza glutine? Il Ministero sta esaminando le ricadute, economiche e sociali, che i provvedimenti europei avranno a livello nazionale e sta valutando tutte le opzioni possibili per continuare a mantenere il livello di tutela attualmente assicurato ai soggetti celiaci. I cambiamenti normativi non comporteranno alcuna riduzione di attenzione da parte del Ministero dato che la salute dei celiaci, non esistendo ad oggi una terapia alternativa alla dieta, dipende da tali alimenti.Sarà l’organo politico a stabilire in ultima analisi il percorso più efficace da intraprendere, compresi gli sviluppi che potranno riguardare il Registro Nazionale degli Alimenti senza glutine L’Italia, rispetto all’Europa, rappresenta un’eccellenza in tema di senza glutine e sicurezza alimentare in generale. Quali sono i pilastri del nostro sistema? Il nostro Paese vanta una storica attenzione alla sicu- 41 Attualità / Roma-Bruxelles rezza degli alimenti, basti pensare al Regio Decreto del 1928 per la vigilanza sanitaria delle carni, rimasto in vigore fino all’avvento della moderna normativa europea, e che rappresenta l’origine di un substrato culturale che attribuisce al settore veterinario non solo il ruolo di assistenza alla produzione zootecnica, ma anche una funzione essenziale a tutela della salute dei cittadini. Il Ministero della Salute è il Punto di contatto nazionale per il Piano Nazionale Integrato (PNI o MANCP) e coordina tali attività. Il Piano descrive l’organizzazione e la struttura del “Sistema 42 Italia” dei controlli ufficiali in materia di alimenti e mangimi sia dal punto di vista della sicurezza che per gli aspetti di qualità, di sanità e benessere degli animali e delle piante. Il controllo ufficiale degli alimenti ha lo scopo di verificare e garantire la conformità e la salubrità dei prodotti e prevenire i rischi per la salute pubblica. Viene eseguito durante tutte le fasi della produzione, della trasformazione, della distribuzione, del magazzinaggio, del trasporto, del commercio e della somministrazione. Il Ministero persegue tutti gli aspetti relativi alla pro- mozione di una alimentazione sana e sicura, sia dal punto di vista sanitario che nutrizionale. Inoltre, come autorità competente per la sicurezza sulle importazioni di merci di interesse sanitario, ha sempre considerato interesse preminente il controllo alle frontiere su tutte le partite di alimenti importati da Paesi Terzi. L’Italia è tra i pochi Paesi dell’Ue, insieme a Regno Unito e Spagna, che effettua i controlli di sicurezza alimentare per alimenti e materie prime di origine vegetale nei punti d’ingresso sul proprio territorio, per garantire sia i consumatori italiani che i prodotti italiani fabbricati con le materie prime provenienti da Paesi terzi. La sorveglianza, i controlli, la cooperazione tra tutte le Autorità competenti, costituiscono diversi aspetti di un’unica strategia che, come risultato, persegue l’obiettivo primario del benessere dei cittadini. Il Ministero della Salute quindi mette in atto tutte le azioni necessarie affinché i prodotti che troviamo sul mercato, sia di origine nazionale che estera, siano sicuri. Questo è possibile perché il sistema di controllo copre tutta la filiera, dal campo alla tavola. u
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