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Il Sole 24Ore - Edilizia e Territorio
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sabato 6 settembre 2014
pagina 1- 2014-09-06 - Pag. 1
Edilizia e Territorio
Nello Sblocca Italia interventi edilizi ad ampio raggio con comunicazione di inizio lavori e
«frazionamento» semplificato
Lavori in casa, prove di liberalizzazione
Attestazione del silenzio-assenso e proroga automatica dei termini del
permesso di costruire
Padroni in casa propria. Lo slogan lanciato dall’ex premier Silvio Berlusconi qualche anno fa, trova piena attuazione oggi, grazie
al decreto sblocca-Italia voluto dall’attuale premier, Matteo Renzi (sempre che i testi filtrati da Palazzo Chigi vengano confermati
dopo la stesura tecnica successiva al varo del Dl, lo scorso 29 agosto).
Basterà la Cil (comunicazione di inizio lavori) – sia pure accompagnata da un’asseverazione del tecnico – per “sventrare” senza
limiti l’appartamento. Non solo porte e tramezzi ma – ed è questa la novità forte – anche elementi strutturali dell’edificio. La
riscrittura di una lettera del testo unico edilizia (articolo 6, comma 2, lettera “a”) mantiene infatti il divieto di aumentare unità
immobiliari e carico urbanistico e di modificare la destinazione d’uso. Ma elimina il divieto di intervenire sugli elementi strutturali.
Il testo in vigore oggi, invece, fa ricadere l’intervento in un altro regime autorizzativo e richiede il deposito del calcolo strutturale
del progetto presso gli uffici tecnici.
Anche se, sul punto, c’è da registrare la frenata da parte del ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi (in una trasmissione Tv
del 4 settembre) sul fatto che la liberalizzazione esclude gli interventi strutturali. «Senza spostare le murature portanti», ha detto
il ministro a Linea Notte. A questo punto però non si comprende il senso della modifica perché già oggi per spostare porte e
tramezzi basta la Cil.
Le nuova definizione di manutenzione straordinaria riserva un’agevolazione forte anche alle imprese. Il frazionamento, cioè la
realizzazione di una nuova distribuzione di unità abitative all’interno di un edificio, viene ricondotto in questa fattispecie di
intervento. È una semplificazione notevole, anche se l’intervento non evita gli oneri urbanistici.
Più in generale, non sono poche le novità che renderanno la vita più facile alle imprese. Una di queste è certamente
l’attestazione del silenzio assenso, che dovrà essere rilasciato dallo sportello edilizia su richiesta dell’interessato.
L’impresa incassa anche la proroga automatica dei termini del permesso di costruire per motivi dovuti all’amministrazione
pubblica e all’autorità giudiziaria.
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di Massimo Frontera
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sabato 6 settembre 2014
pagina 3
Edilizia e Territorio - 2014-09-06 - Pag. 3
La sfida dello Sblocca Italia al rilancio dell’edilizia privata, con sgravi e semplificazioni
Attestato sul silenzio assenso Solo quattro
destinazioni d’uso
Introduzione del permesso edilizio convenzionato, proroga semplificata del permesso di costruire, manutenzione straordinaria
con Cil, permesso di costruire in deroga per ristrutturazioni edilizie e urbanistiche, silenzio-assenso con attestato, riordino delle
destinazioni d’uso. E ancora, varianti ai permessi di costruire con Dia, opere di urbanizzazione a totale realizzazione e gestione
privata.
Queste, in sintesi, le novità del decreto sblocca-Italia, sempre che il testo filtrato da Palazzo Chigi venga confermato al termine
della irrituale riscrittura tecnica intervenuta nei giorni successivi al varo del provvedimento in Cdm lo scorso venerdì 29 agosto.
Alcune novità hanno un impatto diretto sulla pratica edilizia di privati e imprese. Al primo posto c’è la liberalizzazione dei lavori
domestici, che potranno essere avviati con semplice Cil.
Modificando la precedente formulazione del testo unico edilizia (art. 6, comma 2, lettera a), si includono tra gli interventi da
segnalare con Cil (comunicazione di inizio lavori) anche gli interventi di «manutenzione straordinaria realizzati mediante opere
interne alle costruzioni, che non comportino aumento di unità immobiliari né modifica di destinazione d’uso implicante aumento
del carico urbanistico». La più vistosa novità rispetto al testo vigente del Dpr 380/2001 appare – se confermata – l’eliminazione
del divieto di intervenire sulle parti strutturali dell’edificio (in presenza del quale si passerebbe ad altra tipologia di intervento e
con obbligo di deposito dei calcoli strutturali presso gli uffici tecnici comunali).
Altra piccola-grande novità è l’attestato sul silenzio-assenso, a cura dello sportello unico. La misura sembra un assurdo
aggravio burocratico, ma non lo è. In realtà, imprese e privati, si sono spesso scontrati con l’impossibilità di dimostrare a terzi
l’efficacia del silenzio assenso. In caso di controllo in cantiere, per esempio, il vigile può facilmente fermare i lavori, a meno di
non credere sulla parola al titolare dell’intervento. Stessa cosa in banca: come si fa a essere sicuri che niente osta all’apertura
del cantiere? L’attestato invece materializza, per così dire, il silenzio assenso e fornisce un giustificativo nei confronti degli
organi di controllo.
Notevole anche l’aver ricondotto il frazionamento delle unità immobiliari nel perimetro delle manutenzioni straordinarie.
L’intervento richiede comunque il titolo edilizio e non evita gli oneri urbanistici. Tra le semplificazioni anche un ampliamento
della possibilità di prorogare i termini del permesso di costruire (sia per l’avvio, sia per il completamento dell’intervento).
Viene, di fatto, resa automatica la proroga per «fatto dell’amministrazione o dell’autorità giudiziaria». Più in generale, vengono
fortemente attenuati i vincoli alla concessione della proroga.
Si interviene anche sui termini per il rilascio del permesso di costruire. La proroga dei termini per il rilascio del titolo viene legata
esclusivamente alla complessità del progetto, indipendentemente dalla grandezza del comune interessato.
Più semplici anche le varianti ai permessi di costruzione a seguito di prescrizioni intervenute in materia ambientale,
idrogeologica o di tutela paesaggistica o storico-culturale. Si potrà fare con semplice Scia più attestazione del professionista a
conclusione dell’intervento.
Il permesso di costruire convenzionata e l’estensione del permesso di costruire in deroga anche alle opere private sono altre
due novità di grosso calibro. Nel primo caso (permesso di costruire convenzionato) la novità è relativa, perché si tratta di una
norma ampiamente anticipata dalla maggior parte delle Regioni, e in particolare della Lombardia. La norma statale completa e
uniforma l’attuazione dello strumento. Di fatto si consente una procedura semplificata alle attuali lottizzazioni.
Più innovativa – e audace – è l’estensione del permesso di costruzione in deroga (alle destinazioni d’uso), attualmente riservato
alle opere pubbliche, anche agli interventi privati. L’unica condizione è che le opere vengano dichiarate di interesse pubblico. Di
dubbia applicazione è il riordino delle destinazioni d’uso, con la previsione di solo 4 categorie (residenziale e turistico-ricettiva;
produttiva e direzionale, commerciale, rurale). Il cambio di destinazione si configurerebbe solo nel passaggio da una
macrocategoria a un’altra. Si tratta di una semplificazione potente, che viene però praticamente svuotata dal fatto che viene
fatta «salva (la) diversa previsione delle leggi regionali».
Urbanizzazioni private. Nei progetti complessi si prevede che l’operatore privato resti proprietario delle opere di urbanizzazione.
Tutte da verificare le varie misure che prevedono sgravi e incentivi per orientare l’attività delle imprese a intervenire sul
costruito.
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di Massimo Frontera
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GOVERNO
sabato 6 settembre 2014
Edilizia e Territorio - 2014-09-06
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Viviani (Inu): nessuna spinta alle città
Lo sblocca-Italia? Almeno per quanto riguarda le riqualificazioni urbane e l’edilizia, il provvedimento – sempre che venga
confermato nei testi che il Governo ha messo a disposizione – sblocca molto poco. Anzi contiene più di un elemento che
suscita preoccupazione. È questo, in sintesi, il giudizio del presidente dell’Istituto nazionale di urbanistica. Silvia Viviani,
fiorentina, è titolare di uno studio di progettazione urbanistica, docente a contratto all’università di Firenze e dal dicembre
scorso è presidente dell’Inu.
Architetto, un giudizio sintetico. Cosa pensa delle norme sull’edilizia contenute nello sblocca-Italia?
Per dirla con il vicepresidente del Consiglio Delrio, il provvedimento è una spinta a una nave incagliata; ma non mi pare
contenga misure in grado di dare un forte impulso alle trasformazioni urbane.
Cos’è che non funziona o che manca?
Parto dagli interventi che dovrebbero essere di più ampia scala, quelli di ristrutturazione edilizia e urbanistica. Si consente di
applicare il permesso edilizio in deroga alle destinazioni d’uso, a patto che venga dichiarato l’interesse pubblico. Ora, stiamo
parlando dell’“hardware” della rigenerazione urbana: ammettere, tout court, che si possa dichiarare di interesse pubblico
un’opera privata e ammettere che si possa eseguire con il permesso di costruire in deroga, mi sembra troppo. Il concetto di
deroga non va bene. Meglio sarebbe stato intervenire su alcuni vincoli di dimensionamento e destinazione d’uso. Oltretutto, c’è
anche un problema di gestione e controllo: chi valuta il permesso di costruire in deroga? e come? La deroga squaderna il
quadro di riferimento in base al quale l’ufficio deve decidere. E poi, visto che parliamo di progetti funzionali a una
riqualificazione di scala urbana, come si conciliano queste nuove funzioni con il resto del contesto urbano?
A proposito di funzioni, si propone una forte semplificazioni delle destinazioni d’uso che vengono ridotte a soli quattro tipi.
È solo in apparenza una modifica incisiva, perché viene comunque fatta salva la legislazione regionale, e sappiamo che tutte le
Regioni hanno norme in tal senso, con una gamma di destinazioni d’uso ben più ampia. L’obiettivo è giusto ma si deve mettere
mano a una “pulizia” delle legislazioni di settore. Una norma statale di questo tipo semplifica solo apparentemente, di fatto va a
cozzare con tutte le normative di settore. Per non parlare delle prerogative dei comuni sulle funzioni, anche in relazione ai
contesti e ai tessuti urbani.
Il permesso edilizio convenzionato?
È una buona cosa, ma devo ricordare che in molti strumenti urbanistici è già regolato; pertanto è una prassi già diffusa.
Veniamo ai punti critici. Cosa ne pensa delle semplificazioni edilizie, in particolare delle ristrutturazioni con Cil?
Non c’è dubbio che avere più libertà è una esigenza reale. E l’agevolazione rappresenta un risparmio di tempi e costi. Ma
questo va bene se non riguarda modifiche strutturali e se non c’è un aumento del carico urbanistico. La prima condizione è
saltata e questo mi preoccupa. Siamo in Italia: abbiamo edifici che sono o storici o non conosciuti. Non abbiamo libretti degli
edifici. Il tema della stabilità è importante. Ci dobbiamo preoccupare se si interviene con una norma di questo tipo.
Il decreto torna sulla vecchia questione delle urbanizzazioni (peraltro oggetto di una controversia in sede comunitaria),
assegnandole definitivamente ai privati, anche in proprietà.
Anche qui mi preoccupo, se la città pubblica finisce nelle mani dei privati. Peraltro, già abbiamo una estrema variazione di
referenti pubblici, a questo si aggiungerebbero gestori privati, con aggravio di costi per gli utenti.
In conclusione?
Non mi piace fare il grillo parlante, e in genere cerco sempre di guardare a quello che c’è di positivo nelle cose, ma avremmo
veramente voluto vedere qualcosa di diverso. Tanto più in questo momento in cui si apre una fase di riflessione sulla città
esistente che rappresenta la risorsa principale che abbiamo in Italia. Il presidente del Consiglio ha detto che forse ha bisogno di
tempo per verificare gli interventi di lunga durata, passo dopo passo. In questo senso l’Inu è a disposizione a lavorare alla
costruzione di un programma più ampio e più incisivo che ci porti in Europa con città più ecosostenibili ed efficienti.
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M.Fr.