EXPO 2015 - Diocesi di Bergamo

EXPO 20151: “NUTRIRE IL PIANETA. ENERGIA PER LA VITA”
IRC 2014-2015
“CUSTODIRE LA CREAZIONE: EUCARESTIA DI VITA SALVATA”
La specificità della proposta di salvezza del Cristianesimo
LAVORARE COME INSEGNANTI DI RELIGIONE CATTOLICA
1.
Negli ultimi decenni il ruolo delle esposizioni universali ed internazionali si è radicalmente
trasformato: da luoghi di esibizione delle ultime scoperte e innovazioni, da luoghi di celebrazione
della capacità di conquista e della volontà di dominio dell’uomo sul mondo, le EXPO sono volute
diventare luoghi di riflessione, di cultura, di scoperta e di contemplazione della complessità della
storia umana, costituendo di fatto, ed è così che vogliamo coglierla, una salutare occasione e provocazione culturale-umana-religiosa-cristiana. La Santa Sede stessa sarà presente con un suo
padiglione dal titolo significativo. “Non di solo pane”: il cibo e l’azione del nutrire sono per l’uomo
uno spazio di educazione che è senza paragone e senza precedenti, vista la forza e l’universalità
delle dinamiche simboliche attivabili ed accese. Non c’è cultura che non abbia elaborato riti,
simboli, racconti, calendari e regole al riguardo. Gli uomini e le donne, proprio attraverso l’azione
del nutrirsi, hanno imparato a conoscere la loro identità: il proprio corpo, le relazioni tra di loro e
con il mondo, il creato, il tempo e la storia.
2.
Il TITOLO di Expo 2015 apre un campo di riflessione vastissimo che vedrà cimentarsi
persone, istituzioni, associazioni, prospettive plurime, questioni scottanti, analisi scientifiche a
360°. Ecco perché questo evento internazionale è anche occasione per l’esercizio della nostra
professionalità docente (come IdR) e per l’identità della disciplina stessa (l’IRC nella sua
legittima collocazione scolastica), una pro-vocazione nel significato pregnante che questo termine
ha nella prospettiva antropologica cristiana nell’orizzonte dello sviluppo di una convivenza tra i
popoli sempre più profonda e strutturata. Per questo, ci siamo permessi di articolare un filo rosso
capace di intessere le questioni fondamentali attorno ad una unitarietà di prospettiva e di tracciare
criteri indispensabili per permanere nella nostra disciplina (IRC), offrendo così il nostro specifico
contributo come IdR alla scuola tutta.
3.
Consapevoli che ogni scelta include/esclude, ci è parso bene tracciare questo filo rosso
attorno a quattro macro-temi che si richiamano in maniera circolare in rimandi continui: Pianeta,
Cibo, Tavola e Ospitalità. Il Nutrire/Energia è del pianeta ospitale/ospitante – tavola universale
nell’offerta del cibo ad ogni essere vivente/ospitato. Il cibo dato assume il suo più alto significato
alla tavola dell’uomo lavoratore, luogo per eccellenza dell’ospitalità dell’altro e dell’altro
bisognoso. Questa circolarità chiama in causa una quinta parola chiave (che non compare nel
titolo): l’uomo. L’emergere del riferimento all’uomo apre la possibilità di riflessioni capaci di
evitare estremismi e riduzionismi che, di fatto, sembrano oggi prevalere nella considerazioni dei
nostri temi.
1 L’Expo è un’Esposizione Universale di natura non commerciale (non è dunque una fiera). La prima Expo è
stata quella di Londra nel 1851. Il ruolo di Expo più che esporre le maggiori novità tecnologiche è orientato
all’interpretazione delle sfide collettive cui l’umanità è chiamata a rispondere.
Già questo “nostro” primo livello imposta il discorso del sapere/conoscere nell’ottica della
struttura della conoscenza simbolica: non esiste comprensione/conoscenza nella separazione tra il
piano della “spiegazione/descrizione scientifica del dato immediato” e i significati antropologici che
si ridurrebbero quindi ad un’aggiunta secondaria. I quattro macro-temi sono costellazioni del
simbolismo umano: non esiste comprensione che non proceda dall’integralità del dato e del suo
senso2.
4.
In una società occidentale-europea post-moderna, post-cristiana e multireligiosa si
confrontano diverse visioni del mondo ovvero molteplici chiavi interpretative della natura-storiavita umana. Si tratta di impostazioni etico-politiche. Confrontarsi senza sconti con laicismo,
secolarismo, relativismo, materialismo, utilitarismo (la tendenza a ridurre il bene all’utile,
assolutizzando emozioni e pulsioni: tutto ciò che “piace/utile/interesse” e si può ottenere diventa per
ciò stesso buono), ove prevalgono concezioni antropologiche centrate sull’autosufficienza
dell’umano (individualismo soggettivistico: ritenersi l’unico artefice del proprio destino e pertanto
concepirsi «senza vocazione»), concezioni naturalistiche sulla natura (considerata come puramente
meccanica, quindi che non contiene in sé alcun imperativo morale), proponendo un confronto
critico-riflessivo, rientra perfettamente nelle finalità educative dell’istituzione scolastica. Si tratta
di nodi critici che vanno compresi e affrontati senza paura, accettando la sfida di trasformarli in
altrettante opportunità educative. L’educazione non si configura come un’azione volta ad assimilare
luoghi comuni: “non raramente, si arriva a ridurre l’educazione a un processo di socializzazione che
induce a conformarsi agli stereotipi culturali dominanti”3.
Ecco il “nostro” secondo livello: il riconoscimento del senso è inseparabile da un’adesione e quindi
da una scelta nella libertà di quel senso: è la coscienza etico-simbolica. Si avvia un processo che
partendo dall’analisi delle aree di esperienza porta l’alunno allo svelamento di ciò che soggiace, di
ciò che è la sostanza (sub-stantia). Si vuole aprire la consapevolezza dell’io/noi egocentrico,
parziale, egoista alla visione della totalità e dell’universalità. Si prende coscienza di sé come
Mistero, come parte del Mistero Pianeta, Cibo, Tavola, Ospitalità.
L’esserci della realtà (le cose sono come un dato. Dato = participio passato del verbo dare. Come
qualcosa che poteva anche non esserci e invece c'è. Qualcosa che è stato messo lì prima che tu
arrivassi. Istintiva intuizione: nulla si dà senza l'intenzione di qualcuno che voglia donare. Qualcosa
di preparato e fatto apposta) interroga e interpella l’uomo all’assunzione di impegno,
2 “Il confronto esplicito con la dimensione religiosa dell’esperienza umana svolge un ruolo insostituibile per
la piena formazione della persona. Esso permette, infatti, l’acquisizione e l’uso appropriato di strumenti
culturali che, portando al massimo sviluppo il processo di simbolizzazione che la scuola stimola e
promuove in tutte le discipline, consente la comunicazione anche su realtà altrimenti indicibili e
inconoscibili”. Traguardi per lo sviluppo delle Competenze e Obiettivi di Apprendimento dell’insegnamento
della religione cattolica per la scuola dell’infanzia e per il Primo Ciclo d’istruzione
3
In quest’ottica basti citare il n. 17: “Siamo nel mondo con la consapevolezza di essere portatori di una
visione della persona che, esaltandone la verità, la bontà e la bellezza, è davvero alternativa al sentire
comune”, e il n.10 ”…Di fronte agli educatori cristiani, come pure a tutti gli uomini di buona volontà, si
presenta, pertanto, la sfida di contrastare l’assimilazione passiva di modelli ampiamente divulgati e di
superarne l’inconsistenza, promuovendo la capacità di pensare e l’esercizio critico della ragione”, in
EDUCARE ALLA VITA BUONA DEL VANGELO, Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano.
corresponsabilità, cura. Significativo, in proposito questo passaggio delle Indicazioni nazionali per
il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione (2012)
L’educazione alla cittadinanza viene promossa attraverso esperienze significative
che consentano di apprendere il concreto prendersi cura di se stessi, degli altri e
dell’ambiente e che favoriscano forme di cooperazione e di solidarietà. Obiettivi
irrinunciabili dell’educazione alla cittadinanza sono la costruzione del senso di
legalità e lo sviluppo di un’etica della responsabilità, che si realizzano nel dovere
di scegliere e agire in modo consapevole e che implicano l’impegno a elaborare idee
e a promuovere azioni finalizzate al miglioramento continuo del proprio contesto
di vita, a partire dalla vita quotidiana a scuola e dal personale coinvolgimento in
routine consuetudinarie che possono riguardare la pulizia e il buon uso dei luoghi,
la cura del giardino o del cortile, la custodia dei sussidi, la documentazione, le
prime forme di partecipazione alle decisioni comuni, le piccole riparazioni,
l’organizzazione del lavoro comune, ecc.
Possiamo scoprire di essere veramente uomini quando attraverso il rapporto con il pianeta, il cibo,
la tavola, l’ospitalità ci lasciamo educare allargando la ragione, assumendone la responsabilità,
acquisendo stili di vita sempre più consoni alla dignità dell’uomo4.
5.
La risorsa dell’IdR e dell’IRC è la capacità di sostenere gli alunni a esplorare il senso,
rendendoli capaci di rispondere non solo a “come si fa”, ma anche a “perché si fa” e soprattutto, se
è giusto “fare in un certo modo” o “pensarla così”.
Da qui, il “nostro” terzo livello: elaborare la domanda religiosa e accompagnare e sostenere
l’alunno nel processo di elaborazione della risposta. La riflessione si inoltra circa la questione del
fondamento dell’etico, che non può che essere meta-etico. L’uomo è interpellato al riconoscimento
del Fondamento Ultimo e Trascendente, chiamato convenzionalmente Dio. Ora i modelli che si
sono susseguiti nella storia dell’umanità a partire dai modelli contemporanei, sono: il modello
moderno-occidentale, il modello sacrale-religioso antico, il modello ebraico-cristiano. Mostrare
come tutte le tradizioni religiose ci consegnano un’esperienza religiosa conservata nei documenti
sacri tramandati è una fase integrativa oggi difficilmente evitabile.
Sarà compito preminente evidenziare il Fondamento/Originario che si rivela e si automanifesta
nell’esperienza biblica dell’Antico (la Legge, i profeti, la sapienza) e del Nuovo Testamento (la
predicazione di Gesù, il vangelo del Regno, l’insegnamento di Gesù e la legge), offrendo gli
elementi per cogliere la novità cristiana suffragata dalla Tradizione della Chiesa e dal recente
Magistero5.
Il termine che nella Bibbia corrisponde meglio all’idea di responsabilità è quello di “custodia”
(shomer in ebraico), termine riferito primariamente all’opera di Dio nella storia della salvezza:
4
“L'alunno si interroga sulla propria identità e sugli orizzonti di senso verso cui può aprirsi, affrontando
anche le essenziali domande religiose e misurandosi con i codici simbolici in cui esse hanno trovato e
trovano espressione”. Idem
5
“Il confronto, poi, con la forma storica della religione cattolica svolge un ruolo fondamentale e costruttivo
per la convivenza civile, in quanto permette di cogliere importanti aspetti dell’identità culturale di
appartenenza e aiuta le relazioni e i rapporti tra persone di culture e religioni differenti”. Idem
“Non si addormenterà, non prenderà sonno, il custode d'Israele. Il Signore è il tuo custode, il
Signore è come ombra che ti copre, e sta alla tua destra” (Sal 121,4s). È per questo che la
creatura è chiamata a custodire il mondo in cui dimora e l’altro come fratello. In prospettiva
cristiana, più propriamente: “Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per
custodire il creato!”6.
Riflettendo sul “custodire” sarà importante tener presente la prospettiva dell’uomo come
custode del creato, custode dell’altro e come custode di Dio, che a sua volta lo custodisce in
modo speciale nel suo popolo, la Chiesa.
6.
Di conseguenza il rapporto dell’uomo con il Pianeta, il Cibo, la Tavola, l’Ospitalità riceve
alla luce della Rivelazione di Cristo Gesù Signore (Simbolo-Evento manifestativo di Dio) il suo
senso umano-divino pieno, in quanto vero, buono, bello. In una parola: l’esperienza cristiana del
vivere. I quattro macro-temi non possono avere il compimento verso cui tendono se non attraverso
il rinvio alla realtà dell’EUCARESTIA, Mistero di gratuità, fondamento permanente e norma
insuperabile dell’esistenza cristiana e presenza della verità di Dio. Tale ripresa liturgica
sacramentale potrebbe essere così indicata: Creazione, Pane e Vino, Altare, Fraternità7.
7.
Come ogni disciplina scolastica, anche l’IRC ha le sue indicazioni didattiche, che “devono
essere conformi alla dottrina della Chiesa e collocarsi tra le finalità della scuola8. I vistosi segni di
cambiamento della scuola italiana sono stati contrassegnati dal passaggio dai Programmi
prescrittivi agli Orientamenti per le attività educative alle Indicazioni per i piani personalizzati ed
infine alle Indicazioni nazionali per il curricolo. Sappiamo tutti che non è più possibile parlare di
programmi d’insegnamento, poiché corrispondono a un modello di scuola da tempo superato di
fatto, e oggi anche di diritto, perché fondano sulla centralità del docente e di ciò che egli deve fare
(insegnamento), mentre ora la posizione centrale spetta all’alunno e a ciò che egli, con l’aiuto dei
docenti, deve riuscire a fare (apprendimento). La logica esecutiva dei programmi d’insegnamento,
caratterizzata dall’elencazione di tutti i contenuti che l’insegnante deve svolgere, è stata quindi
sostituita da quelle indicazioni didattiche, che parlano a un professionista chiamato a interpretare
l’indicazione ministeriale in vista del risultato di apprendimento che si vuole produrre nell’alunno.
Il perno attorno cui ruota l’azione didattica è competenza9. Non abbiamo tempo (e nemmeno
interesse) a conoscere la storia di questo termine. Come orizzonte comune di riflessione, facciamo
riferimento a questa definizione: “un’azione complessa e originale della persona in risposta a un
6
Papa Francesco, Omelia della liturgia inaugurale del suo servizio di vescovo di Roma.
7
La proposta educativa dell’Irc consente la riflessione sui grandi interrogativi posti dalla condizione umana (ricerca
identitaria, vita di relazione, complessità del reale, bene e male, scelte di valore, origine e fine della vita, radicali
domande di senso…) e sollecita il confronto con la risposta maturata nella tradizione cristiana nel rispetto del processo
di crescita della persona e con modalità differenziate a seconda della specifica fascia d’età, approfondendo le
implicazioni antropologiche, sociali e valoriali, e promuovendo un confronto mediante il quale la persona,
nell’esercizio della propria libertà, riflette e si orienta per la scelta di un responsabile progetto di vita. Emerge così un
ulteriore contributo dell’Irc alla formazione di persone capaci di dialogo e di rispetto delle differenze, di
comportamenti di reciproca comprensione, in un contesto di pluralismo culturale e religioso.
8
Sono stabilite in termini di “pieno sviluppo della persona umana” (art. 3 Cost.)
L’orientamento alle competenze è ormai un dato di fatto, un punto di non ritorno, non solo in Italia, ma
nel più ampio contesto europeo. La principale novità delle Indicazioni dell’IRC non riguarda i contenuti che
sostanzialmente rimangono gli stessi (anche se vi è un più ampio riferimento all’esigenza del confronto
interculturale, una maggiore attenzione al testo biblico) ,a una didattica orientata alle competenze.
9
problema reale, basata sull’attivazione di risorse interne e l’utilizzazione di quelle esterne per
raggiungere un risultato positivo nell’esercizio della propria responsabilità”10. Dobbiamo allora
prendere maggiore confidenza con la didattica delle competenze per aggiornare la nostra
progettazione educativo-didattica per continuare ad essere innovatori nella prassi scolastica in
classe per un IRC volto effettivamente alle competenze di vita per l’alunno.
Il lavoro che ci attende è di offrir-ci progettazioni come ESERCITAZIONI, confronti, progettazioni
didattiche da tener presenti, dando centralità dell’alunno-protagonista, nell’anno dell’EXPO 201511.
-------------------------------------------------
don Mario Della Giovanna
Un Antipasto per incominciare
PIANETA-CREAZIONE: UN GIARDINO DA CUSTODIRE
“Dio piantò un giardino …”
La riflessione cristiana sul cibo ci introduce in primo
luogo in una dinamica universalistica, in una apertura di orizzonti che contempla la comunione
degli uomini tra di loro e con il mondo. L’evento della creazione è il racconto del primo gesto di
nutrimento e di cura da parte di Dio nei confronti degli uomini. La destinazione universale di questo
gesto di Dio si traduce in modo immediato – assieme al gesto sorprendente del dono della vita agli
uomini – nell’indicazione di un compito rivolto ad ognuno di noi: quello della custodia e della
salvaguardia. Il creato ci è stato affidato da Dio come un dono perché lo custodissimo: si tratta di un
mondo da contemplare e non da consumare…
CIBO-Pane Vivo/Vino Buono: UN PASTO CHE EDUCA
“Prendete e mangiate, questo è il mio corpo… Prendete e bevete…”
Per
la
fede
cristiana il cibo è il crocevia di tutta una serie di legami (tra Dio e gli uomini, degli uomini tra di
loro, con il creato) generatori a loro volta di pratiche che maturano le persone e ne arricchiscono le
identità. Queste pratiche riguardano la crescita dei singoli individui: attraverso la disciplina del cibo
l’uomo può imparare molto circa il suo legame con il creato come anche circa la sua relazione con
Dio. Non soltanto il cristianesimo, ma più ampiamente la stessa storia delle religioni ci racconta che
strumenti come l’ascesi e l’astinenza – ovvero la rinuncia volontaria, abitualmente normata da una
regola di vita, in determinati tempi dell’anno al cibo in modo totale o ad alcuni tipi di alimenti –
hanno saputo costruire percorsi di educazione in grado di trasformare in modo anche radicale
singole persone o gruppi di persone, rendendoli esemplari e modello di vita, il cui stile resta valido
ed attuale ancora oggi. Il rapporto con il cibo ha saputo poi generare pratiche che mirano alla
costruzione e al rafforzamento dei legami di comunione: nel cristianesimo ma non solo il pasto è
presto diventato un rito, ovvero un momento capace di assumere il gesto del consumare assieme il
cibo come una risorsa capace di generare legami profondi tra i partecipanti; legami in grado di
modificare le vite dei singoli, dando loro nuovi scopi e nuovi orizzonti di senso alle loro azioni. E’
10
11
Per maggiori approfondimenti cfr. Cicatelli, La scuola delle competenze, Elledici, 2011
In tal senso l’Irc si offre anche come preziosa opportunità per l’elaborazione di attività interdisciplinari, per
proporre percorsi di sintesi che, da una peculiare angolatura, aiutino gli alunni a costruire mappe culturali in grado di
ricomporre nella loro mente una comprensione unitaria della realtà.
così che il pasto si è aperto all’esperienza della condivisione e della solidarietà: il cibo in questo
caso diventa sinonimo di dono, nelle forme sempre attuali delle mense aperte ai poveri, o in quelle
più moderne dei banchi alimentari.
TAVOLA-ALTARE: ALLA TAVOLA DI DIO CON GLI UOMINI
“Ho desiderato ardentemente mangiare questa Pasqua con voi …”
L’esperienza del
nutrire può essere un’ottima palestra per imparare ad essere uomini, e maturare in continuazione. Il
pensiero cristiano, proprio perché intende articolare una riflessione sul carattere integrale e
unificante dell’operazione antropologica del nutrire, non ha paura a denunciare tutti quei dualismi
che rendono artificiale e non più vera questa esperienza: nutrire il corpo, dimenticandosi dello
spirito; nutrirsi di cultura, dimenticando il destino del pianeta; nutrire se stessi, dimenticando la
fame degli altri, la povertà di tante zone del mondo; fare del destino del pianeta la propria religione,
dimenticando chi è l’uomo e il suo destino.
OSPITALITÁ-FRATERNITÁ: UN CIBO DA CONDIVIDERE
“Benedetto sei tu Signore, Dio dell’universo… dalla tua bontà abbiamo ricevuto …”
L’esperienza cristiana imprime al tema del nutrire una declinazione relazionale, comunionale e
solidaristica. Dio si serve del cibo per mostrare la concretezza del legame che ha istituito con il
popolo d’Israele, segno del suo affetto e della sua predilezione. In una logica di stretta
consequenzialità Gesù chiede che questo atteggiamento sia fatto proprio dai suoi discepoli: «Voi
stessi date loro da mangiare!» (Mt 14, 16). La crisi finanziaria che attraversiamo ci fa dimenticare
che alla sua origine vi è una profonda crisi antropologica: la negazione del primato dell’essere
umano! Abbiamo creato nuovi idoli. L’adorazione dell’antico vitello d’oro (cfr Es 32,1-35) ha
trovato una nuova e spietata versione nel feticismo del denaro e nella dittatura di una economia
senza volto e senza uno scopo veramente umano. La crisi mondiale che investe la finanza e
l’economia manifesta i propri squilibri e, soprattutto, la grave mancanza di un orientamento
antropologico che riduce l’essere umano ad uno solo dei suoi bisogni: il consumo».Per la fede
cristiana il cibo è il crocevia di tutta una serie di legami (tra Dio e gli uomini, degli uomini tra di
loro, con il creato) generatori a loro volta di pratiche che maturano le persone e ne arricchiscono le
identità. Queste pratiche riguardano la crescita dei singoli individui: attraverso la disciplina del cibo
l’uomo può imparare molto circa il suo legame con il creato come anche circa la sua relazione con
Dio. Non soltanto il cristianesimo, ma più ampiamente la stessa storia delle religioni ci racconta che
strumenti come l’ascesi e l’astinenza – ovvero la rinuncia volontaria, abitualmente normata da una
regola di vita, in determinati tempi dell’anno al cibo in modo totale o ad alcuni tipi di alimenti –
hanno saputo costruire percorsi di educazione in grado di trasformare in modo anche radicale
singole persone o gruppi di persone, rendendoli esemplari e modello di vita, il cui stile resta valido
ed attuale ancora oggi. Il rapporto con il cibo ha saputo poi generare pratiche che mirano alla
costruzione e al rafforzamento dei legami di comunione: nel cristianesimo ma non solo il pasto è
presto diventato un rito, ovvero un momento capace di assumere il gesto del consumare assieme il
cibo come una risorsa capace di generare legami profondi tra i partecipanti; legami in grado di
modificare le vite dei singoli, dando loro nuovi scopi e nuovi orizzonti di senso alle loro azioni. E’
così che il pasto si è aperto all’esperienza della condivisione e della solidarietà: il cibo in questo
caso diventa sinonimo di dono, nelle forme sempre attuali delle mense aperte ai poveri, o in quelle
più moderne dei banchi alimentari.