Alpeggi, incentivo a 150 euro ma crescono 1 capi finanziati

Il contributo per il benessere dei vitelli
era di 200 euro, poi il taglio dei fondo
ora riportato a un milione e mezzo
L'assessore Dallapiccola: rifinanziato
con un ridimensionamento ridotto
uno strumento strategico per la qualità
Alpeggi, incentivo a 150 euro
ma crescono 1 capi finanziati
Intesa, in Provincia, sul riequilibrio del fondo destinato a finanziare i contributi alle aziende zootecniche per incentivare, attraverso l'alpeggio, il benessere e la crescita dei vitelli.
L'anno scorso lo stanziamento
era stato di un milione e 700 mila euro e aveva consentito di
erogare un contributo di 200 euro a capo, per un totale di 8.500
bovini, con un limite di trenta
unità per singola impresa.
Successivamente, la giunta precedente aveva ridotto la cifra
disponibile, fissandola a un milione di euro: troppo poco per
far fronte al numero crescente
di domande provenienti dagli
allevatori trentini.
«Perciò - spiega l'assessore provinciale Michele Dallapiccola l'esecutivo ha ritenuto di riallocare 500 mila euro su questa
posta, in virtù della rilevanza
dello strumento ai fini della qualità zootecnica e del sostegno
alle attività agricole di monta-
gna. Si è stabilito, contestualmente, anche di ridurre l'entità dell'incentivo da 200 a 150
euro, in modo da estendere la
platea dei beneficiari».
Il risultato, dunque, sarà l'impiego nel 2014 di un milione e
mezzo di euro che, diviso per
150, equivale a 10 mila contributi individuali.
«Questo canale di investimento è legato alle iniziative per il
benessere animale, che nella
fattispecie significa far crescere i vitelli più sani e robusti grazie alla vita all'aperto, con
un'evidente ricaduta sistemica
sulla popolazione bovina in
Trentino. Si tratta di un intervento che rientra nel quadro dei
sostegni alla zootecnia, con lo
scopo di consentire agli allevatori in area montana di essere
concorrenziali nei riguardi delle grandi aziende di pianura,
malgrado le oggettive difficoltà di operare in un territorio
orograficamente complicato.
In quest'ottica si inserisce anche la trattativa, ora in corso al
tavolo europeo per il nuovo periodo 2014-2020, nella quale
contiamo di poter estendere
agli allevatori trentini delle mucche da latte l'accesso al primo
pilastro del Fondo per lo sviluppo rurale (Psr), oggi riservato
alle cosiddette vacche nutrici.
Si tratterebbe, in poche parole,
di cento euro annui per ogni
vacca da latte, senza condizioni o limiti numerici aziendali. Al
momento sembrano esserci le
premesse per portare a casa anche questo obiettivo rimarchevole: entro il 30 marzo sapremo
l'esito del confronto sul riparto dei fondi europei».
Il presidente della Federazione
provinciale allevatori, Silvano
Rauzi, esprime soddisfazione:
«Malgrado la contrazione del
contributo prò capite - osserva
- il bilancio è senz'altro positivo e indica il successo di questo strumento, a suo tempo da
noi suggerito: si è raggiunto
l'obiettivo di far aumentare il
numero dei vitelli portati in alpeggio».
L'assessore Dallapiccola traccia, per parte sua, un quadro incoraggiante dell'approccio trentino ai fondi del secondo pilastro del Psr (270 milioni): «Nel
settennio appena conclusosi sono stati utilizzati interamente e
ulteriormente integrati dalla
Provincia, grazie alla nostra capacità di programmazione. Una
Regione come l'Abruzzo, per fare un esempio, ha utilizzato solo il 44% del finanziamento disponibile. Quanto al futuro, il
confronto cui ho appena partecipato ha stabilito che i fondi
del Psr per i contadini trentini
passeranno da quei 270 milioni a 301,5 milioni per il periodo
2014-2020. Dall'Europa arriveranno 129 milioni di euro, 51
(erano 54,5, ndr) verranno stanziati dalla Provincia e la quota
rimanente è statale».
Z. S.