34 L’ECO DI BERGAMO MARTEDÌ 13 MAGGIO 2014 Provincia Si apre una buca in strada A Trello torna la paura La voragine in via 2 giugno, nonostante i lavori di messa in sicurezza finiti nel 2010. Il sindaco: normale assestamento, ma qualcuno è preoccupato A pagina 41 [email protected] www.ecodibergamo.it/cronaca/section/ Morandi e il conto in Lussemburgo Rogatoria dei pm Benvenuto Morandi e il suo legale Angelo Capelli. L’ex sindaco è stato sentito dal gip Alberto Viti FOTO BEDOLIS Caccia ai soldi spariti, la procura chiederà l’accesso al deposito: ma è già chiuso e forse non era suo Valbondione VITTORIO ATTANÀ Montagne di faldoni d’indagine, almeno sessanta persone torchiate, periti al lavoro per ricostruire vorticosi movimenti di denaro... ma alla fine tutto si riduce a una domanda relativamente semplice: dove sono i soldi? Il gip Alberto Viti avrebbe voluto chiederlo a Benvenuto Morandi, ieri mattina all’interrogatorio di garanzia, prima che l’ex sindaco ed ex direttore di banca opponesse il muro del «mi avvalgo della facoltà di non rispondere». Il conto cifrato risulta chiuso Morandi ha messo i soldi al riparo in un conto cifrato in Lussemburgo, di cui i carabinieri di Clusone hanno trovato tracce fra le carte sequestrate nel suo ufficio? È quello che i pm Maria Cristina Rota e Carmen Santoro cercheranno di scoprire: i magistrati pensano infatti a una rogatoria internazionale per poter accedere a quel deposito bancario misterioso. Senza troppe aspettative, tuttavia, perché la pista nel frattempo sembra promettere un po’ meno di quanto lasciasse sperare inizialmente. Il conto in questione si chiama «OPcchiali», o più semplicemente «Occhiali» (la «P» di troppo è un refuso derivante dal fatto che la O e la P sono lettere vicine sulla testiera del computer? È un’ipotesi). È stato aperto alla Sanpaolo Bank (controllata di Intesa Sanpaolo) in Lussemburgo. Sembrava inizialmente essere intestato alla moglie di Morandi, Aurora Semperboni. In realtà questa conclusione – a cui gli inquirenti erano giunti in prima battuta – non è certa e potrebbe essere frutto di un equivoco: il riferimento del conto «OPcchiali» è stato infatti trovato sul retro di un estratto conto della moglie dell’ex sindaco di Valbondione, ma non è detto che sia lei l’intestataria. Non Al gip ha dichiarato un fondo pensione da 230 mila euro e un conto da 100 mila L’elenco delle sue proprietà: la casa dove vive, una baita e alcuni terreni resta che andare a chiederlo ai lussemburghesi, ed è ciò che faranno i pm Rota e Santoro. C’è comunque un altro problema, non da poco: il conto nel frattempo risulta chiuso. Si tratterà di capire se è possibile ricostruirne i movimenti a posteriori. Il conto e il fondo pensione Sempre restando in tema di conti, ieri mattina all’interrogatorio di garanzia Morandi – prima di trincerarsi dietro il diritto al silenzio – ha dovuto dichiarare al giudice i suoi possedimenti. Avrebbe parlato di un fondo pensione da 230 mila euro e di un conto personale da 100 mila. Quanto agli immobili, è proprietario della casa di via Don Morandi a Valbondione (dove si trova agli arresti domiciliari), di una baita a Fiumenero (che per l’accusa avrebbe ristrutturato con soldi prelevati da conti altrui), alcuni terreni a «bosco ceduo», oppure incolti, oppure a pascolo, a Valbondione e a Gandellino. Da una visura all’Agenzia delle entrate risulta anche la proprietà (a metà con il fratello) dell’immobile dove ha sede l’Albergo Morandi, in via Dante 19 a Valbondione. Non ci sono però – a quanto sembra – beni di lusso, ville in Sardegna, yacht, Ferrari, jet privati. Allora – è la domanda che ritorna – dove sono finiti i soldi? «I conti non tornano» Per gli inquirenti Morandi avrebbe dirottato dai conti dei suoi clienti «top» almeno 12 milioni di euro, in larga parte finiti nelle casse della partecipata del Comune di Valbondione, Sviluppo turistico Lizzola Spa, in parte in quelle del socio privato di maggioranza di quest’ultima, Mountain Security. Per il resto si parla di spese personali (dalla tomba del padre ai lavori per sistemare la baita e la strada d’accesso) e «spese diverse» sostenute per il Comune di Valbondione. La domanda, però, resta e prima o poi occorrerà trovare una risposta. I conti, infatti, ancora non tornano. Non tornano alla Intesa Sanpaolo, impegnata «con un vero esercito» di ragionieri (come lo definiscono i ben informati) a ricostruire i presunti magheggi di Morandi. Le cifre (anche a sei zeri) non quadrano del tutto neppure agli inquirenti, che attendono l’esito di una consulenza della Banca d’Italia per capire, ad esempio, quanti di quei 20 milioni di euro (che costituiscono la differenza fra i depositi reali e la «contabilità Morandi») siano soldi veri e quanti siano frutto delle presunte false rendicontazioni propinate dall’ex direttore di filiale ai suoi clienti. E le somme non riesce a tirarle neppure il gip, che nell’ordinanza con cui ha disposto gli arresti domiciliari per l’ex primo cittadino di Valbondione osserva: «Le indagini proseguono allo scopo di verificare quale sia stata la destinazione finale delle ingenti somme di denaro sottratte dal Morandi, destinazione soltanto in parte giustificata dal negativo andamento economico delle società Sviluppo turistico Lizzola (Stl) e Mountain Security, governate di fatto dal Morandi». «Dirottati 12 milioni» Per l’accusa l’ex sindaco (indagato per furto e truffa) avrebbe rubato dai conti correnti di clienti «top» oltre 12 milioni di euro, di cui 11 al solo imprenditore Gian- «Da indagato proseguiva a tirare le fila di Stl» Valbondione Presente a riunioni alle quali non avrebbe dovuto esserci, pronto a fornire risposte rassicuranti ma inesorabilmente, prima o poi, smentite dai fatti. È il Benvenuto Morandi post dimissioni da sindaco e nel pieno dell’inchiesta che ai tempi lo vedeva indagato per furto e truffa, quello che operava manovrando i fili di Sviluppo turi- stico Lizzola. I fumi neri già avvolgevano la società dello sci, il leasing richiesto da Stl a Leasint, società del Gruppo Intesa - proprio il gruppo bancario che il 1° luglio aveva sospeso Morandi dalla carica di direttore di filiale per poi licenziarlo e il 27 dello stesso mese lo denunciava - per la centrale a biomassa era ufficiosamente naufragato e i dipendenti fissi e stagionali lamentavano mesi di stipendi ar- Gli uffici di Stl franco Gamba – suo grande accusatore – e ai familiari di quest’ultimo (la moglie Mariuccia Pezzoli e la figlia Simona), falsificando le firme sulle contabili bancarie. Di questi soldi oltre 600 mila euro sarebbero stati usati per spese personali (ci sarebbero anche la tettoia di casa, le vacanze al mare, le cene elettorali, fra cui quella con 100 invitati per festeggiare la sua elezione a sindaco di Valbondione), 700 mila per spese dell’amministrazione comunale di Valbondione, 800 mila per rifondere i clienti per investimenti andati male, e ben 10 milioni (3,8 più 6,2) per rimpinguare le magre casse di Stl e Mountain, «società in costante perdita». 1 ©RIPRODUZIONE RISERVATA retrati. Il pressing era alle stelle e così gli incontri diventavano sempre più fitti. Tra chi? Tra la proprietaria di Mountain Security, la Srl che ha il 58% di Stl, Sabrina Semperboni, il presidente Stl Walter Semperboni e lui, Morandi. «Lo raggiungevano giorno sì giorno no al rifugio Duebaite», ricordano a Lizzola. A cavallo tra il 2013 e quest’anno lì il sindaco fresco di dimissioni (rassegnate il 4 dicembre) trascorreva le sue giornate: nell’albergo di Mountain Security gestito dalla moglie Aurora Semperboni che della srl era stata pure, fino al dicembre 2012, amministratore unico. C’è un altro fatto che conferma quanto scritto dal gip nell’ordinanza d’arresto. Alberto 35 L’ECO DI BERGAMO MARTEDÌ 13 MAGGIO 2014 Sfiorata da un grosso ramo caduto da un tiglio malato Pronto il Centro Alzheimer all’ospedale di Gazzaniga Grande paura, domenica, per una cinquantenne di Treviglio: è stata sfiorata dal grosso ramo di un tiglio spezzato dal vento. La pianta era malata A pagina 41 Riconvertito l’ospedale Briolini di Gazzaniga: ora ospita un Centro Alzheimer con 46 posti e spazi per terapie non farmacologiche A pagina 42 «Adesso finalmente possiamo difenderci» L’ex sindaco in silenzio davanti al gip, ma il legale «Ora le accuse sono nero su bianco, le studieremo» La filiale di Fiorano al Serio dove lavorava Benvenuto Morandi L’imprenditore Gianfranco Gamba è il principale accusatote di Morandi Il municipio di Valbondione: l’ex sindaco si è dimesso a dicembre Quei libri su Gromo pagati coi soldi dei Gamba «Sono sindaco del Comune di Gromo dal maggio 2011 e sono in amministrazione comunale dal 2001: non mi risulta che il Comune di Valbondione, tramite Morandi, abbia finanziato alcunché». Ornella Pasini ci tiene a specificare che non c’è nulla di ambiguo nel passaggio di denaro alla sua amministrazione, che nelle carte dell’inchiesta viene definito genericamente (e forse con qualche azzardo lessicale) finanziamento. «L’unico movimento “anomalo” rilevato risulta essere una somma di 405 euro per acquisto libri – spiega il sindaco di Gromo -, prelevata dal conto corrente della figlia di Gamba (Simona, ndr) e versata nel giugno del 2011 a favore del nostro Comune. In quel periodo avevamo infatti stampato “Gromo nel XV secolo” e avevamo invitato le amministrazioni dei Comuni vicini ad acqui- starne alcune copie». Morandi ne comprò una ventina, acquisto a titolo personale e che andava probabilmente al di là della pura cortesia. Tra le pagine della pubblicazione sono diversi infatti i riferimenti a Valbondione, e c’è da supporre che l’ex sindaco Morandi abbia regalato i libri all’interno della comunità che all’epoca amministrava. È quasi certo che il «finanziamento» di cui parlano gli inquirenti sia ricollegabile all’acquisto di libri. Prova ne sia, come rivela Ornella Pasini, che «nei mesi scorsi il legale della famiglia Gamba ha chiesto chiarimenti in merito a quel movimento di denaro». 1 ©RIPRODUZIONE RISERVATA Sono le 9,50 del mattino quando Benvenuto Morandi esce dal Tribunale di Bergamo, una ventina di minuti soltanto dopo esservi entrato, accompagnato dal suo difensore, l’avvocato Angelo Capelli. Poco è durato l’interrogatorio di garanzia di fronte al giudice per le indagini preliminari, Alberto Viti, perché Morandi si è avvalso della facoltà di non rispondere. Una scelta prevedibile, quella della difesa, data la vastità delle contestazioni mosse all’ex direttore di banca dai pm Maria Crsitina Rota e Carmen Santoro, sulla scorta delle indagini condotte dai carabinieri del nucleo operativo di Clusone e del nucleo di polizia tributaria della Finanza. «Ci prenderemo il tempo necessario per studiare le carte» ha dichiarato l’avvocato Capelli, uscendo dal palazzo di giustizia di via Borfuro, a Bergamo, e dirigendosi verso il parcheggio insieme al suo assistito. «Finalmente – ha aggiunto il legale – adesso le contestazioni sono nero su bianco e potremo difenderci». Il riferimento è al fatto che – al di là degli atti relativi a perquisizioni e sequestri – nel corso di quasi un ano di indagini Morandi non è stato mai convocato per essere interrogato nella veste di indagato e, dunque, di fatto ha appreso dalle cronache dei giornali i dettagli delle accuse che gli vengono mosse. Ora, però, le contestazioni sono cristallizzate nelle 55 pagine dell’ordinanza con cui il gip Alberto Viti ha disposto gli arresti domiciliari (i pm avevano chiesto la custodia in carcere). Ieri Morandi ha lasciato parlare il suo avvocato. Il giudice gli ha concesso di recarsi in Tribunale per l’interrogatorio senza la scorta. Poi l’ex primo cittadino di Valbondione ha fatto ritorno a casa, dove deve restare, con il divieto di Accuse formalizzate, l’avvocato di Morandi prepara la difesa Pronto il ricorso al Tribunale del Riesame contro gli arresti domiciliari Controllato via Gps: forse oggi arriverà per lui il braccialetto elettronico aver contatti con chiunque ad eccezione di familiari e avvocato. Il giudice ha disposto per lui anche il braccialetto elettronico, comeprevistodallenuovenormative. Il braccialetto è di fatto un segnalatore Gps, che dà indicazioni sulla posizione dell’arrestato, riducendo la necessità dei passaggi di controllo da parte dei carabinieri per verificare il rispetto della misura. Il braccialetto per ragioni tecnichenonèancoraarrivato,ma potrebbe essere applicato a Morandi già nella giornata di oggi. L’exsindacoedexdirettoredel- la filiale Private della Intesa Sanpaolo di Fiorano al Serio è stato posto ai domiciliari perché il gip ha ritenuto sussistenti – oltre ai gravi indizi di colpevolezza – le esigenze cautelari del pericolo di inquinamento probatorio, di reiterazione del reato e di fuga. Nonostante il procedimento in corso contro di lui, Morandi – per l’accusa–avrebbecontinuatoaesercitare influenze sugli amministratori di Stl e Mountain Security, le società che avrebbe gestito di fatto e dove avrebbe fatto confluire il grosso dei soldi sottratti ai clienti della banca. Da qui derivano il pericolo di reiterazione e di inquinamento delle prove. In una cassetta di sicurezza sarebbe stata trovata una lettera indirizzata a tale Fiore, in cui Morandi scriveva «Me ne vado, lascio tutto», il che ha fatto temere anche una possibile fuga. Nulla di tutto questo per l’avvocato Capelli, pronto a ricorrere al Tribunale del Riesame. Non ha senso, per la difesa, un arresto a quasi un anno dal debutto delle indagini: Morandi in tutto questo tempo non è mai scappato e non ha più alcun incarico. 1 V. A. ©RIPRODUZIONE RISERVATA I candidati a Valbondione Le seggiovie di Lizzola in un’immagine d’archivio Viti afferma che «tuttora Morandi Benvenuto, benché non più dipendente di Intesa Sanpaolo né più sindaco del Comune di Valbondione, attualmente commissariato, né azionista di Stl o membro del Cda di Stl, amministra e gestisce come fosse cosa sua le due società». Messa così, a premessa del paragrafo dedicato al «Furto aggravato di somme dei clienti a vantaggio e a favore delle società Mountain Security Srl e Stl Spa», la frase fa il paio con ciò che qualcuno a Valbondione ricorda bene. Era dicembre e i dipendenti di Stl erano riuniti in assemblea per avere notizie sul loro futuro, pronti a non presentarsi sul posto di lavoro, se non avessero ricevuto garanzie. Soltanto una persona riuscì a rassicurarli, tanto che poi la stagione proseguì fino al 9 marzo scorso, quando gli impianti hanno smesso di funzionare. Era Morandi. «Ci disse che il progetto della biomassa era ancora valido e sarebbe andato in porto – ricorda chi era presente – e che con gli incassi dell’anno prima sarebbero riusciti a pagarci tutti». Non fu così: i lavoratori Stl ora in cassa integrazione hanno ancora stipendi arretrati e la centrale a biomassa è ferma, per di più spogliata da ogni macchinario. Ritirato. E ora quei pilastri che spuntano in località Dossi fanno discutere. 1 Marta Todeschini Fa discutere la centrale a biomassa Fa discutere e non poco la centrale a biomassa di Valbondione. Così il punto inserito dalla lista «Valbondione per tutti» nel programma elettorale nonèpassatoinosservato.L’impianto rimasto fermo alle fondamenta, ai Dossi, trova infatti la compagine che candida a sindaco Sonia Simoncelli contraria. «L’intervento non è sostenibile sia dal punto di vista delle criticitàdell’investimentodovuteall’incapacità di autoapprovvigionarsi con il proprio materiale costringendo all’acquisto di grandi quantità di cippato da fuori provincia, oltre alla sovrastima degli utili», si legge nel programma. Questione di inquinamento dovuto ai tir che percorrerebbero la valle. Che fare quindi dell’impianto voluto da Sviluppo turistico Lizzola, appena abbozzato e naufragato nel pieno dell’inchiesta? La lista propone di riutilizzarlo per altre attività che siano rispettose dell’ambiente. Assolutamente contrario allo stop della centrale Walter Semperboni, candidatosindacoperl’omonimalista che,intervenutoaun’assembleadella Simoncelli, ha sostenuto la paternità del progetto, rimarcando come soltanto Stl - di cui Semperboni è l’ex presidente - abbia voce in capitolo.
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