EVOLUZIONE DELLE COMUNITÀ MICROBICHE DURANTE IL PROCESSO DI PRODUZIONE DI BIRRA ARTIGIANALE Patrizio Tremonte1, Mariantonietta Succi1, Gianfranco Pannella1, Tiziana Di Renzo1, Luca Tipaldi1, Anna Reale1, Raffaele Coppola1,2, Elena Sorrentino1,2 1 Dipartimento di Scienze e Tecnologie 2 ISA-CNR, via Roma, 64, 83100 Avellino, Italia Agro-alimentari, Ambientali e Microbiologiche, Università degli Studi del Molise, via De Sanctis, 86100 Campobasso, Italia INTRODUZIONE La birra artigianale negli ultimi anni ha fatto registrare una crescita di mercato sicuramente degna di nota. In un decennio le realtà di produzione di birra artigianale sono passate da poche decine a diverse centinaia. Il termine artigianale, talvolta anche impropriamente, accompagna sempre più diverse birre che sono reperibili in commercio. Tali elementi stanno determinando la necessità da parte delle aziende di individuare strumenti in grado di tutelare il prodotto e aumentarne la sua visibilità e identità. A tal proposito il mondo produttivo, in interazione con la ricerca applicata, è fortemente interessato all’individuazione di opportuni disciplinari di produzione tali da garantire la qualità delle produzioni e all’individuazione di parametri analitici in grado di individuare e/o rendere riconoscibile il prodotto. Non a caso il disciplinare, “Code of Practice”, della Society of Independent Brewers (SIBA), la più nota associazione di piccoli birrifici artigianali del Regno Unito, riporta limiti microbiologici e chimici ben precisi per le birre dei piccoli produttori associati. Inoltre la definizione, su base scientifica, di un protocollo produttivo tale da ridurre o eliminare le fonti di eventuali contaminazioni sta divenendo una necessità prioritaria per questa tipologia di prodotto che non prevede la pastorizzazione, quale operazione di risanamento microbiologico. Pertanto, il presente lavoro ha inteso fotografare le comunità microbiche che popolano la birra artigianale, le relative materie prime nonché gli intermedi di produzione allo scopo di valutare non solo l’evoluzione dei lieviti impiegati come starter, ma anche di investigare la frequenza di contaminazioni da parte di batteri indesiderati. MATERIALI E METODI Campioni oggetto dello studio Sei differenti lotti di produzione di birra artigianale, realizzata in diversi microbirrifici, sono stati sottoposti a valutazione della qualità microbiologica delle materie prime utilizzate (acqua, malto, luppolo, lievito, inoculo microbico), del mosto a differenti stadi produttivi (prima della cottura, dopo cottura, a inizio fermentazione, a fine fermentazione, a inizio maturazione, a fine maturazione), della birra prima dell’imbottigliamento e del prodotto finito (birra in bottiglia). Analisi microbiologiche Conte microbiche in piastra Per ciascun campione la presenza di lieviti, di enterobatteri, coliformi, enterococchi, e di batteri lattici è stata valutata in piastra impiegando opportuni substrati nutritivi inoculati alle opportune condizioni di temperatura e aerobiosi/anaerobiosi. Isolamento e identificazione fenotipica di batteri lattici Le colonie provenienti dalle piastre di MRS sono state isolate, purificate e identificate mediante analisi fenotipiche. RISULTATI E DISCUSSIONE Il prodotto birra, pur essendo in possesso di differenti “barriere” intrinseche tali da permettere un ostacolo alla proliferazione di microrganismi indesiderati (Menz et al. 2009), può essere contaminata da differenti batteri. Tali contaminazioni assumono un’incidenza sicuramente maggiore nella birra cruda. Spesso infatti questo prodotto, in virtù della sua artigianalità, è suscettibile d’inquinamenti microbici che causano la comparsa di off-flavours e compromettono le caratteristiche qualitative del prodotto (Suzuki et al. 2006). Le contaminazioni possono avere origini differenti ed essere determinate da cause diverse. Tuttavia la loro intensità e frequenza è sicuramente da ascrivere, in misura preponderante, al processo produttivo e in parte alla bontà delle materie prime. Dall’analisi dei risultati è emerso che l’acqua impiegata è in possesso di una buona qualità microbiologica (Tabella 1), mentre il malto e il luppolo appaiono contaminati in maniera eterogenea da parte di batteri sia Gram negativi sia Gram positivi nonché da parte di eumiceti (Figura 1). La presenza di tali fonti di inquinamento, tuttavia, non costituisce un elemento fortemente allarmante. Infatti le prime operazioni tecnologiche di ammostamento e di cottura, facendo ricorso alle alte temperature consentono di eliminare tali contaminanti (Tabella 3). Maggiori preoccupazioni sono determinate dalle eventuali contaminazioni successive alle operazioni di cottura. Elemento che merita particolare attenzione è rappresentato dalla purezza del lievito utilizzato e dalla qualità microbiologica che caratterizza l’inoculo. Contaminazioni di ridotta entità sono rappresentate da batteri lattici eterofermentanti di forma coccica. I batteri contaminanti appena descritti permangono in una condizione di sostanziale latenza nel corso della fermentazione, fase durante la quale si assiste ad un netto predominio dei lieviti impiegati come inoculo (Tabella 5) . Tale condizione evidenzia la bontà del processo fermentativo che favorisce un pronto sviluppo della comunità microbica introdotta come coltura starter. Tuttavia, i batteri contaminati fanno riapprezzare la loro presenza nella fase finale della maturazione (Tabella 6). In tale epoca il ridimensionamento della comunità dei lieviti permette lo sviluppo di eventuali altre comunità microbiche eventualmente presenti in maniera latente. In particolare i batteri lattici contati su MRS (già riscontrati nell’inoculo) e gli enterococchi risultano presenti con cariche contenute ma comunque degne di nota. Tali microrganismi alteranti fanno apprezzare ulteriori incrementi negli stadi successivi alla maturazione e che precedono l’imbottigliamento (Tabella 7) Infine raggiungono livelli predominanti in fase di imbottigliamento e nella birra in bottiglia (Tabella 8). Circostanze che fanno ipotizzare l’esistenza di ulteriori fonti di contaminazione che si inseriscono proprio a tale livello del processo produttivo, probabilmente di natura ambientale, che avvengono in fase di imbottigliamento. Dalle prove preliminari di identificazione dei batteri lattici è stato evidenziato che i contaminanti isolati sia dall’inoculo, sia dagli intermedi di produzione, nonché dalla birra in bottiglia sono caratterizzati dalla medesima morfologia coccica e sono risultati positivi alla colorazione di Gram e negativi alla prova della catalasi. Un comportamento omogeneo è stato evidenziato anche in merito alla produzione di CO2 da glucosio; tutti gli isolati hanno esibito la capacità di produrre CO2, condizione che evidenzia un metabolismo di tipo eterofermentativo. Alla luce di tali risultati e dall’analisi del profilo fermentativo gli isolati possono essere riferiti a cocchi lattici eterofermentati ascrivibili al genere Leuconostoc. Alla luce dei risultati è possibile affermare che le operazioni tecnologiche per la produzione di birra artigianale, pur se consentono una corretta fermentazione, necessitano di una razionalizzazione in fase di preparazione dell’inoculo e di imbottigliamento del prodotto finito. References Menz, G., Aldred, P. and Vriesekoop, F., Pathogens in beer. In: Beer in Health and Disease Prevention, V. R. Preedy, Ed., Academic Suzuki, K., Iijima, K., Sakamoto, K., Sami, M. and Yamashita, H., A review of hop resistance in beer spoilage lactic acid bacteria. J. Inst. Brew., 2006, 112, 173-191. Figura 1. Microrganismi presenti nel malto e nel luppolo Tabella 1. Qualità microbiologica (espressa in UFC) dell’acqua impiegata nella preparazione di birra artigianale Campioni Mesofili totali/ml Acqua LAB enterococchi enterobatteri coliformi lieviti /100 ml /100 mL /100 mL /100 mL /100mL 75 <1 <1 <1 <1 <1 Tabella 2. Qualità microbiologica (UFC/mL) del lievito liquido utilizzato per la preparazione dello starter Campioni Mesofili totali Batteri lattici enterococchi enterobatteri Coliformi lieviti <10 <10 <10 <10 <10 6,4* Lievito Tabella 3. Qualità microbiologica (UFC/mL) del mosto proveniente dalle operazioni di ammostamento Campioni Mesofili totali Mosto Fine ammostam. Mosto Fine cottura Arrivo tino di ferment. 2,2 * <10 <10 LAB enterococchi <10 <10 <10 <10 <10 <10 enterobatteri <10 <10 <10 coliformi Lieviti <10 <10 <10 <10 <10 <10 Tabella 4. Qualità microbiologica (UFC/mL) del lievito utilizzato per la preparazione dello starter Campioni Mesofili totali Batteri lattici enterococchi enterobatteri coliformi lieviti Inoculo 3,0* 2,1* <1 <1 <1 9,1* Tabella 5. Qualità microbiologica (UFC/mL) del mosto proveniente dalla fase di fermentazione Campioni Inizio ferm. Fine ferm. Mesofili totali Batteri lattici <1 <1 enterococchi <1 <1 <1 <1 enterobatteri <1 <1 coliformi lieviti <1 <1 6,2* 8,4* Tabella 6. Qualità microbiologica (UFC/mL) del mosto proveniente dalle operazioni a fine maturazione Campioni Mesofili totali Batteri lattici enterococchi enterobatteri coliformi lieviti Fine Matur. Ante Filt. Post Filt. 2,2 * 3,5 3,7 0,2 2,2 1,5 0,7 3,8 3,3 <10 <10 <10 <10 <10 <10 3,3 3,1 2,2 Tabella 7.Qualità microbiologica (UFC/mL) del prodotto proveniente dalle operazioni di pre/imbottigliamento Campioni Priming Campana imbot. Mesofili totali Batteri lattici enterococchi enterobatteri coliformi lieviti 2,2 * 3,5 2,0 3,0 3,1 3,3 <10 <10 <10 <10 2,1 2,2 Tabella 8. Qualità microbiologica (UFC/mL) della birra in bottiglia Campioni Mesofili totali Batteri lattici enterococchi enterobatteri colifor mi lieviti Birra Bottiglia 5,1 * 5,2 3,1 <10 <10 2,0
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