INNO_A_Clima-SovranitàAlimentare

1. Cambiamenti climatici e sovranità alimentare……..p. 2
2. L’impronta carbonica degli alimenti………………….……p. 4
Stefano Caserini
Politecnico di Milano
1
Cambiamenti climatici e sovranità alimentare
Prof. Stefano Caserini, PhD
Politecnico di Milano, D.I.C.A. Sez. Ambientale, Piazza Leonardo da Vinci 32, 20133
Milano, Italy..
tel. +39-02-2399-6430; fax. +39-02-2399-6499; email: [email protected]
La comunità scientifica ritiene inequivocabile l’attuale surriscaldamento globale del pianeta
e considera elevata la probabilità che nei prossimi decenni il pianeta dovrà fronteggiare
cambiamenti climatici, originati dalle attività umane, molto pericolosi per le persone e gli
ecosistemi che popolano il pianeta.
L’agricoltura e la produzione di cibo sono intrinsecamente sensibili alla variabilità e ai
cambiamenti del clima, sia che dipendano da cause naturali o dalle attività umane. Molti
studi disponibili hanno delineato probabili influenze dirette dei cambiamenti climatici sulle
coltivazioni per la produzione di cibo, di foraggio o di mangimi, nonché altri impatti indiretti
sullo stato di salute del bestiame, sul commercio di cibo e dei generi alimentari. I
cambiamenti climatici avranno una serie di effetti diretti e indiretti su tutte e quattro le
dimensioni della sicurezza alimentare definite dalla FAO:
1. la disponibilità di quantità sufficienti di cibo di qualità adeguata, attraverso la
produzione nazionale o l’importazione di derrate alimentari;
2. l'accesso a risorse adeguate per l'acquisizione di alimenti appropriati per una dieta
nutriente, sia in termini economici (potere d’acquisto) che in termini di diritti
tradizionali di utilizzo di risorse comuni;
3. l'utilizzo del cibo attraverso una dieta adeguata, acqua potabile, servizi igienicosanitari e di assistenza sanitaria per raggiungere uno stato di benessere
nutrizionale in cui siano soddisfatte tutte le esigenze fisiologiche;
4. la stabilità, ossia la capacità di superare crisi che possono portare una popolazione,
una famiglia o singoli individui a perdere più o meno temporaneamente l’accesso
ad un'alimentazione adeguata.
L’articolo propone una rassegna dei principali aspetti affrontati negli ultimi anni nella
letteratura scientifica sul legame fra i cambiamenti climatici e la sicurezza alimentare,
mostrando alcune conclusioni comuni ai diversi studi:
• le produzioni agricole sono potenzialmente molto vulnerabili ai cambiamenti climatici;
• il miglioramento delle proiezioni modellistiche degli effetti dei cambiamenti climatici a
scala regionale e locale è cruciale per meglio definire gli impatti e guidare il processo
decisionale di adattamento dei sistemi alimentari;
• gli impatti dei cambiamenti climatici sulla sicurezza alimentare saranno maggiori nei
paesi che già soffrono alti livelli di fame e peggioreranno nel tempo con l’aumentare del
riscaldamento globale;
• le conseguenze sulla denutrizione e sulla malnutrizione globale della mancanza di
risposte di adattamento ai cambiamenti climatici sono potenzialmente grandi e
cresceranno nel tempo;
• è probabile che l’aumento previsto della frequenza degli eventi meteorologici estremi
aumenterà i rischi di instabilità del sistema alimentare globale;
• le persone e le comunità che già ora sono vulnerabili agli effetti di eventi meteorologici
estremi diventeranno più vulnerabili in futuro e meno resilienti agli shock climatici;
• è sempre più necessario un sistema alimentare “climate-smart” che affronti gli impatti
dei cambiamenti climatici su tutte le dimensioni della sicurezza alimentare.
• pur se la crisi climatica è principalmente legata alla produzione di energia, la
produzione alimentare giocherà una partita importante sia per il contributo alla
•
•
riduzione delle emissioni climalteranti dalle attività agricole e dagli allevamenti, che per
il controllo della deforestazione;
l’agricoltura conservativa, la gestione dei reflui degli allevamenti e la transizione verso
una dieta a minore di consumo di carne sono importanti strategie di mitigazione con
notevoli co-benefici;
la sostituzione di apparecchi rudimentali a biomasse per la cottura dei cibi con
apparecchi più efficienti con convogliamento dei fumi permette di ridurre le emissioni di
sostanze climalteranti e porta consistenti benefici per la salute delle popolazioni nei
paesi in via di sviluppo.
Stefano Caserini - Curriculum Vitae
Laureatosi in Ingegneria Ambientale, ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Ingegneria
Sanitaria al Politecnico di Milano, ove ha tenuto i corsi di Ingegneria Sanitaria Ambientale,
Reti di monitoraggio Ambientale, Fenomeni di Inquinamento ed è attualmente docente di
Mitigazione dei Cambiamenti Climatici. Svolge attività di ricerca scientifica e consulenza
nel settore dell’inquinamento dell’aria, della stima e riduzione delle emissioni in atmosfera,
degli inventari delle emissioni, dell’impatto dei sistemi di trasporto e dei cambiamenti
climatici. Autore di numerose pubblicazioni scientifiche e divulgative, ha pubblicato per
Edizioni Ambiente i libri “A qualcuno piace caldo” e “Guida alle leggende sul clima che
cambia”, per Altraeconomia Edizioni “Imparare dalle catastrofi” e recentemente per Bruno
Mondadori “Aria Pulita”. Ha fondato e coordina il blog www.climalteranti.it, uno dei
principali blog scientifici italiani sul tema del cambiamento climatico.
L’impronta carbonica degli alimenti
Laura Tagliabue1*, Matteo Zanchi1, Stefano Caserini2
1
Politecnico di Milano, Dipartimento di Energia, Via Lambruschini 4, 20156 Milano
2
Politecnico di Milano, D.I.C.A. Sez. Ambientale, Piazza Leonardo da Vinci 32, 20133 Milano
* tel. +39-02-2399-8683; fax. +39-02-2399-3868; email: [email protected]
Il settore agricolo e della produzione di cibo è stato identificato come un settore responsabile di una
quota importate di emissioni in atmosfera di gas climalteranti, quali biossido di carbonio (CO2),
metano (CH4) e protossido di azoto (N2O). La quantificazione dell’entità di questo contributo non è
univoca e precisa, in quanto dipende da diverse assunzioni metodologiche. Il comitato ONU sul
clima (IPCC) attribuisce al settore Agricoltura il 14% delle emissioni totali di CO2 equivalente nel
2005, considerando un potenziale di riscaldamento (GWP, global warming potential) su 100 anni;
tale contributo aumenta sensibilmente se si considerano GWP su periodi più brevi (es. 20 anni), o se
si attribuiscono al settore agricolo i consumi di combustibili fossili o da attività di deforestazione
che hanno come origine la richiesta di terreno per coltivazioni agricole (la deforestazione e il
degrado forestale contribuiscono a circa il 17% delle emissioni annue globali di CO2).
Visti gli aumenti in corso e attesi per il futuro dei consumi alimentari, le proiezioni disponibili
indicano come senza interventi di mitigazione le emissioni di gas serra del settore agricolo saranno
in netto aumento. È quindi di grande interesse valutare i benefici in termini di riduzione delle
emissioni di gas serra che possono derivare da una transizione alimentare globale verso alimenti che
richiedono minori emissioni di gas serra per essere prodotti e consumati.
Il lavoro presenta una review dei dati di impronta carbonica (in inglese “carbon footprint”), ossia di
emissione di CO2 equivalente per unità di peso di prodotto alimentare; i valori disponibili nella
letteratura scientifica e nei database delle aziende alimentari mostrano importanti differenze, anche
all’interno di categorie omogenee di prodotti, in funzione del metodo e del luogo di produzione
degli alimenti e per via delle molteplici ipotesi assunte nell’analisi del ciclo di vita LCA (es. confini
di analisi, scelta dell’unità funzionale, metodo di allocazione). Sono considerate numerose fasi,
quali la produzione e lavorazione degli alimenti; la produzione del packaging primario, secondario e
terziario; il trasporto dal sito di produzione al punto di vendita; lo stoccaggio e la distribuzione fino
al punto vendita; l’eventuale refrigerazione e cottura degli alimenti.
Dopo aver identificato i valori medi rappresentativi per diversi tipi di prodotti alimentari, l’articolo
analizza possibili opzioni di mitigazione che possono essere messe in atto lungo la filiera alimentare.
Il lavoro mostra come riduzioni consistenti nell’impronta carbonica dell’alimentazione possono
essere ottenute tramite un minor consumo di carne e una maggiore assunzione di proteine vegetali,
o anche solo preferendo carne da animali con digestione monogastrica (suini e pollame), che
presentano un’impronta carbonica nettamente inferiore a quella dei poligastrici (bovini, capre e
pecore).
L’impronta carbonica della carne da ruminante è molto elevata non solo per le emissioni di metano
da fermentazioni enteriche, ma per i tassi di per sé bassi di produzione alimentare dei ruminanti
legati ai loro lunghi intervalli di riproduzione, che comportano che più della metà del fabbisogno
energetico alimentare nei sistemi di produzione bovini è necessario per il mantenimento degli
animali stessi.
I cambiamenti nella dieta, oltre a svolgere un ruolo importante nelle future politiche di mitigazione
dei cambiamenti climatici, possono creare notevoli benefici per la salute umana e l'uso del suolo
globale.
Laura Tagliabue
Laura Tagliabue è assegnista di ricerca presso il dipartimento di
Energia del Politecnico di Milano nell’ambito del programma
di ricerca “Carbon footprint di grandi eventi – EXPO 2015”.
Presso una società di consulenza si è occupata di progetti di
compensazione delle emissioni di gas serra. Ha lavorato in
ARPA Lombardia nel settore degli inventari delle emissioni in
atmosfera.
I principali temi di suo interesse riguardano le strategie di
riduzione delle emissioni di gas serra e il legame fra cambiamenti climatici, accesso all’energia e
sviluppo sostenibile.
Matteo Zanchi
Matteo Zanchi è assegnista di ricerca presso il dipartimento di
Energia del Politecnico di Milano. Coordina i progetti sul
carbon footprint di prodotti e servizi ed è responsabile del
progetto RELAB – Monitoraggio in campo delle pompe di
calore. Promuove e coordina le collaborazioni
interdipartimentali che danno vita al laboratorio Lieve.
Si è occupato di valutazione ambientale strategica e di metodi e
modelli di supporto alle decisioni presso il consorzio Poliedra
del Politecnico. Ha lavorato con società di ingegneria sui temi della sostenibilità ambientale e delle
energie rinnovabili, collaborando con istituzioni nazionali e internazionali. Si è occupato di
ecosostenibilità per il Comune di Lodi, promuovendo politiche e azioni nei settori dell’efficienza
energetica, delle fonti rinnovabili e della mobilità sostenibile. È stato consulente per la
Commissione Europea sulle azioni di mobilizzazione degli investimenti per l’efficienza energetica e
le energie rinnovabili su scala locale.
Stefano Caserini
Stefano Caserini ha insegnato Ingegneria Sanitaria Ambientale,
Reti di Monitoraggio Ambientale, Fenomeni di Inquinamento
presso il Politecnico di Milano, dove è attualmente docente di
Mitigazione dei Cambiamenti Climatici.
Svolge attività di ricerca scientifica e di consulenza nel settore
dell’inquinamento dell’aria, della stima e riduzione delle
emissioni in atmosfera, degli inventari delle emissioni,
dell’impatto dei sistemi di trasporto e della mitigazione dei
cambiamenti climatici.
È autore di numerose pubblicazioni scientifiche e divulgative. Ha pubblicato quattro libri. Ha
fondato e coordina Climalteranti, uno dei principali blog scientifici sul tema dei cambiamenti
climatici.