Morandi e i conti in Luxemburgo

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L’ECO DI BERGAMO
MARTEDÌ 13 MAGGIO 2014
Provincia
Si apre una buca in strada
A Trello torna la paura
La voragine in via 2 giugno, nonostante i lavori di
messa in sicurezza finiti nel 2010. Il sindaco: normale assestamento, ma qualcuno è preoccupato
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Morandi e il conto
in Lussemburgo
Rogatoria dei pm
Benvenuto Morandi e il suo
legale Angelo Capelli. L’ex
sindaco è stato sentito dal gip
Alberto Viti FOTO BEDOLIS
Caccia ai soldi spariti, la procura chiederà l’accesso
al deposito: ma è già chiuso e forse non era suo
Valbondione
VITTORIO ATTANÀ
Montagne di faldoni d’indagine,
almeno sessanta persone torchiate, periti al lavoro per ricostruire vorticosi movimenti di
denaro... ma alla fine tutto si riduce a una domanda relativamente semplice: dove sono i soldi? Il gip Alberto Viti avrebbe
voluto chiederlo a Benvenuto
Morandi, ieri mattina all’interrogatorio di garanzia, prima che
l’ex sindaco ed ex direttore di
banca opponesse il muro del «mi
avvalgo della facoltà di non rispondere».
Il conto cifrato risulta chiuso
Morandi ha messo i soldi al riparo in un conto cifrato in Lussemburgo, di cui i carabinieri di Clusone hanno trovato tracce fra le
carte sequestrate nel suo ufficio?
È quello che i pm Maria Cristina
Rota e Carmen Santoro cercheranno di scoprire: i magistrati
pensano infatti a una rogatoria
internazionale per poter accedere a quel deposito bancario misterioso. Senza troppe aspettative, tuttavia, perché la pista nel
frattempo sembra promettere
un po’ meno di quanto lasciasse
sperare inizialmente. Il conto in
questione si chiama «OPcchiali»,
o più semplicemente «Occhiali»
(la «P» di troppo è un refuso derivante dal fatto che la O e la P sono
lettere vicine sulla testiera del
computer? È un’ipotesi). È stato
aperto alla Sanpaolo Bank (controllata di Intesa Sanpaolo) in
Lussemburgo. Sembrava inizialmente essere intestato alla moglie di Morandi, Aurora Semperboni. In realtà questa conclusione – a cui gli inquirenti erano
giunti in prima battuta – non è
certa e potrebbe essere frutto di
un equivoco: il riferimento del
conto «OPcchiali» è stato infatti
trovato sul retro di un estratto
conto della moglie dell’ex sindaco di Valbondione, ma non è detto che sia lei l’intestataria. Non
Al gip ha dichiarato
un fondo pensione da
230 mila euro e un
conto da 100 mila
L’elenco delle sue
proprietà: la casa
dove vive, una baita
e alcuni terreni
resta che andare a chiederlo ai
lussemburghesi, ed è ciò che faranno i pm Rota e Santoro. C’è
comunque un altro problema,
non da poco: il conto nel frattempo risulta chiuso. Si tratterà di
capire se è possibile ricostruirne
i movimenti a posteriori.
Il conto e il fondo pensione
Sempre restando in tema di conti, ieri mattina all’interrogatorio
di garanzia Morandi – prima di
trincerarsi dietro il diritto al silenzio – ha dovuto dichiarare al
giudice i suoi possedimenti.
Avrebbe parlato di un fondo pensione da 230 mila euro e di un
conto personale da 100 mila.
Quanto agli immobili, è proprietario della casa di via Don Morandi a Valbondione (dove si trova agli arresti domiciliari), di una
baita a Fiumenero (che per l’accusa avrebbe ristrutturato con
soldi prelevati da conti altrui),
alcuni terreni a «bosco ceduo»,
oppure incolti, oppure a pascolo,
a Valbondione e a Gandellino. Da
una visura all’Agenzia delle entrate risulta anche la proprietà
(a metà con il fratello) dell’immobile dove ha sede l’Albergo
Morandi, in via Dante 19 a Valbondione. Non ci sono però – a
quanto sembra – beni di lusso,
ville in Sardegna, yacht, Ferrari,
jet privati. Allora – è la domanda
che ritorna – dove sono finiti i
soldi?
«I conti non tornano»
Per gli inquirenti Morandi
avrebbe dirottato dai conti dei
suoi clienti «top» almeno 12 milioni di euro, in larga parte finiti
nelle casse della partecipata del
Comune di Valbondione, Sviluppo turistico Lizzola Spa, in parte
in quelle del socio privato di
maggioranza di quest’ultima,
Mountain Security. Per il resto
si parla di spese personali (dalla
tomba del padre ai lavori per sistemare la baita e la strada d’accesso) e «spese diverse» sostenute per il Comune di Valbondione.
La domanda, però, resta e prima o poi occorrerà trovare una
risposta. I conti, infatti, ancora
non tornano. Non tornano alla
Intesa Sanpaolo, impegnata
«con un vero esercito» di ragionieri (come lo definiscono i ben
informati) a ricostruire i presunti magheggi di Morandi. Le cifre
(anche a sei zeri) non quadrano
del tutto neppure agli inquirenti,
che attendono l’esito di una consulenza della Banca d’Italia per
capire, ad esempio, quanti di
quei 20 milioni di euro (che costituiscono la differenza fra i depositi reali e la «contabilità Morandi») siano soldi veri e quanti
siano frutto delle presunte false
rendicontazioni propinate dall’ex direttore di filiale ai suoi
clienti. E le somme non riesce a
tirarle neppure il gip, che nell’ordinanza con cui ha disposto gli
arresti domiciliari per l’ex primo
cittadino di Valbondione osserva: «Le indagini proseguono allo
scopo di verificare quale sia stata
la destinazione finale delle ingenti somme di denaro sottratte
dal Morandi, destinazione soltanto in parte giustificata dal negativo andamento economico
delle società Sviluppo turistico
Lizzola (Stl) e Mountain Security, governate di fatto dal Morandi».
«Dirottati 12 milioni»
Per l’accusa l’ex sindaco (indagato per furto e truffa) avrebbe rubato dai conti correnti di clienti
«top» oltre 12 milioni di euro, di
cui 11 al solo imprenditore Gian-
«Da indagato proseguiva
a tirare le fila di Stl»
Valbondione
Presente a riunioni alle quali non
avrebbe dovuto esserci, pronto a fornire risposte rassicuranti ma inesorabilmente, prima o poi, smentite dai
fatti.
È il Benvenuto Morandi post
dimissioni da sindaco e nel pieno dell’inchiesta che ai tempi
lo vedeva indagato per furto e
truffa, quello che operava manovrando i fili di Sviluppo turi-
stico Lizzola. I fumi neri già
avvolgevano la società dello sci,
il leasing richiesto da Stl a Leasint, società del Gruppo Intesa
- proprio il gruppo bancario che
il 1° luglio aveva sospeso Morandi dalla carica di direttore di
filiale per poi licenziarlo e il 27
dello stesso mese lo denunciava
- per la centrale a biomassa era
ufficiosamente naufragato e i
dipendenti fissi e stagionali lamentavano mesi di stipendi ar-
Gli uffici di Stl
franco Gamba – suo grande accusatore – e ai familiari di quest’ultimo (la moglie Mariuccia Pezzoli e la figlia Simona), falsificando le firme sulle contabili bancarie. Di questi soldi oltre 600 mila
euro sarebbero stati usati per
spese personali (ci sarebbero anche la tettoia di casa, le vacanze
al mare, le cene elettorali, fra cui
quella con 100 invitati per festeggiare la sua elezione a sindaco di
Valbondione), 700 mila per spese dell’amministrazione comunale di Valbondione, 800 mila
per rifondere i clienti per investimenti andati male, e ben 10 milioni (3,8 più 6,2) per rimpinguare le magre casse di Stl e Mountain, «società in costante perdita». 1
©RIPRODUZIONE RISERVATA
retrati. Il pressing era alle stelle
e così gli incontri diventavano
sempre più fitti. Tra chi? Tra la
proprietaria di Mountain Security, la Srl che ha il 58% di Stl,
Sabrina Semperboni, il presidente Stl Walter Semperboni e
lui, Morandi. «Lo raggiungevano giorno sì giorno no al rifugio
Duebaite», ricordano a Lizzola.
A cavallo tra il 2013 e quest’anno lì il sindaco fresco di dimissioni (rassegnate il 4 dicembre)
trascorreva le sue giornate: nell’albergo di Mountain Security
gestito dalla moglie Aurora
Semperboni che della srl era
stata pure, fino al dicembre
2012, amministratore unico.
C’è un altro fatto che conferma quanto scritto dal gip nell’ordinanza d’arresto. Alberto
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L’ECO DI BERGAMO
MARTEDÌ 13 MAGGIO 2014
Sfiorata da un grosso ramo
caduto da un tiglio malato
Pronto il Centro Alzheimer
all’ospedale di Gazzaniga
Grande paura, domenica, per una cinquantenne
di Treviglio: è stata sfiorata dal grosso ramo di
un tiglio spezzato dal vento. La pianta era malata
A pagina 41
Riconvertito l’ospedale Briolini di Gazzaniga:
ora ospita un Centro Alzheimer con 46 posti e
spazi per terapie non farmacologiche
A pagina 42
«Adesso finalmente
possiamo difenderci»
L’ex sindaco in silenzio davanti al gip, ma il legale
«Ora le accuse sono nero su bianco, le studieremo»
La filiale di Fiorano al Serio dove lavorava Benvenuto Morandi
L’imprenditore Gianfranco Gamba è il principale accusatote di Morandi
Il municipio di Valbondione: l’ex sindaco si è dimesso a dicembre
Quei libri su Gromo
pagati coi soldi dei Gamba
«Sono sindaco del Comune di Gromo dal maggio 2011
e sono in amministrazione comunale dal 2001: non mi risulta che
il Comune di Valbondione, tramite Morandi, abbia finanziato alcunché».
Ornella Pasini ci tiene a specificare che non c’è nulla di ambiguo
nel passaggio di denaro alla sua
amministrazione, che nelle carte
dell’inchiesta viene definito genericamente (e forse con qualche
azzardo lessicale) finanziamento.
«L’unico movimento “anomalo” rilevato risulta essere una
somma di 405 euro per acquisto
libri – spiega il sindaco di Gromo
-, prelevata dal conto corrente
della figlia di Gamba (Simona,
ndr) e versata nel giugno del 2011
a favore del nostro Comune. In
quel periodo avevamo infatti
stampato “Gromo nel XV secolo”
e avevamo invitato le amministrazioni dei Comuni vicini ad acqui-
starne alcune copie».
Morandi ne comprò una ventina, acquisto a titolo personale e
che andava probabilmente al di là
della pura cortesia. Tra le pagine
della pubblicazione sono diversi
infatti i riferimenti a Valbondione, e c’è da supporre che l’ex sindaco Morandi abbia regalato i libri
all’interno della comunità che all’epoca amministrava.
È quasi certo che il «finanziamento» di cui parlano gli inquirenti sia ricollegabile all’acquisto
di libri. Prova ne sia, come rivela
Ornella Pasini, che «nei mesi scorsi il legale della famiglia Gamba ha
chiesto chiarimenti in merito a
quel movimento di denaro». 1
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Sono le 9,50 del mattino
quando Benvenuto Morandi esce
dal Tribunale di Bergamo, una
ventina di minuti soltanto dopo
esservi entrato, accompagnato dal
suo difensore, l’avvocato Angelo
Capelli. Poco è durato l’interrogatorio di garanzia di fronte al giudice per le indagini preliminari, Alberto Viti, perché Morandi si è avvalso della facoltà di non rispondere. Una scelta prevedibile, quella della difesa, data la vastità delle
contestazioni mosse all’ex direttore di banca dai pm Maria Crsitina Rota e Carmen Santoro, sulla
scorta delle indagini condotte dai
carabinieri del nucleo operativo
di Clusone e del nucleo di polizia
tributaria della Finanza.
«Ci prenderemo il tempo necessario per studiare le carte» ha
dichiarato l’avvocato Capelli,
uscendo dal palazzo di giustizia di
via Borfuro, a Bergamo, e dirigendosi verso il parcheggio insieme al
suo assistito. «Finalmente – ha
aggiunto il legale – adesso le contestazioni sono nero su bianco e
potremo difenderci». Il riferimento è al fatto che – al di là degli
atti relativi a perquisizioni e sequestri – nel corso di quasi un ano
di indagini Morandi non è stato
mai convocato per essere interrogato nella veste di indagato e, dunque, di fatto ha appreso dalle cronache dei giornali i dettagli delle
accuse che gli vengono mosse.
Ora, però, le contestazioni sono
cristallizzate nelle 55 pagine dell’ordinanza con cui il gip Alberto
Viti ha disposto gli arresti domiciliari (i pm avevano chiesto la custodia in carcere).
Ieri Morandi ha lasciato parlare il suo avvocato. Il giudice gli ha
concesso di recarsi in Tribunale
per l’interrogatorio senza la scorta. Poi l’ex primo cittadino di Valbondione ha fatto ritorno a casa,
dove deve restare, con il divieto di
Accuse formalizzate, l’avvocato di Morandi prepara la difesa
Pronto il ricorso
al Tribunale del
Riesame contro gli
arresti domiciliari
Controllato via Gps:
forse oggi arriverà
per lui il braccialetto
elettronico
aver contatti con chiunque ad eccezione di familiari e avvocato.
Il giudice ha disposto per lui
anche il braccialetto elettronico,
comeprevistodallenuovenormative. Il braccialetto è di fatto un
segnalatore Gps, che dà indicazioni sulla posizione dell’arrestato,
riducendo la necessità dei passaggi di controllo da parte dei carabinieri per verificare il rispetto della
misura. Il braccialetto per ragioni
tecnichenonèancoraarrivato,ma
potrebbe essere applicato a Morandi già nella giornata di oggi.
L’exsindacoedexdirettoredel-
la filiale Private della Intesa
Sanpaolo di Fiorano al Serio è stato posto ai domiciliari perché il gip
ha ritenuto sussistenti – oltre ai
gravi indizi di colpevolezza – le
esigenze cautelari del pericolo di
inquinamento probatorio, di reiterazione del reato e di fuga. Nonostante il procedimento in corso
contro di lui, Morandi – per l’accusa–avrebbecontinuatoaesercitare influenze sugli amministratori
di Stl e Mountain Security, le società che avrebbe gestito di fatto
e dove avrebbe fatto confluire il
grosso dei soldi sottratti ai clienti
della banca. Da qui derivano il pericolo di reiterazione e di inquinamento delle prove. In una cassetta
di sicurezza sarebbe stata trovata
una lettera indirizzata a tale Fiore,
in cui Morandi scriveva «Me ne
vado, lascio tutto», il che ha fatto
temere anche una possibile fuga.
Nulla di tutto questo per l’avvocato Capelli, pronto a ricorrere al
Tribunale del Riesame. Non ha
senso, per la difesa, un arresto a
quasi un anno dal debutto delle
indagini: Morandi in tutto questo
tempo non è mai scappato e non
ha più alcun incarico. 1
V. A.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
I candidati a Valbondione
Le seggiovie di Lizzola in un’immagine d’archivio
Viti afferma che «tuttora Morandi Benvenuto, benché non
più dipendente di Intesa
Sanpaolo né più sindaco del Comune di Valbondione, attualmente commissariato, né azionista di Stl o membro del Cda
di Stl, amministra e gestisce
come fosse cosa sua le due società». Messa così, a premessa
del paragrafo dedicato al «Furto aggravato di somme dei
clienti a vantaggio e a favore
delle società Mountain Security Srl e Stl Spa», la frase fa il paio
con ciò che qualcuno a Valbondione ricorda bene. Era dicembre e i dipendenti di Stl erano
riuniti in assemblea per avere
notizie sul loro futuro, pronti
a non presentarsi sul posto di
lavoro, se non avessero ricevuto
garanzie. Soltanto una persona
riuscì a rassicurarli, tanto che
poi la stagione proseguì fino al
9 marzo scorso, quando gli impianti hanno smesso di funzionare. Era Morandi. «Ci disse
che il progetto della biomassa
era ancora valido e sarebbe andato in porto – ricorda chi era
presente – e che con gli incassi
dell’anno prima sarebbero riusciti a pagarci tutti».
Non fu così: i lavoratori Stl
ora in cassa integrazione hanno
ancora stipendi arretrati e la
centrale a biomassa è ferma,
per di più spogliata da ogni
macchinario. Ritirato. E ora
quei pilastri che spuntano in
località Dossi fanno discutere. 1
Marta Todeschini
Fa discutere
la centrale
a biomassa
Fa discutere e non poco la centrale a
biomassa di Valbondione. Così il punto inserito dalla lista «Valbondione
per tutti» nel programma elettorale
nonèpassatoinosservato.L’impianto
rimasto fermo alle fondamenta, ai
Dossi, trova infatti la compagine che
candida a sindaco Sonia Simoncelli
contraria. «L’intervento non è sostenibile sia dal punto di vista delle criticitàdell’investimentodovuteall’incapacità di autoapprovvigionarsi con il
proprio materiale costringendo all’acquisto di grandi quantità di cippato da fuori provincia, oltre alla sovrastima degli utili», si legge nel programma. Questione di inquinamento
dovuto ai tir che percorrerebbero la
valle. Che fare quindi dell’impianto
voluto da Sviluppo turistico Lizzola,
appena abbozzato e naufragato nel
pieno dell’inchiesta? La lista propone
di riutilizzarlo per altre attività che
siano rispettose dell’ambiente.
Assolutamente contrario allo stop
della centrale Walter Semperboni,
candidatosindacoperl’omonimalista
che,intervenutoaun’assembleadella
Simoncelli, ha sostenuto la paternità
del progetto, rimarcando come soltanto Stl - di cui Semperboni è l’ex presidente - abbia voce in capitolo.