N° 399 PROGETTO FORMATIVO IN HOSPICE: L'USO DELLA MINDFULNESS COME RISORSA PER GLI OPERATORI SANITARI Luisa Fiorina1, Patrizia Colombari2, Francesca Ricca3, Giorgio Delzanno4 1 Luisa Fiorina, psicologa, psicoterapeuta, istruttore mindfulness, Fondazione Edo ed Elvo Tempia (Biella); SSD Cure Palliative ed Hospice “Edo ed Elvo Tempia”, Asl Vercelli 2 Patrizia Colombari, psicologa, psicoterapeuta, responsabile SOC Psicologia, Asl Vercelli 3 Francesca Ricca, psicologa, Fondazione Edo ed Elvo Tempia (Biella); SSD Cure Palliative ed Hospice “Edo ed Elvo Tempia”, Asl Vercelli 4 Giorgio Delzanno, medico, responsabile SSD Cure Palliative ed Hospice “Edo ed Elvo Tempia”, Asl Vercelli Premessa: La pratica della mindfulness, termine che si può tradurre con consapevolezza, è una forma di meditazione che è stata valutata in una serie di ricerche scientifiche a partire dal 1982. Il primo lavoro porta la firma di un medico statunitense, Jon Kabat-Zinn, direttore della clinica per la riduzione dello stress dell’Università del Massachusets, e si riferisce al trattamento del dolore cronico. Possiamo definire la mindfulness come la consapevolezza che emerge quando prestiamo attenzione allo svolgersi dell’esperienza nel momento presente in un modo particolare: intenzionalmente e senza giudicare. L’addestramento alla pratica della consapevolezza costituisce il cuore del programma MBSR (Mindfulness-Based Stress Reduction Program), Programma di Riduzione dello Stress Basato sulla Mindfulness, ideato da Kabat-Zinn, programma che è stato proposto per un progetto rivolto agli operatori sanitari dell'hospice. Metodo e Obiettivi formativi: La programmazione e la strutturazione di questo percorso hanno fatto seguito alla richiesta esplicitata dagli operatori dell'hospice di avere a disposizione uno spazio per apprendere nuove tecniche in grado di ridurre lo stress e di favorire dunque il proprio benessere nel contesto non solo lavorativo ma anche personale, con particolare attenzione ai vissuti legati all'accompagnamento al fine della vita. Il corso, accreditato ecm, si è svolto in cinque incontri per un totale di dieci ore ed è stato condotto dalla psicologa, istruttore mindfulness, che fa parte dell'équipe; hanno partecipato nove operatori sanitari (infermieri e oss) della struttura. Le tecniche di meditazione proposte hanno mirato ad incrementare la stabilità emotiva, la sensazione di autoefficacia e la capacità di comprendere e gestire le relazioni. Nell’ambito assistenziale si possono tradurre in una maggiore capacità empatica, una migliore comunicazione e gestione della relazione con i pazienti ed una riduzione dei livelli di stress. E' stata inoltre effettuata una formazione specifica sull’uso di tecniche di meditazione e compassione per l’accompagnamento empatico alla fine della vita e nel lutto, come coadiuvante per l’elaborazione delle emozioni nel processo assistenziale, facendo riferimento alla compassionate care di Frank Ostaseski. Attraverso la meditazione si riesce a sviluppare una certa forma di attenzione verso le proprie esperienze nel momento presente, nel qui e ora e a riflettere sulla propria mente, dando quindi la possibilità di fare delle scelte non in modo automatico, e, di conseguenza, cambiare rispetto a come si è sempre agito. Sebbene questo corso si possa definire introduttivo alla pratica della mindfulness e che serva un costante impegno ed esercizio nella pratica, ha tuttavia offerto agli operatori l'opportunità di “essere presenti” nella propria vita professionale e personale, momento dopo momento, staccandosi da abitudini nocive, imparando a rispondere anziché reagire allo stress e ad accettare piuttosto che respingere. Riuscire a prestare attenzione, intenzionalmente e senza giudicare, alle proprie esperienze interne ha promosso un aumento della consapevolezza, producendo e rinforzando risposte comportamentali più flessibili ed efficaci: il divenire consapevoli dei propri pensieri, emozioni e sensazioni, ha aiutato a prenderne le distanze, a non identificarsi con i propri contenuti mentali, ma a ‘leggerli’ come esperienze interne. Le competenze acquisite hanno potuto migliorare la qualità professionale nel campo della relazione d’aiuto nel fine vita.
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